Nadal tornerà. Ma non è mai andato via

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Nadal tornerà. Ma non è mai andato via

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TENNIS PERSONAGGI – Dopo la vittoria del Roland Garros, Nadal ha giocato appena 9 partite: 5 vittorie e 4 sconfitte. Ma il maiorchino non è stato certo fermo. Storia di sei mesi che tra qualche anno non saranno tanto anomali e di un futuro incerto ma interessante

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Il doppio fallo con cui Novak Djokovic ha regalato il nono Roland Garros ad uno dei campioni più celebrati e discussi dello sport internazionali rischia di passare alla storia come l’ultimo punto davvero importante di Rafael Nadal. Da allora i risultati dello spagnolo sono diventati imbarazzanti, non soltanto nelle sconfitte – vere e proprie lezioni da parte di Dustin Brown e di Nick Kyrgios e partite giocate per onor di firma contro Feliciano Lopez e Borna Coric – ma persino nelle 5 vittorie contro Klizan, Rosol, Kukushkin, Gasquet e Bolelli. Match in cui il tennista che avevamo sotto gli occhi non era certo neanche lontano parente di quello che ha vinto 14 slam. Ma ad onor del vero – come lui stesso ha ricordato a “El Pais” – è stato il Roland Garros la parentesi di quest’anno, non il resto. A Melbourne solo Federer – e forse un po’ Nishikori – è riuscito a farlo giocar bene; la stagione sul rosso prima di Parigi è stata una via crucis in cui il maiorchino si è salvato più col mestiere che col talento, sballottato di qua e di là da giocatori che fino a qualche anno fa avrebbero fatto 5-8 game contro di lui. Insomma se non ci fosse stato il Bois du Bologne sarebbe stata una stagione praticamente fallimentare.

Ma Rafa non è tipo da piangersi addosso, anzi ha approfittato del periodaccio per occuparsi di sé, cosa che a sentir lui non gli piace così tanto. E quindi per occuparsi di sé non ha trovato di meglio che fare altro, poker soprattutto, in cui pare che si riesca a trovare un’atmosfera amichevole. Purtroppo il polso prima, l’appendicite poi, la schiena sempre non gli hanno permesso di rifugiarsi né nel calcio né nel golf. Ma il riflesso di un campione che travalica lo stesso sport di cui è protagonista si nota anche nel fatto che per quanto possa mancare da lui non si prescinde. La vittoria di Cilic a New York, la stessa di Djokovic alle Finals, nonostante siano arrivate in luoghi in cui Rafa non si trova proprio a suo agio è in qualche modo offuscata dall’assenza di Rafa. Non che si arrivi a credere che le cose sarebbero andate diversamente, ma che i protagonisti potessero quanto meno soffrire un po’ di più per arrivare al loro prestigioso traguardo.

E ora? Cosa lo aspetta per il 2015? Al Mundo ha detto che si augura di migliorare col passare della settimana; a Marca che non è il caso di illudersi che tutto sia come nel 2013, quando dopo essere tornato ha vinto 10 tornei, persino il piccolo slam nordamericano di Agosto. Nel frattempo cercherà di capire come gestire due temi che lo turbano parecchio, quello del doping e quello politico. Il trattamento con le staminali che sta compiendo per la schiena è considerato doping in Italia, e non sembra quindi che la scelta di curarsi centrifugando il plasma per estrarre fattori di crescita da iniettare nell’organismo sia fatta per placare gli animi.

Così come l’imbarazzo di fronte alla domanda del giornalista del “Mundo” su Pablo Iglesias – il leader di Podemos, terzo partito spagnolo in qualche modo derivato dagli Indignados – racconta nello stesso momento della sua consapevolezza di essere personaggio di un certo rilievo e di non brillare per coraggio: “Voglio essere onesto. Non voglio rispondere a questa domanda, per il semplice fatto che sono un personaggio pubblico e le mie parole possono essere mal interpretate. Conosco la situazione, ma non voglio che le mie parole siano fraintese. Dunque mi tengo la mia opinione per me.”

Tornerà? Non è mai andato via in fondo.

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