Preview terra battuta: l'incertezza regna sovrana

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Preview terra battuta: l’incertezza regna sovrana

In vista del primo Masters 1000 sul rosso, l’ATP di Montecarlo, solamente Alcaraz sembra poter mettere in difficolta’ Nadal e Djokovic.

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Rafael Nadal e Novak Djokovic - Roland Garros 2021 (ph. ©Cédric Lecocq _ FFT)
 

Sono ormai anni che la stagione sulla terra battuta manca di pathos. È un qualcosa che è iniziato nel 2005 ma che abbiamo aspettato ad ammettere fino al 2008 quando Rafael Nadal battendo per la quarta volta consecutiva il suo rivale Roger Federer al Roland Garros fece capire che se lui era al massimo della forma non ce n’era per nessuno sul mattone tritato, nemmeno per il numero uno al mondo. La storia la conosciamo tutti. 

Attenti a quei due 

Dal 2008 a oggi i giocatori dagli stili di gioco più disparati hanno provato a mettere fine all’egemonia di Nadal a Parigi ma nessuno di loro ci è veramente riuscito perché dopo 17 anni dal primo titolo il favorito a Bois De Boulogne è considerato ancora lui. Allo stesso tempo però Djokovic, a differenza di Federer, e’ stato in grado di sconfiggere Nadal per ben due volte al Roland Garros (2015, 2021). L’anno scorso il serbo ha giocato una fantastica partita  in semifinale contro un Nadal che è parso  in difficoltà fisica solo nel quarto set. Il fatto che da quel momento lo spagnolo ha giocato solamente un torneo nel resto dell’anno ha ingiustamente tolto valore alla vittoria slam più significativa di Novak nel 2021. Nonostante i due titoli a Parigi di Djokovic è ancora Nadal a presentarsi come favorito.

Al posto giusto nel momento giusto

Rispetto a diciassette anni fa però ci sono delle differenze. Federer nel corso della carriera si è aggiudicato 6 Masters 1000 sulla terra battuta  ma questi titoli sono arrivati solamente ad Amburgo e a Madrid dove le condizioni di gioco sono sempre state particolarmente rapide. Tra Montecarlo e Roma ha raggiunto ben otto finali perdendo cinque di questi match contro Nadal. Dal 2014 a oggi Nadal ha vinto otto 1000 sul rosso mentre nelle precedenti otto stagioni ne aveva vinti ben quindici. Fisiologicamente il calo di Nadal sarebbe dovuto arrivare sulla lunga distanza ma come ben sappiamo la maggior parte delle sconfitte sul rosso negli ultimi anni sono arrivate al meglio dei tre set. In questo modo Zverev e Tsitsipas si sono aggiudicati rispettivamente a ventidue e a ventitré anni titoli come Montecarlo e Roma. Una volta arrivati a Parigi, come d’incanto, il passato ricordava a tutti che non se n’era mai andato e i giovani rampanti capivano ben presto che fino a quando Nadal era presente si sarebbe giocato solo per il secondo posto.

Il nuovo che avanza

Secondo posto che l’anno scorso Djokovic a Parigi ha rivendicato con la vittoria in semifinale contro Nadal, ma che non pare ancora abbastanza per ritenerlo il favorito soprattutto dopo che negli ultimi cinque mesi ha giocato solamente un torneo. Il suo ritorno rappresenta comunque una delle tre ragioni per considerare questa stagione su terra battuta interessante. La seconda è l’infortunio di Nadal a una costola rimediato a Indian Wells che lo costringerà al forfait non solo a Montecarlo (non saltava questo evento dal 2004) ma anche a Barcellona. La terza ragione è la curiosità attorno a Carlos Alcaraz che pochi giorni fa è diventato il più giovane campione del Miami Open.

Una generazione che non entusiasma

Questo Sunshine Double ha confermato che la generazione di coloro nati a fine Anni ‘90 continua a non convincere, per stile di gioco e per risultati. La prima metà di 2022 è infatti stata una delusione per Medvedev, Zverev e Tsitsipas. Il russo, che si è appena operato all’ernia e potrebbe saltare tutta la stagione su terra battuta, non è una garanzia di continuità perché il suo stile di gioco richiede che sia al 100 % fisicamente quasi ogni giorno. È abile a “far venire le vesciche al cervello agli avversari” come diceva Brad Gilbert ma se non diventa più incisivo con il dritto rischia, soprattutto sulla lunga distanza, di perdersi. Zverev sta avendo un’annata difficile, in Florida aveva un tabellone alla portata ma contro Ruud ha dimostrato poco coraggio. Sulla terra battuta gioca bene, potrebbe essere pericoloso due su tre ma per Parigi non sembra una minaccia. Tsitsipas nella partita contro Alcaraz ci ha ricordato con le dovute proporzioni Federer quando affrontava Nadal: partenza a razzo e piedi dentro il campo con il rovescio. Poi Alcaraz così come Nadal ha insistito sul lato sinistro e Stefanos lentamente si è sciolto. Gli manca ancora qualcosa, soprattutto il servizio e il dritto viaggiano meno di quanto dovrebbero. Insomma non pensiamo che nessuno di questi tre giocatori possa costituire una reale minaccia per Nadal e Djokovic a Parigi. 

I tennisti USA alla conquista di Montecarlo

E come consideriamo i vincitori di Indian Wells e Miami? Per quanto riguarda Alcaraz in questo momento è giusto considerarlo uno dei favoriti in ogni torneo che gioca. Il ragazzo impressiona sotto ogni punto di vista ma non dimentichiamoci che in Florida ha avuto un tabellone abbastanza favorevole e che sulla lunga distanza ha ancora tutto da dimostrare. L’effetto sorpresa svanirà presto e i giocatori cominceranno a prendere contromisure al suo gioco. Per esempio, già nella finale di Miami contro Ruud, le sue smorzate hanno avuto meno successo. Fritz ha vinto in California ma rispetto ad Alcaraz la sua vittoria sembra stata più fortunosa. L’americano è stato bravo ad approfittare del tabellone dal momento che i giocatori più caldi del momento (Nadal, Alcaraz, Kyrgios) si trovavano tutti nella parte alta. Per quanto il rosso non sia la sua superficie preferita Fritz giocherà a Montecarlo,  dove sarà uno dei soli tre americani presenti nel tabellone principale (Giron e Korda gli altri due). La scelta di Fritz e Korda di giocare a Montecarlo conferma le loro ambizioni di diventare giocatori di vertice.

Più in generale la terra battuta è sempre stata una superficie di specialisti sulla quale il ranking contava fino a un certo punto. Guardando però oltre la top 15 per cercare di capire chi potrebbe regalarci qualche sorpresa, nel vuoto generale due nomi appaiono intriganti: Kyrgios e Fognini. L’australiano non giocherà sul rosso questa stagione (non ci stupiremmo se alla fine decidesse di andare a Parigi) ma al meglio dei tre set, anche sulla sua superficie meno congeniale potrebbe dare fastidio a tanti. Il nome di Fognini è una provocazione dal momento che ormai nessuno parla di lui. Non solo il futuro del tennis italiano è in mano a Berrettini e Sinner ma anche Sonego è considerato superiore a Fognini in questo momento.  Ma siamo sicuri che Fabio a posto fisicamente sia effettivamente inferiore a Sinner sul rosso? La velocità di braccio di Fognini, grazie alla quale riesce a trovare soluzioni vincenti da quasi ogni angolo, è proprio quello che manca a Sinner il quale si fa sicuramente preferire per la solidità mentale. I due all’apparenza  sembrerebbero imparagonabili dal momento che  Fognini per arrivare al best ranking di numero nove del mondo ha dovuto aspettare fino al 2019 quando aveva già trentadue anni mentre Sinner ha raggiunto la stessa classifica a solamente vent’anni. È giusto però  ricordare che Fabio durante tutta la sua carriera si è dovuto confrontare non solo contro i “fab four” ma anche contro i vari Ferrer, Berdych, Tsonga contro cui era difficile imporsi. Sinner ha avuto la fortuna di imporsi nel circuito ATP in un momento di ricambio generazione. 

In questa fase della stagione con Nadal e Thiem assenti e con Djokovic in campo per la prima volta dopo cinque mesi c’è spazio per tutti. L’idea e’ che sia Fognini il primo a non pensare che quello fatto tre anni fa a Montecarlo sia nuovamente realizzabile. Non possiamo chiudere l’articolo senza nominare Dominic Thiem. L’austriaco ha raggiunto due finali consecutive al Roland Garros (2018, 2019) imponendosi come secondo miglior giocatore su terra battuta fino all’anno scorso. Qualora riuscisse a tornare in forma in tempo per Parigi sulla lunga distanza partirebbe probabilmente sfavorito solo contro Nadal e Djokovic.

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