Nadal: "Nessuno si ricorda le partite brevi, cambiare sistema punti è un errore"

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Nadal: “Nessuno si ricorda le partite brevi, cambiare sistema punti è un errore”

Il campione spagnolo commenta la proposta del presidente WTA di accorciare le partite e spiega la sua scelta di giocare a Rotterdam invece che in Sudamerica nel 2017

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In questi ultimi giorni l’attenzione di molti addetti ai lavori è sulla proposta di accorciare i match della WTA tramite il presidente Steve Simon: nello specifico killer point sul 40 pari e super tie-break nel set decisivo come nel doppio. Anche per la Fed Cup si sta pensando a qualcosa di simile.

Interpellato sulla questione a Pechino, Rafael Nadal, protagonista di alcune tra le più memorabili maratone delle storia del tennis, naturalmente non è d’accordo: “Dipende da che cosa si cerca in un match di tennis. Se lo scopo è colpire palle senza pensare, allora va bene. Ma se vuoi ragionare un po’ di più sul campo con scambi più lunghi, che poi sono quelli che attraggono l’attenzione degli spettatori, allora è un errore. Io però sono solo un giocatore che fa quello che dice il regolamento. Non mi è rimasto in mente un solo mio match o in generale un solo match di tennis che sia durato un’ora. Credo che non resti nemmeno nella memoria del pubblico un match del genere. Le partite che restano nella Storia del nostro sport sono quelle abbastanza lunghe e ‘drammatiche’ che diventano così emozionanti anche a causa della fatica fisica. Bisogna mettere tutto insieme per creare un bello spettacolo in cui la gente si senta coinvolta emotivamente. Non credo che cambiare il punteggio, accorciare le partite sia un modo per migliorare il nostro sport. Ripeto, nessuno si ricorda un match con 50 aces perché non dà emozioni. Ci sono altri modi per coinvolgere la gente. Se andassimo in questa direzione il tennis non diventerebbe altro che una serie infinita di colpi ripetuti senza costrutto. Il nostro sport è un’altra cosa”.

Infine il maiorchino ha spiegato la scelta a sorpresa di giocare a Rotterdam indoor invece che in Sudamerica sulla terra battuta il prossimo febbraio: “Adoro il Sudamerica per l’affetto del pubblico e l’atmosfera che si crea oltre ai posti meravigliosi. Tuttavia le condizioni climatiche sono estreme e a mio parere non adatte al tennis. Voglio divertirmi quando gioco ma gli ultimi 2 anni là dopo 10 minuti di allenamento ero sudato in una maniera pazzesca. Non credo che sia un bene per salute di un tennista. Credo che l’ATP dovrebbe trovare un modo di spostare questi eventi sudamericani in un altro periodo dell’anno.
Rotterdam è un torneo storico e ho sempre avuto un ottimo rapporto con Richard Krajicek. Credo di aver giocato bene lì nel 2009 e adesso le mie ginocchia stanno meglio quindi posso giocare di più sul duro”.

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