Pennetta da impazzire: Sharapova k.o. a Indian Wells (Martucci). Top spin e servizio soluzioni inedite (Paolo Bertolucci). Pennetta dal pianto alla gioia, la Sharapova si inchina (Semeraro)

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Pennetta da impazzire: Sharapova k.o. a Indian Wells (Martucci). Top spin e servizio soluzioni inedite (Paolo Bertolucci). Pennetta dal pianto alla gioia, la Sharapova si inchina (Semeraro)

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Pennetta da impazzire: Sharapova k.o. a Indian Wells (Vincenzo Martucci, Gazzetta dello Sport)

Flavia Pennetta ha rimontato Maria Sharapova, ed è nei quarti di Indian Wells contro la più abbordabile Sabine Lisicki. Ila ripetuto il miracolo dell’anno scorso contro un’altra numero 2, Li Na, che poi bissò superando in finale anche la numero 3, Aga Radwanska. Ma stavolta, ha già fatto di più: Flavia ha battuto Flavia. Martedì, dopo un set perso contro la divina Masha, ha detto addio alla ragazzina che finiva all’ospedale perché si faceva soffocare dalla tensione e, insieme, alla ragazza che praticamente non giocava partite importantissime negli Slam. Flavia è ormai donna. Aldilà dei 33 anni, si era già risollevata da due operazioni al polso e da una frattura d’amore, oltre che dalla tragica scomparsa di un grande amico. Ma in una bella serata nel deserto della California, che invitava al tennis dopo il caldo del giorno, è scappata nel sottoscala di uno stadio serrando le mascelle e piangendo di frustrazione: doveva nascondere al mondo la sua umanissima vulnerabilità, ma coi pochi minuti a disposizione s’è sfogata urlando alla luna e ha deciso che stavolta non si sarebbe perdonata il rimpianto. Non a 33 anni, non così vicina a quel ritiro che, a luglio di due anni fa, scesa al numero 166 del mondo (a Wimbledon), sembrava imminente, e che a settembre, con le semifinali agli Us Open era già tramontato. Un ritiro che s’è trasformato in ripartenza stellare al torneo di Indian Wells di 12 mesi fa, quand’è risalita al numero 12, a un passo dalle «top ten» che aveva toccato nel 2009, prima italiana di sempre. Ed è ridiventare attuale in questo 2015 preludio dell’Olimpiade di Rio, capolinea di tanti assi, da Federer a Nadal.

TATTICA Così Flavia ha preso a trattare Maria come va trattata: l’ha tenuta alla larga dal campo, e dal comando del gioco, ha servito e risposto alla grande, ha giocato profondo cambiando ritmo, angoli ed effetti. Ha portato l’algida incontrista russa all’esasperazione, all’errore, ai soliti doppi falli, a scappare, lei, negli spogliatoi, per spezzare l’incantesimo contro l’italiana che dura ormai da tre match. Tutto inutile. Dall’1-1, Flavia ha dominato prendendosi cinque games di fila. Eureka: la Pennetta non è più la giocatrice ideale per mettere in palla le avversarie.

DIFESA? «Un successo sofferto, cercato, voluto», racconta. «Nel secondo set ho cercato di essere più aggressiva ed il servizio mi ha aiutato tanto, come la risposta: così le ho creato problemi nei suoi turni di battuta. Quanti doppi falli ha fatto?» (11). La paura è passata: «Era molto importante fare bene in questo torneo in cui avevo tanto da perdere dopo la vittoria di un anno fa. Soprattutto volevo far bene sul centrale, contro Maria: c’erano molte aspettative e credo di averle gestite bene. E’ stato importante ritrovare la calma e alla fine ci sono riuscita molto bene». Il suo credo? «Non puoi scappare, è meglio rimanere in campo e fare del tuo meglio. Non importa se vinci o perdi, l’importante è provarci (…)

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Top spin e servizio soluzioni inedite (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

A Flavia Pennetta piace stupire. (…) Abbiamo constatato con i nostri occhi, al rientro dopo gli infortuni, il coraggio di ricomporre il suo gioco mantenendo la stessa determinazione nel perseguire l’obbiettivo. Alla solidità dei colpi di rimbalzo, alla consistenza del servizio, alla sicurezza nelle fasi volanti, alla qualità della risposta e alla lucidità tattica ha aggiunto nuove soluzioni. Sarà la vicinanza del deserto, sarà l’aria della California o la fama delle avversarie ma Flavia a Indian Wells ha scritto, ancora una volta, una pagina importante per il nostro movimento superando la n. 2 del mondo Maria Sharapova. La brindisina ha apportato modifiche poco appariscenti ma sostanziali. Ha anestetizzato la potenza della russa con esecuzioni arcuate costringendola ad agire lontano dalla riga di fondo campo sporcando la palla con il top spin. Non contenta, si è divertita anche a pizzicarla con la battuta slice da destra ottenendone indubbi vantaggi nel proseguo dello scambio. Una grande vittoria in rimonta, arrivata dopo una lenta partenza dai blocchi, che se non spiana del tutto la strada verso la riconferma la rende più percorribile e meno tortuosa.

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Pennetta dal pianto alla gioia, la Sharapova si inchina (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Quel torneo non è un semplice pozzo, ma la fonte dell’eterna giovinezza. Almeno per Flavia Pennetta, splendida 33enne che a Indian Wells (“I pozzi indiani”), l’oasi da ricconi piazzata nel mezzo del deserto della California dove il boss del torneo è il miliardario Lany Ellison e sul centrale si affaccia una dependance di Nobu, il ristorante sushi dei vip americani, continua ad abbeverarsi di vittorie che valgono oro. Vanno scorso Flavia vinse il torneo, il suo primo “Premier” in carriera, battendo in semifinale la numero 2 del mondo Na Li e in finale la n. 3, Aga Radwanska. Stavolta in ottavi ha seccato in tre set (3-6 6-3 6-2) Men-temeno che Maria Sharapova.

LA PARTITA. Un match dei suoi: intelligente e sofferto, razionale ma “intesito”, ovvero nervosissimo, tanto che dopo aver perso il primo set la Penna è uscita dal campo ed è scoppiata in un pianto dirotto. Violento, inedito. E liberatorio. Fino ad allora Masha era riuscita a imporre i suoi schiaffoni da fondo, il suo tennis da bionda dominatrice. All’inizio del secondo set, sull’1-0 e 0-40 servizio Pennetta – mentre Fabio Fognini in tribuna si mordicchiava le unghie soffrendo per la fidanzata – la n. 2 del ranking si è anche vista passare davanti un treno che valeva l’approdo ai quarti. Ma lì è uscita tutta la grinta di Flavia che, rimesse le lacrime nel taschino, è stata capace di salvare le tre palle-break e artigliare undici game di fila. Variazioni e angoli, fosforo e corazon, il rovescio incrociato che apriva voragini nelle certezze della Sharapova: la vera Tigre in campo è diventata lei. Alla russa dopo due ore e sei minuti non è rimasto che esalare l’ultimo dritto e inchinarsi per la terza volta consecutiva (su cinque scontri diretti), alla sua bestia nera made in Italy.

POVERA MARIA! «Mi rimandava indietro più forte ogni colpo che le tiravo», ha ammesso sconsolata Maria, dopo aver sfregiato il tabellino del match con 11 doppi falli e 42 errori gratuiti. «Variava molto, vedeva benissimo la palla. Io stavo servendo male, così a un certo punto ho provato a forzare per recuperare. Ma non è stata una grande idea…». Flavia, non a caso, appena dopo la vittoria ha postato un tweet con il broncetto di nuovo inumidito dall’emozione e l’indice puntato alla testa: per ribadire che è lì che si vincono certi match. O se preferite dirlo alla spagnola – come da arguto cinguettio del suo coach Salvador Navarro – «la que no llora no mama». Chi non piange, chi non soffre e tiene duro, non ottiene nulla.

LACRIME E GIOIA. «Ê stata una battaglia fino all’ultimo punto», ha spiegato poi la Penna, con gli occhi tornati belli fra una lacrima e l’altra. «Nel secondo set sono stata più aggressiva e il servizio mi ha aiutato molto, con la risposta le ho creato dei problemi. Non ho avuto paura di affrontarla negli scambi in diagonale, perché la sua palla viaggia velocissima ma con il suo tennis mi trovo a mio agio. ll pianto? Non mi ero mai sfogata così. È stato come se all’improvviso mi fossero arrivati addosso tanti pensieri; alle donne a volte capita. Ho respirato forte e aspettato che passasse, dopo mi sono sentita meglio». Niente amore in crisi con Fabio, dunque, né propositi di ritiro. L’orizzonte non è infinito, ma certe vittorie allontano la cerimonia degli addii: «Ho trentatré anni, prima o poi succederà. Ma non ho ancora deciso quando». Il vero nemico di ieri, Sharapova a parte, era la tensione per i 1000 punti in scadenza che valgono un appartamento nei quartieri alti del ranking (n.16). «Per me è molto importante fare bene qui – ha confermato – dopo la vittoria dell’anno scorso le aspettative erano tante. Credo di averle gestite bene, perché di solito quando ti capita una cosa del genere vai via di testa». Questione di maturità.

LE TOP. E la terza volta che Flavia riesce a battere una numero 2, oltre a Li Na c’era stata anche Vera Zvonareva (Sydney 2011), mentre due sono i successi contro le n. l: Jelena Jankovic (Zurigo 2008) e CarolineWozniacki (Pechino 2011). Nei quarti oggi la aspetta il drittone teutonico di Sabine Lisicki, n. 24 Wta, che prima di quest’anno a Indian Wells non aveva mai vinto un match ma nei primi turni ha sradicato due compagne di Nazionale di Flavia, Roberta Vinci e Sara Errani (…)

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