US Open
US Open: guerriero Nadal, un grandissimo Thiem non basta
NEW YORK – Una lotta di 5 set, botte tremende, 4 ore e 49 minuti. Dominic tira 74 vincenti, ma Rafa resiste e vince al tie-break decisivo. Semifinale con del Potro

dal nostro inviato a New York
[1] R. Nadal b. [9] D. Thiem 0-6 6-4 7-5 6-7(4) 7-6(5)
L’aggettivo “straordinario” è spesse volte abusato, ma non sapremmo come altro definire queste quasi cinque ore di partita, autentico spot per il nostro sport. Sicuramente il tennis è anche una disciplina molto crudele: non vorremmo essere per nessuna ragione al mondo al posto di Thiem, dimostratosi non solo un grande specialista della terra, ma un tennista oramai maturo a grandi livelli su ogni tipo di superficie. L’austriaco ha tirato fuori un gran numero di vincenti, servendo bene e giocando sempre con coraggio e senza timore reverenziale verso un campione straordinario come Nadal. Per lo spagnolo non vi sono più parole per descriverlo: ha vinto una partita nella quale non sempre ha giocato bene, grazie a un’eccellente e celeberrima capacità di venire fuori dai momenti difficili e giocare al meglio i punti più importanti. In un aggettivo, strepitoso. Per fortuna dello spettacolo nelle semifinali, dopo le fatiche delle ultime tre partite, ha due giorni e mezzo per riposarsi in vista di Del Potro.
Nonostante nelle ore più calde del pomeriggio la USTA abbia interrotto sui campi secondari di Flushing Meadows le partite degli Junior per preservare la loro salute, non si può dire che il caldo e l’umidità siano così insopportabili, come accaduto la sera precedente tra Federer e Millman. In un Arthur Ashe spettacolare nel colpo d’occhio della penultima sessione serale di questa edizione, tra una folla adorante lo spagnolo e tanti vip inquadrati dalla regia (tra i quali gli attori Pryanka Chopra, Ben Stiller e Sophie Turner e i cantanti Nick e Joe Jonas) si gioca in una serata d’estate senz’altro afosa, ma come tante altre già affrontate nella loro carriera da entrambi i giocatori. I due tennisti si erano affrontati già dieci volte (7-3 a favore di Nadal), curiosamente tutti sulla loro superficie preferita, la terra rossa, dove si è giocato anche l’ultimo e più importante precedente, la finale del Roland Garros di tre mesi fa.
Parte subito forte Dominic Thiem: colpisce ad un ritmo molto alto, non regala un punto e con entrambi i fondamentali riesce a trovare vincenti capaci di lasciare immobile persino un guerriero come Nadal. La partenza lenta del numero 1 del mondo perdura anche nel terzo gioco, quando lo spagnolo commette doppio fallo, mandando così a palla break Thiem, il quale subito la converte con un rovescio stretto da cineteca. Il numero nove del mondo fa quattro ace nei suoi primi due turni di servizio e fa capire come sia in una serata favorevole con questo fondamentale. Il primo set termina senza che Nadal vinca un gioco, una situazione accadutagli precedentemente solo quattordici volte nel circuito maggiore (l’ultima a Miami 2017 contro Kohlschreiber, quando poi vinse il match, come riuscitogli solo tre volte quando aveva perso il set per 6-0).

Dominic Thiem – US Open 2018 (foto via Twitter, @usopen)
Se vi è un giocatore che nel bene e nel male non si fa influenzare dal punteggio della partita è Rafa Nadal, la cui fame di vittoria ed elevata combattività sono due tra le doti che lo hanno reso un tennista leggendario. Il numero 1 al mondo parte con umiltà nel secondo set: migliora il rendimento col servizio (sebbene chiuda i primi tre set senza aver messo a segno nemmeno un ace) e guadagna in tal modo qualche punto facile, utile a farlo entrare in partita e rimanere attaccato nel punteggio. Si arriva sul 4-3 Nadal senza sussulti particolari. Curiosamente, Thiem chiude i suoi primi sei turni alla battuta concedendo appena tre punti e vincendo un incredibile 100% con la prima, grazie anche a otto ace. Improvvisamente, l’estrema redditività del servizio di Thiem affievolisce e Rafa ne approfitta, oramai sempre più dentro alla partita. Con un gran passante di dritto guadagna le prime due palle break del suo match: basta la prima, grazie a un rovescio affossato in rete del 25enne austriaco, per vedere il maiorchino salire sul 5-3. Tuttavia il tre volte vincitore del torneo (2010, 2013, 2017) si fa sorprendere dalla pronta reazione di Thiem, bravo ad effettuare il contro break. Sul 4-5, Nadal trova nuovamente un ottimo rendimento alla risposta: complici due errori gratuiti consecutivi di Thiem, dopo un’ ora e otto minuti, la partita torna in equilibrio su un set pari.
Il terzo set è coinvolgente e spettacolare, grazie all’andamento del punteggio altalenante e a un alto numero di vincenti messi a segno da entrambi i contendenti. Il primo momento da riportare è nel quinto gioco: Nadal si distrae e, da 40-0 avanti, si trova costretto a dover salvare una palla break con un bellissimo rovescio lungolinea. Nel sesto gioco ancora il maiorchino si fa rimontare da 40-15 e finisce per ritrovarsi a essere fulminato da una grande risposta di dritto di Thiem. Quando sono passate due ore di gioco, l’austriaco si ritrova cosi a servire per portare a casa il terzo set. Non vi riesce, complice anche quello che in gergo tennistico si chiama “braccino”, o almeno così sembra guardandolo giocare a pochi metri dal campo e pensando agli errori che nel decimo gioco permettono a Rafa di riportarsi sul 5 pari. Vedere un campionissimo come Nadal giocare in queste situazioni ricorda molto osservare il predatore nella savana quando sente odore di sangue: il numero 1 ATP alza il livello del suo gioco e arriva nel dodicesimo gioco ad avere due set point, annullati da un Thiem che, a parte qualche amnesia, gioca nuovamente bene. Rafa però è in una fase in cui è particolarmente ispirato e riesce a guadagnare il suo terzo set point, che converte con un bellissimo dritto lungolinea, col quale porta a casa il set, quando la partita è iniziata da due ore e quindici minuti.
Nel quarto set, ancora più emozionante del terzo, accade tutto e il contrario di tutto: Rafa ha due palle per vincere anche lui sei giochi consecutivi (contando gli ultimi quattro del parziale precedente), ma non le converte. Una volta trovatosi sul baratro, Thiem si scuote, si libera dalla tensione e nel gioco successivo strappa il servizio allo spagnolo, che nel quinto gioco si ritrova ad annullare tre palle break che avrebbero voluto dire 4-1 “pesante” a favore dell’austriaco e, quasi sicuramente, quinto set. Nadal ha troppa paura di arrivare al quinto e riesce nell’ottavo gioco, complice un rovescio lungo sulla palla break, a riportarsi in parità nel set. Thiem oramai gioca a braccio sciolto e la partita è davvero coinvolgente: nel nono e nell’undicesimo gioco Rafa annulla una palla break (rispettivamente con un dritto e un coraggioso serve and volley) prima di conservare il servizio. Il numero 1 al mondo ha una grande occasione quando sul 30-30 del gioco successivo, si trova a due punti dalla semifinale: con pazienza guadagna campo, sino a riuscire a scendere a rete a Thiem ormai immobile, dovendo solo “benedire” la palla. Sbaglia clamorosamente e, in quel momento, persino un tennnista freddo come lui subisce il colpo. Il tie-break è una fiera degli errori gratuiti dello spagnolo, che fa involare l’austriaco prima sul 3-0 e poi sul 5-2,prima di affossare in rete l’undicesimo punto e consegnare il set a Thiem.

Rafa Nadal – US Open 2018 (foto via Twitter, @usopen)
L’austriaco appare favorito dall’inerzia del punteggio e dall’essere più giovane, nel momento di iniziare il quinto set. Quando si arriva alle quattro ore di gioco, Nadal ha la prima grande occasione di ricordare per l’ennesima volta come questi tipi di ragionamenti valgano quasi per tutti, ma certamente non per lui: cancella dalla mente la grandissima occasione sprecata con le sue mani e trova il modo per moltiplicare le residue forze a sua disposizione. Nel quinto gioco ha due palle break, salvate però con coraggio dal numero 9 del mondo: è l’unico dei primi nove game che va ai vantaggi. Se però una partita diventa bellissima, lo deve sempre a entrambi i tennisti: il coraggio e la forza mentale mostrati da Nadal in una sua serata di non eccelso rendimento tennistico, non devono oscurare minimamente quanto di ottimo mostrato dall’austriaco. Thiem continua a cercare e trovare vincenti con coraggio estremo, non facendosi per nulla intimorire dalla grande personalità di un Nadal infinitamente più abituato a situazioni del genere, per importanza e durata dell’incontro. Nell’undicesimo game un doppio fallo di Thiem regala tre palle break consecutive a Nadal: lo spagnolo però non le converte, soprattutto per merito dell’avversario. È l’una e 45 di notte, si gioca da più di quattro ore e mezza, quando Thiem finisce di annullarle, con il pubblico dell’Arthur Ashe impazzito, a tributare una emozionante e coinvolgente standing ovation e un urlo stordente – possiamo assicurarlo – allo straordinario coraggio e alla grande abilità dell’austriaco.
Nadal tiene facilmente il suo ultimo turno di battuta e così si arriva al tie break, epilogo sin troppo crudele per chi perde un incontro così importante e lottato, che ha cambiato innumerevoli volte padrone. Il tie-break è degno del resto della partita e si evolve imprevedibile ed equilibrato: sul 5 pari, dopo 4 ore e 48 minuti, entrambi i giocatori sono a due punti dal match. Nadal arriva a match point al termine di un punto stupendo per tecnica e durata degli scambi. Sul match point a sfavore, Thiem è coraggioso come lo è stato per tutto l’incontro e, apertosi il campo, va a rete, ma sul pallonetto di Nadal le gambe e la tensione lo tradiscono, e gli scappa lungo lo smash, consegnando l’accesso alle semifinali allo spagnolo, che venerdì affronterà Del Potro per la 17esima volta (11-5 i confronti diretti per Nadal, ma sono 5 pari sul cemento all’aperto).
Sportsmanship of the highest caliber…
Hats off to @RafaelNadal and @ThiemDomi for an enormous effort tonight…#USOpen pic.twitter.com/NkWBSgV1Zm
— US Open Tennis (@usopen) September 5, 2018
Del Potro è un martello: rimontato Isner, è in semi allo US Open
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Il biglietto più difficile allo US Open? Quello del raccattapalle
La strada per diventare un raccattapalle allo US Open non è per i deboli di cuore

Di Talva Minsberg, pubblicato dal NY Times il 2 settembre 2023
Trenta minuti prima dell’apertura dei cancelli dell’Arthur Ashe Stadium alle 16:00 del 22 giugno, un gruppo di persone ha iniziato a far rotolare delicatamente palline da tennis attraverso un parcheggio. Uno dopo l’altro, hanno abbassato un ginocchio fino a sfiorare il suolo, hanno esteso il braccio opposto e hanno lanciato una pallina da tennis a qualcuno a 3 metri di distanza.
Più vicino a una recinzione chiusa con un lucchetto, un gruppo di persone ha iniziato a fare ginnastica ritmica mentre altri spostano nervosamente il loro peso avanti e indietro, stringendo forte i loro fogli con le richieste di partecipazione.
Il gruppo di 500 persone – già ridotto da circa 1.200 candidati online – sarebbe stato in lizza per 120 posti di raccattapalle allo US Open. I provini sono durati un’intera settimana e si sono svolti al chiuso a causa della pioggia. Quelli selezionati si sono uniti ai circa 200 raccattapalle che stanno tornando sui campi nel Queens.
“Non credo che la gente capisca, è un lavoro molto ricercato”, dice Tiahnne Noble, il direttore dell’US Open Ball Crew.
Di età compresa tra i 14 e i 70 anni, gli aspiranti provengono da tutti gli angoli del paese. I candidati arrivano in aereo dalla California, in macchina dall’Indiana, prendono la metropolitana dal Bronx e il treno dal Connecticut. Alcuni sono appassionati di tennis, altri giocavano in passato e altri sono qui perché incuriositi dal vedere i raccattapalle in TV. Riusciranno ad essere selezionati? (Spoiler: per lo più no).
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Gli adulti sono generalmente molto più ansiosi rispetto ai loro colleghi più giovani. L’esperienza è stata descritta come un “sogno” da molti di età superiore ai 30 anni. Masami Morimoto, 59 anni, ha detto che era determinata a provare prima di compiere 60 anni. “Adoro il tennis”, ha detto la manhattanese, con un passo rimbalzante. “Non sono riuscita a dormire, ero così emozionata.”
I gruppi sono stati guidati attraverso una serie di esercitazioni durante provini di 30 minuti, in cui è stato chiesto loro di far rotolare, recuperare e lanciare rapidamente e silenziosamente le palline. I partecipanti erano molto rigidi e nervosi, comportandosi come se, da un momento all’altro, Novak Djokovic avrebbe guardato uno di loro negli occhi e fatto segno di volere una palla.
I membri del personale di supervisione sono molto in sintonia con il nervosismo. Quando un raccattapalle dimentica le istruzioni, lanciando una palla invece di farla rotolare, si affrettano a confortarlo. “Non preoccuparti!” dicono dolcemente, lanciando una pallina da tennis nella loro direzione.
Noble e il suo staff di raccattapalle veterani hanno detto di essere in grado di individuare un potenziale raccattapalle quasi immediatamente. I raccattapalle, ha detto, devono avere velocità, agilità, riflessi rapidi e capacità di mimetizzarsi con lo sfondo del campo.
Sei raccattapalle lavorano in ogni partita, comunicando in modo chiaro e silenzioso per non distrarre i tennisti o gli spettatori. Devono essere pronti ad adattarsi alle preferenze dei diversi giocatori – alcuni vogliono solo che venga lanciata loro la palla con la mano sinistra, per esempio – e agire come guardiani invisibili del gioco. Mentre i valutatori osservavano le prove di giugno, si potevano vedere molti cenni discreti di approvazione e sono stati presi molti appunti.
Le audizioni non sono per i deboli di cuore. “Sono gli US Open”, dice Aaron Mendelson, 57 anni, con un impassibile riconoscimento della posta in gioco. Arrivato in aereo da San Francisco per l’occasione, ha intenzione di andare direttamente all’aeroporto dopo aver finito.
Mendelson sapeva cosa aspettarsi. Era stato un raccattapalle allo US Open del 1992, lavorando durante la partita tra Jim Courier e Andre Agassi. Ha tirato fuori una clip di YouTube come prova. “Cerca il ragazzo dai capelli rossi”, dice.
I candidati sapranno se saranno selezionati tra una settimana, ma alcuni stanno già abbozzando con cautela piani per cercare alloggio. Sebbene lo US Open sia l’unico Grande Slam a pagare i raccattapalle – 16 dollari l’ora per la maggior parte delle persone – non forniscono alloggi. “Quale quartiere consiglieresti?” mi chiede Avani Kondragunta.
Sua figlia di 21 anni, Alekhya, era stata in precedenza una raccattapalle al Western & Southern Open vicino alla loro casa a Cincinnati. Così i due hanno deciso di fare 10 ore di viaggio per i provini. Mentre le audizioni ad alto rischio volgono al termine, i potenziali raccattapalle escono dal campo sudati e alzando le spalle. Riceveranno presto un’e-mail di accettazione – o un rifiuto.
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“Non è stato troppo difficile”, ha detto Debra Gil, 14 anni, del Bronx mentre usciva dal campo. Era una delle candidate più giovani con esperienza alle spalle. Suo fratello l’anno prima era stato un raccattapalle e lei aveva lavorato al Bronx Open.
Dopo aver finito il suo provino, Mendelson si imbatte in un altro gruppo di californiani che hanno viaggiato lì per cogliere l’occasione. Il duo padre-figlia Kuangkai ed Emily Tai di San Diego hanno provato entrambi. Quando gli domando se, selezionati, sarebbero tornati per tutta la durata degli US Open, Emily Tai, 19 anni, ha risposto con un cauto: “Vedremo!”
Gli occhi di suo padre si spalancano. “Oh, certo che torneremo.” “Se paghi”, rispose Emily.
Di quelli intervistati, solo Emily Tai ha ricevuto il biglietto d’oro: ehm, la e-mail. Si è stupita di esser stata scelta al posto a suo padre. “È molto più in forma di me“, ha detto. Kuangkai Tai intende mantenere la sua parola. Anche se non presterà servizio in campo, ha intenzione di venire a vedere all’opera sua figlia.
Traduzione di Massimo Volpati
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Gli outfit dello US Open 2023
Djokovic nel blu dipinto di blu. Gauff audace come le Williams. Medvedev arlecchino. Alcaraz e Tiafoe smanicati astrattisti. Il body di Wozniacki onora Billie Jean King

Novak Djokovic (Lacoste)
Ci risiamo: altro giro, altra felpa bianca, altro numero. E il conteggio sale a 24. Gli aggettivi si sprecano. Ma bisogna comunque trovarne alcuni per il suo outfit. E il primo che viene in mente è deludente. Polo di ordinanza Lacoste con colletto classico. La novità sono queste due strisce che vanno dal busto alle spalle e una delle due maniche a contrasto. Un disegno dinamico ma non geometrico. Contemporaneo ma che non stupisce. Passi anche la versione celeste e bianca, in stile nazionale argentina, con una scelta cromatica che almeno stacca un po’ dal colore dei campi di Flushing Meadows. Quella notturna, caratterizzata da polo blu, coordinata con pantaloncino blu e scarpe blu con dettagli verde acido, fa però un po’ effetto puffo. Ma tanto il capo più prezioso è la felpa, no? Aspettando quella col 25.


Daniil Medvedev (Lacoste)
Medvedev è uno dei giocatori più snodati del circuito. E allora questa volta Lacoste ha voluto fargli un completo che lo fa sembrare un po’ un arlecchino. La polo ha lo stesso colletto già apprezzato durante tutto l’arco della stagione ma si differenzia per la presenza di uno chevron all’altezza del busto, tipo quello nelle maglie da calcio di Brescia, tanto per capirci. Verde acqua-bordeaux-bianco i colori per la sessione diurna, bordeaux-giallo fluo-blu per quella notturna. Pantaloncini con bande di colori diversi a destra e a sinistra che vanno a richiamare i colori della polo. La versione di giorno risulta gradevole, quella serale meno. Rivedibile anche la scelta di mettere un ulteriore richiamo al marchio al di sotto del coccodrillo che toglie pulizia ed eleganza alla polo.

Coco Gauff (New Balance)
New Balance ha spesso fatto centro con i completi disegnati in esclusiva per Coco Gauff, la loro ambassador principale nel tennis. E anche questo outfit con il quale la giovane stella del tennis americano è riuscita a consacrarsi a Flushing Meadows è perfetto sia per taglio che scelta cromatica. Un top sportivo molto corto, senza scollatura e con dei tagli sui fianchi abbinato ad una minigonna altrettanto sportiva con fascia: combinazione che fa risaltare il fisico asciutto e tiratissimo della Gauff. Questa combinazione è proposta sia in rosso (scuro nella parte alta e bordeaux la gonna) e in giallo fluo: due colorazioni che donano alla tennager afroamericana e che risaltano sui campi newyorkesi. Scarpe rosse e nere con dettagli fluo. Un completo che sa di tributo a delle giovani sorelle Williams. Siamo veramente al definitivo passaggio di testimone? Staremo a vedere.


Collezione Nike
Già dall’anno scorso Nike ha inaugurato la politica di presentare gli stessi modelli in tutti gli Slam, cambiando solo le colorazioni. I toni scelti dal baffo per l’ultimo Major dell’anno sono stati: verde acqua, celeste, corallo, bordeaux e bianco. Li abbiamo visti in tinta unita come nel caso di Taylor Fritz, Jack Draper e Jannik Sinner (i primi due in corallo-bordeaux, l’altoatesino in celeste-blu). Li abbiamo visti con motivi astratti tono su tono nel grintoso abito di Aryna Sabalenka, fascia molto alta a far cominciare la gonna e parte superiore molto sportiva stile canotta. Li abbiamo visti soprattutto tutti insieme, a schizzi, come in una composizione di Kandinsky, nelle canotte di Carlos Alcaraz e Frances Tiafoe, due che di muscoli da mostrare ne hanno. Per lo spagnolo canotta di base bianca abbinata a pantaloncini bordeaux. Lo statunitense, che già aveva fatto a meno delle maniche a Melbourne, ha addirittura azzardato un completo pantaloncini tutto verde acqua. Nonostante siano connazionali, Gauff ha dato il premio di re della spiaggia ad Alcaraz. E viene da essere d’accordo. Anche se pur sempre di look da spiaggia si parla.


Collezione Adidas
Dopo aver inseguito Nike sulla strada dei colori sgargianti e di motivi astratti, Adidas torna alla sobrietà e al razionalismo. Il colore dominante della collezione è il blu, in tonalità chiara, la stessa delle scarpe indossate dalla mitica Billie Jean King durante la Battle of the Sexes contro Bobby Riggs, il cui 50esimo anniversario è stato celebrato durante questo US Open. Molti tennisti sponsorizzati dal colosso tedesco hanno anche indossato felpe vintage di questo colore ribadendo il proprio supporto all’uguaglianza dei sessi. C’è chi ha preso questa iniziativa molto sul serio come Caroline Wozniacki, che al primo Slam dopo la gravidanza, si è presentata con un body interamente blu elettrico. Complimenti per il coraggio e per la forma fisica. A dare un po’ di stacco in messo a questo blu c’erano delle strisce sottili come quelle bianche e nere viste nella gonna di Jessica Pegula. In questo mega tributo stilistico alla King, si è distinto guarda un po’ Alexander Zverev: maglietta nera con strisce bianche e pantaloncini bianchi. Look molto elegante, perfetto per le sessioni notturne di New York.


Ben Shelton e Iga Swiatek (On)
Di On, il marchio svizzero di cui è azionista Roger Federer, abbiamo già parlato al Roland Garros, commentando l’outfit di Iga Swiatek. Ma la polacca ormai ex n.1 al mondo non è l’unica atleta sulla quale ha investito questo newcomer nel mercato dell’abbigliamento di tennis. L’altro è Ben Shelton, la cui immagine non a caso è gestita da Team 8, agenzia di marketing che fa capo a Tony Godsick, ex manager di Federer. Dopo i quarti in Australia, la nuova stella del tennis a stelle ha alzato l’asticella tra le mura di casa, issandosi fino alla semifinale, eliminando in serie i più quotati ed esperti connazionali Tommy Paul e Frances Tiafoe. Ma soprattutto ha messo nuovamente in mostra il suo servizio debordante, capace di toccare i 240 km/h. Per non ostacolarlo nel lancio di questi missili, On ha pensato di togliere anche a lui le maniche. Completo bianco per la sessione diurna, nero per quella notturna. Unico tocco di originalità è una sfumatura fucsia sulla parte sinistra sia del top che dei pantaloncini. Stesso pattern per Swiatek ma in bianco e blu scuro. On ha ancora molto da imparare.


Matteo Arnaldi (Le Coq Sportif)
Primi ottavi di finale in uno Slam e prima meritata apparizione nella rubrica per Matteo Arnaldi, sponsorizzato dal brand transalpino Le Coq Sportif. Maglietta bianca nella parte frontale e celeste nella parte posteriore e in una macchina con scollo a v abbinata ad un pantaloncino nero. Modello già visto al Roland Garros ma con il giallo canarino al posto dell’azzurro. Semplice, pulito, essenziale, esattamente come il gioco di Arnaldi.

Andrey Rublev
Bisognava parlare dei look di Rublev di quest’anno e questa era l’ultima occasione per farlo. Scaricato da Nike, forse perché privo di sufficiente appealing, forse perché russo, forse per entrambe le ragioni, Andrey invece di farsi sponsorizzare da un altro brand (e nonostante la nazionalità stentiamo a credere che non lo avrebbe trovato essendo stabilmente top 10) ha deciso di farsi i vestiti da solo, sotto il marchio denominato “Rublo”. Nel suo sito personale, il 25enne moscovita spiega la sua decisione dicendo che “non è una questione solo di vestiti” e che Rublo rappresenta i valori che secondo lo stesso tennista dovrebbero fare del pianeta un posto migliore: uguaglianza, gentilezza, speranza. Non scopriamo certo oggi che il russo è uno che vincerebbe facilmente il premio per “nicest guy on tour”. Bene l’etica, ma qui si parla di look. Non che siano malaccio ma difettano un po’ di creatività, come il gioco di Rublev d’altronde. Colori semplice, maglietta senza colletto, motivi geometrici. A Flushing Meadows la colorazione proposta era un grigio scuro con dettagli arancioni. Provaci ancora Rublo.

Collezione Asics
Asics è nota per la ricerca nei materiali e la qualità delle calzature, tra i professionisti ma anche tra gli appassionati. Ma dal punto di vista estetico i completi hanno molte volte lasciato a desiderare e non ci siamo mai trattenuti dal dirlo. In questi US Open però il marchio giapponese si è presentato con una collezione moderna ma che strizza l’occhio al passato, vista ad esempio indosso agli elvetici Dominic Stricker e Belinda Bencic. Giochi di trame e righe sottili. Colletti ricercati. Un bel contrasto ci colori tra celeste e verde acqua. Promossa a pieni voti.
Flash
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“Fenomeno atletico e di resilienza imita il primo Alcaraz antiMedvedev, va a rete 45 volte e fa 38 punti. Il più grande ribattitore di sempre è un grande anche nel Serve&Volley”. Il video completo nel link all’interno dell’articolo

Il seguito del video è presente sulla sezione dedicata allo US Open 2023 del sito di Intesa Sanpaolo, partner di Ubitennis.
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Il direttore Ubaldo Scanagatta commenta la finale di singolare maschile vinta dal serbo in tre set sul russo. Novak Djokovic scrive un altro capitolo di storia del tennis vincendo il suo quarto US Open, che è anche il 24° titolo del Grande Slam a livello personale. Raggiunta la leggendaria Margaret Court in vetta alla classifica dei tennisti con più Major in bacheca. Il campione serbo ha sconfitto in tre set (6-3 7-6 6-3) nell’ultimo atto del torneo di New York quel Daniil Medvedev che lo aveva sconfitto in finale nel 2021, impedendogli di chiudere il Grande Slam. Sopraffina la prova di Novak, che è diventato il più longevo campione US Open di sempre: si era già garantito il ritorno al numero uno del mondo, l’ennesimo trionfo della sua carriera è il modo migliore per celebrarlo.
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