Murray salta Melbourne. Djokovic decide all’ultimo (La Gazzetta dello Sport). Australian Open senza Murray. Rischia altri sei mesi di stop (Semeraro). Hopman Cup, Federer in finale (Tuttosport). Il tennis del futuro al Lemon Bowl (Schito)

Rassegna stampa

Murray salta Melbourne. Djokovic decide all’ultimo (La Gazzetta dello Sport). Australian Open senza Murray. Rischia altri sei mesi di stop (Semeraro). Hopman Cup, Federer in finale (Tuttosport). Il tennis del futuro al Lemon Bowl (Schito)

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Murray salta Melbourne. Djokovic decide all’ultimo (La Gazzetta dello Sport)

Come era nelle previsioni, Andy Murray non sarà ai nastri di partenza degli Australian Open, primo Slam dell’anno in programma a Melbourne dal 15 al 28 gennaio. Lo scozzese, fermo dallo scorso torneo di Wimbledon per un problema all’anca destra e sceso al numero 16 della classifica Atp, aveva già rinunciato questa settimana al torneo di Brisbane. «Sfortunatamente non giocherò a Melbourne quest’anno poiché non sono ancora pronto a competere — ha scritto sui suoi profili social lo scozzese —. Al più presto tornerò a casa e valuterò tutte le opzioni possibili. Ringrazio tutti coloro che mi hanno fatto avere il loro conforto in questo momento difficile». Contemporaneamente all’annuncio di Murray è arrivato anche quello, dello stesso tenore, di Kei Nishikori che sempre per un problema fisico non sarà al via nel tabellone principale del torneo. Il 28enne di Shimane è fermo dal mese di agosto (Montreal l’ultimo torneo disputato) per una lesione al tendine del polso destro che lo ha costretto a chiudere anzitempo la stagione. «Sono desolato di dovere prendere questa decisione — ha dichiarato Nishikori —. E’ il mio torneo preferito e fa male dovervi rinunciare. La mia convalescenza procede bene, ma non mi sento pronto al 100% per tornare a giocare partite al meglio dei cinque set». Le condizioni del numero uno nipponico riguardano da vicino anche gli azzurri che proprio contro il Giappone, a Morioka il primo week-end di febbraio, giocheranno la sfida di primo turno di Coppa Davis 2018. Due assenze pesanti in attesa di conoscere le intenzioni di Novak Djokovic, che ancora non si è espresso sulla sua presenza a Melbourne. Il serbo deciderà sulla base di due esibizioni, il Kooyong Classic e il Tie-Break Tens, in cui testerà il suo livello di preparazione e di efficienza fisica.

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Australian Open senza Murray. Rischia altri sei mesi di stop (Stefano Semeraro, La Stampa)

Volendo fare una battuta, si potrebbe dire che la Gran Bretagna è stata messa in ginocchio dall’anca. Quella di Andy Murray, che ha ufficialmente rinunciato agli Australian Open, e quella di Joanna Konta, la migliore tennista britannica, bloccata a Brisbane dallo stesso problema, mentre anche il giapponese Nishikori ha dato forfait, ma per il polso. Novak Djokovic, altro campione a rischio, prima di decidere parteciperà invece a un paio di match di esibizione a Melbourne. La situazione di Murray, che nel 2013 era già stato operato alla schiena, è molto seria, a rischio c’è il 2018, forse la carriera. Via Facebook l’ex n. 1 (oggi n.16), aveva già spiegato che dopo mesi di riposo e riabilitazione (non gioca da Wimbledon) sta considerando l’ipotesi di un nuovo intervento chirurgico. Neanche i ferri però gli assicurerebbero la guarigione, anzi, e lo spaventa il precedente di Gustavo Kuerten, costretto al ritiro dallo stesso tipo di patologia, mentre sia Hewitt sia Haas sono riusciti a tornare alle gare ma non più ad altissimo livello. Il Murray letto sui social è apparso molto sconfortato, tanto che l’infortunio potrebbe non essere l’unico motivo di preoccupazione per il 3lenne scozzese, che a novembre ha avuto dalla moglie Kim Sears una seconda figlia, dopo la primogenita Sophia, della quale però nessuno conosce il nome né ha avuto notizie e che non compare nelle biografie aggiornate del campione. Retroscena a parte, l’eventuale operazione potrebbe tenere fermo Murray a lungo, si dice 6 mesi, con rientro per il suo compleanno, il 31 maggio. Ma il tennis spera anche prima.

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Hopman Cup, Federer in finale (Tuttosport)

Roger Federer trascina la Svizzera per la quarta volta alla finale della Hopman Cup, tradizionale esibizione mista a squadre in corso a Perth, in Australia. Il numero 2 del mondo, che per il secondo anno di fila fa coppia con Belinda Bencic, prosegue in maniera positiva la sua marcia di avvicinamento agli Australian Open, dove è campione in carica. Nel match di ieri contro gli Stati Uniti, decisivo per assegnare il primo posto nel Gruppo B, Federer ha dato al team svizzero il primo punto superando per 7-6 7-5 Jack Sock. Belinda Bencic ha poi sconfitto 7-6 6-4 Coco Vandeweghe e il duo Federer-Bencic ha infine battuto Sock-Vandeweghe per 4-3 4-2 (il doppio misto si gioca ai 4 games con tie-break sul pari). E’ il terzo successo per 3-0 degli elvetici dopo quelli su Giappone e Russia.

Camila Giorgi è l’unica azzurra in gara nelle qualificazioni del “Sydney International”, uno degli ultimi due appuntamenti prima degli Australian Open. La 26enne marchigiana, n.80 Wta, è stata sorteggiata contro l’australiana Olivia Tjandramulia (n.402). Intanto a Shenzen, in Cina, Maria Sharapova oggi si giocherà un posto in finale contro Katerina Siniakova.

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Il tennis del futuro al Lemon Bowl (Francesca Schito, Il Tempo)

Mentre la stagione “dei grandi” sta per prendere il via con il primo Slam alle porte, Roma ospita uno dei tornei giovanili più prestigiosi al mondo. La Città eterna è il teatro dell’edizione numero 34 del Lemon Bowl, una vera e propria istituzione per i ragazzi che intendono misurarsi con i talenti di tutti i continenti: il torneo, nato nel dicembre del 1984 da una felice intuizione del maestro Gianni Salvati, si è trasformato con il passare degli anni in un appuntamento imperdibile. Il successo arrivò già dalle primissime edizioni, anche grazie alla posizione nel calendario: negli anni ’80, la fase a cavallo tra dicembre e gennaio era priva di tornei. Una scelta che permise al Lemon Bowl di raggiungere da subito il ragguardevole numero di oltre 2000 iscritti, quando in campo scendevano anche gli under 16 e under 18. Un palcoscenico prestigioso, che in passato ha visto il trionfo di piccoli campioni destinati a diventare stelle del firmamento tennistico. Da Jelena Jankovic, ex numero 1 del mondo, ad Anastasija Myskina, passata dal successo romano nel 1994 all’exploit, dieci anni più tardi, al Roland Garros, ad Anna Kournikova, capace di imporsi a soli 9 anni nel 1992 nella categoria Under 12, a Yanko Tipsarevic che vinse nel 1996. Nel 1995, Mario Ancic e Ivan Ljubicic – oggi allenatore di Roger Federer – si imposero rispettivamente tra gli Under 12 e gli Under 16. In epoca più recente, il Lemon Bowl è stato teatro dei successi di alcuni dei più interessanti talenti «next gen» del nostro paese: da Quinzi a Berrettini. Per un giovanissimo che si affaccia nel mondo del tennis, quella del Lemon Bowl è un’esperienza irrinunciabile, la prima possibilità concreta di mettersi alla prova contro atleti provenienti dai vari continenti – sono trenta gli stranieri iscritti in questa edizione sui 1120 totali – in un contesto allo stesso tempo competitivo e di grandissima aggregazione. Uno spirito che si respira costantemente sui campi del New Penta 2000, sede centrale del torneo, e su quelli della Polisportiva Palocco ed Eschilo 2. Un’occasione talmente importante da indurre il Settore Tecnico della FIT a organizzare, in concomitanza con il torneo, un raduno nazionale con i migliori ragazzi classe 2005 e 2006. I giovani tennisti possono quindi allenarsi con i tecnici federali di mattina per poi scendere in campo nel torneo durante il pomeriggio: una full immersion di tennis per provare il gusto di cosa vorrebbe dire diventare professionisti. Mentre tra le ragazze Under 10 brilla la stella di Tyra Grant, figlia di Tyrone Grant, ex cestista di Livorno, Avellino, Teramo, Milano, Virtus Bologna, Veroli, Treviso e Venezia, tra i ragazzi Under 12 occhio a Giorgio Gatto e Daniele Rapagnetta, oggi impegnati nelle semifinali del torneo, tra i più forti della loro categoria in Italia. Due talenti romani che potrebbero incontrarsi in una finale spettacolare, che come tradizione si gioca il giorno dell’Epifania. Inevitabilmente, il Lemon Bowl si presta anche alla valutazione effettiva dei ragazzi che scendono in campo: i bambini di oggi potrebbero diventare i campioni di domani, discorso valido soprattutto per gli under 10 che nel Lemon Bowl trovano una delle poche competizioni aperte alla loro età. E così, sotto gli occhi attenti di tanti tecnici federali, osservatori e addetti ai lavori come Adriano Panatta e Corrado Barazzutti, ragazzi e ragazze iniziano a scoprire le emozioni del grande tennis, in un’atmosfera a metà tra la dimensione agonistica e quella del più puro divertimento.

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