Passa il tempo ma non si affievolisce il ricordo di 2 uomini che hanno dato tanto al tennis. Nonostante nessuno li abbia mai visti giocare il loro show era spesso migliore di quello che si vedeva in campo
Si ricordano i tempi, per me giovane scrittore, in cui luglio voleva dire già vacanza estiva, libertà e, soprattutto, Wimbledon. Si ricorda l’evento, purtroppo da seguire via televisione e non dal vivo, là a Londra. E l’attesa spasmodica del collegamento in diretta, l’attesa di sentire le loro voci iniziare. La coppia Clerici-Tommasi era la perfetta cornice di un torneo già emozionante, magico. Un profilo sottile, uno più rotondo: una coppia cinematografica, nata dalla matita di un fumettista, da una penna di uno scrittore. Una mente poetica, una mente in grado di contenere le statistiche di tutta la storia del Tennis (e di tanti altri sport, tra cui la boxe).
La carriera di questi due monumenti è un cammino strepitoso, tra giornali, statistiche, incontri di pugilato (Tommasi) e, ovviamente, Tennis. Un nome che merita, in questo caso, la maiuscola, perché pochi sono stati in grado di rappresentare e di raccontare questo sport: Clerici è dal 2006 nella Hall of Fame del tennis. Con i loro racconti hanno avvicinato il tennis a tutti; con le loro parole, il loro parlare forbito, la loro ironia, la loro profonda competenza hanno dettato un nuovo modo di fare telecronaca, fatto di pause, di silenzi e di aneddoti. Il tennis spiegato in modo semplice, ma mai banale. Di loro frasi, metafore, aggettivi si potrebbero riempire libri: trascriverli sarebbe impossibile, perché qualcuno sfuggirebbe. Le divagazioni sembravano distrarre dalla partita, ma insegnavano e raccontavano la storia del Tennis.
Intorno a loro (e insieme a loro) gravitano nomi importantissimi, altri giornalisti che hanno contribuito a creare questo mondo nuovo: Ubaldo Scanagatta e Roberto Lombardi per esempio. Insieme raccontavano la realtà di Wimbledon, vivendola in diretta, là a Londra. Indimenticabile la telecronaca dell’arrivo della regina al torneo nel 2010, assente dal 1977. Tanti episodi, tanti commenti quasi a rubare il palcoscenico alla partita vera e propria. La loro compagnia era gradevole: ad ogni collegamento sembrava di ritrovare dei vecchi amici; da quella loro amicizia, invece, è nata un’intesa particolare, unica. Loro stessi, una volta, ammisero che per loro era come ritrovarsi al bar e parlare dello sport che più amavano. Un mestiere per cui pagare. Ogni tanto perdevano il punteggio, ma sapevi sempre perché un avversario ne avesse battuto un altro. Le loro spiegazioni arrivavano puntuali, dopo ogni punto, senza descrivere in maniera didascalica (“Il giocatore A ha fatto punto con un dritto”). La descrizione di quanto avveniva in campo era accompagnata da anni di esperienza, da una frase esaustiva, ma di poche parole. Senza dimenticare l’ironia snob che dava il tocco finale.
Mi sono divertito molto a seguire il tennis e, a dir di più, mi sono avvicinato al tennis anche grazie a loro.
L’edizione Wimbledon 2011 segnò la fine delle telecronache della coppia Clerici – Tommasi. Il tempo che passa, Sky che vuole imporre la telecronaca da studio a Milano. I due non potevano abbandonare il manto erboso di Londra ma da allora non li sentiamo più, possiamo solo leggere i loro scritti, rincorrendoli qua e là tra le testate giornalistiche e le sporadiche interviste.
P.S. Dottor Divago è il soprannome che Rino Tommasi diede a Gianni Clerici, proprio per le sue continue divagazioni.
Daniele Colombi
P.S: GIanni Clerici mi prega di aggiungere queste sue righe, dopo aver letto l’articolo e i commenti:
“Ringrazio quanti hanno avuto la cortesia di ritenere positivi parte dei miei svaghi, e insieme chi, pur non essendo d’accordo, si è espresso civilmente. Informo, al contempo, di essere sopravvissuto, di onorare un contratto per 100 articoli l’anno con La Repubblica e di avere in prossima pubblicazione l’Oscar di una raccolta di articoli su Wimbledon, la mia Eterobiografia, un Romanzo, e la traduzione cinese di “500 Anni di Tennis”, Certo, ci gioco ancora, a tennis, Gianni Clerici.