Cichi, il ritorno. A Montreal riprende la saga di Errani e Vinci (Battaggia), Lorenzi & c. è un tennis per "vecchi" (Semeraro), Da Fognini alle Cichis, ai Giochi con il sorriso (Mancuso), Fognini, si fa allenare da Flavia (Giorni)

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Cichi, il ritorno. A Montreal riprende la saga di Errani e Vinci (Battaggia), Lorenzi & c. è un tennis per “vecchi” (Semeraro), Da Fognini alle Cichis, ai Giochi con il sorriso (Mancuso), Fognini, si fa allenare da Flavia (Giorni)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Cichi, il ritorno. A Montreal riprende la saga di Errani e Vinci

 

Simone Battaggia, la gazzetta dello sport del 26.07.2016

 

Le Cichi sono tornate. Un anno e mezzo dopo l’ultima recita, sedici mesi dopo aver annunciato al mondo di aver bisogno di «tirare il fiato» dopo «aver investito moltissime energie, mentali e fisiche» in una relazione sportiva che le aveva portate, per tre anni, al numero uno mondiale, Sara Errani e Roberta Vinci tornano di nuovo insieme in un doppio. Succede nel primo turno del torneo sul cemento di Montreal, ma succede soprattutto a 12 giorni dall’inizio del torneo olimpico. RICUCIRE A metà giugno, il presidente del Coni Malagò aveva annunciato la riuscita di una grande operazione di diplomazia sportiva nel nome di Rio 2016. Il sodalizio tra le due, infatti, si era rotto nel marzo del 2015, dopo sei anni di successi e di un rapporto così stretto che una aveva dato il soprannome all’altra — Roberta Vinci a Sara Errani — e quel nomignolo aveva finito per abbracciare entrambe, facendo nascere la saga delle «Ci-chi». Uno strappo che sembrava definitivo, e che invece è stato ricucito. «Andremo all’Olimpiade e proveremo a tornare a casa con una medaglia — aveva detto Roberta Vinci —. Dopo tutto quello che abbiamo vinto insieme credo che ce la meriteremmo proprio. Sarebbe la ciliegina sulla torta». Errani e Vinci avevano giocato insieme per la prima volta nel febbraio 2009, in Fed Cup a Orlèans, battendo in due set Séverine Brémond e Nathalie Dechy, nel match che diede all’Italia il punto del 5-0 contro la Francia. Dal 2010, le «Cichi» iniziarono a frequentare anche i tornei Wta: esordio a gennaio al torneo di Hobart, uscendo in semifinale; prima finale in febbraio ad Acapulco, prima vino-ria in aprile a Marbella; esordio in uno Slam a Parigi, dove furono sconfitte al secondo turno. Due delle cinque vittorie nei quattro tornei più importanti arrivarono nel 2012, prima al Roland Garros e poi allo Us Open. Nel 2013 ci fu il trionfo all’Australian Open, bissato l’anno successivo con l’aggiunta della chicca di Wimbledon, che ha regalato alle Ci-chi lo «Slam alla carriera». In poco più di cinque stagioni nei tornei Wta, la coppia avrebbe centrato 22 vittorie e raggiunto altre 12 volte le finali dei tornei di doppio. In Fed Cup, sarebbero state protagoniste dei tre trionfi nel 2009, 2010 e 2013. Unico rammarico, l’essere uscite troppo presto nel torneo olimpico di Wimbledon, battute ai quarti dalle sorelle Williams. ll 7 febbraio 2015, a sei anni esatti dalla loro prima volta insieme, ancora nel primo turno di Fed Cup, ancora contro la Francia e ancora in Francia — stavolta a Marsiglia —, le Cichi persero 6-1 6-2 da Garcia-Mladenovic quella che sarebbe stata la loro ultima partita in coppia. Fino a ieri.

 

Lorenzi & c. è un tennis per “vecchi”

 

Stefano Semeraro, il corriere dello sport del 26-07-2016

 

La vita, dicono, comincia a cinquant’anni anni. La carriera di un tennista di successo, a quanto pare, attorno ai trenta. A volte pure dopo. Che il circuito mondiale non fosse un paese per ragazzini lo si sapeva da tempo, ora arrivano anche i record a confermarlo, i traguardi storici tagliati da chi ai tempi dei fenomeni di precocità come Boris Becker, Michael Chang, Andre Agassi, sarebbe stato considerato un matusa da rottamare e oggi invece spadroneggia nei tornei. Sabato scorso Paolo Lorenzi a 34 anni e 7 mesi è diventato il più anziano di sempre a conquistare il primo titolo Atp della carriera – in alto i calici! – ma tutta la settimana è stata un po’ da Villa Arzilla. A Gstaad l’ha spuntata Feliciano Lopez, un altro highlander della classe di ferro 1981 (la stessa di Roger Federer e Serena Williams), che in finale ha battuto il 29enne Robin Haase. A Washington ha trionfato Gael Monfils, che i 30 li festeggerà il primo settembre, domando le trentasette ruggenti primavere di Ivo Karlovic, il bombardiere croato che poche settimane fa a Newport era diventato il più anziano vincitore in quarant’anni di storia del torneo. E chi era stato l’avversario di Doctor Ivo in finale? 1133enne Gilles Muller. Fabio Fognini, vincitore domenica a Umago, in compenso i trenta li festeggerà nel maggio prossimo e per ora fa la figura del giovincello. Il tennis stile “Cocoon”, l’indimenticato film di Ron Howard sul ringiovanimento miracoloso, è un fenomeno diffuso sia al vertice alla base che rassicura magari i tennisti della domenica alle prese con un riflesso più lento e un chiletto di troppo, ma preoccupa un po in vista chi pensa al futuro del circuito pro: Perché se l’età media dei Top Ten è ormai salita a 28,7 anni, se fra i primi 100 del ranking mondiale i tee-nager sono giusto tre – Zverev, Coric e Fritz – e gli Under 23 appena 14, mentre gli Over 30 sono 41 (con 14 tornei vinti da inizio 2016), vuol dire che il ricambio latita. Sicuramente a influire è l’evoluzione del gioco, diventato più fisico e più faticoso anche mentalmente, più adatto a chi ha imparato a usare al meglio il proprio corpo e a sfruttare senza troppi sprechi le energie nervose grazie ad una più lunga esperienza dei meccanismi del circuito (vedi il caso Lorenzi). La tigna inossidabile dei Fab Four, Fede-rer, Nadal, Djokovic e Murray, di certo poi non aiuta, sbarrando molti accessi, ma una dose di responsabilità ce l’hanno anche i principini della nouvelle vague che, a volte mal indirizzati da un entourage più attento ai guadagni immediati che al rendimento futuro, si gestiscono male e dopo la prima manciata di successi si sentono già arrivati. Errore fatale. Qualcuno sussurra già loro che sì, arrivare al numero 1 è solo questione di minuti, che il destino è già programmato. E loro, sventurati, ci credono. Un caso di mala gestione, o di un carattere troppo soft e comodoso, è quello di Grigor Dimitrov, il bulgaro che a forza di sentirsi ripetere che era lui l’Erede Designato, il baby Federer capace di rinnovare l’imprese dell’originale, si è letteralmente inceppato. A 18 anni era il giovane più promettente, a 23 si accomodava al numero 8 del ranking. Oggi, a forza di cambiare coach e fidanzate – dopo Maria Sharapova è il turno di Nicole Scherzfinger, la ex di Lewis Hamilton – è rotolato a quota 40. Non sembra correre questo rischio Dominic Thiem, lo stakanovista austriaco che a 22 anni grazie a coach Bresnik ha già capito che il segreto del successo è la continuità, mentre Nick Kyrgios, australiano, classe ’95, che quest’anno ha vinto il suo primo titolo a Marsiglia, continua a camminare sul confine tra genialità e clownerie. Ad Alexander Zverev, anni 19, tedesco di cromosomi russi dal tennis contundente, hanno cucito da tempo addosso un vestito da re, e sicuramente lo indosserà. Ma i16-4 6-0 incassato a Washington dal vecchio volpone Monfils è un avvertimento. Non sia mai che gli tocchi aspettare i 30 anni, per vincere qualcosa che conta.

 

Da Fognini alle Cichis, ai Giochi con il sorriso

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 26.07.2016

 

Era dal 1977 che l’Italtennis maschile non centrava una doppietta a distanza di poche ore. Allora i protagonisti furono Corrado Barazzutti e Paolo Bertolucci, vincitori rispettivamente a Charlotte e Firenze. Lo scorso fine settimana è toccato a Paolo Lorenzi a Kitzbuhel e a Fabio Fognini a Umago. La storia a volte ritorna ed è un bel segnale in vista del cemento nordamericano, che vivrà il suo momento clou a fine agosto con gli US Open. Prima, però, ci sono i Giochi di Rio de Janeiro. Il torneo olimpico comincia sabato 6 agosto con 6 azzurri al via: oltre a Fognini e Lorenzi, Seppi, Vinci, Errani e Knapp. GRAZIE FLAVIA Fognini ha rimesso in sesto testa e muscoli dopo le fatiche e la delusione della sfortunata sfida di Coppa Davis contro l’Argentina. In Croazia è rimasto in campo in totale poco più di 4 ore e mezzo, meno della metà di quanto aveva giocato a Pesaro in due giorni. Il 29enne ligure ha conquistato il quarto torneo Atp in carriera diventando l’italiano più titolato degli ultimi 36 anni (nel 1980 gli ultimi successi di Panatta e Barazzutti): staccati Canè, Gaudenzi e Seppi. Dopo essere stato nel marzo 2014 ilprimo azzurro tra i primi 15 del mondo (n.13) dal 1979 e dallo stesso Barazzutti, adesso è il più bravo come numero di titoli. Grazie anche all’aiuto della moglie Flavia Pennetta, che gli trasmette tranquillità fuori e dentro il campo. Fabio, dopo la finale contro Martin, ha disegnato sul campo un cuore con all’interno “B/N” e la data del ma nmonio: B per Bebè, N per Nina, i due vezzeggiativi con cui si chiamano. VITA DA MEDIANO Quelli di un tempo, alla Oriali per dirla alla Lia: bue. Ora è venuto il momento di capire se Lorenzi a 34 anni può cambiare ruolo. A Kitzbuhel ha colto il suo primo titolo nel circuito maggiore dopo le 18 vittorie nei challenger salendo al n.41 del ranking con 1.145 punti. Lunedì prossimo potrebbe diventare n.1 d’Italia scavalcando Fognini (L375, n.33), cui scadranno i 300 punti della Corale di Amburgo 2015, che andranno sostituiti con quelli che riuscirà a intascare nel Masters 1000 di Toronto: oggi l’esordio contro lo statunitense Steve Johnson. DI NUOVO INSIEME Intanto è partita da Montreal la rincorsa di Sara Errani e Roberta Vinci verso Rio. Nella notte italiana le “Ci-chis”, la coppia più vincente del tennis azzurro (5 titoli Slam), sono tornate a giocare insieme in doppio dopo un anno e mezzo di separazione affrontando le slovene Klepac e Srebotnik Non stanno vivendo il loro miglior momento, ma chissà che la réunion e l’aria olimpica non possa aiutarle.

 

Fognini, si fa allenare da Flavia

 

Alberto Giorni, il giorno del 26.07.2016

 

A volte in campo è intrattabile, spacca racchette, litiga con il giudice di sedia o con il pubblico, dando vita a siparietti evitabili. Ma in fondo Fabio Fognini è un romanticone. L’ennesima dimostrazione è arrivata a Umago: subito dopo aver vinto il quarto torneo Atp in carriera, il ligure ha disegnato un grande cuore sulla terra rossa incidendovi la data del matrimonio (11 giugno). E non finisce qui. Nei ringraziamenti di rito, Fabio si è sciolto rivolgendosi a Flavia Pennetta, che in tribuna aveva occhi solo per lui, ammettendo di non essere ancora abituato a chiamarla «moglie». Ritiratasi alla fine dello scorso anno, dopo lo storico trionfo agli Us Open, la brindisina non si perde un partita del suo amato. C’era anche dieci giorni fa a Pesaro per la Coppa Davis con tanto di guance dipinte con il tricolore, anche se gli straordinari del marito (nove ore complessive in campo in due giorni) non sono bastati per superare l’Argentina. E, SECONDO alcune indiscrezioni, il loro connubio sportivo sarebbe destinato a farsi ancora più stretto: la Pennetta potrebbe diventare l’allenatrice di Fognini, attualmente guidato da José Perlas. Un’ipotesi suggestiva, tanto più che non sarebbe la prima donna ad allenare un uomo; Andy Murray è stato seguito per due anni da Amélie Mauresmo e di recente la collaborazione si è interrotta anche perché l’ex campionessa francese non ne poteva più di incassare epiteti poco gentili dall’allievo durante i match. Poi lo scozzese è tornato sotto l’ala protettrice di Ivan Lendl, con il quale è tornato a vincere Wimbledon, ma questa è un’altra storia. PER ORA Flavia si limita a porgere buoni consigli a Fabio, che da quando è insieme a lei ha compiuto importanti progressi dal punto di vista caratteriale. Il successo in Croazia ha interrotto un digiuno che durava dal titolo di Viña del Mar, datato febbraio 2014. Fognini ha goduto di un buon tabellone e per sollevare il pesante trofeo ha incontrato avversari ampiamente alla sua portata: il finalista slovacco Andrej Martin è n.124 del mondo, mentre l’avversario più ostico in termini di classifica è stato il portoghese Gastao Elias, n.72. PERO IL TENNIS si gioca su tutte le superfici tranne che sulla carta, e ogni vittoria non è mai scontata. Con 4 tornei in bacheca, «Fogna» ha staccato Seppi, Gaudenzi e Canè, fermi a 3, divenendo il quarto tennista italiano più titolato di sempre dopo Panatta, Ber-tolucci e Barazzutti. Una confortante iniezione di fiducia per il futuro, in una settimana molto positiva per il tennis azzurro: l’ammirevole Paolo Lorenzi, imponendosi a Kitzbuhel, a 34 anni e 7 mesi è diventato il più maturo a conquistare un torneo Atp. Lorenzi nelle prossime settimane potrebbe anche superare Fognini nel ranking laureandosi numero 1 d’Italia ma, quando Fabio riesce a sfoderare il suo talento cristallino, in pochi possono tenergli testa. Per tranquillizzarsi nei momenti caldi, adesso ha un metodo infallibile: dare un’occhiata in tribuna per incrociare il dolce sguardo della sua Flavia.

 

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