Davis, la parola alla stampa british: Murray cresce, Fleming è il doppista che serve, ma il campo resta una brutta macchia

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Davis, la parola alla stampa british: Murray cresce, Fleming è il doppista che serve, ma il campo resta una brutta macchia

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Andy Murray, Coppa Davis 2014 Napoli (foto by VINCENZO ARTIANO)

Andy Murray, Coppa Davis 2014 Napoli (foto by VINCENZO ARTIANO)

DAVIS – Il meglio (e il peggio) della secondo giornata di Italia – Gran Bretagna, secondo i principali quotidiani britannici

Doveva essere la giornata di Andy Murray: la giornata del campione di Dunblane, del suo valore aggiunto, del talento scaltro e tenace, e tutto sommato i fatti danno ragione alle attese. Ma non è lo scozzese (impegnato su due fronti) l’unico ingrediente di quel mix che oggi issa il Regno Unito sul 2-1. E in attesa del primo match in programma tra poche ore, quel primo match point sponda britannica che si gioca tutto sullo scontro d’alta quota con Fabio Fognini, la stampa avversaria ragiona, critica, batte ancora il martello sulla calda incudine di un campo poco praticabile, ma soprattutto parla di “situazione sotto controllo” (Daily Express), di “uno spirito competitivo formidabile da parte dei nostri” (Guardian), uno spirito che in questi due giorni ha trovato ottima sponda nelle performances di Colin Fleming e James Ward: testa bassa, un pò di fame, di certo non hanno accettato il treno della convocazione per godersi il lungomare, o gustare una pizza.

Ma tornando alla rassegna, troviamo come sempre in prima linea il Daily Mail: il riferimento alle condizioni disastrose del campo arriva dopo un battito di ciglia,  si calca anche la mano rispetto alle dichiarazioni dello stesso Murray (“il sospetto è che un campo simile non sarebbe omologabile a livello ATP”), ed è sempre il terreno che avrebbe riacutizzato l’infortunio al ginocchio dello scozzese (“le smorfie, soprattutto durante il primo match, non sembrava un buon segno”). Ma una volta fatta la smorfia si va oltre, allora “è più forte il desiderio di dare alla Gran Bretagna quella semifinale che manca dal 1981, una forza mentale che è andata anche oltre qualche coro di troppo contro di lui, oltre un pubblico che spesso si è preso beffa di lui dopo un errore o un doppio fallo, o lo ha fischiato inutilmente. Ma può starci in una cornice di Davis”. Si parla anche del singolare, e…onore delle armi a Seppi (“resta un ottimo giocatore sulla terra, ma è partito scarico, freddo, era destinato a inseguire e resistere”), mentre per il doppio, questo pomeriggio “imprevedibile, quasi drammatico nel 4° set” regala agli inglesi un a prestazione di coppia comunque equilibrata, ma soprattutto efficace (“Murray ha la mano dell’esperto, che colpisce nei punti chiave; Fleming invece, che vive la sua carriera nell’ombra, ha prima zittito il pubblico giocando come un muro, da vero specialista, poi è stato freddo nel momento in cui il pubblico di casa – un pò troppo silenzioso quello per quasi un’ora e mezza- è entrato nella partita, e si è fatto sentire”.

Interessante invece sulle pagine del Telegraph la riflessione su Fabio Fognini, il nostro n.1 che dopo aver piegato in 4 set James Ward nel primo singolare, “ieri ha confermato i problemi fisici, oltre a tutta la rabbia che nasce da una condizione non al top: il risultato non fa che mettere ancora di più in luce il suo essere fin troppo emotivo e poco lucido, persino incostante, costringendolo a restare nella scia di Bolelli in tutto l’arco del match”. Ma attenzione: “Non è finito: proprio la delusione può essere la sua arma in più, e la classifica rispecchia perfettamente la sua natura di giocatore profondo, che si esalta nello scambio, ha potenza, tocco e tecnica. Certo, l’ultima volta che ha battuto Andy eravamo nel 2007, e da lì è arrivato un filotto di 14 sconfitte, ma a parte le statistiche, Fognini resta una minaccia. Soprattutto con un campo del genere”.

Passando al Guardian, tutta l’attenzione si concentra sul doppio, e su come “il talento di Murray si sia sposato alla perfezione con la volontà e la determinazione di “Jimmy” (Fleming, ndr): hanno stupito, e pensare che erano soltanto al loro settimo match insieme, il primo su una superficie del genere, contro un avversario che giocava in casa. Fognini e Bolelli invece hanno vinto insieme due tornei, hanno raggiunto le semifinali a New York e Melbourne, è una delle coppie più affiatate in circolazione. L’esperienza di Umago però è stata importante , insieme stanno crescendo, e anche nella prospettiva di una semi in svizzera, la loro sintesi può essere una bella arma”. Fin troppo ottimismo su Murray (“quasi al meglio della condizione”), non manca la chiosa con un appello dalla ITF, perché “per favore, si eviti di far giocare match su campi simili in futuro”. Vittimismo tattico o un pò di ragione c’è? Di sicuro oggi ci sarà molto di più da scrivere per quello che si fa sul campo, e facciamo noi l’appello, stavolta ai colleghi: meno politica, e più tennis giocato, e più note positive (come la dedica di Murray alla povera Elena Baltacha, impegnata nella sua battaglia contro il cancro). Per favore.

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