David Ferrer: una vita nell’ombra

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David Ferrer: una vita nell’ombra

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TENNIS PERSONAGGI – David Ferrer è sceso al numero 10 del mondo dopo una stagione non brillante. La sua carriera tennistica l’ha sempre vissuta all’ombra di Rafael Nadal, ma nonostante venga spesso snobbato dalla stampa e considerato un tennista di sola resistenza, il 32enne di Javéa è sempre andato avanti per la sua strada, con la costanza della passione e del duro lavoro. E non ha alcuna intenzione di fermarsi


“Se non mi fossi trovato davanti un fenomeno come Rafa, non sarei diventato un tennista migliore. Rafa non mi ha tolto nulla, mi ha dato tanto”
Sembra racchiusa tutta in questa frase la vita tennistica di David Ferrer. Il tennista di Javéa, 32 anni, attualmente numero 10 del ranking Atp, è sempre stato lo spagnolo numero 2 dietro al più giovane, Rafael Nadal, quello che ha vinto tutto e frantumato record su record, e che lo ha battuto 22 volte su 28. Una condizione come questa porta spesso ad essere bollati come ‘comprimari’.

David è uno che ha iniziato dal basso. Quando nel 2002 entrò nei top100, disse: “ Sono il peggiore top 100 di sempre”. Ed era una frase in cui credeva davvero, perché l’umiltà è sempre stata una delle sue caratteristiche che unita forse ad una certa insicurezza nei propri mezzi non gli ha troppo giovato. Però almeno è l’umiltà che lo ha spinto al duro lavoro, che lo ha portato a scalare la classifica Atp, fino a raggiungere il terzo posto mondiale nel 2013, suo best ranking dopo i quarti di finale del torneo di Wimbledon e soprattutto della prima e unica finale in uno Slam, al Roland Garros, dove si trovò davanti proprio il connazionale Rafael Nadal, sempre lui: “Le partite spesso dipendono da un punto. I più grandi fanno la differenza proprio perché riescono a controllare la pressione di quei momenti. Rafa è il migliore tennista della storia dal punto di vista mentale, senza alcun dubbio”. E quella finale, come tutti ricordano, consegnò l’ottavo titolo dell’Open di Francia a Nadal, mentre ‘Ferru’ vedeva sfumare la possibilità di mettere un tassello storico nella sua carriera. In realtà non è sempre stato così.

L’abnegazione e la passione per il tennis, David li ha conosciuti assieme a Javier Piles, che lo prese ad allenare quando aveva solo 17 anni, e che non ci pensò due volte a chiuderlo nello sgabuzzino del circolo dove conservavano le palline da tennis, vista la poca voglia di sudare ed allenarsi. Quello fu il momento di svolta. Dovette iniziare a guadagnarsi i soldi da solo, fece il muratore per un breve periodo, poi tornò da Piles, e gli disse che forse, accarezzare il sogno di una carriera professionistica non era tanto male.

“Sono diventato un tennista migliore da quando mi sono rilassato e ho accettato i miei difetti. A volte manchi mentalmente perché non accetti i tuoi errori, o non accetti che gli altri siano migliori di te. Ma i campioni non cercano scuse, e questo che li rende grandi”.
Spesso rimproverato di avere poca tecnica, di essere ‘solo un terraiolo’, di aver raggiunto la top 10 esclusivamente grazie al fisico e alla resistenza, snobbato dalla stampa, anche quella di casa sua, che i fari li ha sempre puntati sullo spagnolo più forte, David non ha mai ceduto. Ma forse anche grazie a quei giorni a pane ed acqua in quello sgabuzzino la lotta di Ferrer per ritagliarsi un posto nel tennis di Nadal, Federer e Djokovic ha dato qualche frutto. Nel 2012 è riuscito a conquistare il suo primo Masters 1000, a Parigi Bercy, battendo in finale Jerzy Janowicz, le sue prime parole sono state: “ Ho sfruttato l’occasione, anche perché mancavano Murray, Djokovic e Federer”.

Anche in questo 2014, che lo ha visto scivolare in classifica, che ha incoronato campioni Slam per la prima volta in carriera due come Stan Wawrinka e Marin Cilic, Ferrer ha sempre onorato il tennis e la fortuna di essere fra i migliori del mondo. Nel torneo conclusivo della stagione, alle ATP World Tour Finals, arrivato a Londra da riserva, è sceso in campo contro Kei Nishikori, pur sapendo di non poter andare oltre per regolamento. È vero, molti hanno visto la possibilità di giocare per denaro, ma se quello è stato il primo match ad arrivare al set decisivo, è anche grazie alla serietà di un tennista che in campo scende solo per vincere.

È deciso ancora una volta a guardare avanti, ed ha un progetto per il 2015. Dopo aver chiuso una collaborazione più che decennale con Piles, e dopo un breve periodo con José Altur, David ha scelto Francisco Fogues come coach, per cercare di rendere migliore una carriera che deve essere solo invidiata. In ottobre ha festeggiato la vittoria Atp numero 600, proprio nel torneo di casa, al Valencia Open. La Atp ha festeggiato “The Iron Man”: “Ho vinto tornei importanti, ho vinto molte partite, e ne sono orgoglioso. Ma ciò che mi fa più felice è essere riuscito con costanza a restare fra i primi del mondo”.

 

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