Australian Open: Pat Rafter e la strategia del basso profilo

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Australian Open: Pat Rafter e la strategia del basso profilo

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Pat Rafter, pur se non ufficialmente, tutela i giovani australiani tenendoli il più possibile lontani dai riflettori

Anche se la federazione australiana smentisce, sostenendo che sia stato solo un caso, è difficile pernsare che non ci sia lo zampino di Pat Rafter dietro la scelta di non far giocare nemmeno uno dei match dei giovani e brillanti australiani nel “tempio” del tennis aussie, la mitica Rod Laver Arena.

Da sempre Rafter, e certamente questa è una strategia condivisibile, persegue con convinzione la politica del “basso profilo“, cercando di evitare per quanto possibile un’eccessiva e potenzialmente dannosa esposizione mediatica in particolare riguardo ai giocatori più giovani.
In queste prime giornate, piene di grandi soddisfazioni per il tennis australiano, solo il veterano Lleyton Hewitt ha visto il suo match assegnato allo stadio principale di Melbourne Park. Kyrgios ha giocato nella Margaret Court Arena e in uno degli Show Court esterni, Kokkinakis un match nella Hisense Arena (il derby con Sam Groth) e un’altro sempre sui campi esterni, e anche Bernard Tomic – in origine programmato sulla Rod Laver Arena – è stato spostato all’aperto.
Decisamente troppe coincidenze, tenendo conto anche delle dichiarazioni che Rafter continua a rilasciare sull’argomento: “Credo che possano essere un po’ troppo influenzati dall’entusiasmo dei media, cerchiamo di mantenere le cose più tranquille possibile“, come riferisce Michael Chammas dalle pagine di “The Age”.

Come detto, Tennis Australia ha smentito, ma sarà per caso, sarà per fortuna, le cose sono andate esattamente come Pat Rafter voleva.

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