Chi aveva visto Nishikori a Madrid, poteva capire

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Chi aveva visto Nishikori a Madrid, poteva capire

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TENNIS US OPEN – La terza vittoria di fila del giapponese Kei Nishikori su un top 6 non doveva sorprendere. Semmai ha sorpreso che abbia sconfitto il caldo (40 gradi sul campo) meglio di Djokovic dopo le precedenti maratone. Sarà lui il favorito in finale? Le prime parole di Nihikori in intervista: “Sono un po’ sorpreso perchè…”

NEW YORK – Avremmo dovuto capirlo tutti fin dal torneo di Madrid, quando Kei Nishikori doveva vincere la finale contro Rafa Nadal!

Quella l’avrebbe vinta se non si fosse fatto male alla schiena al punto di doversi ritirare nel terzo set.

Uno che si permette di battere un buon Nadal (e non infortunato…) sulla prediletta terra rossa può battere chiunque.

Più di uno che batte Roger Federer sull’erba (perché chi vince sull’erba, vedi Stakhovsky, Darcis o Rosol, non è detto che sia in grado di vincere da tutte le parti).

Se ricordate, la superiorità di quel giorno a Madrid di Nishikori su Nadal la ammise subito con grande onestà – e si giocava nella capitale spagnola, parlando in massima parte ad una massa di giornalisti spagnoli – perfino lo zio e il coach di Rafa, Toni Nadal con il suo tipico plurale maiestatis: “Non meritiamo la vittoria, Kei Nishikori ha giocato meglio di noi l’intero match!”.

Il giapponesino che qui ha battuto uno dopo l’altro il n.6 del mondo, il n.4 e ora il n.1, Raonic e Wawrinka per 5 set (6-4 nel set decisivo) e oggi Djokovic 63 16 76 63, era stato incerto fino all’ultimo se partecipare a questo torneo. Aveva un problema ad un piede.

Dicevano tutti che era troppo fragile, che non aveva il fisico di quei marcantoni più alti del metro e 80, che non aveva il loro servizio.

Tutte cose che dicevano anche di Michael Chang. Il suo coach che giocava un po’ come lui, tante gambe, straordinaria agilità, grande reattività alla risposta per bilanciare un servizio per forza di cose non straordinario anche se, come ha detto Michael Chang nell’intervista esclusiva che gli ho fatto un paio di giorni fa e di cui avete sia audio sia video, “Kei è più alto di me, serve meglio, non ha avuto bisogno di allungare la racchetta come feci io per potenziare il servizio, a costo di perdere un tantino in controllo”.

Non so come abbiano commentato la prima semifinale Nishikori-Djokovc i telecronisti di Eurosport, ma secondo me soltanto chi è stato sull’Ashe Stadium per un paio di ore, può capire cosa sia successo, perché certi errori si siano verificati, da una parte e dall’altra.

Il caldo era spaventoso, i 35 gradi sugli spalti erano probabilmente 40 sul campo. La sala stampa con l’aria condizionata era piena di colleghi, la tribuna stampaVIP con una settantina di posti nell’anello basso semivuota, Steve Flink di Tennis Channel con il sottoscritto, Doug Robson di Usa Today e pochi altri.

Verso la fine del terzo set io, che stavo seduto e non dovevo correre, avevo la camicia fradicia, sudavo come se avessi fatto una maratona, facevo fatica a respirare.

Non potendo chiedere un medical time-out sono uscito dall’Ashe Stadium insieme a Donald Dell, il più grande manager del tennis insieme allo scomparso Mark McCormack, e ho continuato a seguire – con il commento di John McEnroe e Mary Carrillo – il match sulla CBS in sala stampa, come tutti gli altri italiani.

Così venivo a sapere che nel frattempo due semifinali del singolare junior erano state interrotte. Jan Choinki, il tedesco che aveva eliminato il nostro Berrettini al terzo turno e i cui genitori sono ballerini, si era ritirato per un colpo di calore – come la Peng nella prima semifinale femminile – e un altro ragazzo, Quentin Halys, che affrontava lo junior americano Tiafoe (altra intervista da sentire) aveva chiamato il medico in campo ed era letteralmente boccheggiante.

Scrivo tutto questo per dire: a) che in Australia un match così, in queste condizioni disumane, sarebbe stato interrotto e si sarebbe concluso – o iniziato – sotto il tetto. b) che Novak Djokovic che le ha sofferte fin dal primo set, quasi fosse rimasto preso di sorpresa dopo l’allenamento delle dieci del mattino quando l’aria era ancora respirabile, è stato molto sportivo nella conferenza stampa post-match “le condizioni difficili c’erano per me come per lui…”, e non ha cercato nessun tipo di alibi, nemmeno quello che in tv gli volevano creare i commentatori ricordando che Jelena non era al suo fianco stavolta ma era rimasta a Montecarlo dovendo partorire a breve (“E’ una normale gravidanza, il fatto che non fosse qui non ha inciso sulla mia preparazione”), c) ha dato credito alla vittoria di Kei, del quale già l’altro giorno aveva detto “Sta giocando il suo miglior tennis di sempre” e ha aggiunto oggi: “E’ agilissimo, veloce, è molto migliorato, mi ha colpito in particolare il suo rovescio…è sicuramente un giocatore che vale un posto nei top-ten”.

Nishikori è il primo dei 62 tennisti giapponesi che sono apparsi su un palcoscenico dello Slam dal 1877. 41 hanno giocato solo nell’era dilettanti, 16 solo in quella open, 5 in entrambe.

Ma se Jiro Satoh aveva raggiunto semifinali in 9 Slam cui partecipò, Kei Nishikori è il primo giapponese a centrare questo traguardo storico per il quale milioni di giapponesi hanno acceso la tv stamani nella loro notte. Quando Djokovic ha sbagliato l’ultimo dritto erano le quattro del mattino.

Percéè ha vinto Nishikori, al di là del fatto che ha evidentemente reagito meglio al caldo e all’umidità spaventosi?

Nishikori ha dimostrato nei giorni scorsi di essere particolarmente incisivo nei punti importanti, tipo quelli dei tebreak che contano il doppio. Non è un caso che nel tiebreak Nishikori sia salito subito sul 4-0. E’ vero che poi è stato lui a concedere qualcosa, restituendo a Djokovic sul 5-4 per lui il doppio fallo che il serbo aveva fatto sul 2-4, ma insomma un vantaggio di 4 punti procurato più da errori di Nole che da punti vincenti fatti da Kei, sta a sottolineare la diversa attenzione che il giapponesino è stato capace di riporre in quella situazione.

Quel tiebreak ha in fondo deciso il match perché Novak nel quarto set pareva groggy: ha ceduto subito il servizio in apertura e quando non è riuscito a sfruttare le palle break per l’1 a 1, si è capito che non avrebbe avuto le energie, e anche il morale, per rimontare come tante volte in passato contro altri giocatori e in situazioni di punteggio non ancora del tutto compromesse, abbastanza simili insomma.

Se andiamo a vedere le palle break constatiamo che Nishikori ne ha conquistate appena sette, ma ne ha trasformate ben cinque, il 71% insomma. Mica male! Più del doppio di quelle di Djokovic che ne ha avute sulla sua Head ben 13 e ne ha sapute trasformare solo 4, per una misera percentuale del 31% per cento.

Insomma sui punti importanti Nishikori è fortissimo.

Il servizio, poi, non è di quelli che gli garantisce 10 aces a partita – lui ne ha fatti solo 4 e Djokovic invece 13 – ma se andiamo a vedere le velocità medie con le quali ha battuto la differenza è minima, certo inferiore a quella che si poteva supporre.

Kei ha fatto 106 miglia con la “prima” contro i 113 di Djokovic, sono 11 km orari di differenza. E 86 miglia di velocità media con la “seconda” rispetto a 94 miglia di Djokovic, sono meno di 13 km orari. Insomma ribadisco: sono differenze minime, non significative. Contano semmai maggiormente le angolazioni che si riescono a trovare quando fra altezza (Nole è 1,88 Kei 1,78) e braccio un tantino più lungo, e magari pure un lancio di palla diverso, la palla parte da una quindicina di centimetri più in alto.

Se il conto di vincenti ed errori sembra molto simile, 37 vincenti per il giapponese, 38 per il serbo, 48 errori per Nishikori, 45 per Djokovic, sorprende il fato che Nishikori abbia però messo a segno più del doppio dei rovesci vincenti, 13 contro 6. Non a caso, Djokovic ha dichiarato che il rovescio è stato il colpo di Nishikori che più lo ha impressionato.

In conferenza stampa Nishikori chiede di poter rispondere per primo in Giapponese agli oltre 15 colleghi del Sol Levante. Molti sono arrivati in questi giorni, E non ho contato i fotografi. Subisce un attacco frontale di almeno 25 domande. Michael Chang mi aveva detto che aveva buon sense of humour, ma a parte un fastidiosissimo intercalare, un eeehhhh che precede ogni risposta e che l’inframmezza decine di volte – tipo lo you know degli americani, solo che è più gutturale – su 25 risposte che dà con un tono di voce  funeralesco similMurray soltanto una strappa l’ilarità dei colleghi Giap. Quando gli ho chiesto, più tardi nella conferenza stampa in  inglese, che cosa avesse mai detto, purtroppo non se lo ricorda e quasi per scusarsi aggiunge: “Ma in inglese non so essere tanto spiritoso come in giapponese”.  Epperò credo che con Chang parli in inglese. Vabbè, pazienza. Pwr il resto: “Un po’ sorpreso lo sono, non mi aspettavo di arrivare in finale, però di top-ten ne ho già battuti diversi…insomma sorpreso ma non troppo”. “E’ stato importante vincere il terzo set, dopo quel che era successo nel secondo con Djokovic che mi faceva correre di qua e  di là, pensavo che mi avrebbe battuto. Ma sono stato ben concentrato in quei primi momenti del set…invece lo sono stato meno quando ho servito per il set e poi anche quando ero avanti 4-0 nel tiebreak…Poi meno male che ho vinto il quarto, fossimo andati al quinto non credo che ce l’avrei fatta” – dice senza apparentemente rendersi conto che Djokovic pareva molto più stanco di lui; n.di UBS .

Nishikori si è anche rallegrato che non ci sia più il Supersaturday: “E’ bene avere un giorno di intervallo adesso, altrimenti sarebbe stato troppo dura”. Riguardo all’infortunio al piede che lo aveva costretto a saltare gli ultimi tornei e a mettere in discussione la partecipazione allo Slam: “Non sapevo davvero fino all’ultimo se venire qui o no. Forse è una buona idea – dice finalmente sorridendo – riposarsi tre settimane prima di giocare uno Slam!”

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