L'Italia s'è persa Cappotto Canada Musetti e Sonego una resa totale "Ripartirerno" (Cocchi). L'amarezza della squadra azzurra Volandri "Abbiamo dato tutto" (Burreddu). Lo sconosciuto senza coach e il gigante sognatore (La Gazzetta dello Sport). Barazzuti: "Questa non è la mia Davis" (Muolo)

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L’Italia s’è persa Cappotto Canada Musetti e Sonego una resa totale “Ripartirerno” (Cocchi). L’amarezza della squadra azzurra Volandri “Abbiamo dato tutto” (Burreddu). Lo sconosciuto senza coach e il gigante sognatore (La Gazzetta dello Sport). Barazzuti: “Questa non è la mia Davis” (Muolo)

La rassegna stampa di giovedì 14 settembre 2023

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L’Italia s’è persa Cappotto Canada Musetti e Sonego una resa totale “Ripartirerno” (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Fratelli d’Italia, l’Italia s’è persa. Senza punte, con Jannik Sinner che si dedica al riposo attivo allenandosi a Montecarlo e Matteo Berrettini ancora dal meccanico, Lorenzo Sonego e Lorenzo Musetti non sono riusciti a portare il punto nella prima sfida del Gruppo A di Coppa Davis a Bologna e nemmeno l’esordio in doppio di Matteo Arnaldi con Bolelli ci ha salvati dal 3-0. Il Canada campione in carica impone la sua legge, sebbene del Canada campione in carica non ci sia che un’immaginetta, un Denis Shapovalov arrivato a Bologna con problemi al ginocchio sinistro e fermo da Wimbledon. Un cappotto pesante, e anche se non si pub parlare di qualificazione compromessa, di certo domani contro il Cile non si potranno commettere passi falsi. ll c.t. Volandri , che si è chiuso mezz’ora negli spogliatoi con la squadra, non perde la speranza: «I ragazzi hanno dato tutto quello che avevano. Analizzeremo la sconfitta a mente fredda, non facciamo finta di niente ma ci riprogrammiamo e ripartiremo per F cercare di qualificarsi alle Finali di Malaga».

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Col senno di poi, di cui notoriamente sono strapiene le fosse, si poteva pensare di schierare in singolare Matteo Amaldi come numero 2 invece di Sonego che arriva da un periodo non eccezionale. Però le doti di lottatore, dimostrate da Sonny a Malaga lo scorso anno, erano un precedente troppo importante per tenerlo fermo. Inoltre gli allenamenti di questi giorni avevano dato segnali incoraggianti: «Non penso di avere giocato una brutta partita — ha detto un Sonny molto abbattuto — Calarneau ha giocato da top player. In Davis bastano un paio di punti fortunati e la situazione cambia». Non è per parafrasare un noto refrain di Raffaella Cane ma Gabriel Diallo ha fatto girare la testa a Lorenzo Musetti, bersagliandolo dai suoi due metri e tre con il 62% di prime e il 94 % di punti con la prima di servizio.

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L’amarezza della squadra azzurra Volandri “Abbiamo dato tutto” (Giorgio Burreddu, Correre dello Sport)

Alle undici di sera, con l’arena ormai mezza vuota, l’ultimo errore dell’Italia è la sintesi di una giornata stracciata, sgretolata dai colpi canadesi. Capitan Filippo Voladri parla che ormai è notte, stanco e deluso come tutti. «Io mi sento di dire due cose: fare i complimenti al Canada e fare i complimenti ai ragazzi, hanno dato tutto quello che avevano. Da recriminare c’è poco, ma analizzare a mente fredda. Abbiamo due impegni importantissimi. Di più non potevamo fare: se facessimo finta di niente sarebbe sbagliato, se analizziamo possiamo crescere». SONEGO. La faccia allungata, l’espressione lugubre. Non siamo abituati a vedere Sonego così. Ma dopo il ko contro Galameau, n.200 del mondo, il turbine di emozioni è nero come la bile. «Penso di aver dato tutto. li mio avversario non’ ha giocato da 200 del mondo, ma da uno dei primi 20, 30. Complimenti a lui».

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MUSETTI. ll leitmotiv lo continua Musetti, anche lui messo al tappeto da uno sconosciuto. «Sconosciuti non nel senso di scarsi, solo non li avevamo mai affrontati in campo. Quando frequenti il circuito sai le caratteristiche. Questi nuovi emergenti li conoscevamo di nome. Però non li abbiamo sottovalutati». Le polemiche non hanno cambiato nulla, dice Lorenzo, «siamo una squadra» e «le scelte del capitano vanno rispettate». GIORNO PERSO. C’è serenità «il gruppo è unito», ma certo: «Questa è una giornata persa». Diallo ha messo sotto Musetti con il servizio. «l’obiettivo contro questi “servitori” è portare al tie brek la partita o il set. Non ci sono riuscito in entrambi. Il rimprovero è quello». E ancora: «È stato bravo. Se mantiene questa costanza, n.150 non ci resterà a lungo». CANADA. Per i canadesi è un paradiso italiano. Lo dice Galameau, lo ribadisce Diallo dopo aver silurato Musetti. «Ho dato il mio meglio, ho giocato il mio miglior tennis, anche grazie al mio team. Volevo servire fortissimo, e l’ho fatto. Siamo all’inizio».

Lo sconosciuto senza coach e il gigante sognatore (La Gazzetta dello Sport).

Lorenzo Musetti lo ammette: «Li conoscevamo di nome: a Toronto Diallo aveva battuto Evans, e Galarneau era avanti di 2 break nel 3° set contro Cerundolo. Sapevamo che non sarebbe stato semplice». E se li conoscevano solo di nome loro, figuriamoci chi il tennis non lo segue con attenzione. Il Canada ci ha battuto con Alexis Galarneau, numero 200 al mondo e Gabriel Diallo, 158 del ranking. Due giocatori dal percorso diverso e, molto probabilmente anche con orizzonti differenti. Galarneau ha 24 anni, destrimane dal rovescio a due mani. Alla voce coach: «Nessuno».

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Potente al servizio, la sua arma migliore, ha iniziato a giocare quando aveva 10 anni: «I miei genitori mi spiegarono che avrei dovuto saltare diversi giorni di scuola per partecipare ai tornei. Mi sentivo un po’ strano a riguardo, ma fin da quando ero piccolo ho sempre sognato di giocare i tornei importanti e vincere uno Slam». Con gli amici sì divertiva a mettere in scena la finale dell’Australian Open del 2012 tra Novak Djokovic e Rafa Nadal, quella durata 5 ore e 53 minuti, per passare i pomeriggi. Intanto si accontenta di stupire in Davis. Dopo la vittoria contro Evans a Toronto raccontava che ama togliere il ritmo all’avversario, proprio quello che lamentava Lorenzo Musetti. Tenere a mente per le prossime occasioni.

Barazzuti: “Questa non è la mia Davis” (Giuseppe Muolo, Avvenire)

A Bologna l’atmosfera da Davis c’è eccome. Ma i risultati no. L’Italia parte malissimo con il Canada. Sconfitti entrambi in due set Sonego e Musetti. Tuttavia, nonostante le grandi difficoltà azzurre dell’esordio, l’ex capitano azzurro, il 70enne Corrado Barazzutti, guarda con speranza al cammino dell’Italia, ma non riconosce più le stigmate di una competizione che conosce e ama come una figlia. È iniziata la Davis. Domani ci sarà il Cile, sfida amarcord. Come guarda adesso a quei momenti? “I ricordi della finale e della vittoria scorrono nella mente sempre con grande piacere. Ma in realtà, ultimamente se n’è parlato casi tanto che ormai la nostalgia quasi non c’è più“. E di nostalgia verso la vecchia formula della Davis ne ha? “Sì, molta” Wawrinka ha pubblicato sui social un post polemico evidenziando gli spalti vuoti a Manchester durante il match tra Francia e Svizzera. “Questo è uno dei fallimenti di questa nuova formula. Quando si porta una nazione a giocare la Davis fuori dalle proprie mura si perde inevitabilmente una grossa fetta di pubblico. E il calore dei tifosi è il cardine di questa competizione”.

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Passiamo al campo: come vede la squadra nonostante l’esordio? “La squadra è forte, ma ci possono essere degli incidenti di percorso. Sonego e Musetti hanno molta esperienza. Amaldi sta crescendo, ha meritato questa convocazione. Per il doppio Bolelli e Vavassori sono una buonissima coppia Possiamo ancora passare il turno.” E per una eventuale vittoria finale? “Al completo siamo la squadra più forte in assoluto. Quindi possiamo avere grandi aspettative, ma poi bisogna giocare e vincere”. Esiste una formula magica per conquistare l’insalatiera? “Una formula magica non c’è. Esistono però una serie di incastri che possono portare alla vittoria. Speriamo che questo disegno si componga d’azzurro“. E della rinuncia di Sinner che ne pensa? Pietrangeli e Panatta non l’hanno presa benissimo. “Se Sinner fosse stato in grado di giocare sarebbe venuto a Bologna. A Jannik piace molto la Davis ed è sempre stato a disposizione. Bisogna rispettare la sua scelta”.

Nota di Ubaldo: In realtà Sinner si è negato alla Davis in 4 occasioni come sottolinea oggi anche la Gazzetta dello Sport. Senza contare il no alle Olimpiadi di Tokyo.

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