Manca ormai poco al via alla seconda edizione del Challenger “Città di Trieste” (categoria 80, montepremi 44.820 €), che si svolgerà dal 26 luglio al 1° agosto sui campi del TC Triestino di Padriciano (TS). Del torneo dove lo scorso anno iniziarono a spiccare il volo verso il circuito maggiore e la top 100 le due giovani stelle Carlos Alcaraz Garfia, vincitore del torneo, e Lorenzo Musetti, sconfitto proprio dallo spagnolo in semifinale, abbiamo parlato con Piero Tononi, direttore della manifestazione (ed organizzatore, con la società Tennis Events Friuli Venezia Giulia).
Tononi è anche dirigente FIT regionale, dunque non potevamo iniziare l’intervista senza un accenno alla incredibile “estate tennistica” dello scorso anno in Friuli Venezia Giulia. “In effetti è un motivo di orgoglio poter affermare che il Friuli Venezia Giulia, insieme all’Emilia Romagna, sia stato uno dei traini nella ripartenza del tennis professionistico in Italia dopo il lockdown. Tra agosto e settembre in regione si sono svolti ben sei tornei: quattro ITF in campo femminile a Grado, Tarvisio, Cordenons e Trieste, e i due Challenger di Trieste e Cordenons in campo maschile“.
Una vicinanza di calendario che ha presentato e presenterebbe ancora diversi vantaggi, sia per i tornei che per i giocatori (”Alcune giocatrici sono rimaste qui un mese, noleggiando un camper e giocando tutti e quattro i tornei, dal punto degli spostamenti e dei costi, un grandissimo vantaggio” ci racconta Tononi), ma che non è stato possibile replicare, almeno per la stagione in corso.
“I circuiti sono ripartiti ed i tornei hanno ripreso le date tradizionali, la scorsa settimana si è disputato il 25K di Tarvisio, vinto dalla rumena Cristina Dinu che dopo la finale – ha battuto 6-2 6-0 la brasiliana Gabriela Ce, tds n. 1 – ha ricevuto i complimenti di Simona Halep, con la quale si è allenata più volte. Dal mio punto di vista, almeno per i tornei femminili (Tononi è anche Direttore di tre degli ITF femminili: Grado, Tarvisio e Trieste, ndr) sarebbe funzionale e vantaggioso, per tutti, riuscire a calendarizzarli almeno a due a due consecutivamente. Ci stiamo lavorando, anche se dobbiamo tenere conto di un paio di vincoli in termini di date. Uno è che a Cordenons il torneo deve essere in prossimità del Challenger maschile, per consentire di ottimizzare i costi organizzativi. L’altro è il mantenimento della data del 25K femminile di Grado, che si disputa in contemporanea con la prima settimana del Roland Garros e quindi può contare su una entry list da torneo di categoria superiore. Ad esempio quest’anno, tenendo una wild card disponibile fino all’ultimo, abbiamo avuto l’opportunità di concederla a Liumdila Samsonova, che poi abbiamo visto trionfare al WTA di Berlino e spingersi fino agli ottavi di Wimbledon, sconfitta dalla finalista Pliskova“.
Arriviamo quindi a parlare del Challenger triestino, per capire anche come è nata l’opportunità di organizzare un torneo di questo livello nella città giuliana. Partendo perciò da qualche anno fa, dall’organizzazione di quel Future che dallo scorso anno è, appunto, diventato ‘grande’. “Abbiamo iniziato ad organizzare il Future, nato nel 2008, dall’edizione del 2016. Ed è particolare, in questo momento, ricordare quell’edizione e alcuni dei partecipanti. Primo tra tutti, proprio il primo giocatore italiano a raggiungere la finale di Wimbledon, Matteo Berrettini. Matteo dopo essere stato sconfitto al primo turno nel singolare conquistò il torneo di doppio in coppia con Jacopo Stefanini. Ma altri giocatori passati quell’anno a Padriciano hanno fatto un bel po’ di strada: come un altro top 100 italiano, Stefano Travaglia, che perse in semifinale con un altro nome noto agli appassionati, l’ungherese Attila Balazs che è arrivato in finale nel 2019 al Croatian Open di Umago“.
Nel 2020 la possibilità di passare al Circuito Challenger. Colta subito, ma con avvedutezza. “La nostra filosofia, sin dal 2016, è sempre stata quella di fare un passo alla volta, consolidarci e poi passare allo step successivo. Abbiamo fatto così quando siamo passati da Future 10K a Future 25K. Abbiamo fatto così lo scorso anno quando, anche in considerazione della situazione venutasi a creare con la pandemia, c’è stata l’opportunità di fare il salto e sapevamo che eravamo in grado di farlo. Lo scorso anno il torneo fu un Challenger 100, con il montepremi doppio rispetto a quello pianificato e a quello di quest’anno (88.520 € vs 44.820 €, ndr), grazie al supporto dell’ATP, che proprio in considerazione della situazione contingente ci propose l’integrazione del montepremi, a proprio carico, se assicuravamo gli altri requisiti di un Challenger 100, come la presenza e l’ospitalità per i giudici di linea, un massaggiatore in più per i giocatori.
Era una grande opportunità, soprattutto in considerazione della situazione, la ripartenza post lockdown, valeva la pena fare un ulteriore investimento, economicamente molto inferiore, per alzare il livello del torneo. Opportunità che abbiamo potuto cogliere grazie ovviamente al supporto degli sponsor, a partire dalla Regione FVG, il Comune di Trieste, il main sponsor Fincantieri e le altre realtà che ci hanno supportato, come Serena Wines 1881, Acqua Dolomia, Gruppo Taboga e Pertot Ecologia“.
Come accennato all’inizio, la prima edizione del Challenger triestino è stata nel segno della NextGen, con il giovane australiano Popyrin n. 1 del seeding e poi gli exploit di Alcaraz Garfia e di Musetti. Chiediamo a Tononi cosa possiamo attenderci quest’anno in termini di entry list.
“Come nella scorsa edizione abbiamo un accordo di collaborazione con FIT, quindi riserviamo alla Federazione parte delle wild-card e avremo altre giovane speranze azzurre. La collocazione quest’anno è particolare, a partire dal fatto che nella stessa settimana ci sono le Olimpiadi. Se guardiamo al circuito ATP e pensiamo agli specialisti della terra che rimangono in Europa sino all’ultimo prima della trasferta su cemento americano, questa settimana si giocano Umago e Gstaad sul rosso, mentre la prossima, in contemporanea con noi, ci sarà Klagenfurt. Quindi sicuramente per i “terraioli” rappresentiamo una alternativa interessante.
La settimana successiva ci sarà il Challenger di Cordenons e questo può rappresentare un “plus”, tornando al discorso dei vantaggi in termini logistici e di costi, considerando la vicinanza con Umago, anche rispetto agli altri Challenger che si giocano nello stesso periodo sulla terra. Avremo una decina di top 200, tra i quali i due italiani Alessandro Giannessi e Thomas Fabbiano, il finalista dell’ATP 250 Belgrado 2 – sconfitto da Novak Djokovic – il 23enne slovacco Alex Molcan, un ex top 25 come il bosniaco Damir Dzumhur. E di questi, una parte ha proprio fatto tappa ad Umago questa settimana“.
Un torneo di tennis non significa solo partite da guardare, ma spesso anche eventi collaterali che rendono ancora più interessante per il pubblico la partecipazione alla manifestazione. Purtroppo da un anno a questa parte, la pandemia rende tutto questo più difficile.
“Lo scorso anno con tutte le restrizioni non si è potuto fare molto e purtroppo anche quest’anno abbiamo dovuto rinunciare all’idea di allestire un “tennis village” come si fa di solito nei tornei, soprattutto da un certo livello in su. Ma tornando al discorso del consolidarci e crescere pian piano siamo riusciti comunque a fare un passo in avanti. Stiamo infatti allestendo le tribune su uno dei campi illuminati, in modo che da questa edizione avremo anche la sessione serale, con una capienza di circa 200 persone. E poter offrire agli appassionati – e non solo – un match di tennis di livello anche di sera rappresenta sicuramente un motivo di interesse e uno stimolo ulteriore per salire qui sul Carso Triestino, oltre che per sfuggire dalla calura estiva della città per qualche ora“.
Chiediamo infine se questa possa essere la collocazione definitiva del torneo nel calendario Challenger. E se dopo il passaggio da Future a Challenger, si sta già pensando pensi anche a qualcosina in più.
“Intanto abbiamo ottenuto questa data, ed era già importante essere confermati nel calendario Challenger. Sicuramente l’obiettivo, il sogno, è quello un giorno di approdare nel circuito maggiore (seguendo l’esempio di Parma, che ci è riuscita quest’anno sia a livello ATP che WTA, ndr). Ci stiamo ovviamente pensando, ma sempre con l’approccio di fare il passo al momento giusto. Parlando di date, un’opzione interessante che stiamo valutando è anche quella di un torneo indoor a fine stagione. Trieste ha le strutture per ospitarlo, abbiamo due palazzetti dello sport di assoluto livello (l’AllianzDome, dove la Pallacanestro Trieste gioca il campionato di serie A e il PalaChiarbola, casa della Pallamano Trieste, una delle squadre più titolate in Italia, ndr) e potremmo quindi pensare ad un ulteriore step intermedio come un Challenger 125K, che nel calendario indoor potrebbe garantirci un campo di partecipazione di qualità anche più elevata di un 250 estivo.”
I sogni, si dice, non hanno scadenza. Come ultima domanda chiediamo se invece Tononi e la Tennis Events Friuli Venezia Giulia, una data di scadenza al sogno di diventare un ATP 250 l’hanno messa. “L’obiettivo è arrivarci tra cinque anni. L’investimento è importante, organizzare un torneo come questo è possibile solo grazie agli sponsor, e io spero che ai nostri sponsor storici si uniscano le maggiori realtà del tessuto economico cittadino. Se ci riuscissimo, se riuscissimo a coinvolgere veramente tutti, il sogno può diventare realtà“.