Per due set Serena sembrava la madre, ma resta la n. 1 (Clerici). L'illusionista è tornata (Azzolini). Errani invade la Germania: ciao Petkovic, ora Goerges (Martucci).

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Per due set Serena sembrava la madre, ma resta la n. 1 (Clerici). L’illusionista è tornata (Azzolini). Errani invade la Germania: ciao Petkovic, ora Goerges (Martucci).

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Per due set Serena sembrava la madre, ma resta la n. 1 (Gianni Clerici, La Repubblica).
Si è svolta oggi a Parigi, come sempre all’hotel Druot, l’asta di oggetti d’arte d’ispirazione tennistica, alla quale nessuno dei veri aficionados avrebbe potuto mancare. Tra le varie sculture e ritratti, c’era il famoso disegno di Arroyo dal quale fu tratto il manifesto di Borg visto di spalle, da capellone. Un bronzo raffigurava Petra, l’oriundo italiano che vinse Wimbledon nel ’46, e infine un bellissimo autoritratto di H. Wills, la regina di 8 Wimbledon. In attesa del match di Bolelli mi era venuto in mente se fosse mai possibile che un artista potesse creare qualcosa di simile al suo avversario spagnolo, David Ferrer. David rappresenta, infatti, il contrario di quanto possa offrire un’ispirazione. È piccolo, ha un viso inespressivo, gambette corte e pelose, ed infine il suo tennis è qualcosa di atrocemente ripetitivo, simile al suo nome. Il suo tennis è emblematico di quel che tutti noi giocatori da week-end troviamo nei club, il gioco da muro. Non solo un muro, Ferrer, ma il primo dei secondi, se così si possono definire i tennisti come lui, che segnano la divisione tra i campioni e quelli che campioni non diventeranno mai. Tra questi ultimi non vorrei iscrivere la sua vittima odierna, S. Bolelli. Come lo vidi per la prima volta, mi dissi che l’ anima del tennis bolognese era forse rinata in quello che era poco più che un bambino. Le prime gare sembrarono confermare le mie intuizioni, ma furono seguite da vicende negative che non sempre avevano a che vedere con lo sport. Eppure, oggi, da una seggiolina del Campo n. 1, mi è parso, a tratti, di ravvisare un ottimo tennista nel giovanotto dai grandi diritti e dai tocchi sensibilissimi. Quel tennis simile ai miei ricordi d’antan sarebbe continuato per tre set, costringendo Ferrer ad arrampicarsi sui teloni, sinché, d’un tratto, il Bolelli immaginario sarebbe ritornato quello d’oggi, addirittura costretto a subire 11 games di fila da un avversario che già l’aveva dominato 5 volte, in 5 partite a zero. Nell’allontanarmi da simile vicenda, mi avviavo a confortarmi con la vittoria di S. Errani, mentre l’occhio mi cadeva su una TV, che evidenziava un’insolita imitazione di S. Williams. Non capivo come sua mamma Brandy avesse potuto penetrare  sul Centrale, ma, da uno svantaggio di un set e 1-3, 0-30 con Azarenka, l’immagine sarebbe tornata a fuoco, la mamma mutata in una Serena, sì invecchiata, ma ancora la più forte di tutte.

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L’illusionista è tornata (Daniele Azzolini, Tuttosport).
Esiste un tennis “alla Errani”: più la osserviamo, più ne siamo certi. E’ un gioco simile a quello che praticano le altre ragazze del circuito, quasi come se fosse un dialetto diverso: certe espressioni, certi modi di dire, in poche li sanno cogliere. Non sono tecniche le differenze principali. La sua prerogativa sono le illusioni che crea, e questo avviene nei tornei in cui Sara si sente meglio ogni giorno che passa, come Parigi. «Rispetto all’esordio sono nettamente in crescita, ho sensazioni migliori sia di fisico che nel gioco. In tornei così duri devi stare bene fisicamente e mentalmente. E non è semplice gestire la tensione» ha detto la 28enne romagnola dopo il successo su Andrea Petkovic che vale un posto negli ottavi, come Flavia Pennetta. Un match caratterizzato dal gioco di Sara, un tennis  di celate contraffazioni, sofisticato per la sua abilissima capacità di adulterare più che per la ricercatezza delle soluzioni Un tennis che invita alla sottovalutazione, ed è curioso – ancorché preoccupante – che dopo dieci anni di circuito (con 8 vittorie e 9 finali, una delle quali al Roland Garros) pochissime ne abbiano cormpreso i tranelli. La maggioranza delle avversarie vi finisce lietamente invischiata. E’ un tennis che induce all’errore, nei colpi, ma prima ancora nelle valutazioni. Sara non ha colpi vincenti, forse il passante. Ma ha una delle migliori teste tennistiche che si siano viste in questo sport. Non gioca di potenza, colpisce il servizio in modo quasi strabico tanto che a volte ne esce un colpo più simile a un pallonetto, ma sa come indurre le concorrenti prima alla disperazione, poi a propositi (sportivamente) suicidi. Loro, le molto alte e molto muscolose, ci cadono. La abbordano come se la dovessero disintegrare. “Questa me la pappo per cena”; hanno l’aria di dire. Ma dopo un’ora sono lì, arruffate nei capelli e nelle idee, boccheggianti, appiccicaticce di sudore e frustrazione. E’ stato, ieri, il caso dell’aitante tedesca Petkovic, numero 10 del mondo, una che contro Sara non dovrebbe mai perdere, per la potenza di fuoco che esprime. Una che la sconfisse un anno fa, nei quarti parigini, mettendo a frutto le indicazioni maturate nell’osservare come si comportino, contro l’illusionista Sara, le più forti del gruppo Serenona, Sharapova, Azarenka. Non le permettono di contare fino a tre palleggi. Vada come vada. Sanno che dandole spago, finirebbero con le mani legate. Occorre giocare sopra le righe per battere Sara. E farle il punto in fretta. Andrea ci ha provato ma è finita nel tritatutto. E’ il quarto ottavo di fila per l’azzurra, nel torneo che l’ha fatta diventare adulta. Sono numeri di sostanza, che Sara conta di migliorare, trovandosi su una corsia privilegiata, almeno fino ai quarti. L’illusione potrebbe funzionare anche contro la seconda tedesca di questo Slam, Julia Görges, un donnone, gran colpitrice, ma poco avvezza alle squisitezze tattiche. Sono due pari, nei testa a testa. “Posso giocarmela. Dovrò stare calma, farla correre e sfruttare le occasioni che mi concederà”. Più o meno quello che Sara ha messo in campo contro la Petkovic. La sua più bella partita dell’anno? “No, la seconda. Meglio a Stoccarda contro Radwanska”. Ma a Parigi, Sara si sente bene: “Questo è il torneo che sento di più”. Che il suo miglior match dell’anno debba ancora arrivare?

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Errani invade la Germania: ciao Petkovic, ora Goerges (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport).
Questione di testa, di forza mentale. Francesca Schiavone si scioglie contro la signorina nessuno, Andrea Mitu, e mormora sommessa: “Sono stati giorni bellissimi e durissimi. E’ difficile quando vai con la testa indietro e avanti nel tempo, senza vivere il momento, dipendeva più da me che dall’avversaria, ma non ho fatto un altro passo avanti, mea culpa”. Simone Bolelli regge due ore alla grande, va in vantaggio 3-6 6-1 7-5, ma finisce fuori giri col suo gioco d’attacco, ed è sepolto 6-0 6-1 dal maratoneta David Ferrer: “Avevo impostato la partita cercando di variare il gioco, buttarlo fuori ed andare a rete appena possibile (37 volte). Nel primo set ci ho provato, nel secondo e nel terzo l’ho fatto molto bene, poi però ho fatto un passo indietro, ho servito un po’ peggio, non sono stato più propositivo e praticamente sono morto”. Invece Sara Errani, doma di gambe ed intelligenza la potente walkiria Andrea Petkovic, la numero 10 del mondo cui rende 20 centimetri in altezza e che l’anno scorso proprio qui la prese a sassate, eppure è tranquillissima, quasi che non abbia bisogno di punti e fiducia, proprio su quella terra che l’ha vista in finale nel 2012. “Lei era favorita, ma di gioco mi sentivo vicina. Sono molto contenta, sono andata in crescendo, sono migliorata rispetto alla prima partita, ma voglio continuare, voglio rimanere concentrata e in tensione, voglio vincere un altro turno”. Così pensa la piccola-grande Sara che raggiunge negli ottavi Flavia Pennetta: la romagnola contro l’altra tedescona Goerges, domani, la brindisina contro la seconda spagnola di fila, Muguruza, oggi sul Philippe Chatrier. Un ostacolo ostico, la 21enne di origini venezuelane, che difende i quarti 2014 battendo Serena Williams, che è 2-0 contro Flavia, ma sempre sul cemento. Un anno dopo l’umiliante 6-2 6-2 contro Petkovic dal gran dritto, Sara si sente più forte: “Allora, si giocò con umidità e pioggerellina, il campo era pesante, le condizioni erano più favorevoli a lei, ed io fisicamente ero più giù, ora invece, forse perché c’era il sole, forse perché non gioco il doppio, ho sensazioni migliori fisiche e di gioco, anche se, magari, giocando prima qualche doppio, avrei preso più fiducia, avrei fatto qualche partita in più”. Allora, Salita (come la chiama coach Pablo Lozano) non trovò risposta alle violente spallate della virago. Stavolta, dopo lo scoraggiante parziale di nove punti a zero d’inizio match, spezza benissimo il ritmo da fondocampo, annullando il deficit al servizio con un palleggio ricco di varietà ed infliggendo alla tedesca un’autentica tortura: palle sempre bassissime da fronteggiare di rovescio, traiettorie sempre alte sul dritto, corse, cambi di direzione e, quindi, stanchezza, di gambe e di testa. Infatti, dal valzer di break, è la favorita a uscire con le ossa rotte, con l’emblematico doppio fallo del 6-3 azzurro. Di più, Andrea dal bel sorriso,  scarica la frustrazione con la rabbiosa distruzione della racchetta al suolo, beccandosi l’ammonizione e scappando dal match con l’autoassoluzione da infortunio: “Il problema agli adduttori è peggiorato dopo l’ultimo match, e più si allungavano gli scambi meno riuscivo a compensare col gioco di gambe. E ho sbagliato tante palle che normalmente non avrei sbagliato”.  In realtà, come tutti i pugili col pugno del k.o., Andrea non incassa bene. E, quando manca le tre palle-break d’acchito nel secondo set, buttando qualsiasi colpo a rete, asfissiata dal palleggio della Errani, urla al cielo tutta la sua ira: “Sara ha giocato bene, sapevo che sarebbe stata dura contro una come lei che ti fa tanto lavorare negli scambi, e ho sperato invano in qualche regalo che non è mai arrivato…”. Eppure la partita che, sul 4-1, sembra finita, quando Sara manca il rovescio che vale il 5-1, si riapre pericolosamente fino al 4-3. E’ un’illusione ottica perché la Petkovic è la prima a non crederci, e tutto finisce 6-3 dopo due orette. Verso un altro esame di tedesco: “Se è in giornata, la Goerges è molto pericolosa, dipende molto da lei, se le entrano o no le palle”. Il testa a testa è 2-2, con Sara che ha vinto l’unico precedente sul rosso. Il computer mette la tedesca al n. 72 del mondo, ma tanto la Errani pensa solo a come farla impantanare, come un tank nel deserto.

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