Personaggi
Uno contro tutti: sale sul trono Jim Courier
Ventisei uomini diversi hanno occupato il trono di numero uno del mondo. Il decimo leader è Jim Courier, che si alternerà con Stefan Edberg nel 1992

Preceduto in quanto a fama da tre connazionali evidentemente più appetibili sotto il profilo dell’immagine, è invece Jim Courier lo statunitense capace di raccogliere l’eredità di Connors e McEnroe in vetta al ranking mondiale. I capelli rossi nascosti dall’immancabile berrettino da baseball – sport dal quale sembra aver modellato il caratteristico movimento del rovescio bimane – e la polsiera alta sopra la mano destra, quella che impugna la racchetta nel dritto come una preistorica clava, sono i tratti caratteristici di questo ventunenne di Dade City, Florida, che il 10 febbraio 1992 diventa il decimo leader della classifica ATP, quella che in un certo qual modo regola il tennis maschile da quasi un ventennio.
Campione all’Australian Open, torneo nel quale non ha dovuto affrontare nemmeno un top 30 fino alla finale poi vinta a spese del n°1 Edberg, Courier sorpassa lo svedese nella prima settimana di febbraio grazie alla partecipazione al torneo di San Francisco. In California Courier raggiunge la finale, dove viene fermato dal connazionale Chang nel quarto episodio di una sfida che ne conterà ben 24 in un equilibrio perfetto (12-12). Nonostante il KO, Jim sale sul trono perché nel frattempo il re in carica (Stefan Edberg) non ha giocato se non in Coppa Davis e quindi non ha potuto accumulare punti.
Come abbiamo già potuto verificare nelle puntate precedenti e sconfessando il credo di Tayllerand poi ripreso in tempi più recenti da Giulio Andreotti, il potere (del primato, in questo caso) logora chi ce l’ha e nemmeno Courier può sottrarsi a questa sorta di legge non scritta. Nelle quattro settimane in cui scende in campo con la corona sulla testa, Jim colleziona altrettante sconfitte, le prime due delle quali pur avendo avuto a disposizione tre match-points ciascuna. Succede nella meravigliosa finale dell’ultima edizione del torneo di Bruxelles contro Becker (6-7 2-6 7-6 7-6 7-5) e nei quarti a Stoccarda contro Ivanisevic (3-6 7-6 7-6) prima di dover affrontare le consistenti cambiali in scadenza nel Double Sunshine di Indian Wells e Miami.
Chiamato a dover confermare il doppio titolo conquistato l’anno precedente, Courier si ferma al secondo turno in California – sconfitto dal russo Chesnokov – e in semifinale in Florida, dove a batterlo è di nuovo Chang che il giorno dopo regolerà anche l’argentino Alberto Mancini ereditando proprio da Courier la titolarità contemporanea dei primi due Super 9 della stagione. Di Chang, che avrà al massimo una classifica mondiale da n°2 raggiunta peraltro molti anni dopo l’unico slam vinto in carriera, non parleremo direttamente in questa rubrica nonostante rimanga uno dei tennisti più influenti degli anni Novanta (e anche oltre, per certi aspetti). Tuttora più giovane vincitore di un Major (quando vinse al Roland Garros nel 1989 aveva 17 anni e tre mesi), nel biennio 1995/96 disputerà altre tre finali Slam oltre a quella delle ATP Finals e chiuderà la carriera con 34 titoli, di cui appunto uno Slam e ben sette Masters 1000, tutti sul duro americano.
Chiusa la doverosa parentesi riservata a Chang, il “cinesino” di fatto riconsegna la leadership mondiale a Stefan Edberg. Il 23 marzo, ancora incredulo per la clamorosa sconfitta patita a Key Biscayne per mano del 289esimo giocatore del mondo, tal Robbie Weiss, lo scandinavo difende i colori della propria nazione contro l’Australia in Coppa Davis da primo della classe e regola Fromberg e Masur ma la settimana dopo in Giappone perde in semifinale da Krajicek e torna al secondo posto. Perché nel frattempo Courier, dopo essersi leccato le ferite, infila quattro titoli consecutivi tra il cemento orientale e la terra europea e consolida il primato riconquistato.
Nella doppietta Tokyo-Hong Kong, Jim trova la maniera di vendicarsi due volte di Chang mentre sia a Roma che al Roland Garros la sua superiorità non è praticamente messa in discussione da nessuno. Al Foro Italico l’unico ad impensierirlo è l’argentino Miniussi nei quarti mentre per confermarsi campione a Parigi, Courier lascia un set a Ivanisevic ma in semifinale domina Agassi 6-3 6-2 6-2 e in finale l’estro di Petr Korda lo impensierisce solo nel primo parziale (7-5 6-2 6-1).
Ricca di appuntamenti, l’estate del 1992 porta carbone al n°1 del mondo. A Wimbledon, Courier perde al terzo turno contro il n°193 del ranking Andrei Olhovskiy, un russo che qualche mese prima era stato eliminato al primo turno del Challenger al Parioli di Roma da Francisco Montana ma sull’erba londinese riesce a far valere le sue doti da doppista. Un altro tennista classificato oltre la centesima posizione (157) si impone su Courier sulla terra di Kitzbuhel: si tratta dell’uruguaiano Diego Perez che, vincendo 3-6 7-6 6-2 marchia il regno del rosso con il primato negativo di unico n°1 della storia ad aver perso due incontri consecutivi con un avversario fuori dalle prime cento posizioni della classifica mondiale. I guai però continuano e a Barcellona, dove si svolge il torneo olimpico, desta sorpresa l’eliminazione di Courier per mano dello svizzero “Pippo” Rosset, che però legittimerà la bontà del suo risultato mettendosi al collo nientemeno che la medaglia d’oro.
Nemmeno il ritorno sul duro fa ritrovare a Jim la vittoria; a Cincinnati David Wheaton ottiene la sua seconda vittoria in carriera sul n°1 e lo estromette al secondo turno mentre a Indianapolis le cose vanno meglio ma in finale Pete Sampras mette le mani sul titolo con un doppio 6-4. Alla vigilia degli US Open non ci sono avvisaglie che Edberg possa tornare in vetta al ranking, perché l’estate americana dello svedese non è certo stata delle più brillanti. Invece, lottando come un leone, Stefan supera tre turni terribili al quinto set contro Krajicek, Lendl e Chang e in finale si trova Sampras, in serie positiva da 16 partite e fresco della vittoria su Courier. Sono di fronte i campioni delle due edizioni precedenti del torneo e Pete viene dato per favorito, anche in virtù dello sforzo fisico che Edberg ha dovuto sostenere per arrivare fino a quel punto.
Invece lo svedese stupisce un po’ tutti e centra il suo sesto e ultimo Slam della carriera vincendo in quattro set e tornando numero 1 mondiale. Le ultime tre settimane da re, Edberg le trascorre giocando (e perdendo) un solo incontro, in Coppa Davis contro Agassi. Il terzo e ultimo leader mondiale svedese chiude il suo bilancio di 72 settimane complessive al vertice con un record personale di 94 incontri vinti e 19 persi nel corso di 24 tornei, nella metà dei quali è riuscito ad arrivare in finale per poi vincerne otto.
Il 5 ottobre Courier è di nuovo n°1 del ranking ma, tanto per cambiare, non riuscirà a vincere alcun torneo prima che la stagione si chiuda. Il principale oppositore è Boris Becker, tornato su ottimi livelli di rendimento dopo un periodo non particolarmente positivo. Il tedesco è scivolato fino alla nona posizione ma la vittoria a Basilea gli ha ridato fiducia e il finale di 1992 è tutto suo, a scapito del n°1 che se lo trova di fronte sia nei quarti a Parigi Bercy che nella finale del Masters a Francoforte. Nella rassegna dei maestri, Courier perde nel round robin da Ivanisevic ma la sofferta vittoria in tre set su Krajicek e quella successiva su Chang gli garantiscono un posto in semifinale, dove si impone in due tie-break su Pete Sampras. Dal canto suo Becker, che nel girone aveva perso con Sampras, batte al tie-break del terzo set Ivanisevic e controlla la finale conquistando l’ATP World Tour Championship per la seconda volta in carriera.
Esausto dopo una stagione vissuta intensamente, Jim Courier dichiara ai giornalisti presenti a Francoforte che andrebbe volentieri in vacanza ma ad attenderlo c’è ancora la finale di Coppa Davis contro la Svizzera, in programma a Fort Worth il primo week-end di dicembre. In apparenza non dovrebbe esserci partita ma Tom Gorman non si fida dei rossocrociati e punta nuovamente sul trentatreenne John McEnroe per affiancare Sampras in doppio e schierare Agassi e Courier in singolare. La scelta si rivela azzeccata; chiusa la prima giornata sulla situazione di 1-1 (con Jim sconfitto al quinto da Rosset), gli americani si trovano sotto 0-2 nel doppio ma reagiscono e portano a casa un punto determinante. Perché il giorno dopo Courier è più rilassato e chiude la pratica in quattro set con Hlasek mettendo le mani sulla trentesima insalatiera d’argento della storia statunitense.
Finalmente Jim può andare in vacanza e ricaricare la batteria in vista di un 1993 che lo vedrà ancora grande protagonista insieme a un connazionale destinato, con le sue imprese, a cambiare la storia del gioco. Ma di questo parleremo tra una settimana.
TABELLA SCONFITTE N.1 ATP – DODICESIMA PARTE
ANNO | NUMERO 1 | AVVERSARIO | SCORE | TORNEO | SUP. |
1992 | COURIER, JIM | BECKER, BORIS | 76 62 67 67 57 | BRUXELLES | S |
1992 | COURIER, JIM | IVANISEVIC, GORAN | 63 67 67 | STOCCARDA INDOOR | S |
1992 | COURIER, JIM | CHESNOKOV, ANDREI | 46 57 | INDIAN WELLS | H |
1992 | COURIER, JIM | CHANG, MICHAEL | 26 46 | MIAMI | H |
1992 | EDBERG, STEFAN | KRAJICEK, RICHARD | 36 57 | TOKYO | H |
1992 | COURIER, JIM | OLHOVSKIY, ANDREI | 46 64 46 46 | WIMBLEDON | G |
1992 | COURIER, JIM | PEREZ, DIEGO | 63 67 26 | KITZBUHEL | C |
1992 | COURIER, JIM | ROSSET, MARC | 46 26 16 | OLIMPIADI BARCELONA | C |
1992 | COURIER, JIM | WHEATON, DAVID | 57 67 | CINCINNATI | H |
1992 | COURIER, JIM | SAMPRAS, PETE | 46 46 | INDIANAPOLIS | H |
1992 | COURIER, JIM | SAMPRAS, PETE | 16 63 26 26 | US OPEN | H |
1992 | EDBERG, STEFAN | AGASSI, ANDRE | 75 36 67 36 | DAVIS CUP | C |
1992 | COURIER, JIM | HOLM, HENRIK | 46 36 | STOCCOLMA | S |
1992 | COURIER, JIM | BECKER, BORIS | 67 36 | PARIGI BERCY | S |
1992 | COURIER, JIM | KRAJICEK, RICHARD | 64 46 57 | ANVERSA | S |
1992 | COURIER, JIM | IVANISEVIC, GORAN | 36 36 | MASTERS | S |
1992 | COURIER, JIM | BECKER, BORIS | 46 36 57 | MASTERS | S |
1992 | COURIER, JIM | ROSSET, MARC | 36 76 63 46 46 | DAVIS CUP | S |
Uno contro tutti: Nastase e Newcombe
Uno contro tutti: Connors
Uno contro tutti: Borg e ancora Connors
Uno contro tutti: Bjorn Borg
Uno contro tutti: da Borg a McEnroe
Uno contro tutti: Lendl
Uno contro tutti: McEnroe e il duello per la vetta con Lendl
Uno contro tutti: le 157 settimane in vetta di Ivan Lendl
Uno contro tutti: Mats Wilander
Uno contro tutti: Lendl al tramonto e l’ultima semifinale a Wimbledon
Uno contro tutti: la prima volta in vetta di Edberg, Becker e Courier
Flash
Nicola Pietrangeli riceve il “Premio Enzo Bearzot” alla carriera
Consegnato nel corso della cerimonia di venerdì al Maschio Angioino di Napoli, per la prima volta il prestigioso riconoscimento va a un atleta di un altro sport: “Un altro dei miei record” ha commentato Pietrangeli

Una lunga ed emozionante standing ovation ha accolto Nicola Pietrangeli sul palco della Sala dei Baroni presso il Maschio Angioino di Napoli. Nel corso della cerimonia di consegna del “Premio Enzo Bearzot”, che in questo 2023 è andato al tecnico del Napoli Luciano Spalletti, alla leggenda del tennis italiano è stato assegnato il Premio Speciale alla Carriera. Per la prima volta nella sua storia il ‘Premio Bearzot’ valica i confini del suo sport e viene assegnato ad un atleta non legato direttamente al mondo del calcio. “Un premio calcistico per la prima volta ad un atleta di un altro sport: un altro dei miei record!”, ha dichiarato Pietrangeli visibilmente commosso.
Gli innumerevoli trionfi, su tutti due edizioni del Roland Garros e degli Internazionali d’Italia, il fondamentale ruolo avuto nella trionfale edizione 1976 della Coppa Davis, il suo passato da calciatore e la capacità di conquistare il cuore degli appassionali; questi i motivi che hanno spinto la giuria a scegliere Nicola Pietrangeli per il prestigioso riconoscimento.
“Il più grande tennista italiano di sempre arriva alla soglia dei 90 anni anche con la soddisfazione di aver vinto da allenatore – o come si diceva un tempo ‘capitano non giocatore’ – il suo mondiale, portando in Italia nonostante le polemiche e i venti contrari la famosa Coppa Davis del 1976 – si legge nella motivazione. Uomo dai tanti talenti, Pietrangeli ha sempre intrecciato la sua vita con il mondo del calcio, allenandosi per anni e con buoni risultati con la Lazio e con la Roma. Soprattutto, nell’alternare le palle da tennis al pallone ha piazzato nei primi anni Cinquanta un colpo vincente, inventando con un gruppo di amici il calcetto e regalando così meritoriamente un’opportunità di fare squadra e sport a generazioni di appassionati dopolavoristi italiani”.
Istituito nel 2011 per onorare la memoria del commissario tecnico della Nazionale Italiana Campione del Mondo nel 1982 in Spagna, il ‘Premio Nazionale Enzo Bearzot’ -promosso da ACLI e FIGC, quest’anno anche con il patrocinio della FITP- viene conferito ogni anno al miglior tecnico italiano.
L’albo d’oro:
2011 – Cesare Prandelli
2012 – Walter Mazzarri
2013 – Vincenzo Montella
2014 – Carlo Ancelotti
2015 – Massimiliano Allegri
2016 – Claudio Ranieri
2017 – Maurizio Sarri
2018 – Eusebio Di Francesco
2019 – Roberto Mancini
2020 – Paolo Rossi (alla memoria)
2022 – Roberto De Zerbi
2023 – Luciano Spalletti
(comunicato stampa FITP)
Qua potete ascoltare una chiacchierata tra Pietrangeli e il direttore Scanagatta:
Ancora Nicola e Ubaldo in nell’intervista in occasione del torneo di Firenze:
L’arguzia di Nicola:
Congratulazioni a Nicola per il meritatissimo premio da parte del direttore Ubaldo Scanagatta e da tutta la redazione di Ubitennis.
Flash
Per Leylah Fernandez l’equilibrio è tutto nel gioco mentale del tennis
La giocatrice canadese avrà un ruolo di primo piano nel progetto sull’inclusività Come Play nato dalla partnership tra WTA e Morgan Stanley

di Andy Frye, pubblicato da Forbes il 6 marzo 2023
La stella nascente del tennis Leylah Fernandez ama ricordare agli appassionati e agli osservatori del tennis un particolare che è lampante per chiunque si guadagni da vivere in campo. Che il tennis è mentale quanto fisico.
“Io credo che, quando la mente decide, il corpo la segua”, ha detto la giocatrice canadese durante un’intervista la scorsa settimana. “L’aspetto mentale di questo sport è estremamente importante e sono estremamente fortunata. Cerco di godermi l’opportunità il più possibile.
Fernandez si è affacciata per la prima volta alla ribalta mondiale durante la finale persa agli US Open del 2021 e aveva fatto il suo debutto negli Slam all’Australian Open del 2020, che si è svolto tra la fine di gennaio e il primo weekend di febbraio 2020. Una settimana dopo quel primo grande debutto sul palcoscenico mondiale, Fernandez ha conquistato la più grande vittoria della sua carriera alla Billie Jean King Cup, battendo l’allora numero 5 del mondo Belinda Bencic nel turno di qualificazione.
Tuttavia, essendo una delle giocatrici più giovani del circuito, Fernandez afferma che nessun numero di ore in campo sia mai troppo, sia che si tratti di perfezionare il suo swing oppure di lavorare sulla forma generale. “Ho sempre voluto giocare a tennis (professionalmente) e non credo che questo sport abbia un impatto fisico negativo su di me”. Attualmente, la ventenne professionista WTA è classificata tra le prime 50, precisamente al numero 49 della classifica WTA. Ha anche in bacheca due titoli di singolare.
Alla fine della scorsa estate, la giocatrice canadese ha raggiunto il suo best ranking, al numero 13, dopo una serie di buone prestazioni, tra cui i quarti di finale raggiunti al Roland Garros del 2022. Sempre lo scorso anno anno fa ha vinto l’Abierto GNP Seguros 2022 a Monterrey, in Messico.
Fernandez, insieme a Coco Gauff e Qinwen Zheng, è una delle poche professioniste del circuito di età inferiore ai 21 anni. È forse per questo motivo che è stata scelta come portavoce principale nella nuova partnership della WTA con Morgan Stanley.
La scorsa settimana, la WTA e il gigante finanziario globale hanno annunciato una nuova partnership pluriennale per celebrare il 50° anniversario della WTA. L’associazione ha affermato in una dichiarazione che l’obiettivo della partnership consiste nell’evidenziare la crescente inclusività del tennis, nonché l’impegno nel far crescere la partecipazione delle donne al gioco.
“Con una visione condivisa per promuovere l’inclusività e ampliare l’accesso al gioco del tennis, entrambe le organizzazioni sono orgogliose di accelerare il loro impegno per promuovere il progresso delle donne nello sport”, ha affermato la WTA. Morgan Stanley diventa anche il partner di presentazione esclusivo dell’iniziativa Come Play della WTA, che propone programmi di tennis per incoraggiare le ragazze di tutte le età e abilità a condurre una vita sana e produttiva dentro e fuori dal campo.
Il programma Come Play fa leva sulla scelta da parte di Morgan Stanley di fare di Leyla Fernandez il suo Brand Ambassador in qualità di volto della pubblicità “See It To Be It” dell’azienda.
L’iniziativa ha lo scopo di ispirare i giovani a visualizzare il successo offrendo loro un modello con cui identificarsi.
“Sostenere la prossima generazione e dare a tutti una possibilità di successo sono impegni che condividiamo sia con Leylah che con la WTA”, ha affermato Alice Milligan, chief marketing officer di Morgan Stanley. “Questa nuova partnership rappresenta i nostri continui sforzi per aiutare le ragazze nello sport deltennis con gli strumenti vitali di cui hanno bisogno oggi per essere le nostre stelle di domani”. “Siamo veramente lieti di annunciare questa partnership con Morgan Stanley”, ha dichiarato il presidente della WTA, Micky Lawler. “Mentre ci sforziamo di creare un ambiente più diversificato e inclusivo per donne e ragazze, le nostre due organizzazioni non vedono l’ora di fare la differenza attraverso gli eventi della community Come Play durante l’HologicWTA Tour e nella creazione di contenuti che amplifichino questo importante messaggio”.
“Il tennis non è per sempre”, ha detto Fernandez parlando apertamente della sua carriera di atleta. Fernandez, che ha guadagnato poco più di 3,4 milioni di dollari in premi alla carriera dal 2019 ad oggi, ha affermato che, nonostante la sua giovane età, costruire la stabilità finanziaria è fondamentale. “Questa partnership darà ai giocatori fiducia, nell’educarci sulla stabilità finanziaria, e darà ai giocatori la fiducia di trovarsi in un ambiente stabile.
Inoltre, dopo lo sport e le nostre carriere, per aiutare i giocatori nel loro futuro.
In particolare, il programma Come Play invita le attuali giocatrici WTA, stelle in pensione e allenatori a partecipare a corsi di tennis e attività per ragazze al fine di “aiutare a costruire la prossima generazione di leader”, ha affermato la WTA.
L’iniziativa include anche l’alfabetizzazione finanziaria e le risorse di pianificazione per i giocatori, oltre a una serie di contenuti in eventi WTA selezionati e altro ancora.
Fernandez ha aggiunto di essere onorata di essere coinvolta nei continui sforzi della WTA per coinvolgere più ragazze nel gioco e di essere scelta come modello per i giovani interessati a questo sport.
Equilibrio: la chiave per un grande tennis?
La mancina, diventata professionista nel 2019, ha un bilancio impressionante di vittorie e sconfitte a partire da marzo 2023 con 130-82. Fernandez è anche un’appassionata tifosa di calcio e durante la nostra intervista dell’anno scorso ha dichiarato di essere cresciuta giocando a quello che il defunto Pelé una volta chiamava “o jogo bonito”.
Fernandez sottolinea anche che ha una vita al di fuori del tennis che, secondo lei, contribuisce al suo successo in campo. “Cerco di bilanciare un po’ la mia vita.Sì, gioco a tennis, ma sono anche una studentessa universitaria, e questo mi aiutato a separarmi dall’idea di essere solo una giocatrice di tennis”, ha aggiunto “Mi ha aiutato a rimettere a fuoco le priorità e a godermi le piccole parti della vita che non sono il tennis”.
Ma Fernandez riesce ancora a mantenere i rapporti con il suo primo altro amore sportivo, il calcio? “Sì, mi è permesso giocare”, ha detto, con un accenno di risata. “Sono fortunata ad avere allenatori che mi incoraggiano a praticare diversi sport.Diversificare aiuta nel tennis.Ogni volta che torno su un campo, tirare calci a un pallone con mia sorella aggiunge benefici al mio tennis”.
Traduzione di Alessandro Valentini
evidenza
Hantuchova: “Alcaraz di un altro pianeta, attacca come Federer e difende come Nadal”. Cervara: “È il Tyson del tennis”
Tra l’urgenza di paragoni sempre più arditi e statistiche strambe, la sintesi di Roger e Rafa, al secolo Carlos Alcaraz, non ha la risposta di Djokovic, di più: “Lui è la risposta”. Ma a quale domanda?

Il problema fondamentale è rappresentato da quei tre – Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic – e da quell’entità divoratrice di tutto a cui hanno dato vita nota come Big 3. Avercene di problemi del genere, si potrebbe obiettare, solo limitandosi a pensare a quanto hanno fatto per il tennis, aumentandone straordinariamente la popolarità.
Anche non considerando le generazioni di tennisti che prima tecnicamente, poi anche mentalmente, si sono ritrovate quasi senza possibilità di iscrivere il proprio nome sui trofei più importanti (quelli Slam, il cui peso è ancor più aumentato soprattutto nella considerazione dei tifosi proprio per “colpa” loro), pare che ormai nessuno possa tentare di emergere senza che “sì, ma alla sua età Roger serviva meglio, Nole aveva già vinto uno Slam mangiando pizze e Rafa non ne parliamo”.
Insomma, il problema è che quei tre non solo ti senti obbligato a citarli in ogni articolo (arrendendoti agli anacoluti), ma li devi battere sul campo, nei record di precocità, superare in classifica e spesso neanche questo basta perché l’avventato e inopportuno sfidante avrà senza dubbio avuto dalla sua una quantità industriale di circostanze favorevoli. E, come se non bastasse la pressione derivante dall’essere definito il nuovo Nadal/Djokovic/Federer a causa della disperata ricerca di un nuovo campione, allo stesso tempo lo sventurato in questione si sentirà dire con altrettanta veemenza che non vale metà della peggior versione di uno di quei tre. L’importante è che si facciano paragoni, poi tutto è permesso.
Tuttavia, c’è anche chi impara dai propri errori: in Spagna dicevano Munar el nuevo Rafa, dopo di che hanno imparato e quindi, quando Carlos Alcaraz (che entri, finalmente) aveva iniziato a farsi notare, c’era chi lo descriveva come il nuovo Roger. Così va molto meglio, bravi. Arriva però Daniela Hantuchova al alzare l’asticella. Al quotidiano francese l’Équipe, Daniela ha detto che “Carlos viene da un altro pianeta. Ha tutto. Mi sembra che abbia l’aggressività di Roger e la difesa di Rafa. Con la sua velocità e il modo di muoversi, riesce a giocare colpi che non credevamo possibili”.
L’ormai ex Carlitos (nel senso che è cresciuto, che adesso è Carlos o Charlie), avendo ancora un mese e mezzo da passare come teenager, non può evitare che, oltre ai paragoni, gli si cuciano addosso statistiche di precocità anche bizzarre, per esempio quella che lo nomina come più giovane realizzatore della tripletta IW, Miami, Flushing Meadows, impresa peraltro compiuta prima di lui dai soli Sampras, Federer, Djokovic e Agassi. Fantastico. Non è chiarissimo l’accostamento del Double allo US Open, però bello.
Di poco bizzarro c’è la sua vittoria a Indian Wells, dove colui che lo ha messo più in difficoltà è stato Jannik Sinner. Anche Griekspoor, restando aggrappato al proprio servizio, lo aveva trascinato al tie-break nel primo set, ma l’azzurro è riuscito a recuperare il break piazzando un parziale di 11 punti consecutivi e sembrava in grado di effettuare il sorpasso definitivo, anche perché il classe 2003 aveva perso confidenza con i colpi. Con la grafica in sovrimpressione che ratificava l’evidente differenza tra i dritti dei due contendenti (valutazione di 9,1 contro 6,4 a favore di Sinner), Alcaraz ha affrontato il set point contro dopo aver sbagliato proprio due dritti e pure comodi, annullandolo grazie alla smorzata di… dritto. Anche altri avrebbero forse provato il drop shot, probabilmente più alla ricerca di un timoroso asilo conseguente a quegli errori, ma non è il caso di Carlos che padroneggia quella soluzione, fa parte del suo vasto repertorio. Pur rifuggendo (invero senza difficoltà) la tentazione di suggerire chi alla sua età già possedeva un ampio baglio tecnico, resta il fatto che lo spagnolo è riuscito a vincere anche quel primo parziale e, alla fine, il suo percorso nel deserto è rimasto immacolato. Chi era stato l’ultimo a trionafre senza cedere set? Federer nel 2017, anche approfittando di un walkover. Per trovare chi aveva centrato quel risultato disputando almeno sei match, bisogna tornare indietro fino a Nadal nel 2007.
C’è per fortuna chi rimane fuori dal coro. È Gilles Cervara, l’allenatore di Daniil Medvedev, che lascia da parte i mostri sacri, ma solo quelli del nostro sport. “Alcaraz è il Tyson del tennis” ha… tracimato all’Équipe. “In alcuni momenti è capace di tirare dei ‘diretti’ con la racchetta. Ci sono stati colpi che hanno lasciato Daniil a dieci metri dalla palla, sferrati con potenza e velocità folli”
Difficile dire quanto ci abbia messo Medvedev del suo, ma nelle statistiche relative alla finale appare un numero enorme a dispetto di ciò che rappresenta: 0, come in “zero ace”. Pare che l’insieme “servizi neanche sfiorati dall’avversario” di Daniil non rimanesse privo di elementi dalla sfida contro Gilles Simon a Marsiglia nel febbraio 2020. Dopo una decina di giorni, (non solo) il Tour si sarebbe fermato – così, per dire. Di sicuro c’è che, in ventitré confronti, mai il Big 3 è riuscito in tale impresa contro Daniil, che ha chiuso così il contatore con un turno di anticipo, sfoderando contro Tiafoe l’ace numero 3.299 della carriera.
A proposito di contatori, durante la trasferta californiana Alcaraz ha messo a segno e superato la vittoria ATP numero 100, con un saldo positivo su tutte le superfici: 47-12 sulla terra battuta, 53-18 sul duro e – mettiamoci anche quella nonostante l’abbia appena respirata – 4-2 sull’erba. Con meno di due stagioni complete alle spalle sul Tour, vanta un bilancio indoor di 16-6 (mai aveva giocato al coperto a livello Challenger e ITF), mentre all’aperto si bea di un eloquente 88-26: se tutti sanno giocare bene a tennis in condizioni “asettiche”, Carlos dimostra con i numeri (oltre che con la finale del BNP Paribas Open) di saper gestire meglio di diversi colleghi il vento e le altre condizioni che si presentano nella maggior parte degli eventi del circuito. Ci affidiamo alla versione spagnola del sito atptour.com per aggiungere che, fra i tennisti in attività con almeno 20 incontri giocati, oltre al nostro protagonista solo in tre hanno un bilancio positivo contro avversari top 10. Ricorrendo a una finta preterizione, diciamo che non c’è bisogno di fare nomi: Djokovic, Nadal, Murray.
Carlos non ha (tecnicamente ancora) vinto il Sunshine Double, ma il trofeo di Indian Wells e quello di Miami sono già nel suo palmares. E – notizia inaspettata? – è il primo a vincerli entrambi da teenager. Per quanto riguarda specificatamente il titolo appena conquistato, è il secondo più giovane dell’albo d’oro, preceduto da Boris Becker. E, proprio quando si faceva ingenua strada l’illusione di poter completare un paragrafo senza essere costretti a evocare il mostro tricefalo, Alcaraz è il secondo teenager a vincere più di due Masters 1000. Il primo è stato…
… Rafa Nadal.
Non possiamo però non tornare a Daniela Hantuchova, che può continuare a lanciarsi nelle più spericolate iperboli, tanto ci aveva già convinti al “ciao”. L’ex numero 5 del mondo ha pochi dubbi su Carlos: “Porta il tennis a un altro livello, il che è pazzesco da vedere. Poco tempo fa, tutti di domandavano cosa sarebbe successo in futuro dopo Federer, Nadal e Djokovic. Credo che lui sia la risposta. Non c’è nulla di cui preoccuparsi”.