Emozioni Del Potro: è risorto e batte Nadal in più di 3 ore (Crivelli). Murray, Rio come Wimbledon. Tra lui e il bis c’è Del Potro (Semeraro)

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Emozioni Del Potro: è risorto e batte Nadal in più di 3 ore (Crivelli). Murray, Rio come Wimbledon. Tra lui e il bis c’è Del Potro (Semeraro)

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Emozioni Del Potro: è risorto e batte Nadal in più di 3 ore (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Chi difende e chi ritorna: che finale, a Rio. Murray conserverà l’oro di Londra, e sarà il primo a riuscirci, oppure sarà l’apoteosi di Del Potro, la risorta Torre di Tandil capace di sopravvivere a 4 operazioni ai polsi e riscoprire il piacere dell’alta quota? L’argentino, dopo lo scalpo di Djokovic al primo turno, in semifinale si prende pure quello di Nadal, rimontandolo da un set sotto dopo una battaglia durata 3 ore e 8 minuti, una delle partite più belle della stagione, e conferma il feeling con l’Olimpiade: 4 anni fa, in semifinale, perse 19-17 contro Federer nella partita più lunga di sempre al meglio dei tre set (4 ore e 26 minuti) e poi conquistò il bronzo. Stavolta ha nel mirino l’oro, e sarebbe l’epilogo di una favola ricominciata soltanto a febbraio, dopo quasi due anni di inattività. Delpo, attualmente numero 141 del mondo, ha messo a segno 39 vincenti, di cui 18 di dritto, un colpo che è tornato a fare malissimo, e poi nel tie break di un terzo set durato 85 minuti – e in cui serve per il match sul 5-4 – sfrutta l’unico minibreak per ottenere il quinto successo su 13 contro lo spagnolo. Rafa può consolarsi con il successo di venerdì in doppio insieme a Marc Lopez, che lo proietta nella storia come il quarto giocatore capace di vincere un’Olimpiade nelle due specialità (in singolo ci riuscì nel 2008) dopo Serena e Venus Williams e l’incredibile Massu di Atene 2004. Anche quello di Rafa è un gradito ritorno, visto che non giocava un torneo da quando, al Roland Garros, aveva annunciato che doveva fermarsi per un problema al polso sinistro prima del terzo turno contro Granollers: «È comunque un’esperienza eccitante, ho conquistato un oro dopo due mesi e mezzo in cui non mi sono mai allenato, in cui non ho giocato partite e l’unica preparazione sono stati gli esercizi in palestra. È quasi un sogno, fino a 25 giorni fa non riuscivo nemmeno a giocare il dritto». È la forza dell’Olimpiade: «Non potevo venire qui a fare solo il portabandiera senza giocare, dovevo provarci per forza». Nell’altra semifinale Murray, che non perde da 17 partite (successi al Queen’s, a Wimbledon e cinque nel tabellone olimpico), dispone senza problemi del giapponese Nishikori in 80 minuti e senza neppure concedere una palla break, proseguendo in un filotto che sembra più mentale che tecnico dopo il secondo approdo al suo angolo di Ivan Lendl. Murray ora proverà a diventare il primo di sempre a mettersi al collo due ori in due Giochi consecutivi: «Penso di aver giocato piuttosto bene, non gli ho mai concesso opportunità». Con Delpo è avanti 5-2, ma l’ultima sfida è del 2013, ben prima che l’argentino tornasse a nuova vita. «Lui è il numero due del mondo, è favorito – dice Del Potro -, ma il solo pensiero di poter lottare per l’oro è eccitante. Credo che questa vittoria, per tutto quello che mi sono lasciato alle spalle, sia la più importante della mia carriera, anche più di quella dello Us Open del 2009. Adesso, se ci riesco, devo semplicemente provare a giocare come contro Rafa». Intanto, bentornato tra noi.

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Murray, Rio come Wimbledon. Tra lui e il bis c’è Del Potro (Stefano Semeraro, La Stampa)

Allora non era merito di Londra, né di Wimbledon, né dell’erba. Era, anzi è, merito di Andy Murray e del suo spirito olimpico che nel giorno in cui l’altro britannico anomalo Bradley Wiggins ha vinto il suo quinto oro nel ciclismo si è guadagnato il biglietto per la sua seconda finale nel tennis, quattro anni dopo il trionfo sui prati di casa, stavolta sul cemento di Rio battendo in semifinale uno spento Kei Nishikori 6-1 6-4. Prima dell’inizio dei Giochi brasiliani lo scozzese si era scagliato contro i colleghi che avevano deciso di disertare l’appuntamento, nascondendosi dietro un dito (o dietro una zanzara): ha dimostrato che non erano solo parole. L’oro di un inedito bis se lo giocherà oggi contro l’argentino Juan Martin Del Potro, altro campione che trasuda spirito olimpico, già bronzo nel 2012 quando fu sconfitto in una memorabile semifinale contro Federer e poi strappò il podio a Djokovic. Stavolta Delpo, che da allora era precipitato in un inferno di infortuni (3 operazioni al polso) scivolando fino al numero 141 Atp, la maratona in semifinale l’ha vinta, superando in oltre 3 ore di lotta Rafa Nadal (5-7 6-4 7-6) dopo aver eliminato Djokovic al primo turno. «Appena visto il sorteggio mi ero prenotato l’areo per tornare a casa, invece sono qui che ogni notte piango per l’emozione», ha detto più lacrimante che mai. Nadal lacrime in abbondanza le aveva già versate vincendo venerdì nella notte italiana l’oro in doppio, il primo nella specialità per la Spagna dopo 5 finali perse, a fianco dell’amico di sempre Marc Lopez, battendo il duo romeno Mergea-Tecau 6-2 3-6 6-4. Ora è l’unico tennista di sempre ad aver vinto i 4 Slam e un oro olimpico sia in singolare (Pechino 2008) sia in doppio, l’ennesimo dei suoi tanti record. Per riuscire a essere portabandiera a Rio, dopo essere stato costretto a rifiutare l’onore per infortunio nel 2012, ha rischiato il polso, dopo due mesi e mezzo di stop. La Spagna e Olimpia possono essere fieri anche di lui.

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