WTA Palermo Ladies Open - Il direttore Palma: “È un torneo per tutta la Sicilia, non solo nostro, dovrebbe essere capito”

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WTA Palermo Ladies Open – Il direttore Palma: “È un torneo per tutta la Sicilia, non solo nostro, dovrebbe essere capito”

Successo dell’evento vinto dalla cinese Qinwen Zheng. Tanti gli appassionati palermitani di tennis ma fra Regione, albergatori e stampa il coinvolgimento della città potrebbe essere superiore

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Si è appena conclusa la 34esima edizione del Palermo Ladies Open, con una bellissima finale del singolo che ha visto la cinese Qinwen Zheng (che molti vedono come una grande promessa per i suoi soli vent’anni e la stabilità del suo gioco) conquistare il suo primo titolo in carriera a scapito dell’azzurra Jasmine Paolini. Il torneo organizzato dal Country Time Club, giunto ormai a un’età matura, si conferma così vetrina per il capoluogo siciliano come sede ideale per eventi sportivi internazionali, nonché incubatore di campionesse del tennis globale.

Sul fatto che Palermo abbia una capacità attrattiva superiore ad altre città non ha dubbi il direttore del torneo, Oliviero Palma: “Basta guardare la line-up di altri tornei post-Wimbledon. Budapest, Amburgo, Losanna: il nostro livello è decisamente più alto”. I punti di forza della città, dice il direttore a Ubitennis.com, sono evidenti: “Le giocatrici non si ritrovano circondate da palazzi ma in un ambiente a misura di essere umano, risiedono in un albergo sul mare mangiando dell’ottimo cibo”.

Anche il caldo torrido delle ultime settimane non sembra essere un particolare problema, anche se per l’anno prossimo si sta studiando un turno delle 9 per evitare quello delle 16.

Effettivamente, nessuno dei tornei concorrenti può vantare la presenza di una top 10 come Daria Kasatkina, eliminata ai quarti dalla finalista italiana. Non che la qualità di un torneo la faccia il ranking delle più forti, ma è di certo un indizio.

Un altro indizio è il numero di spettatori e la quantità di Paesi al mondo che trasmettono il torneo palermitano: l’anno scorso la competizione è stata seguita da oltre 10 milioni di spettatori in 141 nazioni (in salita del 17% rispetto all’anno precedente). Il record, non facile da eguagliare, è quello del 2020, quando il Country Time ha organizzato il primo evento tennistico al mondo con le regole del lockdown, registrando 17 milioni di spettatori.

Che un evento di tale caratura abbia luogo in una terra refrattaria ai grandi eventi (pur avendone il potenziale) come la Sicilia è senz’altro un’anomalia. Ma le stranezze del torneo palermitano non finiscono qui. È raro, infatti, vedere un WTA 250 gestito in maniera totalmente autonoma da un circolo del tennis, quando oggi sono quasi sempre frutto di concertazione fra grossi investitori.

L’approccio è quello di quarant’anni fa, con un intento di merito e non puramente commerciale”, racconta Palma.

Per il direttore del torneo, l’indipendenza è sia un valore che un vantaggio: “La libertà per noi è molto importante. Anche per questo abbiamo deciso già da diversi anni di non prendere finanziamenti pubblici. Noi inizieremo a lavorare per la prossima edizione già a ottobre, non possiamo aspettare le risposte della burocrazia che rischiano di arrivare a una settimana dall’inizio del torneo”.

Nonostante le indubbie soddisfazioni, è con una certa amarezza che Palma ci parla dell’aspetto organizzativo del torneo, che spesso si scontra con l’indifferenza del pubblico palermitano, delle istituzioni e delle imprese locali.

Potenzialmente, “la sola città di Palermo rappresenterebbe un pubblico di 10-15 mila iscritti ai circoli di tennis”, snocciola Palma, “ma i biglietti venduti sono ben lontani da quella cifra”. La vendita dei biglietti costituisce circa il 15% del bilancio del torneo, e buona parte degli abbonamenti vengono venduti “a scatola chiusa” già a dicembre dell’anno precedente; un incremento si tradurrebbe quindi in una capacità organizzativa più efficiente e serena.

A mancare, secondo il direttore del torneo palermitano, è la partecipazione attiva di enti locali e imprenditori, che paiono non voler sfruttare le sinergie fra sport e turismo. Il coinvolgimento dell’amministrazione in quello che, ribadisce Palma, è l’evento sportivo internazionale più importante della Sicilia, è minimo. Per fare un esempio, è del tutto assente un trasporto pubblico o un servizio navetta serale che porti da viale dell’Olimpo, dove ha sede il Country Time Club, al centro di Palermo. “Un turista potrebbe acquistare un biglietto da 10-15 euro [a tanto si attesta il prezzo medio dei biglietti, ndr] per vedere una partita di tennis per poi doverne pagare 50 di taxi per tornare in albergo”, spiega Palma.

Al netto di queste difficoltà, il Palermo Ladies Open chiude stabilmente in pareggio del bilancio, “ma anche con una piccola perdita andrebbe avanti, perché la competizione è una vetrina per i soci e per il tennis siciliano”.

Dispiace che la Regione non sfrutti i canali di comunicazione che ha già acquistato per pubblicizzare il torneo; che gli albergatori non si organizzino fra loro per attrarre più ospiti; che la stampa locale non sottolinei maggiormente la storia di una vincitrice, Qinwen Zheng, che probabilmente chiuderà l’anno in top 10 e di un’italiana, Jasmine Paolini, che ha dato prova di grande coraggio conquistando un risultato importante ai danni di Daria Kasatkina. Noi non vogliamo fare il torneo del Country, ma l’Open di Palermo e della Sicilia, ed è per questo che lavoriamo ogni anno”, conclude Palma.

Mario D’Angelo

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