Dalla Giamaica l’ultimo giustiziere dello spento Nadal (Clerici). Allegria Brown. Il genio rasta ipnotizza Nadal: “Il mio sogno” (Crivelli). Giorgi e Seppi, le certezze degli erbivori azzurri (Crivelli). Camila si regala la Wozniacki, Seppi maratoneta (Marcotti).

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Dalla Giamaica l’ultimo giustiziere dello spento Nadal (Clerici). Allegria Brown. Il genio rasta ipnotizza Nadal: “Il mio sogno” (Crivelli). Giorgi e Seppi, le certezze degli erbivori azzurri (Crivelli). Camila si regala la Wozniacki, Seppi maratoneta (Marcotti).

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Dalla Giamaica l’ultimo giustiziere dello spento Nadal (Gianni Clerici, La Repubblica).

Harry, un mio delizioso amico britannico che adora l’Italia, mi ha chiesto oggi di accompagnarlo in una visita ai tennisti italiani. Abbiamo iniziato dalla Giorgi, e, alla sua sorpresa per il nome, Camila, con una sola L, gli ho spiegato che la piccola rappresentava un aspetto curioso della vita, l’emigrata di ritorno in un paese che gli antenati erano stati costretti a lasciare, con quello che si chiamava passaporto rosso, e con una fame di poco inferiore alle attuali vittime degli scafisti. La piccola, che già da bambina dimostrava un talento insolito nel giocare a palla, è stata ospitata dapprima a Como, e in seguito a Macerata, luogo in cui – nello Sferisterio – si è a lungo preferito il gioco del pallone a bracciale alla musica operistica. Harry ha sorriso, ha ammirato il tennis aggressivo e cieco di Camila, come sempre incitata da un papà in tutto simile, e non solo nel taglio dei capelli, a Casaleggio. Camila era talmente superiore alla Arruabarrena, un’avversaria di San Sebastian -antica capitale del tennis spagnolo prima di essere soppiantata da Barcellona – che ci siamo limitati ad applaudire, affrontando i vialetti sommersi di tennis lovers, per ritrovarci al campo N. 12, dov’era atteso Fabio Fognini. Fognini, avrei spiegato ad Harry, è non solo borghese, ma ligure, una regione che ha dato tantissimi campioni al tennis italiano, da Placido Gaslini a Gino Vido, da sua figlia Rosalba alla Ferrando. Harry mi ha chiesto se fosse autentica l’antica connotazione, che spingeva a ritenere difficile che un ligure donasse una palla, ma simile sospetto è subito svanito, alla vista dell’odierna prestazione di Fabio. Aveva di fronte uno dei tanti tennisti identificati dal passaporto in modo diverso dagli ascendenti. Pospisil, il suo avversario, era infatti giunto in Canada da uno dei due principali paesi europei produttori di tennisti, ora scomparsi, la Cecoslovacchia e la Jugoslavia. E il povero Fabio doveva presto rendersi conto che il suo avversario aveva dentro i geni dei grandi battitori cechi, da Roderich Menzel a Jaroslav Drobny, alla Navratilova. “Ma tu mi assicuri che, su un altro campo, il tuo ligure avrebbe economizzato sino a commettere qualche errore di meno?” mi ha domandato Harry. “Ne sono sicuro. Anche se capisco che forse non sarebbe bastata la parsimonia, contro un tipo capace di 29 aces, e altri 11 servizi vincenti. Contro un tipo come Pospisil Fabio avrebbe avuto bisogno di una battuta quantomeno più regolare, per costringere quel rapinatore del suo avversario a non concludere gli scambi quasi si trattasse del nobile gioco della morra”. Deluso com’ero dalla partita di Fabio, non ho comunque potuto evitar di seguire Harry al terzo match di un italiano, Andreas Seppi. Ci siamo quindi spinti a fatica tra gli spettatori del Campo N.7, per ammirare le notevoli quantità di colpitore dell’altoatesino, opposto ad un tipo prodotto dalla seconda grande fabbrica di tennisti contemporanei, la Jugoslavia. Non meno di un positivissimo Seppi abbiamo tuttavia ammirato il suo giovanissimo avversario, Borna Coric, uno che potrebbe addirittura disputare il torneo junior, tanto è giovane. Seppi, l’ho già scritto e lo ripeto, sembra nato sull’erba, e non sulle nevi del trentino. Lungi dal serve and volley tipo Pospisil, arriva a dirigere un gioco di rimbalzi in accelerazione in grado di mettere in difficoltà più di un avversano. Borna Coric, che sarà un campione, ma ancora deve diventarlo, è stato ammirevole nel trascinare il match al quinto set, ma ha mostrato che un divario finale di 12 games a 2 non era certo causato da una caduta nel terzo set, un incidente che aveva, secondo il mio amico Harry, disturbato la concentrazione di Andreas più che la schiena di Borna. Infine, quella che alcuni hanno ritenuto sorprendente, l’eliminazione della controfigura di Nadal, è stata più pittoresca che inattesa. Il suo avversario, il giamaicano nato in Germania Dustin Brown, con tutti i suoi riccioloni e i tatuaggi, non sarà certo l’ultimo di una serie iniziata l’anno passato con lo stesso Brown, e continuata con Kyrgios, Klizan, Feliciano Lopez, il piccolo Coric, Fognini (2 volte) Verdasco, per dimenticarne certo di meglio classificati. Che tristezza. Forse Les dieux s’en vont.

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Allegria Brown. Il genio rasta ipnotizza Nadal: “Il mio sogno” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport).

Chi ha paura di sognare è destinato a morire”. Non saranno forse le parole di Bob Marley ad ispirare Dustin Brown, che del re del reggae ha le radici giamaicane, il colore della pelle e i lunghi dreadlocks, ma il suo tennis è musica, allegria, divertimento, un salto indietro nel passato tra attacchi in controtempo, dritti e rovesci in slice, smorzate dal nulla. Se giocasse sempre così, anziché barcamenarsi tra i primi 100 del mondo (ora è 102, al massimo è arrivato a 73) farebbe impazzire il pubblico tutto l’anno, mentre per adesso vive la serata di maggior gloria della carriera provocando un inguaribile mal di testa al povero Nadal, che aveva già sconfitto l’anno scorso ad Halle, sempre sull’erba. La sua nemesi. Nella prematura uscita di Nadal da Wimbledon, la quarta consecutiva contro un avversario oltre la posizione n. 100, c’è tanto del talento multicolore di Brown (58 vincenti), ma troppo dell’attuale crisi tecnica e fisica, più che mentale, del guerriero che fu. Lento negli spostamenti, non più lucido nei momenti topici del match, soprattutto con un servizio altalenante come certificano i due doppi falli con cui regala il break del 3-2 nel terzo set che gli complica la partita. Nadal si arrende in due ore e 33′ al ragazzo del camper. Già, l’esuberante Dustin, nato in Germania, il paese di mamma, a 12 anni torna in Giamaica e si perfeziona nei campi da tennis pubblici di Montego Bay, prima di tornare in Europa quando di anni ne ha 20, per cominciare a girare tra i tornei Challenger con il camper che gli regalano i genitori: “I miei non erano ricchi e quello era l’unico modo per attraversare l’Europa e al tempo stesso avere una casa”. Ora, incredibilmente, ci sono 15.000 in delirio per lui sul campo più famoso del mondo: “Sul veloce, l’erba in particolare, so di essere competitivo. Certo, chiunque giochi a tennis da bambino sogna di vincere una partita sul Centrale di Wimbledon e farlo contro uno dei più grandi tennisti della storia è incredibile”. Il bello è che non ha tremato mai. Neppure quando sul 5-3 del quarto set, sul secondo match point, battezza fuori un passante di Rafa per non dover giocare una volée complicata. Riga. Così, quando nel game successivo va a servire per provare a chiudere di nuovo, inizia con un doppio fallo: “Il più brutto errore della mia partita, non sono neppure arrivato alla rete. Ma mi sono detto, sii aggressivo, non sprecare tutto. E se devi fare un altro doppio fallo, almeno tira forte e lungo”. Sul punto del trionfo, mani al petto, a mostrare il tatuaggio di papà Leroy sul fianco sinistro: “Non lo vedo così spesso, quindi ho deciso di tenerlo sempre con me”. Il suo idolo è Marat Safin, ma il suo gioco riporta a un tennis che non c’è più: “La smorzata è il colpo più bello, perché è l’unico che decidi tu, quando vuoi”. Che il sogno continui.

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Giorgi e Seppi, le certezze degli erbivori azzurri (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport).

Seppi e la Giorgi portano la bandiera italiana quasi all’ingresso della seconda settimana, ma i giornalisti inglesi (per Murray, prossimo avversario di Andreas) e i danesi (per la Wozniacki, ora sulla strada di Camila) ripetono come un disco rotto la stessa litania: cosa ti ricordi della prima partita con Andy a Nottingham nel 2006? Qual è il punto forte di Caroline? Alla quinta risposta sempre uguale (“Non ricordo nulla, gioca bene da fondo”), finalmente mollano la presa, lasciandoli godere di un terzo turno che ne conferma e ne esalta le doti di migliori erbivori di casa nostra, nel giorno in cui a Fognini non basta lottare per venire a capo del servizio di uno scatenato Pospisil, attaccante su ogni palla possibile. Contro il talentino Coric, che farà 19 anni a novembre, è già 39 del mondo e tutti vaticinano a breve tra i padroni del circuito, Seppi ha un passaggio a vuoto nel terzo set che dal 4-0 sopra lo porta al tiebreak, poi perso, con l’altro che sul 3-0 si era fatto massaggiare un polpaccio e da lì in poi corre con la beata sfrontatezza della sua gioventù: “Che dire – ammetterà l’altoatesino – ormai non credo più agli infortuni di nessuno, ma io ho avuto un passaggio a vuoto perché pensavo di avere la partita in mano. In realtà, anche quando mi sono trovato sotto due set a uno, non ho mai avuto la sensazione di poter perdere”. Certo non nella maratona che ne viene fuori, la 35^ partita al quinto set in uno Slam dell’azzurro, con la 20^ vittoria: “Non esistono segreti, fisicamente mi sento bene e spesso mi accade che più i match si allungano, più mi ritrovo a giocare bene perché il nervosismo si scioglie”. E poi l’erba per lui è un po’ il giardino di casa: “E’ una superficie che mi diverte e con i rimbalzi più bassi ho la possibilità di colpire meglio di dritto”. Se ne accorge il giovinetto croato, che sulla diagonale dritto contro dritto va spesso fuori giri. Ora l’esame Murray, sul Centrale: “Mi aspetto di batterlo, perché no?”, confessa Andreas sereno. Almeno pensa a un match per volta, mentre il travolgente Sergio, papà, mentore e allenatore della Giorgi, si spinge addirittura oltre: “Camila può vincere il torneo già quest’anno e comunque ci riuscirà entro tre”. I 18 minuti del primo set contro la basca Arruabarrena, numero 85 del mondo, sono peraltro lì a confortare la tesi: avversaria presa a pallate, 25 punti a 6, nessuna palla break concessa. Altra musica nel secondo, che si allunga fino al tiebreak, ma con sei match point lasciati per strada da Camila: “Lei è cresciuta – dirà – e io ho sbagliato qualcosa di troppo, ma non ho mai sofferto. Sicuramente sono più solida, aver vinto il primo torneo in carriera e per di più sull’erba mi ha dato fiducia, stiamo lavorando su alcuni dettagli che cominciano a funzionare, devo solo essere più costante”. Con la Wozniacki, numero 5 del mondo, la maceratese è avanti 2-1 nei precedenti, e avrebbe meritato di vincere anche a Eastbourne dove invece perse. Così, alla faccia dei giornalisti danesi, spiega cosa succederà: “Devo solo assecondare l’istinto, abbiamo due tipi di gioco completamente diversi, lei si difende e io attacco. Non dovrò pensare troppo, ma sono ottimista”. Normale, per la favorita del torneo del signor Sergio.

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Camila si regala la Wozniacki, Seppi maratoneta (Gabriele Marcotti, Il Corriere dello Sport).

Tanto aggressiva in campo, quanto timida e impacciata davanti ai taccuini. Impaziente di liquidare gli impegni coi media e forse con la mente già alla prossima avversaria, Caroline Wozniacki. Una sfida tra due talenti del tennis: uno già compiuto, l’altro in attesa della consacrazione. Quello di Camila Giorgi che prosegue la sua corsa ai Championships dopo il successo sulla spagnola Lara Arruabarrena. Camila ha impiegato un’ora e 19′ per approdare al terzo turno, dopo aver risolto il primo set in appena 18’: un 6-0 che pareva dischiudere una vittoria più comoda. “Ma il tennis è così. Nel secondo set ho fatto qualche errore di troppo e ho servito decisamente peggio. Ma ho giocato bene i punti importanti”, spiega la marchigiana. “Con papà stiamo lavorando su determinati aspetti del mio gioco e ora si vedono i risultati”. Papà Sergio non la perde di vista un solo secondo, sia in campo che fuori, finalmente soddisfatto dal gioco espresso dalla sua allieva. “Rispetto al primo turno è migliorata. Se serve bene e si sposta sul campo come sa, non avrà problemi neppure contro la Wozniacki”. Una convinzione trasmessa alla figlia che due settimane fa, sui prati olandesi di ‘s-Hertogenbosch, ha vinto il suo primo torneo Wta. “Non guardo mai al gioco delle avversarie, io mi concentro solo sul mio”. L’esatto opposto della sua prossima avversaria, che in meno di un’ora e mezzo ha risolto la pratica contro la ceca Denisa Allertova. Se la Giorgi corre, Andreas Seppi è ormai un abilissimo maratoneta, capace di imporsi per la 20a volta nei suoi 35 match arrivati al quinto set e nonostante i 30 anni compiuti, a dimostrazione di un ottimo stato psico-fisico. Vittima di giornata, il giovane talento croato Borna Coric al termine di un match durato oltre tre ore e mezza. “Mi capita spesso di sentirmi meglio nel corso della partita rispetto ai primi giochi”. Domani lo attende Andy Murray, match destinato ad essere ospitato sul Centrale. Dell’unica vittoria sullo scozzese, datata 2006 a Nottingham, Andreas non ricorda nulla (“Sono passati troppi anni, troppi match”), ma nonostante le sei sconfitte consecutive contro Murray, non scenderà in campo demoralizzato: “Gioco per vincere e di certo non per fare un buon match. Non sono il favorito ma cercherò di godermi l’occasione”.

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