La muscolare Coco è troppo per la Vinci (Clerici), Kyrgios, talento e follie all’esame di Murray (Semeraro), Tsonga maratoneta Kyrgios alza la cresta (Crivelli), “Picchiano senza capire”, è un tennis inconsapevole (Azzolini), Wimbledon sembra il Roland Garros. Ben quattro francesi negli ottavi! (Marcotti)

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La muscolare Coco è troppo per la Vinci (Clerici), Kyrgios, talento e follie all’esame di Murray (Semeraro), Tsonga maratoneta Kyrgios alza la cresta (Crivelli), “Picchiano senza capire”, è un tennis inconsapevole (Azzolini), Wimbledon sembra il Roland Garros. Ben quattro francesi negli ottavi! (Marcotti)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

La muscolare Coco è troppo per la Vinci

 

Gianni Clerici, la repubblica del 4.07.2016

 

Non accade spesso di assistere agli Championships la domenica. E’ accaduto, sin qui, soltanto 4 volte negli ultimi 139 anni, da quando gli abitanti del borgo di Wimbledon avevano votato la lord preferenza per la quiete domenicale, la messa nella chiesa di St Mary, l’assenza delle masse umane, l’eccesso di auto e di rifiuti abbandonati per strada dai più maleducati. Anche il Vecchio Scriba approfittava della festività domenicale, recandosi per solito al mattino alla National Gallery, a rivedere, come vecchi amici, alcuni quadri molto cari. E, il pomeriggio, a ripetere, insieme a Jaroslav Drobny, Neal Fraser e qualche altro tennista meno famoso, certi doppi dei quali gli stessi interpreti dimenticavano via via il punteggio, sommerso dalle birre. Il ritardo causato dalle continue piogge della settimana ha fatto si che, privilegiati spettatori professionisti, siamo ritornati insieme al nostro abituale ufficio, un ufficio che qualsiasi aficionado ci invidia. A confortarci, il programma offriva per l’avvio delle undici e trenta, la partita tra la nostra eroina di Flushing Meadows, Robertina Vinci e un’americana dal curioso nome di Coco Vandeweghe. Non facevo in tempo a rivolgermi interrogativo ai miei vicini americani, che venivo investito da un’onda anagrafica, nella quale mi si diceva che: 1) Coco non era lontana parente della famosa creatrice di moda Ghanel; 2 ) Era invece figlia di una mamma olimpionica nel nuoto, Key Hutchins, famosa anche perché affermava di aver vinto una inesistente medaglia d’argento; 3) Era nipote di una nonna che fu Miss America; 4) Era nipote di un grande giocatore di basket, il nonno Ernie, che giocava nei Knicks, e di uno zio, Kiky, anche lui cestista Nba Mentre simile erede di una dinastia che, in Usa, si potrebbe definire nobile, scendeva in campo, speravo, per un istante, che Roberta Vinci non fosse a conoscenza di tutto ciò, o almeno non ne fosse troppo impressionata Fatto è che, nel vederla fianco a Coco, per le foto prepartita, non potevo non notare lo scarto fisico con quella bionda supermuscolata erede di campioni, e il mio amato statistico Luca mi ricordava che, dopo le gesta dello US Open, Robertina era riuscita a farsi superare da avversarie non proprio famose: Annalena Friedsman ( 57 ) , Danka Kovinic ( 52 ), e Kateryna Bondarenko (60). Iniziava sul Centrale la partita e, in soli 17 minuti la super muscolata era in vantaggio 4-1, a colpi violentissimi, che faticavo a definire, sinché il mio vicino di banco, Semeraro, mi suggeriva l’americana le sta tirando noci di Coco». La vicenda non mutava alla fine del primo set, risolto in mezz’ora con uno scoraggiante 6-3, ma anche nel secondo la violenza di Coco non affievoliva, e due break a uno iniziali trascinavano il match al 64, senza che un paio di tocchi e di volè riuscissero a far sperare i più patrioti dei quindici italiani presenti nella tribuna stampa. Sentivo addirittura qualcuno che non cito mormorare, alla triste fine .Perché non imitare la Pennetta? Un bel matrimonio, e in pensione.. Terminava così la nostra mattinata di uno Wmíbledon addirittura soleggiato, e avevamo modo di divertirci soprattutto con il 5 set dell’americano Isner, famoso per 70 giochi a 68 contro il francese Mahut nel 2010, stabilendo anche il record di durata, in 11 ore e 5 minuti. Oggi, sempre contro un francese, Tsonga, John Isner si è dovuto limitare, questa volta, a una sconfitta per 19 games a 17, set che ci ha occupati per sole due ore e otto minuti . Davvero, una giornata di festa assai dubbia

 

Kyrgios, talento e follie all’esame di Murray

 

Stefano Semeraro, la Stampa del 4.07.2016

 

«Sì, okay, ho dato dei ritardati a quelli del mio box . Capita, quando stai giocando e sei sotto pressione. A volte sono veramente una peste, ma loro sanno che, qualsiasi cosa dica o faccia sul campo, gli voglio bene». Nick Kyrgios è l’aspirante John McEnroe del nuovo Millennio, lo dice persino il Mac original: «È l’unico in cui mi riconosco, ha la mia stessa energia un po’ folle». Due anni fa l’australiano fece fuori Nadal ribaltando Wimbledon, uno sparo nel buio, il futuro del tennis che regalava anticipazioni. Nel frattempo è cresciuto in classifica (è 18 del mondo), nella stima dei colleghi, nell’antipatia degli arbitri che appena entra in campo gli puntano addosso le fotoelettriche. Per sei mesi, dopo aver dato un parere a Stan Wawrinka sulle abitudini sessuali della fidanzata, è stato sotto osservazione, al primo sgarro era pronta una megamulta e 28 giorni di sospensione. La condizionale è scaduta a febbraio, a Wimbledon la pentola Kyrgios ha ricominciato a bollire. All’esordio contro Stepanek ha regalato perle bianche e perle nere, un pallonetto tirato da sotto le gambe e parolacce assortite. Risultato: 3360 sterline (4 mila euro) di multa e tutto lo spogliatoio compattamente schierato dalla sua parte. Partendo da un monumento di ieri come John Newcombe («Il giudice di sedia ha voluto fare la star») per arrivare all’idolo di casa Andy Murray, altra vittima preferita dei microfoni a bordocampo (un suo storico bestemmione gelò la Gran Bretagna in diretta sulla Bbc) e guarda caso suo avversario oggi nell’ottavo più succulento di Wimbledon. Il Nick & Andy show in prime time serale, il favorito e il guastafeste designato di un torneo de-djokovicizzato, due «bad boy» diversamente perturbanti ma molto amici. «Lasciatelo in pace» «Ogni volta che arriva qui cercate di incastrarlo, non è bello: lasciatelo un po’ in pace», ha ringhiato alla stampa Murray. «Andy è un grande – lo ha ringraziato la peste – non fa che fare battute e mi ha preso subito a benvolere. Peccato solo che in campo vinca sempre lui…». Con gli australiani il n. 2 del mondo ha un record immacolato, 18 vittorie, 4 delle quali con Kyrgios, e 0 sconfitte. Nick il selvaggio vuole sporcarglielo. «Andy può vincere Wimbledon, non ci sono dubbi, ma è umano anche lui. E battibile. Il Centre Court non mi spaventa, ci ho già giocato quindi non vedo l’ora di trovarmici dentro insieme a Murray. Le multe? Io sono fatto così, ogni tanto sbrocco. Ma la gente si diverte un sacco a guardarmi giocare». E sbroccare.

 

Tsonga maratoneta Kyrgios alza la cresta

 

Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 4.07.2016

 

Si avverte una strana sensazione nell’aria. Un sorta di affrancamento, un sentimento da secondo impero, quasi fosse finalmente arrivato il momento del liberi tutti. La caduta, pesante, di Djokovic dopo quattro Slam dominati è un terremoto, una rivoluzione, un tappo che salta e fa esplodere le bollicine. La nuova epoca è condensata con sottile arguzia dalle parole di Kyrgios, monellaccio cui non manca il sense of humor: «Ma li avete visti adesso gli occhi di Federer e Murray? Sapeste come brillano…». E ancora: «L’eliminazione di Nole ha dato a tutti l’impressione che le chance siano raddoppiate, in tanti ora pensano di poter vincere il torneo. Me compreso». EQU»IO Appunto. E se arrivano incroci che possono cambiare la vita, il Kid di Canberra ne sta per imboccare uno decisivo, l’ottavo di finale odierno contro Muzza. Lo scozzese, fuori il Djoker, è il primo della lista dei pretendenti alla corona dei Championships, ma Nick Mano-lesta può dimostrare finalmente che il ruolo di Slam Contender, cioè di possibile vincitore di un Major che gli hanno cucito addosso già da un paio d’anni, non è affatto usurpato. Kyrgios è sempre lui, almeno in parole, opere e omissioni, tanto da aver già sborsato più di 7000 euro per intemperanze verbali, l’ultima addirittura contro il suo angolo, definito una manica di ritardati mentali: «Ero nel pieno della battaglia, so che qualcuno si sarà offeso ma non volevo essere irrispettoso». 11 campo, però, nella prosecuzione contro Lopez, ha detto che il numero 18 del mondo sta trovando l’equilibrio tra esuberanza e strategia, tra servizio dirompente (27 ace) e soluzioni da fondo: quando realizzi 14 vincenti con il rovescio, il tuo colpo più debole e quindi più sollecitato dall’avversario, significa che l’ascensione verso il top fila veloce. DE SFIDA Certo, l’ostacolo adesso diventa monumentale, ma il paradosso è che pur vivendo in un mondo tutto loro e pur distanti per età e interessi, Murray e Kyrgios sono amici e nutrono un reciproco, profondissimo rispetto. Andy lo ha sempre difeso, anche in questi giorni, dagli attacchi mediatici («Parlare male di lui ormai è una moda, dovrebbero smetterla») e Nick lo ha sempre considerato l’avversario con il gioco più difficile da contrastare. Stasera ne rimarrà solo uno, a caccia di un trofeo diventato improvvisamente democratico in assenza di Djokovic. E se Berdych, qui finalista nel 2010, restringe le ambizioni di Zverev, il quieto Tsonga dimostra a Isner che non tutte le maratone escono con il buco. Strano destino quello dell’americano quando incrocia un francese negli Slam degli anni pari: vittoria storica qui con Mahut 70-68 nel 2010, ma sconfitta a Parigi con Mathieu 18-16 nel 2012 e 19-17 contro JoJo ieri, dopo aver sprecato un match point sul 16-15. Per un attimo, Tsonga ha creduto di vivere nel passato: «Guardavo il tabellone: 8-8, 10-10, 12-12 e mi sono detto “qui finisce come con Nicholas sei anni fa”. Ma poi per fortuna ho vinto io. La sconfitta di Nole? Bene, ci sarà un nuovo campione». Benvenuti nella repubblica del tennis.

 

“Picchiano senza capire”, è un tennis inconsapevole

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 4.07.2016

 

Certe giocatrici la fanno incavolare. Be., il termine è un altro, ma il senso lo avete capito. «Non pensano», dice Roberta Vinci, che nella Middle Sunday del mancato riposo è finita nella centrifuga di Coco Vandeweghe, una che sul fisico che si ritrovasi potrebbero ritagliare due o tre Robertine. Tipo dai pensed muscolosi, la Coco, persino esperta di erba, per quanto possa contare vincere il torneo di s’Hertogenbosch. Comunque in fiducia, baldanzosa, dunque dilagante. «Ma non pensa», ripete la nostra, ponendo un problema non da poco, rivolto al tennis in generale, e alla piega che sta prendendo Significa forse che una come la Vandeweghe giochi molto bene senza sapere cosa stia facendo? Oppure, tout court, che in questo tennis è meglio non pensare, ché a farlo c’è il rischio di incartarsi? «No, così la questione finisce per apparire sin troppo intelligente», replica Roberta. «Coco e altre come lei giocano un tennis che prevede solo conclusioni violente. Diventano irresistibili quando mettono la pallina dentro le righe, altre volte si battono da sole senza che l’avversaria debba necessariamente intervenire. Vero, io mi ci arrovello, perché riconosco quando un punto è importante, e mi domando come giocarlo. Loro questo non lo fanno. Mi chiedo, a volte, se sappiano che una palla valga un match point, o possa cambiare una partita. E la risposta è no…..

 

Wimbledon sembra il Roland Garros. Ben quattro francesi negli ottavi!

 

Gabriele Marcotti, il corriere dello sport 4.07.2016

 

Non succedeva dal 1929. Quattro francesi tra gli ultimi sedici dei Championships. Un exploit storico, inatteso, sbalorditivo. Come se il Roland Garros si fosse spostato sui verdi campi di Wimbledon. Una nuova confidenza sulla superficie più insolita. A farne le spese per primo è stato Juan Martin Del Potro. Fresco della redenzione dopo la vittoria ai danni di Stan Wawrinka, il gigante argentino, oggi numero 165 Atp, ha ceduto di schianto contro il francese Lucas Pouille, 30esimo del seeding. Un match interrotto sabato sera (per oscurità), e ripreso solo nell’anomalia della domenica (la quarta nella storia ultracentenaria del torneo): in quattro set il transalpino ha imposto la sua maggiore freschezza fisica raggiungendo per la prima volta gli ottavi di finale di uno Slam. «Sono sceso in campo senza sapere cosa aspettarmi – le parole di Pouille – Ho giocato al meglio delle mie possibili-tà. Sapevo che Martin sarebbe stato un avversario difficile, ma dopo il primo set gli ho preso le misure e credo che abbia accusato an-che la fatica». Dopo l’exploit contro Wawrinka, Del Potro è apparso svuotato, nonostante nel turno precedente sembrava avesse ritrovato sprazzi del suo tennis. Ancora lontano dalla regolarità che lo aveva portato a vincere gli US Open 2009, ma sulla strada giusta per superare i due anni di infortuni che lo hanno condizionato. «Non ho giocato tanto nei primi sei mesi della stagione – le parole dell’argentino, già concentrato sui quarti di finale di Coppa Davis, contro l’Italia a Pesaro – Dopo il match contro Wawrinka ero esausto. Ho cercato di recuperare al mio meglio le forze, ma non è stato abbastanza». Negli ottavi, già in programma o Pouille sfiderà dunque l’australiano Bernard Tomic per un posto nei quarti di finale. Derby francese nella parte bassa del tabellone. Nonostante i due set di svantaggio, Jo Wilfried Tsonga ha la meglio contro lo statunitense John Isner al quinto con il punteggio di 19-17. Un’altra maratona tennistica per Isner, dopo quella del 2010 contro Mahut. Tsonga, n.12 Atp, si è imposto al termine di una battaglia lunga 4h29′, dopo essere sopravvissuto ad un match point, e 38 ace dello statunitense. Una prova di resistenza che gli ha consentito di sopravvivere al suo sesto quinto set sui prati londinesi. «Sono molto contento perchè sto giocando bene ma soprattutto riesco a trovare riscontro nei punteggi», le parole di Tsonga. Assente al Roland Garros, Tsonga è atteso agli ottavi in un derby transalpino contro il connazionale Richard Gasquet, settima testa di serie. Nel match ripreso oggi, il francese ha vinto in quattro set contro lo spagnolo Albert Ramos. Completa il poker francese tra i migliori sedici di Wimbledon Nicolas Mahut, che sfiderà Sam Querrey, giustiziere di Novak Djokovic nel terzo turno. La prova del nove per Querrey, che dopo aver fatto fuori il grande favorito dovrà dimostrare di avere le giuste credenziali per andare avanti.

 

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