ATP Montecarlo: prova del nove per Berrettini contro un Kecmanovic dalla storia simil-Sinner

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ATP Montecarlo: prova del nove per Berrettini contro un Kecmanovic dalla storia simil-Sinner

Il tennista serbo sembrava una straordinaria promessa. Campione Orange Bowl per 2 anni di fila, ebbe già 4 anni prima una borsa di studio da Bollettieri e IMG. Ma non è stato più su di n.27 ATP un anno fa. È però più temibile di Carballes Baena

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Da Montecarlo, il direttore

L’incontro più atteso di questo martedì a Montecarlo per noi italiani è Berrettini (neo n.84 atp)-Kecmanovic (n.66). Due anni fa a Indian Wells negli ottavi vinse il tennista serbo in tre set, 6-3,6-7,6-4.

Dopo l’exploit di Marrakech questo duello – previsto per non prima delle 12,30 ma le previsioni meteo dicono pioggia – per Berrettini rappresenta un test ancora più severo. Navone e Carballes Baena non sono mai stati n.27 del mondo come invece è stato il ventiquattrenne serbo, Miomir “Misha” Kecmanovic che all’età di 13 anni – proprio alla stessa età di Jannik Sinner per lasciare le montagne della Val Pusteria per il mare di Bordighera – abbandonò la sua Belgrado e la natia Serbia, accompagnato dalla zia Tanya – i genitori non potevano lasciare il loro lavoro di medici – per andare ad allenarsi in Florida, a Bradenton alla corte di IMG e del guru Nick Bollettieri.  A 17 anni era n.1 del mondo junior. Anche lui, come Jelena Jankovic e Ana Ivanovic, e tanti giovani serbi, si era dovuto allenare in una piscina  dal bordo campo incredibilmente angusto (“Si poteva giocare solo a diritto, niente diagonali!”) quando non c’erano in Serbia né campi coperti né in cemento.

Misha è nato pochi mesi dopo la conclusione della guerra fra Serbia e Kosovo (1999). Vinse un torneo under 10 quando aveva solo 7 anni e i talent scout di IMG gli offrirono una borsa di studio a Bradenton.

“Non fu una decisione facile per i miei genitori…avevo solo 13 anni”. Stessa storia di Sinner, come accennavo. I genitori di Kecmanovic non sono cuoco e cameriera di un rifugio di montagna, ma due chirurghi “pelvici”. Era stato però il nonno Jovan Pavlov, generale dell’esercito jugoslavo all’epoca della guerra dei Balcani, a mettergli una racchetta in mano vicino alla stazione sciistica di Zlatibor – altra coincidenza con la storia di Jannik, questa commistione sci e tennis –  vicino al confine con la Bosnia.

Misha avrebbe vinto due volte l’Orange Bowl prima dei 18 anni. Solo pochissimi eletti ci sono riusciti. Super promessa quindi, anche se oggi si può osservare che Sinner, cresciuto più gradualmente, ha fatto già tutta un’altra carriera. E’ numero 2 del mondo, dopo Roma o il Roland Garros potrebbe essere n.1

Intanto consentitemi di dire che è’ davvero bello essere qui in Costa Azzurra e in questo magnifico Country Club, per la cinquantesima volta, soprattutto  quando le giornate sono belle, calde e assolate. come quella di questo lunedì.

E’ la cinquantesima volta perché il mio primo torneo nel Principato lo seguii nel 1974 (stesso anno in cui esordii anche nel mio primo Slam, a Wimbledon) e non la cinquantunesima perché per via del Covid nel 2020 il torneo non si è disputato.

Questa è l’edizione n.117, il più antico torneo del mondo sulla terra battuta, quindi me ne sono perse 67, tutto va relativizzato insomma. Per dire che il torneo c’era anche quando non c’ero io. Mi tocca dirlo…

Di tutte le edizioni che mi sono perso dalle prime tre del 1897-1898-1899 vinte da Reginald “Reggie” Doherty prima che gli succedesse nell’albo d’oro Lawrence “Laurie” Doherty nel 1900-1901– i due fratelli hanno continuato ad alternarsi vincitori fino al 1906 e sono loro due che danno il nome ai cancelli dell’All England Club di Wimbledon che si aprono su Church Road al Gate 5 – mi dispiace soprattutto essermi persa quella che ha visto vittorioso il primo italiano, Mino Balbo di Robecco (1922) che non ho avuto il piacere di conoscere mentre ho conosciuto il secondo vincitore italiano Giovannino Palmieri (1935). E

Avrei voluto esserci nel ’61 quando Nicola Pietrangeli colse il primo dei suoi 3 successi monegaschi su Pierre Darmon (le vittorie sui francesi danno sempre una certa soddisfazione anche se Darmon, oggi novantenne e quattro mesi più giovane di Nicola è un uomo delizioso: curioso che entrambi fossero nati a Tunisi…) oppure nel ’67 quando battè in finale Martin Mulligan (australiano che sarebbe diventato suo compagno di Davis grazie a una nonna italiana nell’epoca degli oriundi) e nel ’68 quando la sua vittima fu il georgiano Alex Metreveli (che sarebbe stato finalista a Wimbledon nel ’73, l’anno del boicottaggio e del trionfodi Jan Kodes).

Alla vigilia di questa edizione n.117 che vede finalmente un italiano – e chi se non Jannik Sinner? –  fra i primissimi favoriti, se non il favorito principe come io mi sono permesso di ipotizzare sulla base dei suoi straordinari risultati negli ultimi 5 mesi, purtroppo altre grandi soddisfazioni azzurre non sono riuscite a viverle

Oltre alla bella vittoria di Fabio Fognini nel Principato nel 2019 – Fabio e’ il più anziano vincitore del torneo con i suoi 31 anni, 10 mesi e 28 giorni – un altro italiano è stato capace di raggiungere …soltanto la finale: Corrado Barazzuttima perse dall’imbattibile Bjorn Borg 6-3,7-5,6-0 nel ’77 senza mai darmi l’impressione di poter rovesciare il risultato e sì che già andò meglio, molto meglio della semifinale dell’anno successivo al Roland Garros quando Corrado fu letteralmente demolito, 6-0,6-1,6-0, tanto che il nostro ringraziò lo svedese “Grazie per avermi fatto fare quel game!”.

Mi sono certamente elettrizzato di più quando Panatta e Bertolucci vinsero il torneo di doppio – che era ancora un torneo “vero”, giocato da più forti – battendo in finale McEnroe e Gerulaitis (1980) 6-2,5-7,6-3.

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Finalisti in doppio nel Principato – lo ricordo qui perché chissà che Bolelli-Vavassori (visto che Sinner-Sonego han già perso)  non mi possano dare analoghe soddisfazioni – sono stati anche  Canè e Nargiso sconfitti 1-6,6-4,6-2 da Smid e Woodforde nel 1989 nonché Bolelli-Fognini battuti nel 2015 dai gemelli Bryan 7-6,6-1.

Se la giornata di domenica era stata positiva per il tennis italiano, sia a Marrakech dove Matteo Berrettini era tornato a vincere un torneo ATP, il suo ottavo torneo dopo quasi 2 anni di digiuno (giugno 2022 al Queen’s), sia qui a Montecarlo dove Nardi si era qualificato per il tabellone principale e Musetti aveva colto un brillante 6-4,6-4 ai danni di Taylor Fritz, testa di serie n.13 – – invece la giornata di lunedì è stata decisamente meno “azzurra” e brillante.

Avevamo in lizza due dei cinque azzurri in tabellone, Nardi e Arnaldi, e hanno perso entrambi. Questo martedì – come già accennato all’inizio- giocano altri due, l’attesissimo Matteo Berrettini (non prima delle 12,30 ma come detto il meteo non promette nulla di buono) con il serbo Kecmanovic, e a chiudere la serata Lorenzo Musetti affrontando il francese Fils sognando una nuova sfida vs Djokovic come un anno fa, mentre Jannik Sinner giocherà mercoledì contro il vincente del match delle 11 fra Davidovich Fokina e Korda (per poi eventualmente sfidare giovedì o Coric o Struff).

Nardi è ancora di una categoria inferiore rispetto a Auger Aliassime e ha perso nettamente in apertura di giornata, 6-2,6-3, e purtroppo ha perso male, sbagliando un’infinità di dritti, anche Matteo Arnaldi con il qualificato indiano Sumit Nagal n.93 5-7,6-2,6-4.

Non avevo più visto un tennista indiano in tabellone a Montecarlo dal 1982, quando Ramesh Krishnan perse 6-1, 6-4 dal francese Thierry Tulasne.

Ramesh era figlio di Ramanathan Krishnan, semifinalista a Wimbledon nello stesso anno in cui, 1960, ci arrivò anche Nicola Pietrangeli: Krishnan perse con Neale Fraser e Nicola si arrese 6-4 al quinto con Rod Laver. Fraser, poi campione, commentò: “Meno male che Laver battè Pietrangeli, io con Nicola perdevo spesso!”.

Krishnan padre, più del figlio Ramesh, aveva un grande talento. Un tocco di palla straordinario. Lo ricordo bene. Sui 10 anni gli avevo fatto da raccattapalle a Firenze in un match di Coppa Davis a cavallo degli anni Sessanta.

Mi sono dilungato su…la storia del tennis che fu, perché per il resto questo lunedì al Country Club non ha offerto incontri memorabili. Forse l’incontro più “eccitante” per noi, è stato il doppio giocato da Sinner e Sonego con il duo belga Gille e Vliegen che immagino voi tutti …conosciate benissimo. I nostri, che avevano contribuito alla grande a conquistare la Coppa Davis a Malaga, battendo sia la coppia olandese Griekspoor–Koolhof nei quarti sia quella serba Djokovic-Kecmanovic in semifinale, hanno perso 6-7, 7-5, 10-7 al supertiebreak e dopo essere stati avanti di un break nel secondo set …addio sogni di gloria monegasca. Ma Jannik avrebbe di che consolarsi…

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