Rafael Nadal: campione di tennis e di lamento?

Personaggi

Rafael Nadal: campione di tennis e di lamento?

Pubblicato

il

 

TENNIS – Un articolo di Bleacher Report sulla tendenza di Nadal a lamentarsi di tante cose (troppe?) offre lo spunto per diverse riflessioni oltre la diatriba tra guelfi e ghibellini, ovvero federiani e nadaliani

Streaming gratuito e scommesse live: tutto il tennis su bwin.it

Rafael Nadal è appena tornato a calcare i campi da tennis dopo l’ennesimo stop, raccogliendo un’eliminazione a Pechino ai quarti di finale per mano di Martin Klizan e un’uscita di scena a Shangai all’esordio (era il secondo turno, ma Rafa godeva del bye) ad opera del connazionale Feliciano Lopez. Tutto nella norma per chi rientra dopo diversi mesi (ossia dalla sconfitta contro Kyrgios a Wimbledon), specie nel periodo dell’anno per lui tradizionalmente più ostico. Durante l’ATP 500 di Pechino è però accaduto un episodio in sé poco rilevante, ma secondo Merlisa Lawrence Corbett di Bleacher Report eloquente circa un tratto del carattere del campione spagnolo.

Nella capitale cinese Rafa si è da subito lamentato delle palline impiegate: un articolo di tennis.com riporta le dichiarazioni del mancino di Manacor, raccolte dopo la vittoria contro Peter Gojowczyk: “Le palline sono pessime qui, i rimbalzi vanno dovunque. Non si tratta di vincere o perdere, a Rio ho vinto con queste stesse palle, che nel nostro sport sono una componente fondamentale”. L’ex n.1 del mondo ha anche sottolineato i rischi d’infortunio: “Questa settimana giochiamo con queste palline, la prossima con delle altre: è pericoloso per le spalle e per il gomito”. La lamentela è stata appoggiata da Andy Murray: “Se si vuole vedere grande tennis tutto l’anno, non si dovrebbero cambiare le palline da torneo a torneo, perché queste rispondono in modo diverso. Sono certo che se dessero ai golfisti palline diverse ogni settimana anche loro necessiterebbero di tempo per adattarsi”.

Evidentemente, non la pensa così la firma di Bleacher Report, che in un articolo al vetriolo si scaglia sui mugugni del maiorchino con un titolo che non lascia spazio a equivoci: “Rafa Nadal corre il rischio di essere additato come frignone?”
Prima di lasciarci andare a riflessioni, commenti e sfoghi (a seconda del livello di distacco, affetto o contrasto verso lo spagnolo), vale la pena leggere per intero cosa dice l’articolo:

Rafa Nadal potrebbe aggiungere un altro rituale alle sue abitudini: il lamento. Secondo lui cambiare palline da torneo a torneo è pericoloso per spalla e gomito. Oh, Rafa, Rafa, Rafa: che altro c’è ora? A volta sembra che lo spagnolo si lamenti sempre di qualcosa. Va detto che anche Murray ha esternato critiche verso le palline, ma il reclamo di Rafa è solo l’ultimo capitolo di una lunga e crescente saga di lagnanze. Adesso le palline, mentre ogni anno brontola sul numero di tornei sul duro e sull’impatto che questo provoca sulle sue ginocchia. Nel Novembre 2013, il mancino di Manacor si lamentò del fatto che le Finals ATP si giocassero sempre su campi veloci indoor. “Negli ultimi nove anni, il Masters è sempre stato indoor, su superfici a me non congeniali … lo trovo ingiusto”.
Pensate che Roger Federer preferisse che qualche Roland Garros si giocasse talvolta sull’erba? Invece ogni anno la stessa cosa … terra battuta. È così ingiusto.

Oh, Rafa, Rafa, Rafa. A volte si comporta come se il mondo agisse contro di lui. Come al Roland Garros dell’anno scorso, quando attaccò la programmazione degli organizzatori, bollandola come iniqua.
Nadal pensa che molte cose siano inique (il termine su cui insiste l’autrice è “unfair”). Due anni fa, contrariato dalla terra blu di Madrid, lui e Djokovic minacciarono di disertare il torneo l’anno successivo se non fosse tornato all’amata terra rossa.
Non c’è nulla di sbagliato se un atleta professionista dice ciò che pensa, ma Nadal, anziché apparire franco, si mostra lamentoso. C’è qualcosa nel modo in cui Rafa esprime le sue tesi forse sbagliato. È forse il tono della sua voce, che a malapena supera il borbottio? Forse è il linguaggio del corpo, sono le sue alzate di spalle in conferenza stampa? Qualunque cosa sia, sta cominciando a stancare. Come le unghie che grattano una lavagna, le lamentele continue di Nadal infastidiscono.
È un peccato perché Nadal è un ragazzo umile. Mostra dignità nella sconfitta ed è un eccellente ambasciatore del nostro sport. Qui a Pechino ha offerto delle rose a Li Na nell’ambito delle celebrazioni per il suo ritiro ed è stato uno dei pochi tra i giocatori uomini a presentarsi all’evento.
Ma Rafa, Rafa, Rafa, lamentarsi delle palline?
Dopo che Nadal insistette a lungo sulla terra blu sperimentale di Madrid (fortemente voluta da Ion Tiriac), Peter Bodo dedicò un’intera colonna di Tennis Magazine per interrogarsi sull’ostinata critica di Rafa. Scrisse Bodo: “Logico che abbia le sue critiche: il calendario troppo fitto, la compilazione del ranking (che lui vorrebbe ripartita sui risultati degli ultimi 24 mesi, non 12 come avviene oggi), i rischi per le sue ginocchia, la terra blu … Rafa non è certo l’unico che si lamenta per queste cose, ma nessuno tra i suoi più forti avversari ha così tante tematiche che non lo soddisfano, né prende le frasi degli altri così sul personale, al punto da lasciare il Council dell’ATP perché, sembra, gli altri non lo seguivano abbastanza”.
Ognuno può dire se le lamentele di Rafa siano o meno giustificate, fatto sta che le voci che sottolineano questa tendenza del campione iberico sono sempre di più. Il talento e le vittorie di Rafa sono già ora meritevoli di riservargli un posto nella Hall of Fame e nei libri dei record, ecco perché i tanti reclami sembrano al di sotto della sua grandezza.
Oh Rafa, Rafa, Rafa. D’accordo avere delle idee ed esprimerle, ma porta avanti meglio le tue battaglie, oppure guadagnati un nuovo soprannome: Rafaree”.

Così chiude la cattivissima Merlisa Lawrence Corbett, dove “Rafaree” richiama, in pieno stile british (gli inglesi amano molto giocare sulle parole) il termine referee, arbitro, per invitare Nadal a portare avanti le sue idee con fare meno lamentoso oppure, se deve rimanere così, meglio che sulle varie questioni non intervenga proprio e faccia da arbitro.

Cosa dire su questo articolo, su questo leggerissimo (per usare un gergo fantozziano) attacco al vincitore di 14 Slam?
Chi scrive ora dirà la sua, sperando che chi vuole commentare lo faccia sia sulla posizione della Corbett sia sulla mia.
Sì, Rafael Nadal si lamenta troppo: in questo sposo in pieno il pensiero di Peter Bodo. Se ci fosse un Masters alla fine dell’anno con gli otto giocatori che più hanno manifestato fastidio, Rafa entrerebbe sempre da n.1 e di sicuro porterebbe finalmente a casa l’unico grande trofeo che manca alla sua straordinaria bacheca, indipendentemente dalla superficie.
Sul modo di porsi, invece, meglio stendere un velo pietoso sulle parole della firma di Bleacher Report (il tono di voce da borbottio, le spallucce in sala stampa), utili solo per annoverare a pieno titolo la suddetta tra quelli che detestano Rafa.
È opportuno però a questo punto fare dei distinguo: su molte critiche, il calendario troppo fitto, il ranking che dovrebbe abbracciare due anni e non uno solo, Nadal ha perfettamente ragione. Su altre, come le palline, non trova il mio sostegno ma si tratta di una critica perfettamente legittima. È sui riferimenti ai vari malanni, specie in occasione di una sconfitta, che il campione iberico dovrebbe limitarsi e tenerli nascosti il più possibile, anche se pensa legittimamente che senza quelli avrebbe potuto offrire ben altra prestazione. È una questione di stile e quindi di completa attribuzione dei meriti di chi lo ha battuto. Di sicuro in questo la stampa e il suo staff non lo aiutano, sempre pronti la prima a fargli la fatidica domanda (ma fa parte del mestiere), il secondo a sottolineare i vari problemi dell’ex n.1.
Spesso infatti non è lui a sollevare la questione, ma anche di fronte a una precisa domanda sono state davvero poche le volte in cui ha risposto: “No, il problema fisico stavolta non c’entra niente, lui ha giocato meglio e basta, oggi avrei perso anche fossi stato al 100 %”. Va ricordato che Federer non fa mai riferimento ai problemi fisici, anche le (poche) volte in cui ci sono stati. Pensiamo alla finale di Roma 2013, quando Roger prese una stesa micidiale: avrebbe perso in ogni caso, ma la sua schiena era messa molto male eppure lui non ne fece alcun cenno in conferenza stampa.
Più in generale, secondo molti addetti ai lavori Nadal nelle dichiarazioni è più apprezzabile di Federer perché, pur senza costituire una manna per i giornalisti in termini di esternazioni clamorose, non rinuncia a dire quello che pensa anche quando può attirarsi critiche, mentre lo svizzero è sempre molto politically correct, non si espone mai ben sapendo che ogni sua frase potrebbe essere interpretata in modo imprevisto. Qui si tratta di scegliere: meglio uno che non fa mai una grinza, non tanto perché è asettico ma appunto perché vuole sistematicamente evitare qualsiasi rischio di mal di pancia da parte di qualche sponsor milionario (è uno furbo Roger, altro che politically correct…), o uno che non rinuncia a dire la sua?
Difficile per un giornalista optare per il primo modello, da sempre chi scrive sbava per andare dietro a chi gli regala titoloni (quasi superfluo a tal proposito ricordare che dramma fu per i colleghi del calcio l’addio alla Serie A di Josè Mourinho, per altro dopo che lo stesso li aveva trattati non proprio coi guanti – ricordate la celeberrima “prostituzione intellettuale”?).
Semmai, quando dici la tua dovresti mostrarti senza peli sulla lingua e al contempo rispettoso verso chi attacchi. In questo Rafa non delude affatto. Quando, nel gennaio 2012, attaccò Federer sul calendario che secondo il campione di Basilea andava bene così come era (e com’è), mentre per lui era troppo fitto e usurante per i giocatori, di sicuro fu inelegante nella forma ma almeno ruppe quel muro di amicizia invalicabile, quasi mielosa, di fronte alla quale ogni critica all’amico-totem era inibita. Giusto che se ritenesse di criticarlo lo avesse fatto, indipendentemente dal merito della questione. Un conto è essere un po’ scomposti (“facile per lui parlare, con aria da gentleman, se ha un fisico straordinario, io, Murray e Djokovic non l’abbiamo”), un altro irrispettosi: non fu quello il caso.
Insomma, Rafael Nadal potrebbe rappresentare il giusto compromesso tra i noiosi politicamente corretti (tipo Federer e Sampras) e gli energumeni stile Mourinho del tennis (Connors, McEnroe, Safin, Gulbis). Se non fosse per qualche lagnanza di troppo …

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement