ATP Indian Wells interviste, Federer: “Il riposo e la programmazione aiutano la longevità tennistica”

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ATP Indian Wells interviste, Federer: “Il riposo e la programmazione aiutano la longevità tennistica”

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ATP Indian Wells: R.Federer b. T.Berdych 6-4 6-0. Intervista del dopopartita a Roger Federer

Questo avversario ti ha rovinato un’Olimpiade, un Wimbledon e uno US Open. Questo pensiero attraversa la tua mente quando vai in campo per affrontare questo avversario?
Non proprio. Sono consapevole di aver avuto matches difficili contro di lui in passato. Lui può essere un avversario duro quando gioca il suo tennis migliore. Lui può batterti, e se è riuscito a farlo al meglio dei 5 sets come Wimbledon e lo US Open, a maggior ragione può riuscirci al meglio dei 3 sets sul duro, dove una decina di minuti di buon tennis possono fare la differenza e magari permetterti di vincere un tie-break e fare un break all’inizio del secondo per portare a casa l’incontro. Comunque ultimamente non abbiamo giocato spesso uno contro l’altro se non a Dubai un paio di volte negli ultimi 2 anni, quindi non abbiamo pensato molto a quei match di cui parlavamo perché risalgono a tanto tempo fa. Inoltre le condizioni di Dubai erano molto più veloci e molto dipendeva dal servizio e la risposta. Qui invece entra in gioco anche il movimento e l’aspetto tattico. Quindi penso che il match di oggi sia poco legato a quanto avvenuto in passato tra di noi.

Il tuo prossimo avversario potrebbe essere Rafa. L’ultima volta che lo hai affrontato qui è stato nel 2013 quando hai iniziato ad avere problemi con la schiena. Puoi tornare a parlarci della decisione di giocare con il problema alla schiena e tutto ciò che è successo?
Mah! Rafa iniziava a sentirsi meglio e io non avevo tutto quel dolore, ero solo spaventato di giocare. In realtà non avrei dovuto giocare contro Stan e quello è stato il mio problema quell’anno. Ho giocato molto bene contro Rafa nel 2012 ma nel 2013 penso sia stato un match sprecato perché sono entrato in campo senza convinzione di poter vincere. Naturalmente contro Rafa non è pensabile. E mi sono ripromesso che mai più sarei entrato in campo con quella sensazione di paura e senza la convinzione di avere le mie possibilità.

Adesso come ti senti di fronte alla possibilità di giocare contro di lui per la terza volta in 4 anni?
Beh. Prima di tutto lui deve vincere contro Raonic. E non sarà un incontro facile. Ma ammettiamo che lui vinca. Contro di lui è sempre difficile. Lui giocherà un tennis di percentuale senza sbagliare molto. Ha un grande dritto, uno dei migliori di sempre. Lui è sempre presente fisicamente e mentalmente. Questo è ciò che lo rende così difficile da affrontare. Lui ha battuto me e gli altri molto spesso proprio perché quando entra in campo non manca mai dal punto di vista fisico e mentale. E’ per questo che ho grande rispetto per lui.

Tomas ha detto che tu hai fatto quasi tutto perfettamente oggi. La pensi allo stesso modo?
Mah. Penso di aver giocato molto bene dalla linea di fondo. Ho avuto il controllo da fondocampo e penso che lui avrebbe avuto bisogno di una alta percentuale di servizio e di aces per mettermi sotto pressione. Io stavo servendo molto bene e mi muovevo molto bene e quindi non gli davo molte possibilità, quindi con una più alta percentuale di prime lui sarebbe potuto rimanere attaccato e magari trovale la sua opportunità durante il match. Io da parte mia l’ho trovata subito. Colpivo bene la palla e stavo giocando nel modo giusto. Quando riesco in tutto ciò è difficile per lui anche perché qui le condizioni sono meno veloci di Dubai ed altri posti. Penso di aver utilizzato meglio il campo e variato con spin e slice. L’ho fatto molto bene e devo dire che è stato bello aver dato seguito alla buona prova contro Sock.

C’è una soddisfazione supplementare nel dare un 6-0 ad un giocatore come Tomas oppure è solo un’altra vittoria?
Non solo un’altra vittoria, ma un’altra vittoria contro un top 10 come Berdych che mi ha messo in difficoltà nel passato. Se è un 6-1 un 6-2 o 6-3 non fa differenza per me. Io cerco di fare il break e poi farne un altro per sicurezza. Se poi ho possibilità di aumentare il vantaggio lo faccio. Onestamente non sono il tipo che prova una soddisfazione supplementare nel dare 6-0 all’avversario.

Negli altri sport si dice che incontrare i migliori rivali spinge a dare il meglio di se stessi? Puoi parlarci della tua rivalità con Rafa e di come questa ti abbia aiutato e magari migliorato la tua storia?
Quale storia?

La tua Storia?
Per esempio?

Beh… Se la rivalità con Rafa ha contribuito a migliorare la tua storia?
E’ sicuramente positivo per lo sport avere rivalità e magari più di qualcuna. Ma volendo ci si può sempre fossilizzare su un paio. Ma quello che mi piace del tennis è la possibilità di avere grandi carriere contemporaneamente. Guardate ciò che è successo a Rafa, Novak, Murray me e altri. Tutti abbiamo fatto grandissime cose nella stessa epoca. Siamo così fortunati ad essere insieme in questo sport. All’inizio ho combattuto l’idea di avere una rivalità con qualcuno. Nel 2004 giovavo così bene e non pensavo che qualcuno potesse rivaleggiare con me. Poi Rafa mi ha battuto per la prima volta a Miami e ho cominciato a capire che non si trattava di una meteora ma stava nascendo una leggenda. Come sapete lui è al top da coì tanto tempo e i sui record di Parigi e Montecarlo hanno dell’incredibile. Debbo riconoscere che è stato bello giocarci contro tutto questo tempo e sono sicuro che questa rivalità mi ha reso un giocatore migliore. Spero di aver avuto lo stesso effetto su di lui. Per esempio ho dovuto allenarmi più spesso con giocatori mancini e cambiare strategia di gioco e questo ha certamente migliorato il mio tennis.

Pensi che queste rivalità, non solo con Rafa, ma anche con Novak e Andy ti hanno aiutato a mantenere questo altissimo livello all’età di 33 anni?
Sicuramente. Ma non solo loro. Penso che anche i vari Roddick, Hewitt, Safin e Ferrer abbiano contribuito a rendermi un giocatore migliore. Tutti ci siamo aiutati a spingerci ad un livello sempre più alto. Poi quando sono diventato N 1 è arrivata la generazione successiva, dalla quale per un po’ ho cercato di separarmi poi ho capito che si trattava di grandi campioni. Ecco, tutte queste componenti hanno contribuito a farmi arrivare all’attuale livello di gioco.

Ritornando ai tuoi problemi di schiena del 2013, tu hai detto di aver stirato la tua schiena e che ciò ti ha costretto a cambiare il modo di allenarti. Hai detto di aver provato varie modalità di allenamento. Ci sono stati anche errori e correttivi. Quest’anno sei arrivato qui in buona forma. Pensi di aver finalmente trovato l’allenamento giusto che ti consentirà di mantenerti in forma per molti anni ancora?
Vorrei sperare di sì. Comunque dipende dalla fase della tua carriera. Se pensi di essere al tuo ultimo anno, pensi solo a giocare tornei, recuperare con stretching, massaggi e buone dormite. Se invece pensi di avere ancora qualche anno davanti, allora devi lavorare sulla durata e magari mettere dentro del lavoro e concederti le giuste pause. Ecco perché salto Miami. Certamente non starò sul divano con i miei figli, ma lavorerò per essere pronto sulla terra. Penso che farò un richiamo del lavoro che avevo fatto prima di Dubai. Certamente il 2013 e 2014 sono stati due anni che mi hanno fatto riflettere su come dovevo allenarmi. Alla fine ho discusso di tutto ciò con il mio team cercando di capire ciò che posso fare e ciò che devo evitare. Il match contro Stan alle ATP Finals è stato un grande spavento ma fortunatamente non ho avuto ricadute significative e quindi, libero da infortuni, ho potuto lavorare durante la pausa invernale. Penso che dopo il lavoro che riprenderò adesso, dovrei essere in ottima forma fisica.

Molti giocatori stanno facendo molta fatica nell’adattarsi alle condizioni di gioco qui a Indian Wells. Alcuni dicono che le palle sono troppo veloci, alcuni che rimbalzano troppo alte e non sono buone. Tu hai sempre giocato bene qui. Cos’è che ti permette di esprimerti bene qui?
Penso che tutto sta nell’adattarsi alle condizioni. Più tempo hai meglio è. E’ molto semplice. A volte uno arriva qui, si allena per due tre giorni e magari perde al primo turno. Certamente non può essere entusiasta delle condizioni e viene fuori tutta la negatività del giocatore. Anche io appena arrivato ho faticato un po’, sia in partita che in allenamento, per adattarmi alle palle nel cercare le giuste rotazioni e il modo di servire. Poi con il passare dei matches le cose sono migliorate ed ora mi sento in controllo. E ciò mi dà molta fiducia in vista del weekend.

L’altro giorno parlavi di longevità. Sei sorpreso di giocare ancora? Poi tornando alla tua prossima sessione di allenamento. Dove la svolgerai questo lavoro?
Sarò in Svizzera fino a Montecarlo. E no! Non sono sorpreso di giocare ancora. Mettiamola in questo modo. Sono molto contento del livello che sono ancora in grado di esprimere. Sono contento di poter competere con i migliori e di avere la possibilità di vincere qualsiasi torneo. Anzi dico che competere a volte non è abbastanza. Mi piace vincere. E mi riferisco alle vittorie come quelle su Novak, Berdych, o quella su Raonic a Brisbane all’inizio della stagione… Poi di cos’altro stavamo parlando?

Era riferito al fatto se tu fossi ancora sorpreso di giocare ancora e a questi livelli…
Il mio obiettivo è sempre stato quello di voler giocare per lungo tempo. Ecco perché nel 2004 quando sono diventato N 1 ed ero ad un bivio mi sono detto: cerchiamo di giocare il più a lungo possibile quindi non voglio giocare troppo. Allora ho cominciato a prendermi le mie pause e magari saltare le settimane antecedenti gli Slams in modo da garantirmi la migliore condizione nei momenti e nei tornei importanti. Sono da sempre stato un sostenitore del riposo e magari lavorare il più possibile nella off-season. Ora vedo che molti dei migliori rivedono la programmazione in tal senso. Non so se ho creato questa tendenza, ma comunque sembra che questa strategia consenta ai migliori di infortunarsi di meno e ciò è sicuramente una buona cosa.

 

Traduzione di Massimo Fioravanti

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