Federer, Parigi val bene una messa... in gioco?

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Federer, Parigi val bene una messa… in gioco?

Roger Federer non gioca sulla terra da due anni e al Roland Garros da tre. Eppure quest’anno potrebbe essere tentato da un’impresa che avrebbe dell’incredibile

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Lo sappiamo, Roger Federer è un tipo piuttosto metodico e restio ai colpi di testa. Monogamo e fedelissimo alla sua Mirka, rispettoso fino alla noia della sua programmazione, concordata con lo staff in maniera maniacale. Insomma il Re del tennis in questa parte finale (finale? Ah! Ah!) della carriera sta scientificamente seguendo i suoi programmi, giocando solo i tornei che il suo fisico può permettersi, alternando preparazione e riposo per giungere al meglio agli appuntamenti prefissati.

Un peccato di ingordigia, il numero 1 del ranking a portata di mano e un tour de force estivo per cercare di sottrarlo a Rafa, gli è probabilmente costato l’US Open. Ma la scelta di saltare l’intera stagione sulla terra rossa, si è rivelata particolarmente azzeccata, consentendogli di arrivare fresco e riposato per l’ottavo sigillo londinese.

Il 2018 è iniziato per Roger esattamente come il 2017, ovvero con il trionfo a Melbourne. O forse no. Forse l’orizzonte dello svizzero in questa annata è ancora più limpido. Eh si, perché lo scorso anno Federexpress arrivava in Australia pieno di dubbi circa le proprie possibilità e in un circuito stradominato da Novak Djokovic e Andy Murray, che parevano francamente fuori dalla sua portata.

Quest’anno invece Roger, dopo i trionfi dello scorso anno, ha tante certezze in più: sa di essere in forma strepitosa, sa che Murray e Djokovic saranno fuori dei giochi a lungo, sa che anche Rafa Nadal è nuovamente vittima dei tanti acciacchi. E sa che i giovani, beh i giovani crescono ad intermittenza ma per adesso gli fanno il solletico.

Ed allora certo, il numero uno del ranking può essere un obiettivo raggiungibile sul brevissimo periodo, il nono Wimbledon sembra una possibilità piuttosto verosimile, un’altra vittoria a New York non sembra affatto fantascienza.

Solo che prima di tutto ciò ci sarebbe qualcosa che Federer non assaggia da quasi due anni. L’ultima immagine di Roger spruzzato di rosso ce la ricordiamo bene da queste parti. Il Centrale del Foro vide un Roger sempre più impacciato nei movimenti e ingessato con la schiena cedere ad un incredulo Thiem, dopo che il giorno prima solo la Sindrome di Stendhal che aveva colto il giovanissimo Sascha Zverev gli aveva consentito di vincere la sua ultima partita sulla terra.

L’ultima apparizione dalle parti di Bois de Boulogne risale invece addirittura al 2015, quando Stan Wawrinka lo liquidò in tre set sul Souzanne Lenglen, avviandosi, pantaloncini a tovagliolo in festa, verso il trionfo finale.

Ebbene, sul finire del XVI secolo, Enrico IV abbracciò controvoglia la fede cattolica pur di divenire re di Francia: Roger XX avrà il coraggio o l’incoscienza di rivedere i suoi piani per provare a conquistare nuovamente Parigi e, a quel punto, tentare l’incredibile en-plain?

Partiamo da un presupposto: se conosciamo un minimo Roger Federer, dopo i due mega 1000 sul cemento americano, lo rivedremo direttamente a Stoccarda, se non ad Halle. E probabilmente lo svizzero non si sporcherà più gli scarpini di rosso fino a fine carriera.

Però…c’è sempre un però. Con i grossi problemi di Nole, Andy e Stan e con Nadal sulle cui condizioni non c’è certezza, siamo sicuri che nella mente onnivora di un campionissimo non si affacci una pazza idea? In fondo ad oggi, se dovessimo individuare avversari che partirebbero favoriti contro Roger sulla terra, faremmo davvero tanta fatica.

Ed allora, clamorosamente, il 2018  potrebbe rappresentare la più grande occasione per Roger Federer di bissare il titolo parigino del 2009. Tuttavia, per quanto lo svizzero ci abbia dimostrato più volte l’incredibile capacità di riuscire a concentrarsi sui propri obiettivi senza necessità di una specifica preparazione in campo nei tornei preparatori, è ipotizzabile immaginare un Federer competitivo ai massimi livelli al Roland Garros, senza aver giocato sulla terra per due anni?

Ed ecco allora che la questione si complica, perché il nostro – qualora lo avessimo dimenticato e va detto che lui fa di tutto perché ciò accada  – va pur sempre per le trentasette dicasi trentasette primavere. E allora, in una macchina perfetta come quella di Roger, ma scientificamente programmata per rendere al meglio negli appuntamenti prefissati, due, tre tornei in più prima di Wimbledon potrebbero compromettere tutto.

C’è da dire in ogni caso che Federer è certamente innamorato del Roland Garros e sinceramente dispiaciuto di averlo dovuto sacrificare nelle ultime due stagioni, per cui non è nemmeno da escludere una sua partecipazione senza troppe velleità, magari preceduta da una capatina a Montecarlo, anziché a Madrid. Immaginiamo invece quanta voglia possa avere Roger di tornare a Roma, dopo le simpaticissime esternazioni del Presidente federale dello scorso anno.  A meno che uno sponsor culinario tricolore non interceda…

Puntare sul rosso, resta in ogni caso un azzardo e una scommessa. Il nono Wimbledon sarebbe oggettivamente un risultato straordinario, ma vincere nove anni dopo a Parigi potrebbe trasformarsi nella più incredibile impresa della storia dello sport.

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