Wimbledon: trionfo azzurro Errani-Vinci nel doppio femminile (Il Sole 24 Ore)

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Wimbledon: trionfo azzurro Errani-Vinci nel doppio femminile (Il Sole 24 Ore)

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TENNIS WIMBLEDON – Alessandro Merli del Sole 24 Ore commenta l’impresa della coppia azzurra che ha conquistato ieri il titolo a Wimbledon completando il Career Grand Slam.

Storica vittoria nel doppio femminile per le nostre Sara Errani e Roberta Vinci, che conquistando Wimbledon si sono aggiudicate anche il Grande Slam in carriera, avendo già vinto al Roland Garros e allo US Open nel 2012 e all’Australian Open nel 2013 (successo replicato quest’anno). Le due italiane hanno vinto 5 degli ultimi 10 tornei del Grande Slam. Si dirà che le avversarie, Timea Babos, ungherese, e Kristina Mladenovic, francese, non erano grande cosa, l’una al n.92 del mondo in singolo, l’altra al 107. Ma questo nulla toglie a Errani e Vinci, che per un solo minuto non hanno battuto in velocità il tempo stabilito da Petra Kvitova nella finale del singolo: la loro vittoria 6-1, 6-3 è venuta in 56 minuti.

Un abisso fra le due coppie, le due italiane vincitrici di 20 tornei insieme, compresi gli Slam, e colonne della nazionale di Fed Cup, le altre alla terza competizione in coppia. La Errani e la Vinci hanno riscattato un torneo fallimentare nel singolare, ma soprattutto hanno riaffermato il loro dominio su una specialità, cui partecipano, a differenza che fra i maschi, tre delle prime 10 del mondo (Serena Williams, Jelena Jankovic e Dominika Cibulkova). E cosa importa, in questo momento, se qualcuno considera oggi il doppio un tennis minore.

Nel singolo vince Kvitova, travolta la Bouchard
Nel singolo è stata travolta in cinquantacinque minuti la povera canadese Eugenie Bouchard, che a vent’anni molti pronosticano ai vertici del tennis femminile e che già insidia Maria Sharapova nel ranking delle più belle: nella finale è durata due game. Poi ha perso il servizio al terzo, al settimo e al nono del primo set. Salvo l’attimo di un controbreak, non è mai neppure entrata in partita. Al secondo set, si è beccata un cappotto.
Dall’altra parte della rete, la ceca Petra Kvitova, 24 anni, ma con un titolo di Wimbledon già in bacheca dal 2011, l’ha semplicemente spazzata via, 6-3, 6-0. Mancina come due del gotha di campionesse che assistevano dal Royal Box, Martina Navratilova e Ann Jones, la Kvitova non ha sbagliato niente. Si può rimproverarle solo una cosa: di aver reso la finale una vicenda così affrettata e così sbilanciata da non consentire nemmeno il tempo di godersi lo spettacolo. Per la verità, questa sembra esser diventata la prassi nelle finali femminili degli ultimi dieci anni, almeno dal 2005, quando Venus Williams chiuse 9-7 al terzo contro Lindsay Davenport. La maggior parte sono finite in due set. Ma per trovare una finale più corte bisogna risalire alla vitoria della Navratilova contro Andrea Jaeger nel 1983.

La Bouchard avrà tempo di rifarsi. A Wimbledon ha vinto due anni fa fra le “girls”. Forse la transizione è stata un po’ troppo rapida. Ma quest’anno è già arrivata in semifinale all’Australian Open e al Roland Garros, in entrambi i casi cedendo a chi avrebbe poi vinto il torneo, Li Na e Sharapova. E’ curioso che solo cinque anni fa, una Bouchard bambina chiedeva a Sharapova di farsi una foto con lei. La débacle di oggi sarà un’altra tappa della sua crescita. Curiosamente, era venuta a vederla la principessa Eugenie, nipote della regina Elisabetta: la mamma della Bouchard, monarchica fanatica, ha battezzato la figlia con questo nome in onore della principessa.

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