WTA Finals: in Texas tutti a caccia di Iga Swiatek

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WTA Finals: in Texas tutti a caccia di Iga Swiatek

La polacca Iga Swiatek arriva a Fort Worth come la grandissima favorita. Chi riuscirà a fermarla? Il tennis vario di Jabeur? Le americane Gauff e Pegula? La potenza di Sabalenka e Sakkari?

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Iga Swiatek - WTA Finals 2022 (foto Twitter @wta)
 

Il circuito si appresta a vivere l’atto conclusivo della sua stagione 2022 in una situazione per molti versi inedita. Innanzitutto si tornerà a giocare negli Stati Uniti per la prima volta dal 2005, quando le WTA Finals si erano disputate per l’ultima di quattro edizioni consecutive allo Staples Center di Los Angeles (casa dei Lakers della NBA e oggi rinominato Crypto.com Arena). Il contratto con Shenzhen è formalmente ancora in vigore, e lo sarà fino al 2028, ma con la Cina ancora sostanzialmente chiusa al resto del mondo per l’emergenza COVID e il “ban” imposto dalla WTA a seguito dell’affare Peng Shuai i vertici del tennis femminile hanno dovuto cercare una soluzione alternativa dell’ultimo minuto, e dopo il grande successo popolare di Guadalajara (una grande scoperta per il tennis femminile che dovrà essere coltivata a dovere nei prossimi anni) si è optato per la Dickies Arena di Fort Worth, la “città gemella” di Dallas.

La scelta è sembrata per molti versi obbligata, se si pensa che l’annuncio è arrivato ben dopo la fine dello US Open quando ormai il tempo scarseggiava per poter trovare soluzioni di altro tipo. Non c’è stato molto tempo per la WTA e per gli organizzatori locali, tanto che poche ore prima del sorteggio di venerdì sera non c’era ancora traccia del campo sul quale si dovranno disputare tutte le partite.

L’allenatore di Maria Sakkari, Tom Hill, ha postato sui suoi social un video che mostrava l’arena completamente priva di qualunque superficie di gioco, e abbiamo avuto conferma che le giocatrici si sono dovute allenare su campi esterni perché il campo ufficiale non era ancora pronto.

Ma a parte le questioni organizzative, queste WTA Finals si presentano ai nastri di partenza con una favorita d’obbligo, come non accadeva dal 2016, quando Angelique Kerber si presentò a Singapore forte di una stagione vissuta da dominatrice con due Slam vinti e una medaglia d’argento alle Olimpiadi di Rio. Quest’anno Iga Swiatek arriva in Texas anche lei con due titoli del Grande Slam, ma anche forte di un clamoroso record di 64 vittorie e 8 sconfitte nella stagione e ben 8 tornei vinti, tra cui quattro WTA 1000.

La sua meteorica ascesa alla vetta del tennis è coincisa prima con il repentino ritiro di Ashleigh Barty dopo la sua vittoria all’Australian Open, e poi ha accompagnato anche l’addio al tennis giocato di Serena Williams, che ormai da diversi anni limitava molto la sua attività ma non aveva mai trovato la forza di annunciare il suo ritiro, o meglio la sua “evoluzione verso il nuovo capitolo della sua vita lontano dal tennis”. La WTA ha sicuramente trovato un personaggio nel momento in cui due delle sue stelle più luminose hanno deciso di defilarsi dalla ribalta, ma per far tornare il circuito femminile ai fasti e alle attenzioni mediatiche di un tempo è necessario che Iga venga sfidata regolarmente, e nelle fasi finali dei tornei importanti, da qualche rivale in grado di batterla in maniera più che occasionale.

Per ora Swiatek ha più del doppio dei punti della sua immediata inseguitrice in classifica, la tunisina Ons Jabeur che però non ha potuto mettere nel pallottoliere i punti della finale di Wimbledon, a causa della ben nota diatriba tra la WTA e l’All England Club a seguito dell’esclusione dai Champioships di tutti gli atleti russi e bielorussi. Ons gioca un tennis di grande qualità, ma mentalmente ha dato segno di non aver ancora totalmente vinto quella fragilità che all’inizio della carriera le ha impedito di vincere in maniera commisurata al proprio talento.

Dietro di loro ci sono due giocatrici statunitensi (Coco Gauff e Jessica Pegula) che non solo hanno riportato una doppia presenza a stelle e strisce nella Top 5 per la prima volta dal 2010, ma si sono anche qualificate per le WTA Finals sia in singolo sia in doppio giocando in coppia. I loro head to head con Swiatek sono per il momento una sentenza (0-7 quest’anno, 1-8 in totale), ma soprattutto Gauff è molto giovane e ha spazio per migliorare. Già in questa stagione è riuscita a limare in maniera significativa il gomito alto sul quel diritto che troppo spesso si perdeva, e può vantare su Swiatek un gap fisico piuttosto importante che potrebbe diventare una carta vincente in futuro.

Scendendo nella lista delle qualificate si trovano Maria Sakkari e Caroline Garcia, due giocatrici che probabilmente costituiscono una prova a favore di chi dice che il margine di Swiatek nei confronti delle altre è anche e soprattutto dovuto al fatto di aver incluso fin da subito nel suo team una psicologa. Sakkari è un’atleta di primissimo livello: durante la pandemia, quando il circuito era fermo, si è messa ad allenarsi in atletica arrivando a correre i 100 metri in 12 secondi e 7 decimi. Con le scarpe da tennis. Ma abbiamo visto tante volte come il suo braccio inizi a tremare una volta che si arriva al dunque.

Caroline Garcia ha ripetuto una cavalcata simile a quella del 2017, quando con un finale di stagione entusiasmante si qualificò all’ultimo minuto per Singapore: “Fu decisamente inaspettato allora… non che la qualificazione questa volta fosse attesa… sono più o meno nella stessa situazione – ha detto la francese durante il media day – è passato parecchio tempo da quella volta, ci sono stati tanti eventi positivi, qualche evento negativo, infortuni, esperienze importanti”. In questa stagione Garcia è passata dal n. 75 al n. 6, stravincendo il WTA 1000 di Cincinnati e arrivando allo US Open come una delle favorite del torneo, se non la favorita, considerando la scarsa forma di Swiatek in quel periodo, per poi sparire contro Jabeur in semifinale.

A chiudere la lista delle partecipanti due atlete che in altri sport non avrebbero nemmeno potuto partecipare alla stagione: la bielorussa Aryna Sabalenka e la russa Daria Kasatkina. Dopo un 2022 pieno di alti e bassi da parte di entrambe è arrivata la qualificazione alle WTA Finals quasi come un premio inaspettato. “Davvero incredibile essere qui, dopo l’inizio di stagione che ho avuto – ha dichiarato Sabalenka – credo che il livello delle prime 10 sia sceso un po’ all’inizio della stagione, quindi sono riuscita a mantenere la mia classifica anche con tutte le sconfitte che ho patito”. Quasi annegata nei doppi falli all’inizio della stagione, Sabalenka è riuscita a ricostruire il suo servizio passo dopo passo e con esso anche il resto del suo gioco per arrivare alle semifinali a Roma, Cincinnati e New York. “Devo tanto al mio team, sono loro che vedono i miei errori e mi spingono a cambiare nella direzione giusta”.

Dopo anni passati a domandarsi se giocare il suo gioco “da scacchista” oppure se dedicarsi ad aumentare la potenza dei suoi colpi per poter sostenere il tennis delle bombardiere, Kasatkina ha costruito la qualificazione con le prestazioni sulla terra battuta. “È la prima volta per me alle Finals, e non credo c’entri molto il fatto che sono stata qui prima da riserva, perché è una cosa completamente diversa,” ha detto Kasatkina, che sarà la prima ad affrontare Swiatek nella competizione: “La cosa che più mette a disagio del gioco di Iga è l’intensità che riesce a produrre. È vero che entrambe abbiamo la capacità di rompere lo scambio con palle corte o colpi interlocutori, ma è il peso della palla di Iga che la rende così difficile da affrontare. Ma magari mi sbaglio…

Il torneo inizia lunedì sera alle 17 ora locale, che saranno le 23 in Italia perché gli Stati Uniti passano all’ora solare una settimana più tardi rispetto all’Europa, quindi la differenza di fuso orario tra l’Italia e Fort Worth sarà di sei ore, almeno fino alle semifinali. La caccia a Iga è aperta.

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