I 55 anni di Ivan Lendl

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I 55 anni di Ivan Lendl

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Il campionissimo originario di Ostrava spegne oggi 55 candeline. Uno dei grandi protagonisti del tennis degli anni ’80, Ivan Lendl ha saputo conseguire il successo anche dopo i 50 anni, a bordo campo, come coach di Andy Murray

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Che dire di Ivan Lendl? Innanzitutto buon compleanno ! E poi che è stato uno dei “mostri” sacri del tennis, un campione che ha vinto così tanto e così a lungo che i suoi risultati parlano da soli. Recordman per eccellenza, tanto schivo quanto imperturbabile in campo, ha saputo scatenare passioni mai banali: o ammirazione incondizionata o profonda antipatia.

Oggi Ivan compie 55 anni. Protagonista lo è stato, a modo suo, ma non certo incarnando un personaggio guascone e “scoppiettante” come l’eterno rivale John McEnroe o Jimmy Connors. Anzi. Ivan si è sempre distinto per essersi dimostrato sempre riservato, forse un po’ musone, estremamente disciplinato, controllato e laconico.

E la sua disciplina assoluta oltre, certamente, alle grandi qualità tecniche e fisiche, lo hanno condotto alla vetta del mondo, a quel n. 1 in classifica di cui solo pochi grandi riescono a fregiarsi. Ma non solo.

Non elencheremo qui tutti gli straordinari risultati conseguiti da Ivan Lendl, ma vi rimandiamo alla scheda che l’Atp gli ha dedicato. Ricordiamo, comunque che, oltre ad aver raggiunto la 1a posizione mondiale e ad averla occupata per ben 270 settimane, il campionissimo cecoslovacco naturalizzato americano nel 1992, può vantare ben 8 titoli slam (2 Australian Open, 3 Roland Garros e 3 US Open), al pari di Fred Perry, Ken Rosewall, Jimmy Connors, André Agassi e Novak Djokovic. Sempre negli slam disputa altre 11 finali. Nel suo strepitoso palmares brillano, inoltre, 5 vittorie al Masters e un totale di 94 titoli Atp (il totale è 147 ma sono 94 quelli registrati dall’Atp). Ivan è membro dell’International Hall of Fame dal 2001.

Tennista estremamente coriaceo da fondo campo, Lendl è dotato di un fisico statuario ed atletico. Ma quello che ha fatto di lui un grande innovatore del tennis è, senza dubbio, un approccio assolutamente metodico e una totale abnegazione e regolarità negli allenamenti e nella preparazione ai tornei. Allenato dal campione australiano Tony Roche (attuale coach di Lleyton Hewitt), Ivan è diventato il primo tennista capace di “attaccare” i suoi avversari bombardandoli dalla linea di fondo, più di quanto facesse già Bjorn Borg. Tennista regolarissimo dal rovescio ad una mano, il cecoslovacco sapeva coprire alla perfezione il campo, sfiancando alla distanza il malcapitato avversario.

Unico suo grande cruccio è stato quello di non aver mai sollevato lo splendido trofeo di Wimbledon; ci è andato vicinissimo, avendo disputato due finali, nel 1986 e nel 1987, perse rispettivamente contro Boris Becker e Pat Cash. Tuttavia, 26 anni dopo, arriva per lui anche il trionfo ai Championships ma, questa volta, come allenatore. Certo, non è la stessa cosa, ma Ivan ha il grande merito e il prestigio di aver guidato Andy Murray, primo britannico dopo Fred Perry, alla vittoria dello slam londinese nel 2013.

Ma non solo. Sotto la sua guida, Andy Murray, dopo 4 finali perse, si sblocca dal complesso dell’eterno secondo negli slam e, nel 2012, si aggiudica lo US Open, il suo primo major. L’ex n. 1 del mondo si rivela dunque presenza preziosissima ed efficace per il campione scozzese che, anche dopo la loro separazione un anno fa, gli tributerà grande stima e riconoscerà quanto Lendl sia stato importante per la sua vita e per la mentalità con cui affrontare i match. Andy non gli attribuisce soltanto grandi qualità professionali ma sfaterà l’immagine di un Lendl un po’ noioso e musone, affermando quanto l’ex tennista di Ostrava fosse divertente e dotato di un gran senso dell’umorismo. Sarà vero?  Forse sì, poiché, anche se lo si scorgeva sempre alquanto imperturbabile nelle mille inquadrature dedicategli dalle televisioni di tutto il mondo mentre sedeva nel box di Murray, a sprazzi il suo volto appariva più addolcito e disteso rispetto a quello sempre in tensione – e anche un po’ stralunato –  conosciuto negli anni ’80.

Lendl è stato un precursore anche nella moda. Strano ma vero ! Tutti lo ricordano per aver effettuato il “battesimo” del copricapo sahariano, indossato la prima volta proprio agli Australian Open per proteggersi dal sole cocente; la trovata di Lendl si rivela azzeccatissima poiché oggi il sahariano è diventato un vero e proprio simbolo dello slam australiano, in quanto costituisce uno degli elementi della divisa dei raccattapalle a Melbourne Park.

Ma Ivan non ha del tutto appeso la racchetta al chiodo. Anzi. È uno degli ex campioni che partecipano al Champions Tour e, proprio nell’ambito del circuito dei grandi, nel mese di ottobre dello scorso anno ha fatto tappa in Italia per partecipare alla Grande sfida insieme a John McEnroe, Goran Ivanisevic e Michael Chang. Ritrova dunque l’ex 17enne che lo aveva beffato 25 anni prima in quella memorabile partita di ottavi di finali al Roland Garros, quando Michael, in preda ai crampi, gli “scodellò” un servizio al cucchiaio e gli si presentò, alla risposta, sulla linea del servizio, facendogli commettere inesorabilmente doppio fallo.

Dal torneo di Miami dell’anno scorso, Ivan non è più l’allenatore di Andy Murray. I suoi impegni non gli consentivano più di seguire regolarmente lo scozzese torneo dopo torneo. E, siccome Andy non è mai banale nello scegliere il proprio coach, ora al posto di Ivan c’è l’ex n. 1 del mondo Amélie Mauresmo, che sembra portare allo scozzese quella serenità già conosciuta insieme a Ivan.

Ma l’ex tennista cecoslovacco è ancora molto “corteggiato”. Tomas Berdych non ha fatto mistero di volere Lendl come allenatore. Per ora gli è arrivato un rifiuto, sempre a causa dei numerosi impegni; e, intanto, da alcuni mesi, nel box del tennista ceco siede un altro ex  collaboratore di Andy Murray, il venezuelano Dani Vallverdu. Ma, chissà, un giorno… Vedremo.

Insomma, Ivan Lendl, dopo 25 anni, è diventato nuovamente uno dei grandi protagonisti del tennis mondiale. E, ne siamo convinti, ci riserverà ancora altre belle sorprese. Auguri Ivan !

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