[8] K. Nishikori b. [6] T. Berdych 7-5 3-6 6-3 (da Londra, Carlo Carnevale)

Finalmente un terzo set. Due ore e venticinque di nervi tesi e qualità di gioco mediocre portano alla prima vittoria nel girone per Kei Nishikori, che supera un Berdych debole caratterialmente nei momenti cruciali (niente di nuovo…). Il giapponese indossa una maschera completamente opposta a quella vista domenica contro Djokovic, quando ottenne la miseria di due game, ed esprime buone velocità di colpi e gambe per tutto l’incontro, con un unico (ancorché preoccupante) calo nel cuore del secondo parziale, e eguaglia il suo record di vittorie in un anno a 54. Berdych fa invece sfoggio della sua proverbiale discontinuità una volta di più, sprecando con un recupero di rovescio in rete una cruciale palla break nel terzo set, che gli avrebbe consentito una rimonta in grandissimo stile.

Le premesse per un incontro mediocre ci sono tutte, considerato il livello espresso da entrambi gli sconfitti del Day1 di queste Finals: Berdych era sembrato senz’altro più tonico dell’avversario odierno, ma parte a rilento ed è il primo a dover salvare palle break, due, per portarsi 3-2. Il quinto gioco è anche il primo in cui si vedono vincenti (ed è quanto dire), per quanto splendidi come il dritto incrociato che il ceco indovina in uscita dal servizio per andare a vantaggio interno. Nishikori è sostenuto da un gruppetto di inglesi a dir poco chiassosi, scaldati dai voluminosi bicchieri di birra che continuano ad arrivare sugli spalti, e la security interviene più volte a dire la propria; il nipponico allunga alla terza occasione dell’undicesimo gioco, quando Berdych non riesce a pescare la carta del dritto dal mazzo, grida di disappunto e due errori consecutivi gli fanno smarrire game, e poco più tardi, il set, che chiudendosi per 7-5 vince il titolo di frazione più lunga dell’edizione delle Finals 2015.

Con la sconfitta odierna, il ceco vede le proprie speranze assottigliarsi all’estremo: la sua qualificazione è ora appesa al filo della matematica, che rilascerà il responso soltanto dopo l’incontro serale Djokovic-Federer. La situazione sarebbe potuta essere ben diversa, considerando come il secondo parziale sembrava aver cambiato il volto del match: Berdych rientra infatti dallo 0-2 con cinque giochi consecutivi, complice anche un abbassamento del tono dei colpi a rimbalzo di Nishikori, che specie con il rovescio non punge come in precedenza. Mezz’ora è quello che basta per chiudere il set e rimandare il verdetto al terzo, un autentica primula negli ultimi due anni alla O2 Arena; ci si arriva con Berydch che ha sei punti in più nel computo totale, e l’inerzia che gli brucia nel motore. È lui ad avere la prima occasione nel parziale decisivo, quando una sua volèe di dritto si accomoda sul net e poi ricade un palmo più in là, per lo sconforto di Nishikori. L’allievo di Chang (impassibile e quasi immobile in panchina) è però bravo a tenere mentalmente, difendendo in ogni angolo nello scambio successivo per aprire la crepa definitiva nella psiche di Berdych: Tomas mette in riga un doppio fallo e due gratuiti pochi minuti dopo, permettendo all’avversario di andare a chiudere con il servizio a disposizione. Il recupero in slice di Nishikori sul matchpoint atterra negli ultimi spazi di riga, e il giapponese può stringere il pugno in liberazione.

Berdych dovrà quindi soltanto rimanere in attesa dell’incontro clou di stasera tra Djokovic e Federer, e tifare per lo svizzero. Federer sarebbe automaticamente qualificato se dovesse vincere in due set, mentre a Djokovic basta il successo (a prescindere dal numero di set).