da Melbourne
Uno dei giocatori più affidabili, regolari, efficaci e solidi (in una parola, forti) che abbiamo avuto negli ultimi anni è senza dubbio l’altoatesino Andreas Seppi, la dimostrazione più recente ce l’ha data sabato scorso in Coppa Davis. Può capitargli la giornata, o il periodo della stagione non brillante, come a tutti, ma una cosa è certa: quello che ha, Seppi lo mette in campo tutto. È uno di quelli che vengono definiti “landmark players”, giocatori punto di riferimento. Non gli succede spesso (ma gli succede eccome, chiedere a Federer rimanendo in ambito australiano) di battere quelli molto più in alto di lui, ma con tutti gli altri perde veramente poco. Si può dire che quando cominci a superare con regolarità gente come Andreas, allora – e solo allora – puoi essere considerato un top-player. Non ti regala nulla, legge alla grande la tattica dei match, non ha punti deboli evidenti. E la zampata spettacolare la piazza in modo scientificamente opportuno e preciso esattamente quando serve, ricordiamo ancora il match point trasformato con Federer, o quello annullato alla grandissima a Kyrgios. Il tutto con una flemma tanto esibita da diventare affascinante, il classico “chill guy” che in Australia amano tantissimo, un esempio ne è la canzoncina che quest’anno veniva ossessivamente proposta durante i cambi campo (“Don’t worry, be happy” di Bobby McFerrin), che in tribuna stampa veniva canticchiata non solo dagli italiani diventando “Don’t worry, be Seppi“.
La mattina della domenica di mezzo agli Australian Open, per spirito nazionalista ma non solo,insomma, mi era sembrato doveroso passare a vedere l’ultimo italiano in gara, e frappuccino al cioccolato in mano (era giorno di festa, che diamine), mi sono presentato al campo 11 di Melbourne Park, per assistere al warm-up del nostro Andreas prima della partita che ha poi perso, tiratissima e anche a tratti sfortunata, contro Stan Wawrinka. Dopo averci dato una grandissima soddisfazione con la rivincita perfetta consumata ai danni di Nick Kyrgios, Andreas aveva battuto in una giornata quasi al limite come condizioni atmosferiche (un vento clamoroso) anche Steve Darcis, che non è certo un fenomeno ma non ti regala nulla, ed è il tipo di giocatore che in situazioni ambientali di quel tipo è capacissimo di farti lo sgambetto. Ottimo torneo per Seppi, comunque lo si guardi. Andiamo a dare un’occhiata da vicino, a mio avviso se la merita tutta, al tennis di Andreas, così essenziale eppure terribilmente efficace.
Qui sopra, preparazione del dritto, Andreas sta facendo il passo che lo porterà ad affondare l’appoggio del piede destro per la open stance, braccia e spalle perfettamente orizzontali, racchetta a 90 gradi in verticale.
Qui sopra, discesa appena accennata della testa dell’attrezzo, e impatto, tutto rigorosamente sulla stessa linea immaginaria che collega le braccia, la palla, e il manico della racchetta che è indirizzato verso il punto di impatto. Nel momento del contatto della palla sulle corde, Andreas è un perfetto esempio della postura che si tenta di insegnare ai ragazzini quando imparano il dritto in open, usando l’artificio didattico del descrivergliela come la mossa delle braccia e delle mani che si fa quando si vuol comunicare all’interlocutore, gesticolando, il concetto di “Boh? E io che ne so?”.
Qui sopra, due finali del dritto giocato aggressivo, a destra in avanzamento, come nelle immagini precedenti, l’allineamento della racchetta con il braccio destro durante lo swing, e la simmetria del sinistro, sono da “righello virtuale”. Peso ben gestito verso il colpo, equilibrio sempre sotto controllo.
Qui sopra, un caricamento del rovescio basso, di nuovo, fino all’ultimo istante prima dell’azione in avanti scatenata dalla flessione posteriore dei polsi, tra attrezzo e palla in arrivo si potrebbe tirare una linea col puntatore laser. Che compostezza.
Qui sopra, su una palla ancora più bassa, Andreas ha appena lasciato andare giù i polsi, il trascinamento del piede sinistro è fantastico, la racchetta si è allineata con la gamba posteriore stessa, le spalle rimangono il più sostenute possibile data la situazione (testa della racchetta che in pratica sta grattando il campo).
Qui sopra, pochi millisecondi dopo l’uscita della palla dalle corde, il livello di compostezza e del controllo della postura è degno di una Karolina Pliskova, per esempio. Che bel rovescio.
Qui sopra, due finali di rovesci simili, in recupero laterale basso, è l’uncinata bimane con cui Andreas riesce a essere molto efficace sulle palle basse, e con i passanti in reazione agli attacchi con lo slice. Ne escono pallate semipiatte di precisione pazzesca, senza sforzo apparente.
Qui sopra, un paio di volée, a sinistra un impatto basso, come al solito ogni singolo segmento degli arti di Andreas è in controllo assoluto, dalle gambe ( in linea con la racchetta, che è a sua volta ad angolo retto rispetto al braccio) a entrambe le braccia, rivolte in avanti. A destra, sempre in compostezza totale, l’accompagnamento dopo l’impatto, con lieve accenno di rotazione interna dell’avambraccio, a dare il giusto di backspin alla palla. Sempre leggero, sempre perfetto col peso.
Infine, il servizio, tecnicamente corretto in ogni fase, un minimo di “personalismo” Andreas se lo concede nella postura del braccio sinistro a inizio del lancio di palla, per il resto si può solo imitare, se ci si riesce, la precisione della pronazione finale, con la flessochiusura del polso che porta la testa della racchetta a “martellare” la palla nella direzione voluta, in questo caso era un servizio piatto da sinistra.
In definitiva, e invito a scorrere di nuovo le immagini, partendo dall’impeccabile dritto in semi-open stance in testa al pezzo, nelle esecuzioni di Andreas non c’è un singolo movimento inutile, la parola che alla fine lo descrive meglio è proprio “essenziale”, con il non trascurabile dettaglio che questo tipo di essenzialità, questi swing quasi scarni, queste sbracciate contenute e controllate, si traducono in un tennis di traiettorie filanti, con poca rotazione (relativamente! Il top-spin Seppi quando è necessario lo usa spesso, volentieri, e bene, bello carico in particolare con il dritto), ma soprattutto anticipate, veloci, in una parola: efficaci.
La carriera e i risultati di Seppi, nonché i numerosi “scalpi eccellenti” che si è portato a casa a Caldaro (anzi, adesso a Bolzano), stanno lì a dimostrarlo. E per chi ha la voglia di andare un attimo oltre le apparenze, a capire da dove nasce il gesto tecnico e perché funziona in un certo modo, un rovescio di Seppi non ha minor valore di un tocco felpato a rete del cosiddetto “talentuoso” di turno.
Tralasciando, poi, le qualità umane, il senso dell’umorismo, la serenità, l’educazione e l’etica del lavoro di un ragazzo che andrebbe preso ad esempio da tanti, ma tanti dei suoi colleghi. E soprattutto la tranquillità con cui attraversa il caotico mondo del tennis professionistico, vero Kyrgios, vero Shapovalov?
In every life we have some trouble, but when you worry you make it double: don’t worry, be Seppi.