Djokovic ritorna sul trono. Medvedev si inchina: "Ho studiato i miei errori" (Pierelli). Alcaraz chiama: "Sinner, tu e io rivali del futuro" (Cocchi). Intervista a Musetti: "Ho ricucito il cuore e ritrovato il mio tennis. Adesso mi diverto" (Piccardi)

Rassegna stampa

Djokovic ritorna sul trono. Medvedev si inchina: “Ho studiato i miei errori” (Pierelli). Alcaraz chiama: “Sinner, tu e io rivali del futuro” (Cocchi). Intervista a Musetti: “Ho ricucito il cuore e ritrovato il mio tennis. Adesso mi diverto” (Piccardi)

La rassegna stampa di lunedì 8 novembre 2021

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Djokovic ritorna sul trono. Medvedev si inchina: “Ho studiato i miei errori” (Matteo Pierelli, La Gazzetta dello Sport)

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Ma la cosa che più avrà fatto piacere a Novak Djokovic, in questa settimana parigina conclusa con l’86° torneo messo in cassaforte (quinto di sempre nell’era Open), è l’abbraccio del pubblico. Quel pubblico che a tante latitudini in passato lo aveva fischiato. Aggressività Stavolta, invece, tutti erano schierati dalla sua parte: evidentemente quelle lacrime nella premiazione di Flushing Meadows, dopo la sconfitta più cocente della carriera, lo hanno reso più umano, più permeabile alle emozioni. Anche se in campo – a parte i primi due giochi in cui era attanagliato dalla tensione e che gli sono costati il set – Nole si è dimostrato il solito computer programmato per vincere, un giocatore capace di adattarsi perfettamente a qualsiasi situazione tattica. Se a Medvedev, a New York, lo aveva trascinato nella sua ragnatela, stavolta Djokovic ha giocato una partita molto più aggressiva per togliere il comando del gioco all’orso russo, con il quale i confronti diretti lo vedono ancora in vantaggio: 6-4. Il serbo si è buttato a rete piuttosto di frequente conquistando il 76% dei punti: la chiave del match è stata questa. «Contro di lui – ha detto il serbo – devi trovare il modo per giocare con una sorta di aggressività controllata. Ho rivisto la finale degli Us Open per capire le cose che ho sbagliato e quelle che ho fatto bene. Ad esempio, ho cercato di capire meglio il suo servizio, anche il lancio della palla, per poter rispondere con più incisività. Persino il più piccolo dei dettagli può fare la differenza in partite così». Adesso tutti a Torino Medvedev, dopo un primo set di livello, è via via calato e non ha più avuto scampo. Ci si aspettava un terzo set spettacolare, si è assistito a un assolo di Djokovic, anche per demeriti del russo che ha mollato e perso gli ultimi tre servizi della partita. Così, dopo due ore e 15 minuti (4-6 6-3 6-3), il numero 1 del mondo è tornato ad alzare un trofeo a distanza di quasi quattro mesi da quello di Wimbledon, dove aveva battuto il nostro Matteo Berrettini. E la capitale francese ha applaudito ancora Nole dopo l’impresa al Roland Garros: nella stessa stagione il doppio con Bercy era stato firmato l’ultima volta da Andre Agassi nel 1999. Il tutto davanti ai figli Stefan (7 anni) e Tara (4) con i quali si è stretto in un intenso abbraccio – sotto lo sguardo della moglie Jelena – alla fine del match.

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Alcaraz chiama: “Sinner, tu e io rivali del futuro” (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

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Lasciata Parigi, Carlos Alcaraz è arrivato a Milano dove sarà protagonista, e non per modo dire, delle Next Gen Atp Finals. Al Palalido, ora Allianz Cloud, si comincia domani con lo spagnolo in campo contro Holger Rune, il danese fresco di vittoria al Challenger di Bergamo. Carlos da Murcia, 18 anni compiuti il 5 maggio (in campo, prendendo una lezione da Nadal a Madrid come festa di compleanno) è già 35 al mondo. Con un titolo Atp conquistato in estate sul rosso di Umago, si dice da tempo che sarà il nuovo Nadal a cui lo accomuna sicuramente l’etica del lavoro, inculcata da coach Juan Carlos Ferrero fin dall’inizio della loro collaborazione. ?

Carlos, tranquillo, qui nessuno le chiedevi del paragone con NadaL.. «Grazie, comunque è un paragone che mi fa piacere e mi rende orgoglioso. Solo che non voglio farmi schiacciare dalla pressione, proseguo dritto sulla la mia strada che è ancora lunga e piena di lavoro da fare». ?

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Lei si allena con Juan Carlos Ferrero, un altro pezzo di storia del tennis. «lo e lui abbiamo un bellissimo rapporto, mi ha insegnato e mi insegna tanto sia sul campo sia fuori. Impegno e determinazione sono le sue parole d’ordine, ma ora è anche un buon amico con cui parlare di tutto». Capitolo Sinner. Per la vostra prima volta, a Berty, c’era una grandissima attesa. È stata una bella partita. Risultato escluso. «A me il risultato non e dispiaciuto (ride). Scherzi a parte, ho grande stima di Jannik che è anche un bravissimo ragazzo. Però ci andrei piano con i paragoni, lui è top 10 a 20 anni. lo spero di essere nella sua posizione tra un paio di stagioni».

Per gli amanti del tennis il vostro è sembrato un antipasto molto ghiotto della rivalità che infiammerà il circuito nel prossimi 10-15 anni. «Lo spero, sarebbe bello ritrovarci tante volte uno contro l’altro per traguardi importanti. E proprio quello che ci siamo detti a Parigi, alla fine del match, quando a rete gli ho sorriso».

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A 18 anni, è già 35 al mondo. Allo Us Open ha battuto Tsitsipas, gli sponsor la rincorrono. Ma non le manca un po’ la vita da teenager? «Certo che mi manca. So di perdermi molte delle esperienze che fanno i miei coetanei, ma questa è la vita che ho scelto e mi piace nonostante i sacrifici. Gli amici mi mancano, ma quando posso li sento, giochiamo insieme alla Playstation, a Fifa soprattutto». ?

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Oltre al tennis ha altre passioni? «Il sushi… E poi mi diverto col padel, o a fare partite di pallone con gli amici appena posso, e rilassarmi col golf». ? Gioca a golf e tifa Real Madrid, e poi non vuole essere paragonato a Nadal.. «È vero, ci accomunano queste passioni. A dire il vero accomunano anche tantissimi altri spagnoli». Tornando a Milano, ieri si è allenato con Musetti. Come le è parso il palazzetto? «Molto bello, la superficie mi piace e anche allenarmi con Lorenzo è stato interessante». ? Lo sa che a Milano tiferanno tutti per lui? «Come è normale che sia, giocando in Italia».

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Intervista a Musetti: “Ho ricucito il cuore e ritrovato il mio tennis. Adesso mi diverto” (Gaia Piccardi, Corriere della Sera”

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Musetti, 19 anni, n.67 del ranking, impegnato da domani a Milano nel torneo Next Gen, ha scoperto i suoi, di limiti, quest’estate: tra l’exploit al Roland Garros e l’Open Usa ha infilato cinque uscite al primo turno. Il cuore infranto per un amore finito non ha aiutato. C’è solo da ricostruire: lavori in corso. Next Gen contro i migliori Under 21 le offre il riscatto, Lorenzo. «Non vengo da un periodo facile ma la vittoria con Djere a Parigi indoor mi ha ridato fiducia: per la prima volta dopo molto tempo mi sono sentito bene in campo». Com’era caduto nel buco? «Un insieme di cose che si sono incrociate tra tennis e vita privata. E stata una stagione di alti e bassi, con i bassi che si sono prolungati troppo. Ho lavorato molto con pochi risultati: è dura, però bisogna avere pazienza».

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Non è che dopo essere stato avanti 7-6 7-6 con Djokovic sul centrale del Roland Garros aveva pensato che il tennis fosse una cosa facile? «No. Non mi sono montato la testa, proprio no. E che a un certo punto mi è mancata la passione, la scintilla. E ho avuto bisogno di un bagno di lavoro e di umiltà». Il punto più basso? «Sono stati due, due partite nelle quali mi sono quasi vergognato: con Coria a Winston Salem e con Kuzmanov a Sofia. Ho perso senza lottare: imbarazzante… Ne ho parlato con Simone Tartarini, il mio coach, e insieme abbiamo deciso che l’unica cura fosse l’allenamento». Ha anche iniziato le sedute con uno psicologo messo a disposizione dalla Fit. «Dopo i Giochi di Tokyo, sì, abbiamo impostato il lavoro con regolarità. Sarà un percorso lungo, però mi sta servendo. Il dottore mi fa riconoscere le emozioni e le cose che vivo, portandomici per mano.

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Il cuore è ricucito? «Sono cose di ragazzi, a 19 anni non muore nessuno. E ovvio che c’era affetto, ma non ne farei un dramma. La relazione finita è coincisa con episodi in campo e cambi di programma all’ultimo momento: situazioni che non ho scelto e che mi hanno portato in un cerchio negativo». Inclusa l’Olimpiade da rimpiazzo di Jannik Sinner? «In programma c’era giocare tre tornei sulla terra, la mia superficie, invece… Chi lo sa se, con quei tornei, il periodo negativo si sarebbe accorciato. Di certo Tokyo con il pubblico sarebbe stata un’altra cosa ma indossare la maglia azzurra è stata un’emozione». La ritroverà a fine novembre a Torino, in Coppa Davis. «La prima convocazione: sono felice e orgoglioso di far parte di una squadra giovane e forte, che può puntare alla coppa. Panchina o campo, darò il mio contributo».

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