Errani non fallisce. L’Italia di Fed Cup è 1-1 con la Spagna (Cocchi). E’ sempre terra di Sara (Azzolini)

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Errani non fallisce. L’Italia di Fed Cup è 1-1 con la Spagna (Cocchi). E’ sempre terra di Sara (Azzolini)

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Errani non fallisce. L’Italia di Fed Cup è 1-1 con la Spagna (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

L’ Italia resta attaccata con le unghie di Sara Errani alla prima giornata del primo turno del World Group II di Fed Cup contro la Spagna a Chieti. L’esperta del gruppo, quella Errani che arriva da un 2017 da dimenticare che l’ha vista sprofondare oltre il centesimo posto del ranking, ha risollevato le sorti della giornata segnando il punto del pareggio contro Lara Arruabarrena dopo che, nel match d’esordio, Jasmine Paolini si era arresa a Carla Suarez Navarro. Sara entra in campo con l’aria di chi ha ben chiaro il suo ruolo all’interno della squadra. In questa fase di ricostruzione è lei, che di Fed Cup ne ha conquistate tre, a dover prendere per mano le giovani, dar loro coraggio e spingerle a crederci. La Arruabarrena gioca bene ma Sara a tratti sembra quella dei vecchi tempi. Le riesce tutto e la sua rivale, nonostante sia entrata in campo con la serenità di un punto già messo in tasca dalla Spagna, si fa sopraffare rapidamente. Un primo scambio di convenevoli con break e contro break, poi la Errani accelera, varia il gioco e destabilizza l’avversaria, chiudendo il primo parziale 6-1. Il secondo è appena più combattuto con Sara che deve salvare tre palle break nel quinto game prima di raddoppiare il risultato del primo set. Oggi il compito sarà ben più arduo contro l’amica Carla Suarez Navarro, ora numero 29 del ranking ma tra le migliori al mondo sulla terra rossa. «Con Sara sono sempre match impegnativi – avverte Carla -, abbiamo giocato tante volte contro e ci conosciamo bene. Non sarà facile». Fosse per Sara, scenderebbe subito in campo: «Siamo molto amiche, ci alleniamo sempre insieme, conosciamo tutto del gioco l’uno dell’altra. Sarà una partita a scacchi più che un match di tennis». Jasmine Paolini ha avuto l’arduo compito di rompere il ghiaccio contro la numero uno spagnola. Un match proibitivo tecnicamente e molto impegnativo emotivamente: «Sì, ma io ho bisogno di partite come questa per fare esperienza – spiega -, già se dovessi tornare in campo per un altro incontro cercherei di non ripetere gli errori che ho fatto. Nel caso cercherò di non arretrare troppo e di imporre un po’ di più il mio gioco». Mentre racconta, la Errani sta segnando il punto del pareggio: «Lei per me e le altre è davvero preziosa – continua – ci dà tanti consigli e non ci fa assolutamente sentire la pressione di stare con una campionessa come lei». Tathiana Garbin, la capitana, sta crescendo questo gruppo neonato e conta molto su Sara: «Gliel’ho già detto e lo ripeto, è importante il suo ruolo. Questo gruppo è come una piantina che deve crescere piano piano, le ragazze hanno bisogno di un esempio in squadra che le faccia sentire a proprio agio come fa lei». Oggi non sarà facile, la missione è ai limiti del possibile, ma le ragazze sono cariche, come conferma Garbin: «Hanno tanta voglia, sono tutte molto cariche. Jasmine è stata brava, ha un bel carattere pugnace ha solo bisogno di giocare questo tipo di partite, di capire come uscire dai momenti difficili, di lottare. E in questo anche le sconfitte servono da lezione, pian piano cresceremo».

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E’ sempre terra di Sara (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Da qui in avanti, cara Sara, ti auguriamo molti campi in terra rossa. E molti rantoli, belli sonori, che ti salgono su cosi naturali quando colpisci bene e ti appropri del gioco. Molte corse e rincorse, anche… Ché sono la tua specialità e non sono venute meno con il passare degli anni e l’affievolirsi delle certezze. C’è da riprendere in mano il gioco, questo si, perché con tutte le brutte storie che si sono avvicendate in questi mesi hai finito per perderlo di vista, anche se non ci darai mai ragione su questo punto. Per orgoglio, magari. E perché gli atleti sono i primi a tagliare i traguardi e gli ultimi ad accorgersi delle cose. Ci sono stati i mesi delle accuse per doping, che hanno diviso il fronte fra quelli che ti hanno creduto subito e quelli che hanno dubitato sin troppo a lungo. Ci sono state le prassi burocratiche cui dare conto, i processi. E ci sono ancora. La classifica che è scesa, si è fatta incerta, e ti obbliga a risalire la corrente passando dalle qualificazioni, come se fosse facile. Ma il tuo tennis è ancora lì, nelle braccia e nelle gambe, nella testa soprattutto, e deve essere soltanto estratto dall’involucro che lo trattiene. Ci stai provando, va bene cosi. Continua a farlo. Come vedi da questa Fed Cup, hai ancora i colpi per mettere a soqquadro gli istinti guerrieri di una che ti precede di sessanta posizioni in classifica. Uno a uno, sul campo in terra rossa indoor di Chieti. Significa che il verdetto fra Italia e Spagna è ancora tutto da decidere. Con un distinguo importante, però, rispetto ai numeri che l’incontro presentava e ai pronostici che tracciavano una strada comoda per le avversarie spagnole. La novità è che questa Errani, in questa forma, e con la solidità messa in mostra contro Lara Arruabarrena, oggi non scenderà in campo già battuta, nel match di maggior livello che questa sfida di World Group Due abbia in cartellone. Con «l’amica Carla», cioè Carla Suarez, con l’avversaria che conosce fin troppo bene, per essersi allenate mule volte assieme, e sul campo confrontate in ben undici occasioni (a proposito, è Sara a essere avanti, 8 a 3), la Errani avrà modo di costruire il suo match e garantirsi le proprie chance. «Lei sta bene, ed è più alta in classifica, ma che significa?». Già, significa poco. Solo che le due ex top ten di qualche anno fa (Carla numero sei, Sara numero cinque), hanno affrontato questi ultimi anni di tennis in modo diverso, la spagnola alle prese con infortuni che non le hanno impedito però di continuare a battersi nel circuito che conta, l’italiana invece minacciata da fattori esterni, che avrebbero minato la tranquillità di chiunque. E un match ancora tutto da scrivere. L’unica indicazione giunta dalla prima giornata è che le rispettive numero uno sono più vicine di quanto non si pensasse. Carla Suarez Navarro ha disposto tranquillamente di Jasmine Paolini, ha sempre condotto il gioco, e se l’azzurra ventiduenne è riuscita talvolta a prendere in mano lo scambio e finirlo in modo rabbioso, lo si deve soltanto al fatto che la nostra ragazza ha doti da non sottovalutare, anche se manca di esperienza, di abitudine a certo tipo di partite, e di centimetri. Ha strappato anche due break la Jasmine, ma non è riuscita a dare continuità ai momenti migliori e quel suo modo di colpire a tutto braccio, quasi senza rispetto, ha finito per garantirle molti applausi ma anche tanti passaggi a vuoto, in cui la foga la portava inevitabilmente sopra le righe. E fuori dal campo. Poi Sara Errani, che ha giocato con la Arruabarrena esattamente come la Suarez aveva fatto con la Paolini. Ha lasciato che quella avvampasse in un fuoco appassionato di colpi e tentativi, e si è ben guardata dal preoccuparsene. Ha mantenuto lunga la gittata dei suoi pallettoni, ha rintuzzato le forzature della spagnola e ha dato ampiezza al suo gioco. Il suo tennis è di natura superiore, e Sara lo ha chiarito subito. «Questo pareggio ci dà coraggio», ha detto, rinfrancata, «abbiamo dimostrato di avere delle carte da giocare. Io lo sapevo, noi tutte lo sapevamo». Oggi è ancora giorno di battaglia. Subito Carla e Sara, poi Paolini e Arruabarrena. E se sarà necessario il doppio, difficile che Errani e Suarez Navarro si tirino indietro.

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