Aiuto, il fenomeno è in tilt. Rafa schiavo dell'ansia «Mi manca la fiducia» o è colpa delle gambe? (Martucci), Nadal «Ho perso la fiducia» (Semeraro), Quando età fa rima con classe (Palizzotto)

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Aiuto, il fenomeno è in tilt. Rafa schiavo dell’ansia «Mi manca la fiducia» o è colpa delle gambe? (Martucci), Nadal «Ho perso la fiducia» (Semeraro), Quando età fa rima con classe (Palizzotto)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Aiuto, il fenomeno è in tilt. Rafa schiavo dell’ansia «Mi manca la fiducia» o è colpa delle gambe?

 

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 31.03.2015

 

Le crisi di panico sono terribili per tutti. Per i forti sono terrificanti. Ancor di più in uno sport di testa come il tennis, quando il forte è talmente forte che ha vinto 9 degli ultimi 10 Roland Garros, e ha piegato la classe di Roger Federer, diventando l’esempio dell’agonista indomito, al limite dell’imbattibile, quando il gioco si fa duro. Sì, è vero: oggi Rafa Nadal, proprio il gladiatore di Maiorca, proprio il gancio (di dritto) più famoso di Capitan Uncino e di Jabbar («Gancio cielo») non regge la pressione. Anche se promette: «Rimetterò a posto le cose. Non so se ci metterò una settimana, sei mesi o un anno, ma ce la farò». Intanto, s’è garantito il record negativo in carriera nei primi 3 mesi dell’anno, prima dell’adorata terra rossa europea. Una macchia tripla. Perché, sul cemento di Miami perde il secondo derby di fila fra mancini spagnoli contro Fernando Verdasco (dopo i primi 13 successi consecutivi). Perché cede dopo aver rimontato il primo parziale, contro un avversario scorbutico, ma al quale aveva lasciato una cicatrice indimenticabile nella semifinale di quattro ore e mezza degli Australian Open 2009. E perché questa sconfitta segue altre brutte sconfitte stagionali. A Doha, Nadal ha perso all’esordio con Berrer; agli Australian Open ha domato Smyczek per 7-5 al quinto set per poi cedere nei quarti a Berdych dopo averlo battuto 17 volte di fila; a Rio, s’è arreso (contro Fognini) per la prima volta in semifinale sull’amata terra dopo 12 anni e 52 match; a Baires ha firmato il 65 titolo Atp superando in finale l’amico del cuore, Juan Monaco; nei quarti di Indian Wells ha appena mancato 3 match point al secondo set per poi inchinarsi a Raonic. GATTO Dov’è finito il vero Rafa? Rafa svicola: «Non è a livello di gioco perché il mio è migliorato da un mese in qua, ma non sono abbastanza rilassato per giocare bene. Continuo a essere troppo nervoso, come mai prima». Il problema parte dalle formidabili gambe a molla del gatto di Maiorca, che non stan-tuffano più come pistoni, anche se il campione, toccato da troppi infortuni, l’ultimo al polso che gli ha rovinato gli ultimi 6 mesi del 2014, interroga piuttosto il dottor Freud…..

 

Nadal «Ho perso la fiducia»

 

Stefano Semeraro, il corriere dello sport del 31.03.2015

 

«M’innervosisco, non riesco più a controllare le mie emozioni» «D mio gioco l’ho ritrovato, mi serve la padronanza dei nervi per riuscire a piazzare i colpi» di Stefano Semeraro Anche i ricchi piangono, anche le mamme invecchiano. E persino Rafa Nadal pub soffrire di ansia da prestazione. «Nei momenti chiave del match mi innervosisco, non riesco a controllare le emozioni», ha spiegato lo spagnolo dopo la batosta di Miami contro il connazionale Verdasco, che gli è costata anche la seconda posizione nel ranking Atp dove si è fatto sorpassare da Andy Murray. «Non mi era mai capitato prima in carriera, mi manca la fiducia quando cerco di piazzare il colpo dove voglio. ll mio gioco l’ho ritrovato, ora devo ritrovare la padronanza dei nervi». Ci avreste creduto, anche solo 10 mesi fa? Alle soglie dei 29 anni, che festeggerà come sempre durante il Roland Garros, Nadal dubita di se stesso. Come capita a tutti, come è normale, ma come suona strano quando si parla di uno dei più grandi agonisti nella storia dello sport. Molta colpa, va detto, è degli infortuni. Al momento fisicamente è ok, lo ha ribadito a gennaio anche a Tiger Woods, suo ‘collega’ per numero di ‘major’ vinti (14) e di sofferenze: «E’ la prima volta in dieci mesi che non sento male quando colpisco la palla». Di infortuni Nadal ha dovuto affrontare tanti, e tutte le volte è stato capace di rialzarsi. Anche per chi come lui ha una soglia elevatissima del dolore però a tutto c’è un limite. E la paura di rompersi di nuovo pub funzionare da freno mentale. Dopo l’ultimo stop, per colpa di un infortunio alla guaina tendinea del polso sinistro che lo ha costretto l’anno scorso saltare gli Us Open, il Nino è tomato in campo a ottobre. In febbraio, sulla terra di Buenos Aires, ha rotto un digiuno di titoli che durava dallo scorso Roland Garros, quando timbrò il nono successo. LUNGO DIGIUNO. Sul cemento, la superficie che dà più noia alle sue malandate ginocchia, non vince un torneo da Doha 2014 e fra Indian Wells (sconfitta nei quarti con Raonic) e Miami, dove in ottavi si è fatto eliminare da Verdasco, uno che in 14 match era riuscito a batterlo solo una volta, ha rimediato solo delusioni. Gioca corto, con affanno, cercando di ridurre gli scambi per non affaticare troppo le cartilagini. II drittone mancino non fa più male, e gli avversari, anche quelli che un tempo entravano in campo con la tremarella, hanno capito che il Cannibale è azzannabile. Una spirale che lo preoccupa, e dalla quale spera di uscire con l’arrivo della stagione sulla terra. Il rosso è sempre stato una panacea per i suoi mali. Il grande obiettivo di questo 2015, più che riprendersi un numero 1 che è saldamente nelle mani di Djokovic, è centrare la “Decima” a Parigi, la sua fortezza. «A questo punto della mia carriera non ho niente da perdere», ha spiegato in Florida. «Ho già vinto tanto, eppure voglio continuare a farlo. Nella vita non c’è solo il tennis, è vero, ma in passato sono uscito da tante situazioni difficili, voglio riuscirci anche questa volta: per me stesso. E devo farlo da solo, nessuno pub aiutarmi». II destino dei grandi.

 

Quando età fa rima con classe

 

Daniele Palizzotto, il tempo del 31.03.2015

 

«Siamo come il vino: invecchiando miglioriamo». Sorride, Flavia Pennetta. Sotto il sole di Miami ha appena chiuso alla grande «la domenica dei vecchietti», battendo l’ex numero uno al mondo Victoria Azarenka, e il suo pensiero corre subito all’amico Valentino Rossi, capace di un’impresa senza tempo dall’altra parte del mondo, sotto i riflettori del circuito di Losail, in Qatar. Il 22enne Marc Marquez, campione iridato in carica e fenomeno del futuro, può aspettare, così come il 27enne Jorge Lorenzo e i due Andrea italiani, i pur bravi Dovizioso (29 anni appena compiuti) e Iannone (25 anni), entrambi finiti sul podio nell’esordio stagionale. Per ora, nel nuovo Mondiale di MotoGp, comanda lui, il «vecchietto» di Tavullia, 36 Pennetta «Siamo come il vino Miglioriamo invecchiando» 9 109 Mondiali Gare Conquistati Vinte in da Valentino carriera dal Rossi, sette pilota italiano dei quali I podi totali in MotoGp sono 197 anni compiuti lo scorso 16 febbraio e una voglia matta di continuare a stupire il mondo, come fa ininterrottamente da quasi venti anni. Il segreto della longevità, in fondo, è semplice. Almeno per Valentino. «Questo è il mio lavoro – ha spiegato Rossi – ma anche la mia passione. Ho ancora tanta voglia di correre e posso farlo fino a 40 anni, e magari anche oltre. Perché questo è motociclismo, non sono le Olimpiadi». Magari sarà difficile restare in sella fino a 46 anni, come Valentino aveva annunciato scherzando alla vigilia dell’esordio mondiale per ricordare il suo marchio di fabbrica, quel numero 46 che lo segue da sempre in pista. Ma certo quest’anno il giovane Marquez, dominatore assoluto dell’ultimo campionato, dovrà fare i conti con l’esperto Rossi, ancora affamato nonostante 109 successi in pista e nove titoli iridati in bacheca, sette dei quali nella classe regina. E pronto a regalare nuove emozioni tra due settimane ad Austin, in Texas, dove lo spagnolo partirà nuovamente coi favori del pronostico senzape-rò poter più sottovalutare il re di Tavullia, capace domenica di tenere incollati alla televisione oltre un milione di spettatori (serata record per Sky). Emozioni inattese continua a regalarne anche la Pennetta, 33 anni compiuti lo scorso 25 *** febbraio. E pensare che appena due anni fa, dopo il brutto infortunio al polso, Flavia stava pensando addirittura al ritiro, prima dell’improvvisa e meritata rinascita. Tre partite vinte sull’erba di Wimbledon, la semifinale agli Us Open (primavolta tra le migliori quattro in uno Slam) e pochi mesi dopo il trionfo sul cemento di Indian Wells, il successo più importante per il nostro tennis in rosa dopo quello ottenuto dalla Schiavone al Roland Garros 2010. Domenica sera, dopo la seconda vittoria su una top 10 nel giro di due settimane (Sharapova a Indian Wells e appunto Azarenka a Miami), la Pennetta non poteva non sorridere, anche se una cosa l’ha fatta arrabbiare: «Io, il mio staffe anche Fabio (il fidanzato Fognini, ndr) siamo assatanati per il motociclismo – ha spiegato la tennista brindisina – Eravamo arrabbiati per aver perso la gara di Valentino, gli abbiamo mandato un messaggio per dirgli che è un fenomeno». Come darle torto? Del resto, tra poche settimane (18 e 19 aprile) la Pennetta dovrà confrontarsi con due «vecchiette» altrettanto fenomenali, le infinite sorelle Williams. Missione ardua, in pali o c’è la permanenza nel Gruppo Mondiale della Fed Cup, la serie A del tennis femminile. Le azzurre potranno contare sul fattore campo (si giocherà proprio a Brindisi, città natale di Flavia) e dunque su un lentissimo campo in terra battuta poco adatto alle caratteristiche tecniche delle due sorellone americane. Vincere una partita contro la 33enne Serena, incontrastata numero uno mondiale e vincitrice di 19 Slam in carriera, sarebbe del resto un miracolo. Un miracolo fallito lo scorso anno dagli azzurri del tennis nella semifinale Davis contro il mito Roger Federer, un altro campione che non vuol saperne di mollare. Per lo svizzero, magari, sarà difficile vincere il 18 Slam e migliorare un record già incredibile (l’ultimo trionfo nei tornei maggiori risale a Wimbledon2012), ma negli ultimi quattordici mesi re Roger ha messo insieme sette titoli, è tornato al secondo posto della classifica mondiale e soprattutto ha alzato al cielo l’agognata Insalatiera della Coppa Davis, unico trofeo importante mancante nella sua ricca bacheca. Rossi, Federer, le due sorelle Williams. Ma anche Valentina Vezzali, 9 medaglie olimpiche (sei ori) e ben 24 mondiali (addirittura 15 ori) nel fioretto, due figli e un’ambizione incredibile: vincere un’altra medaglia ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro 2016, quando la schermitrice marchigiana avrà già compiuto 42 anni……..La lista dei campioni di longevità nello sport potrebbe essere infinita – dalla canoista Josefa Idem (5a alle Olimpiadi di Londra a48 anni) al pallavolista Samuele Papi (pronto al ritiro a fine stagione quando avrà 42 anni, dopo aver collezionato 339 presenze in nazionale, aver vinto tutto a livello internazionale e conquistato l’ultimo trofeo lo scorso anno, una Coppa Italia con Piacenza) – e non può dimenticare due grandi stelle del caldo capitolino ancora in attività come Francesco Totti e Miroslav Klose.I! capitano giallorosso, 38 anni compiuti a settembre, non smette mai di stupire; l’attaccante tedesco, dopo essere diventato il goleador più prolifico nella storia dei Mondiali, continua a trascinare la Lazio. Chi ha il coraggio di chiamarli vecchi?

 

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