Federer venerato come un santo e Djokovic vince anche se sta giù (Clerici). Roma ha già scelto il re, Federer in campo contro l'ultimo tabù (Semeraro). Wawrinka schianta Rafa, oggi il derby. Djokovic c'è (Crivelli). Federer da urlo, Nadal va fuori con Wawrinka (Viggiani)

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Federer venerato come un santo e Djokovic vince anche se sta giù (Clerici). Roma ha già scelto il re, Federer in campo contro l’ultimo tabù (Semeraro). Wawrinka schianta Rafa, oggi il derby. Djokovic c’è (Crivelli). Federer da urlo, Nadal va fuori con Wawrinka (Viggiani)

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Federer venerato come un santo e Djokovic vince anche se sta giù (Gianni Clerici, La Repubblica)

Confido che Papa Francesco, nella sua infinita bontà, metterà una parola buona. Anche se il santificando è, temo, protestante. Mi riferisco, per chi non sia credente, alla pratica di beatificazione in corso, presso la Congregazione per la causa dei Santi, diretta dal Cardinal Amato, alla quale è sottoposto Roger Federer. Ma anche simile organismo di una ventina di vescovi, sicuramente addestrati alla prudenza da qualche illustre precedente, troverà difficoltà nel non seguire la passione collettiva dei fedeli romani. Alla sua discesa in campo il futuro San Federer è stato accolto da cori di Roger Roger che parevano, nel loro afflato, diretti dal maestro Chailly, più che da un organista vaticano. E simili cori, interrotti da un arbitro ateo o inconsapevole, si sono rinnovati sino a che Berdych, come mi ha confidato, si è sentito solo, abbandonato, scoraggiatissimo, non fosse stato per due catecumeni che osavano sventolare un vessillo ceco. Per accennare al tennis, mi sembra giusto ricordare come quel luterano di un Federer si serve di mezzi artigianali ormai sconosciuti nell’era della racchetta computer. Utilizza, il santuomo, strumenti un tempo tipici ai grandi artigiani, taglio, mezza volata, drop-shot ( colpo goccia ), per non parlare di finte, come si permetteva Dominguin con i tori che non gli erano simpatici. Di fronte a tutto ciò l’abitualmente bravo Berdych è parso a volte retrocesso ad involontario sparring partner, e mi ha fatto dubitare che quanto ho scritto più volte su Hasek e sul Buon Soldato Schweick non mi fosse del tutto lecito, nelle mie qualità di critico letterario più che dilettante. Accennato dunque a Federer, abbandono la scrittura di scriba prosternato, e mi rivolgo al caso Djokovic, anch’esso oggetto di esoterismo, non fosse che per una i lunga (ora detta gei ) trascritta da un inconsapevole impiegato dell’anagrafe al posto di una i semplice. Confesso di non aver quasi mai visto, al di fuori di Lew Hoad buonanima, un tennista in grado di vincere nettamente nonostante la cattiva forma. La vicenda di un Nole infastidito sino ad alberare un ripetuto rictus al posto dell’abituale sorriso si era già ripetuta nei due primi turni, tuttavia contro peones quali Almagro e Bellucci. Oggi Nole ha giocato decisamente al peggio delle sue possibilità per due set, contro Nishikori, tipo contrabbandato da quell’imbroglione di Bollettieri per un futuro Number One. Ma è bastato un alito di scirocco felice, perché il match si chiudesse con un parziale di 16 punti a 5. In attesa di svelare, anche a me stesso, l’attuale natura di Nadal ( il primo Nadal, prorompente salute, vigore, gioventù ) o l’ultimo Nadal (vittima di decalcificazioni, strappi, afflizioni ), mi ero reso conto dell’esistenza del singolare femminile, e soprattutto di una delle semifinaliste, l’ignota Daria Gavrilova. Profuga russa in Australia, tuttavia richiesta dagli antichi connazionali, meritava certo più attenzioni di quanto le avessi riservate, dopo che aveva battute le similsvizzere Belinda Bencic (n.33 ) e Timea Bacsinsky ( 65 ), Miss Tennis Ana Ivanovic, e l’assassina della Errani, l’americana McHale. L’inattesa fiaba romana della russaliana dovrebbe però terminare di fronte a Miss Grantoli, in arte Sharapova, che ha sommerso la Azarenka, come accade ahimè frequentemente ai russi bianchi contro i russi-russi. RISULTATI Quarti uomini: Djokovic (Srb) b. Nishikori (Gia) 6-3, 3-6, 6-1; Ferrer (Spa) b. Goffin (Bel) 6-2, 4-6, 6-3; Federer (Svi) b. Berdych (R.Cec) 6-3, 6-3. Quarti donne: Halep (Rom) b. Dulgheru (Rom) 6-1, 6-0, Suarez Navarro (Spa) b. Kvitova (Cec) 6-3 6-2, Gavrilova (Rus) b. McHale (Usa) 6-2 64, Sharapova (Rus) b. Azarenka (Blr) 6-3 6-2.

 

Roma ha già scelto il re, Federer in campo contro l’ultimo tabù (Stefano Semeraro, La Stampa)

Roger Federer, il Numero 1 emerito e santo patrono del tennis, è l’unico tennista capace oggi di smuovere entusiasmi da pop-star. A giudicare dai decibel e dalle smanie che accompagnano ogni sua minima epifania, appena deciderà di deporre la racchetta qualcuno ne invocherà l’istantanea santificazione, ma lo sport rischierà un drammatico calo di vocazioni. Godiamocelo, quindi, finché dura. Specie in Italia, specie a Roma, una delle rare parrocchie dove Ruggero non ha mai trionfato. Dopo aver fallito tre finali (2003 con Mantilla, 2006 e 2013 con Nadal) quest’anno in realtà il Genio aveva deciso di saltare la trasferta al Foro per riposarsi in vista di Parigi. La sconfitta precoce a Madrid gli ha fatto cambiare idea, e a Roma era arrivato quasi da turista – facendosi fotografare in centro a caccia di un gelato, concedendosi tre uscite all’amata Taverna Trilussa per gustare pasta e gorgonzola e prenotare il menu della vigilia, burrata, mozzarella di bufala, scamorza calda con miele e poi gricia – ma turno dopo turno si è trasformato, paradossalmente, in favorito. Che ironia, se riuscisse a sfatare il tabù vincendo un torneo a cui non avrebbe neppure dovuto partecipare. Ieri ha disposto in due set ordinari (6-3, 6-3) di Tomas Berdych, guadagnandosi così la terza semifinale agli Internazionali in quattro anni; un successo che fra l’altro gli ha fatto sorpassare i 90 milioni di dollari guadagnati in carriera. Oggi, nel derby svizzero con Wawrinka (che ha eliminato uno spento Nadal, 7-6, 6-2) tutto è possibile, mentre dall’altra parte del tabellone si affronteranno una versione sbiadita di Djokovic – che sta penando da inizio del torneo e ieri ha impiegato tre set per spegnere l’ologramma di Nishikori – e David Ferrer. «Per preservare il fisico ogni tanto bisogna fermarsi – ha spiegato – io lo faccio tre mesi all’anno e per questo non mi sono quasi mai infortunato. Ma le motivazioni non mi mancano». A Sky giovedì ha raccontato di aver demandato l’insegnamento del tennis delle due gemelline ad un sottoposto («non voleva crederci») e di puntare ancora ad uno Slam, meglio se Parigi o a Wimbledon. Come antipasto c’è Roma, anche se giocare sul Centrale delle Vertigini non lo entusiasma: «È bello, ma troppo nuovo, ha bisogno di almeno 20 anni di epiche finali». Che in quella di domani ci sia anche il suo zampino è nei voti di molti, quasi di tutti.

 

Wawrinka schianta Rafa, oggi il derby. Djokovic c’è (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Bastava togliersi la scimmia dalle spalle. Quel successo agli Australian Open di un anno e mezzo fa, il primo in carriera su Nadal dopo 12 sconfitte, trasla sulla terra del Foro Italico in una notte incendiata dal furore di Wawrinka: Rafa si arrende dopo aver avuto quattro set point nel tiebreak del primo set, Stan The Man sarà il rivale di Federer in una semifinale da brividi tutta svizzera. AVANTI NOLE Djokovic insegna invece che non bisogna necessariamente essere belli per piacere. Il serbo, campione in carica continua a compilare esibizioni non certo esaltanti, corredate come sono da troppi errori e poche prodezze, e per la terza volta nel torneo perde un set: ma intanto mette insieme una striscia di venti vittorie consecutive per la quarta volta in carriera. Lo aiuta anche Nishikori, samurai spuntato nel primo set e poi troppo remissivo quando il numero uno torna aggressivo negli scambi prolungati: «Nel terzo set – spiega Nole – ho provato a dare più profondità al secondo o al terzo colpo a rimbalzo, per prendere più campo e non consentirgli più di dettare il ritmo». In ogni caso, non è ancora un numero uno in versione extralusso, e qualcuno sussurra cominci ad avvertire la tensione dello Slam parigino da vincere per forza, dopo aver mancato tutti gli assalti fin qui. Probabilmente, lo sa pure lui: «E’ eccitante pensare che fra dieci giorni cominci il Roland Garros, chiaramente è un obiettivo primario». SEMPRE PRESENTE Per Novak, oggi, un pomeriggio contro il robottino. Diavolo di un Ferrer, che risponde sempre presente con la pervicace costanza di un eroe della letteratura epica spagnola, cavaliere instancabile nel macinare chilometri e avversari. Nel derby dei David contro Goffin, Ferrù ottiene la 32′ vittoria stagionale (a fronte di sole 6 sconfitte) con il solito concentrato di gambe, attenzione e timing sulla palla, nonostante un secondo set sostanzialmente regalato. Le cifre raccontano che negli ultimi 14 Masters 1000, il valenciano ha conquistato 12 volte i quarti, una linearità di rendimento che sarebbe da insegnare nelle scuole tennis per l’applicazione feroce con cui viene ottenuta. Ma non si pub dimenticare il torneo di Goffin, certo favorito dal ritiro di Murray negli ottavi ma capace il giorno prima di eliminare Tsonga annullandogli tre match point. In premio, da lunedì, avrà il numero 18 del mondo, miglior classifica di sempre per un giocatore belga.

 

Federer da urlo, Nadal va fuori con Wawrinka (Mario Viggiani, Corriere dello Sport)

Altro che semifinali perfette, con i Fab Four in campo! Prima gli Internazionali BNL d’Italia hanno perso Andy Murray per stanchezza, ieri è andata decisamente peggio con Rafa Nadal buttato fuori dal torneo da Stan Wawrinka. E lo svizzero ha eguagliato… Fabio Fognini, riuscendo a battere lo spagnolo per due volte consecutive: infatti Stan The Man, dopo dodici sconfitte di fila, l’aveva finalmente sconfino nella finale degli Australian Open 2014 e da allora i due non si erano più affrontati. E oggi Wawrinka se la vedrà con l’amico Roger Federer. Derby svizzero, quindi, nella seconda delle due semifinali, quella che alle 20 aprirà la sessione serale su un Centrale che anche ieri era gremitissimo fino all’ultimo posto, fino a notte fonda. Prima di loro, non prima delle 16, per la parte alta del tabellone andranno in campo Novak Djokovic e David Ferrer. DJOKOVIC. Ieri il primo a guadagnarsi la semifinale è stato Djokovic che, incredibile ma vero, ha perso un set per la terza partita di fila: non gli accadeva da Wimbledon 2014, parlando di match al meglio dei cinque set, e da Roma 2014, passando al meglio dei tre. Anzi, nella scorsa edizione degli internazionali andò anche oltre: lasciò un set a partita per quattro volte consecutivE, e la quarta accadde nella finale vinta contro Nadal. Nella circostanza, alla 20° vittoria di fila, il serbo l’ha spuntata al terzo contro Kei Nishikori in un match che soprattutto all’inizio è stato decisamente bruttino, con tanti errori specie da parte del giapponese. «Non sto giocando sui livelli di Montecarlo (dopo il torneo monegasco, s’è preso un bel riposo in famiglia – ndr), ma sono in semifinale dopo aver battuto avversari di qualità – il commento di Novak – Certo, dovrò migliorare per venire a capo di uno specialista della terra come Ferrer: mi toccherà sudarmela, intanto però va bene così». FEDERER. Invece Federer ha continuato nel percorso netto romano, chiudendo in due set anche contro Tomas Berdych. «Al servizio non sono andato granché, specie all’inizio, quando invece ho giocato subito molto bene da fondocampo. Lui è calato nel secondo set e allora tutto è stato più facile». Non ha parlato della sfida di oggi, però ha detto qualcosa di interessante su Nadal. «Comunque vada qui, è ancora Rafa il favorito del Roland Garros: è lui che in dieci anni ha perso solo una partita…». E in serata, pur non avendo dovuto consumare troppe energie, ha reintegrato tornando a cena per la quarta volta nella settimana a Trastevere, alla Taverna Trilussa: burrata, mozzarella di bufala, scamorza alla piastra con miele e infine pasta alla gricia. WAWRINKA. La lunga giornata sul Centrale si è chiusa con l’inattesa battuta di arresto di Nadal contro Wawrinka. Rafa era apparso in discrete condizioni nei turni precedenti, lui stesso aveva detto di giocare meglio che a Madrid (lasciamo stare Barcellona…), ma ieri sera davvero non è stato all’altezza dello svizzero. I suoi colpi non avevano pesantezza e soprattutto profondità, spesso è andato lui in affanno sotto le bordate di Stan in quella che è stata comunque una bella partita, che ha divertito i diecimila e passa del Centrale. EQUILIBRIO. Grande equilibrio nel primo set, con break e controbreak subito in apertura e poi ancora per ritrovarsi sul quattro pari. Si è andati avanti in equilibrio fino al tie-break, ma proprio quando Rafa sembrava tornato Rafa, è invece successo che lo svizzero sia riuscito a rimontare da 2-6! Ha annullato ben quattro set-point (splendide un paio di chiusure a rete con la volée) e dopo aver fallito a sua volta un set-point è riuscito a chiudere per 9-7. Il secondo set è stata una sofferenza per Nadal, frustrato dalle delikatessen tecniche dello svizzero che gli ha concesso il game di apertura per poi filare fino al 5-1 con un doppio break al terzo e al quinto game, prima di archiviare la pratica con il punteggio di 6-2, mettendo a segno un punto pazzesco con il quale ha iniziato a recuperare da uno 0-30 che aveva illuso lo spagnolo. E oggi il derby svizzero: Federer guida 15-2 nei precedenti, chissaà se Stan sarà ancora The Man.

 

 

 

 

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