Il fisioterapista della Giorgi: "La stanchezza di Djokovic era mentale. Federer aveva programmato meglio"

Interviste

Il fisioterapista della Giorgi: “La stanchezza di Djokovic era mentale. Federer aveva programmato meglio”

Novak Djokovic torna a giocare agli Internazionali BNL d’Italia dopo lo stop volontario che si era preso da Montecarlo. Ma è stata la scelta più giusta saltare Madrid? Il fisioterapista Giovanni Santarelli, fondatore di Fisiokinetic, ci aiuta a saperne di più

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Abbiamo contattato Giovanni Santarelli, diplomato ISEF (attuale scienze motorie), sociofondatore e Fisioterapista Responsabile di Fisiokinetic, centro di fisioterapia e di riabilitazione ortopedica, riabilitazione neurologica e riabilitazione sportiva di Pisa, che quest’anno, tra le altre cose, ha iniziato a seguire Camila Giorgi durante la sua stagione. Chi meglio di un fisioterapista e preparatore atletico poteva infatti chiarirci se Djokovic avesse fatto la scelta migliore saltando Madrid per arrivare in forma a Parigi o meno? Giovanni infatti è competente sia nel campo della fisioterapia che della preparatore atletica ma io, che sono uno sprovveduto, gli chiedo quale sia il confine tra l’una e l’altra cosa.
“Il lavoro che svolge un fisioterapista sportivo, che segue un atleta o gruppi di atleti è quello di prevenire gli infortuni e contribuire ad un più veloce recupero. Infatti è intuibile che le peculiarità di ogni disciplina sportiva conducono un atleta ad un maggior utilizzo di certi distretti articolari: tale overuse può portare ad infortuni.
Quando io seguo gli atleti seguo gli allenamenti in modo da notare eventuale difficoltà/errori di origine posturale nell’esecuzione dei colpi, o difficoltà di carattere fisico (carenze di una qualità fisica come resistenza, rapidità ecc.) sollecitando l’allenatore o il preparatore a correzione dei programmi in ogni seduta (nel tennis sono 4 sessioni quotidiane ovvero prima e dopo ogni allenamento o gara) valutare ognuno dei distretti articolari interessati da overuse e fare i necessari interventi. Gli interventi riguardano anche la parte muscolare con massaggi di scarico, utili ad alleviare la fatica. Dedicare perlomeno una piccola parte del tempo alla respirazione, effettuata secondo criteri ben precisi, utili per il recupero e la tranquillità dell’atleta.
Seguire l’atleta dal punto di vista psicologico, contribuendo, con il resto del team, a mantenere la necessaria serenità e armonia.”

“Il preparatore invece stimola la crescita delle qualità fisiche dell’atleta, che variano a seconda della disciplina sportiva, e che sono forza, velocità, resistenza, flessibilità. Si allenano con scatti, balzi, cambi di direzioni, ripetute ecc. Il preparatore stimola inoltre lo sviluppo costante delle capacità coordinative ovvero la capacità di utilizzare le qualità fisiche per compiere un gesto motorio in maniera efficace. Sono molteplici in relazione allo sport praticato: un esempio per il tennis la capacità di orientamento spazio-temporale. È necessario per essere sempre al posto giusto, poter colpire in posizione stabile e anticipare il colpo. Si può allenare ad esempio colpendo la palla partendo da una determinata posizione più o meno vantaggiosa nel campo. Oppure esercitazioni di copertura del campo rimanendo in particolari posizioni nel terreno di gioco per colpi come una smorzata o un colpo incrociato.
Altro esempio è la capacità di attenzione, cioè sviluppare il focus attentivo, l’elaborazione cognitiva che necessita al tennista, ad esempio, quando, in risposta al servizio, deve capire da che parte andrà la pallina, con l’antagonista che cercherà di nascondere la traiettoria fino all’ultimo. Esempio di allenamento per il focus attentivo è il palleggio con palle marcate con due segni diversi da mandare, previo accordo in lungolinea e incrociato; oppure mettersi di schiena e colpire la palla girandosi solo dopo averne sentito il rumore di impatto con il terreno.”

Giovanni Santarelli e Simone Casarosa seguono da sempre sportivi delle più varie discipline: hanno avuto a che fare con atleti di varie discipline, in particolare il calcio (Simone ha fatto il preparatore atletico anche in serie A alla S. S. Lazio), la scherma (Pisa ha una consolidata scuola di livello mondiale) con atleti come Martina Batini e Francesco Martinelli, l’atletica leggera con il campione italiano dei 100m, Delmas Obou. Ma per loro è la prima volta che lavorano con una tennista: Camila Giorgi ha infatti deciso da quest’anno di affiancarsi a loro per migliorare le proprie prestazioni, così il centro Fisiokinetik l’ha accompagnata anche a Melbourne.
“Una curiosità – mi dice Giovanni – agli ultimi Australian Open, il magnifico impianto sportivo che ci ospitava era dotato, oltre ad un’ampia sala massaggi, di due piscine 4 x 4 metri per l’alternanza tra il caldo a 38° e e il freddo a 18°. Ho sottoposto la nostra Camila anche a tale duro utile trattamento di rigenerazione!”

Ma al di là degli aneddoti, cerco di andare diritto al punto e gli chiedo se lui, da fisioterapista/preparatore atletico, ritiene giusta la scelta di Novak Djokovic di essersi ritirato dal torneo di Madrid per poi tornare a giocare direttamente a Roma: “Rispondere alla tua domanda con criteri scientifici sul singolo caso non è semplice, viste le molteplici possibili variabili. Ammesso e non affatto concesso che impegni personali o commerciali (sponsor, altre attività) non possano influenzare queste decisioni per un atleta di tal livello, cerchiamo di vedere le altre variabili.
Le condizioni fisiche: non sappiamo niente a riguardo. Gli atleti fanno periodicamente esami del sangue (CPK, lattato ecc.) e altri test di laboratorio e da campo che aiutano a rivelare lo stato di forma.
Le condizioni di salute: per un possibile problema tendineo, visto i numerosi impegni, Djokovic potrebbe aver voluto rallentare i ritmi.
Le condizioni psicologiche: le energie mentali che vengono disperse nei tornei rappresentano sicuramente il fattore chiave di queste scelte. Infatti ritengo che i migliori allenatori di atleti evoluti siano coloro che sanno dosare meglio il carico di allenamento mentale, sanno cioè gestire la fatica “centrale” (legata alla riduzione della capacità dei neurotrasmettitori, ovvero diminuisce la trasmissione del segnale nervoso che dal cervello arriva al muscolo, per cui diminuiscono velocità e precisione del gesto) dei loro atleti. In pratica sanno ben gestire il carico psicologico dell’atleta per fattori come la motivazione, la capacità di autocontrollo delle emozioni importantissimi in uno sport individuale come il tennis dove la maggior parte delle azioni sono open-skill, cioè con soluzioni aperte. Molto conosciuto per l’attenzione a tali fattori è l’allenatore di calcio José Mourinho, che attua una periodizzazione settimanale dell’allenamento molto particolare: carichi di lavoro fisici e richieste psicologiche alte i primi giorni della settimana, e poi carichi molto bassi in prossimità della gara.
Dall’altra parte,  la fatica “periferica” è legata a fattori biochimici insiti maggiormente nel muscolo che determinano la diminuzione delle capacità di lavoro muscolare: ad esempio un aumento del lattato presente nel muscolo.”

Novak Djokovic ha giocato un autentico tour de force da Indian Wells a Montecarlo, giocando dal 12 marzo al 5 aprile ininterrottamente (e vincendo..), prendendosi una settimana di pausa per poi tornare a Montecarlo e giocare un’altra settimana intera fino al 19 aprile. Solo allora ha completamente staccato, prendendosi ben 3 settimane di riposo prima di tornare da lunedì 11 aprile a Roma per le competizioni:
“Riguardo la periodizzazione dell’allenamento la teoria ci dice di seguire modelli di carico e scarico nel rapporto 2:1 o 3:1; in caso di tornei di tennis si può arrivare a 4:2. Quindi si parla di 2-4 settimane consecutive di tornei e 1-2 settimane di scarico. Nel tennis si ha una stagione agonistica molto lunga e mantenere il picco di forma (100%!) non è possibile per nessuno. È necessario perciò mantenere un livello costante del 75/80% della forma durante tutta la stagione e operare delle scelte per cercare di fare il picco in occasioni particolari.”

Roger Federer aveva optato per una programmazione diversa, scombinata poi dall’uscita anticipata a Madrid. Lo svizzero infatti aveva deciso di giocare il Masters 1000 spagnolo dopo l’ATP250 di Istanbul per poi prendersi due settimane di riposo in vista del Roland Garros, optando così per la soluzione opposta a quella di Djokovic:
“Tirando le somme di questi ragionamenti direi che Federer aveva bene alternato i carichi e fatto molto bene a prendersi due settimane prima di Parigi: vista l’età può mettersi a posto dal punto di vista fisico (forma e salute); gestisce inoltre ottimamente il carico psicologico sapendo, in considerazione del ranking, di dover fare risultato nel prestigioso grande slam parigino. Djokovic ha invece attuato una periodizzazione non tipica con un lungo periodo di carico e uno altrettanto lungo di scarico. A mio parere questa alternanza è più pericolosa perché nel periodo di tornei intensi si rischiano fatica e infortuni, mentre i lunghi periodi di scarico trascorsi senza il ritmo-gara non ti permettono di avere il polso della tua forma e non hai il tempo di correggere i possibili aspetti negativi; infine niente è più specificamente allenante della gara stessa!”

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