Il tennis moderno e l'ossessione dell'asciugamano

Rubriche

Il tennis moderno e l’ossessione dell’asciugamano

Pubblicato

il

 

TENNIS – Ormai per i tennisti sembra quasi importante quanto la racchetta: è l’asciugamano, e oggi non serve più solo a togliere via il sudore. Da qualche anno è il rifugio dei tennisti dopo ogni punto, per un gesto che è diventato una vera e propria ossessione, nonché oggetto di dibattito

L’asciugamano è diventato una presenza insostituibile di qualunque partita di tennis oramai da molti anni. Nei giorni scorsi anche un articolo del NY Times ha cercato di analizzare il perché se ne faccia ricorso insistentemente dopo ogni punto.

Basta un po’ di psicologia spiccia per capire che questo ricorrere ossessivamente all’uso dell’asciugamano sia più una necessità mentale che fisica. I giocatori non hanno difficoltà ad ammetterlo. C’è chi lo chiede, anzi lo pretende, anche dopo il primissimo punto di un match, quando non ha certamente avuto il tempo di sudare e magari ha appena servito un ace o un servizio vincente. Del resto gli stessi giocatori non hanno difficoltà ad ammetterlo. Dice Federer al riguardo: “L’asciugamano è come la coperta di Linus: dà sicurezza e tranquillità. Lo uso per rilassarmi fra un punto e l’altro“. John McEnroe, John Newcombe e Goran Ivanisevic, hanno criticato senza troppi peli sulla lingua quei giocatori – quasi tutti! – che puntualmente dopo ogni punto lo chiedono al raccattapalle.  A Londra, McEnroe, telecronista durante l’ultima edizione del torneo di Wimbledon, ha ironizzato: “A  Londra non fa così caldo, non si suda molto, ma qual è tutta questa necessità di asciugarsi continuamente, punto dopo punto? E’ un’ossessione!“. E Roger Federer ha confessato: “Ho cominciato a ricorrere, punto dopo punto, all’asciugamano fin da quando giocavo i miei primi tornei. Ero teso, mi volevo calmare, volevo evitare di lasciarmi andare ai lanci di racchetta, a urla”Anche John Isner ammette:  “Io lo uso per rilassarmi tra un punto e l’altro, per pensare”.

Ci sono 25 secondi di tempo fra un punto e l’altro nei torneo del circuito ATP, 20 nel tour femminile e 20 anche nelle prove del Grande Slam. C’è quindi la necessità di ridurre al minimo le pause di gioco. Molti giocatori vanno oltre questo limite (Nadal e Djokovic su tutti), ma anche molte partite finiscono spesso oltre i limiti del pensabile in termini di resistenza e durata (ancora loro due, Nadal e Djokovic, e le loro quasi sei ore di tiri in Australia come esempio massimo), e quindi per alcuni è giusto tollerare sforamenti. Usare il buon senso insomma. Sostiene questa tesi anche un ex tennista e ora commentatore come Justin Gimelstob.

Ma non tutti i match sono però come quelli di Nadal contro Djokovic. E non tutti i terreni di gioco hanno condizioni climatiche come quelle dello Us Open, dove con lo zoom delle telecamere in alta definizione riusciamo a vedere le gocce di sudore colare dai cappellini dei giocatori. La verità è che per molti giocatori l’asciugamano è diventato una sorta di refugium peccatorum, un posto dove scacciare via i pensieri del punto appena finito. Chiedere l’asciugamano al raccattapalle dopo ogni punto è diventato oramai un gesto meccanico che consente al tennista di resettare la mente, cancellare il pensiero del punto appena perso o aumentare la concentrazione per il punto da giocare. Oramai non si tratta più di asciugarsi il sudore dalla fronte. O almeno non solo. L’aspetto psicologico del gesto serve a prepararsi mentalmente per il punto successivo, anche se, come sostenuto da alcuni coach, sarebbe bene sempre bene tenere in testa il pensiero di quel che si appena fatto, sia in positivo che in negativo. Avere insomma il controllo mentale di quello che si sta facendo.

Questa consuetudine è diventata ossessiva soltanto negli ultimi anni. Un tempo gli asciugamani giacevano inerti sulle sedie – poi diventate panchine – dei giocatori. Non di rado i tennisti che si erano trovati nei pressi della rete dopo un attacco o un lungo scambio approfittavano della vicinanza al proprio box per asciugarsi il viso e dirigersi nuovamente verso la linea di fondo. Il clima non è certo cambiato da allora a oggi. Anche negli anni ’80 e ’90 a Flushing Meadows faceva caldo. E anche allora, specie sul rosso, non è che si passeggiasse durante uno scambio e l’altro. Forti e duri sono fisicamente i tennisti di oggi e forti e duri lo erano allora. Si usavano i polsini allora e si usano oggi; e la segatura tanto cara a Ivan Lendl? Una volta si trovava nei contenitori ai piedi delle seggiole dei giudici di sedia, oggi invece c’è gripping gel, una gelatina che permette una presa ottimale del manico.

Oggi gli asciugamani, alcuni belli, bellissimi, altri anonimi, come quelli in uso a Flushing Meadows, li troviamo a fondo campo in brutta mostra, poggiati sulle sedie dei giudici di linea o sui tabelloni elettronici che mostrano l’orario o la velocità del servizio. E con i poveri raccattapalle praticamente obbligati a prenderli in mano dopo ogni punto per porgerli al tennista. Oggi quindi i raccattapalle armeggiano più con gli asciugamani dei giocatori che con le palline. E non è un bello spettacolo vederli impegnati in questo gesto che oramai i giocatori considerano dovuto. Infatti per un giocatore che ringrazia ogni volta con un “Thank You” come Gael Monfils, ce ne sono decine (pressoché la totalità) che appena terminato lo scambio hanno il loro modo autoritario di chiederlo. C’è chi si gira e in modo perentorio ordina “Towel!”. C’è chi adopera l’indice senza neanche accorgersene e chi mima il gesto di asciugarsi il viso con la mano. Segnali che danno lo start al bambino o alla bambina di turno per correre incontro al giocatore e addirittura dispiegare l’asciugamano.  Ogni giocatore poi lo adopera come meglio crede. Si va dalla passata veloce al gesto ossessivo-compulsivo di Rafael Nadal: braccio sinistro, parte del viso sinistra, orecchio sinistro, braccio destro, parte del viso destra, orecchio destro. E via.

E l’igiene? Possibile che nessuno se ne occupi e preoccupi? Nella discussione in corso questo aspetto viene spesso tralasciato. Perché il raccattapalle dovrebbe continuamente toccare l’asciugamano intriso di sudore del giocatore? Possiamo comprendere che un bambino indosserebbe forse anche la maglia sudata del proprio beniamino, ma possiamo risparmiare questo gesto non propriamente igienico ai piccoli ballboy? Una soluzione ci sarebbe e la proponiamo qui: un bel gancio a fondocampo dove il tennista possa appendere un asciugamano diverso da quello che terrà sulla sua panchina. Non sono certo gli asciugamani che mancano ai giocatori! Un po’ come a casa nostra, dove non buttiamo l’asciugamano dove capita o tantomeno abbiamo chi ce lo raccoglierebbe se lo buttassimo a terra. I tennisti quindi potrebbero fare da soli e i raccattapalle tornare solo a inseguire e riconsegnare le palline lungo il campo, come si faceva una volta.

 

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement