È un Medvedev travolgente. Anche Djokovic si gioca tutto all'ultimo match (Cocchi). Toni Nadal: "Sinner va verso il n.1" (Palliggiano)

Rassegna stampa

È un Medvedev travolgente. Anche Djokovic si gioca tutto all’ultimo match (Cocchi). Toni Nadal: “Sinner va verso il n.1” (Palliggiano)

La rassegna stampa di giovedì 19 novembre 2020

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È un Medvedev travolgente. Anche Djokovic si gioca tutto all’ultimo match (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

Il cannibale Djokovic si scopre con i denti spuntati e lo fa nella serata sbagliata, quando incrocia il lupo della steppa, Daniil Medvedev, nella versione deluxe, quella vista nell’estate 2019 culminata nella finale persa allo Us Open al 5° set con Rafa Nadal. Uno che è riuscito a mandare in crisi Rafa non poteva essere diventato un giocatore mediocre in pochi mesi e infatti, nella seconda parte dell’anno, il russo è cresciuto fino a tornare a quel livello. E stavolta a farne le spese è stato Novak Djokovic. Stancato, strapazzato, tramortito dalle geometrie psichedeliche del russo. E così, dopo le prime due partite dei round robin, il numero uno e il numero due al mondo si ritrovano a rischio eliminazione. Per lo spagnolo oggi sarà decisivo battere il campione uscente Tsitsipas, mentre Nole, domani, dovrà rispolverare l’istinto cannibale per eliminare Zverev, che proprio a Londra nel 2018 lo aveva battuto in finale. […] Dopo il 6-3 6-3 in 1 ora e 21 il russo ha esultato così: «Ho giocato al meglio nei momenti importanti, battere Nole è un sogno da quando lo vedevo in tv da piccolo». Medvedev, già qualificato, è pronto ad accogliere in semifinale il vincente di Nadal-Tsitsipas. E di certo il maiorchino non ne sarà felice. Domani Nole dovrà dare il tutto per tutto contro Sascha Zverev per salvare questo finale di stagione e mettere tra parentesi un 2020 assurdo e difficile, iniziato con l’ottavo successo agli Australian Open ma proseguito tra lo stop per pandemia, la festa al Covid nel suo Adria Tour, la squalifica allo Us Open, e la tranvata in finale al Roland Garros contro Nadal. La conquista del numero 1 a fine stagione per la sesta volta è certamente una buona notizia, ma una vittoria a Londra, che gli manca da 5 anni, sarebbe balsamica. Il Djokovic visto ieri, però, autore di 28 gratuiti e con soltanto il 58% di prime in campo contro il 69% del russo, dovrà rimettersi in sesto rapidamente. Magari mettendo da parte per un momento le distrazioni sindacali e il desiderio di cambiare il tennis. Secondo quanto riferisce Diego Schwartzman, sembra che Djokovic e Pospisil abbiano già chiesto di tornare indietro e candidarsi nel consiglio dei giocatori Atp, da cui si erano dimessi in estate. Non un passo indietro, ma la necessità di “lavorare” da dentro per far passare le proposte dei “rivoluzionari”. La sua ultima idea, ovviamente subito respinta da Nadal, è di giocare ogni torneo con partite al meglio dei tre set e magari eliminare i giudici di linea sostituendoli definitivamente con l’occhio di falco. Il che lo metterebbe anche al riparo da spiacevoli incidenti come quello di New York, che gli è costato l’uscita dal torneo […]

Intervista a Toni Nadal: “Sinner va verso il n.1” (Davide Palliggiano, Corriere dello Sport)

Don Toni è nel pieno del suo lavoro, quello di allevatore di giovani campioni A Manacor c’è un sole che acceca e va dritto nella fotocamera del suo smartphone. Far farsi vedere deve abbandonare l’aria aperta e chiedere se c’è una stanza della Rafa Nadal Academy: lo fa con una gentilezza che dovrebbe essere normale per un Maestro di tennis e di vita, ma che non smette mai di sorprendere. Si toglie la mascherina e via a parlare di sport, nel senso più ampio e nobile del termine. […] La domanda è semplice: come si diventa un campione? «Se vuoi essere il migliore del tuo club, non hai bisogno dare il 100% e lavorare cinque ore al giorno. Se vuoi essere il migliore in Spagna devi lavorare un po’ di più, ma se vuoi essere tra i migliori al mondo devi spingerti fino al limite. Questo è quello che ho provato a trasmettere ogni giorno a mio nipote, nient’altro. Non mi piacciono le cose complicate, non faccio le radici quadrate in un campo da tennis: bisogna solo tirare la palla nel modo più forte che puoi e possibilmente dove non ci sia il tuo rivale. Ovviamente nel campo». Con suo nipote deve essere stato facile. Si nasce o si diventa Rafa Nadal? «Pablo Picasso diceva: “L’ispirazione esiste, ma deve trovarti mentre stai lavorando”. Se lo diceva lui, è così. Un esempio: non si diventa Messi lavorando, ma si nasce. Se Leo però avesse giocato a un altro sport, non sarebbe stato lo stesso. Sento parlare spesso di talento, ma io ho sempre detto che nella vita c’è un talento speciale, che è la capacità di imparare. Quello significa per me è avere talento: c’è chi impiega tre ore a capire una cosa, chi un’ora. Lavoro più talento ti fa diventare il numero uno. Per quanto riguarda Rafa non mi preoccupavo che ne avesse molto o poco, ma mi premeva che arrivasse al suo massimo potenziale. E a dirla tutta non avrei mai pensato potesse vincere 20 Grandi Slam». I suoi mantra ora risuonano tra le mira dell’Accademia. «Lo dico con assoluta certezza: non ne avrò un altro come lui, ma continuo a credere di poter dare qualcosa a questi ragazzi. Oggi l’allenamento dei giovani è cambiato: lo diceva Mourinho, credo: “Prima allenavo uomini di 22 anni, ora alleno ragazzini di 22 anni”. Il problema è la tecnologia invasiva, l’impazienza che fa che la perseveranza sia molto più complicata da applicare. Apprendere non significa sempre divertirsi. Per capire davvero bisogna riflettere e riflettere, un lavoro che può diventare noioso». […] Jannik Sinner le piace? «Non mi sembra granché (ride, ndr). Scherzo. E’ un gran giocatore, uno dei candidati a essere il numero uno del mondo. Nonostante la sua gioventù dimostra maturità nel gioco: l’ho visto alcune volte, l’ultima contro Rafa al Roland Garros. Conosco le sue qualità già da tempo, avevo visto dei suoi video su Youtube, ha un grande futuro e sicuramente lui, Tsitsipas e Medvedev lotteranno per il primo posto nei prossimi anni. Sinner mi sembra molto completo, fa tutto abbastanza bene, anzi, molto bene». […]

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