Finalmente la Giorgi vince «Grazie, papà. Dedicata a te» (Martucci), Vai Giorgi il ghiaccio è rotto (Semeraro), Giorgi, primo trionfo (Azzolini), la prima volta di Camila arriva sull'erba (Perrone)

Rassegna stampa

Finalmente la Giorgi vince «Grazie, papà. Dedicata a te» (Martucci), Vai Giorgi il ghiaccio è rotto (Semeraro), Giorgi, primo trionfo (Azzolini), la prima volta di Camila arriva sull’erba (Perrone)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Finalmente la Giorgi vince «Grazie, papà. Dedicata a te»

 

Vincenzo Martucci, la Gazzetta dello sport del 15.06.2015

 

“Dedico questa vittoria al mio papà”. Sergio Giorgi aspettava, sognava, agognava parole così da 20 anni, se non di più, se non ancora prima che nascesse la sua Camila e le mettesse una racchetta da tennis in mano, per poi accompagnarla ovunque nell’avventura. «E’ stata una settimana incredibile, ho avuto match duri ma tutto è andato per il meglio. Era la prima volta che giocavo questo torneo e mi sono trovata davvero bene. Adoro giocare sull’erba», racconta oggi la ventitreenne, fenomeno assolutamente inedito del tennis italiano donne per la naturale propensione offensiva e l’anticipo bruciante. RISCATTO Succede a ‘s-Hertogenbosch, dove «l’Agassi de noartri» firma il successo numero 67 delle tenniste italiane, sfatando il tabù Wta, dopo tre finali perse, l’anno scorso sul cemento di Katowice (contro Cornet) e Linz (contro Plisko67 • I successi Wta delle italiane, il terzo stagionale dopo quelli sulla terra rossa da Sara Errani a (a Rio de Janeiro) e Karin Knapp (Norimberga). lu.mar. va), mancando sempre un match point, e quest’anno ancora a Katowice (con Schmiedlova). Succede sull’erba. Perché è la sua terra promessa. Da sempre. Dal 2012, quando scalò gli ottavi partendo dalle qualificazioni. Lì, soprattutto, Camila dai lineamenti delicati e dalla naturale forza veloce, si sente finalmente libera di tirare a più non posso i micidiali colpi da fondo. Pub giocare in spinta e buttarsi anche a rete. Pub colpire la palla bassa, e trovarla sempre con grande facilità, con quei piedi rapidissimi. E, soprattutto, col gioco sempre tanto veloce, pub evitarsi pensieri e dubbi. A cominciare dal servizio. Il colpo dove accusa di più la tensione, rovinando, spesso, tutto quello che costruisce nello scambio, coi suoi colpi mai interlocutori. Infatti — udite, udite — batte il fenomeno annunciato, la 18enne Belinda Bencic, senza offrire alcuna palla break in 11 games, concedendo appena 19 punti, con 8 ace e solo 2 doppi falli. CRESCITA «Camila sta crescendo, Camila sta migliorando». Al Roland Garros, papà Sergio garantiva sul momento della figlia. Ma sapeva anche che l’alleato migliore sarebbe stato l’erba, e ha preso ancor più coraggio dai quarti in Olanda quando Camila ha salvato tre match point alla picchiatrice Yaroslava Shvedova, per cui la marchigiana diventa la quarta ad aggiudicarsi quest’anno un torneo salvando match point, dopo Petkovic (otto ad Anversa), Errani (tre a Rio de Janeiro) e Hantuchova (due a Pattaya)…

 

Vai Giorgi il ghiaccio è rotto

 

Stefano Semeraro, il Corriere dello Sport del 15.06.2015

 

Uno splendore, nell’erba. E qualche luccicone sul viso di papà Sergio, commosso in tribuna come poche volte sotto la zazzerona grigia, quando Camilo gli ha dedicato la vittoria: la prima e lungamente attesa sul circuito Wta, arrivata – alla quarta finale – sul verde olandese di’s-Hertogenbosch (categoria International, 226.750 dollari di montepremi). Dopo una settimana esaltante ma anche tribolata – vedi i tre match-point salvati contro la Shvedova nei quarti – Camila Giorgi contro la giovane svizzera Belinda Bencic ha giocato un match quasi perfetto, chiuso in due set (7-5 6-3), solido e (quasi) senza sbavature. Un’ora e 24 minuti senza concedere neppure una palla-break, piazzando 8 ace e commettendo appena 2 doppi falli (contro la Shvedova erano stati 23…). TORRE! SULL’ERBA Del 67 tome! vinti dalle italiane, prima di Camlla Giorgi soltanto Roberta Vinci ne aveva vinto uno sull’erba: proprio a s’Hertogenbosch, In Olanda, nel 2011. Insomma la Giorgi che tutti vorrebbero vedere sempre in campo, quella che vale un posto nell’elite ristretta del tennis mondiale e che invece troppo spesso lascia il posto all’altra Camila… Proprio sul verde infatti la marchigiana si era rivelata la prima volta al grande pubblico, raggiungendo nel 2012 gli ottavi a Wimbledon dopo aver passato le qualificazioni. «È stata una settimana incredibile», ha dichiarato ieri in campo, versando anche lei qualche lacrima (e non le capita spesso). « Era la prima volta che giocavo qui, ho avuto tutti match duri ma tutto è andato benissimo. Qui mi sono trovata davvero bene, amo l’erba, e questa vittoria la dedico a papà». Ovvero al suo primo tifoso e coach, da sempre convinto che un giorno la figlia scalerà il ranking fino ad arrivare al numero uno. «Solo due o tre giocatrici hanno più continuità di lei – aveva detto a Parigi, Sergio – ma Camila può battere chiunque. Appena riuscirà ad essere più costante entrerà fra le top dieci». Continuità, ecco la parola chiave. Contro le più forti la sua percentuale di vittorie è impressionante (60% contro le Top Ten), nel suo palma-res ci sono gli scalpi di ex n. 1 come Sharapova, Azarenka e Wozniacki; non sempre però il suo rendimento è all’altezza ogni settimana. Quest’anno le sconfitte “evitabili” si sono ridotte, i segnali positivi stanno arrivando: il 2015 potrebbe essere l’anno della maturazione.

 

Giorgi, primo trionfo

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 15.06.2015

 

Erba di Camila non è più rapida, meno alta, o più soffice di altre, non è Oregon … e nemmeno è più verde di quella del vicino. Lei, un vicino non ce l’ha. Ora circola in Toscana, ma viene da Macerata, da Como, da Parigi, da Buenos Aires, da Miami.Il padre Sergio, soldato alle Fal1dand, è uno da toccata e fuga, e lei si adegua La sua erba è semplicemente più comoda Camila Giorgi ne ha fatto il suo rifugio tennistico e spirituale qualche anno fa, al suo secondo debutto a Wimbledon, quando raggiunse gli ottavi tirando sportellate alla Pennetta e alla Petrova, l’animo ancora lacerato dalla scomparsa della sorella più grande, Antonella, studentessa a Parigi, uccisa pochi mesi prima da un incidente di strada Camila trovò accoglienti quei fili un po’ sgaruffati, che invitavano a colpire come piace a lei, senza troppi pensieri, senza tattiche ingarbugliate. Era il 2012. «E’ il tennis che preferisco», fece sapere con la vocina velata dalla timidezza, guardando di sguincio il padre per ricevere consenso. Per questo non sorprende, tre anni e quattro finali dopo, vederla alzare il suo primo trofeo sull’erba di S-Hertogenbosch, Olanda, che un tempo chiamavano Rosmalen ed era più facile per tutti II trionfo al quarto tentativo Ha battuto in finale Belinda Bencic, diciotto anni, svizzera, che a breve – dicono, un po’ tutti – sarà fortissima Meglio, l’ha battuta nel primo set, colto su un break al decimo game, e l’ha travolta nel successivo, secondo i canoni di un tennis del quale si cerca ancora una definizione esatta. Esagerato? Incosciente? Iperbolico? Smodato? Spropositato? «Io la invidio», ci disse Flavia Pennetta, sospirosa e parecchio afflitta dopo la sconfitta del gennaio scorso a Melbourne, la seconda in uno Slam contro Camila «Colpisce senza pensare e non pensa altro che a colpire». Dev’essere liberatorio, concluse Flavia, forse invidiosa Non basta n primo trofeo “giorgiano, giunto dopo le finali smarrite di Linz e Katowice l’anno scorso, e ancora Katowice quest’anno, aggiunge al quadro d’assieme un particolare non inrilevante. Camila è sempre stata molto forte con le forti, meno invece con le altre. Facile spiegare il perché. Con le più vezzeggiate del circuito le sue motivazioni salgono, e l’evento serve a risparmiarla dai troppo facili errori. Con le più fragili, invece, mette meno attenzione, e va in difetto di continuità Sparacchia, esce dalle righe, e qualche volta persino dalle tribune. Ecco, in Olanda tutto questo non è successo. Camila ha affrontato Falconi, Krajicelc, Shvedova, Bertens e alla fine Bencic, buone giocatrici di seconda fascia (in attesa che la Bencic si trasferisca in prima), ha concesso un seta Krajiceke uno alla Shvedova, cui ha risucchiato addirittura tre match point, ma ha sempre rimediato, spesso guidando il gioco, com’è nel suo stile. «Se non picchio, non mi diverto», spiega Camila a chi le chiede se abbia mai pensato a un piano B, o a un’assicurazione sulle sconfitte senza senso. Stavolta ha vinto alla sua maniera, spingendo sull’acceleratore. «Merito di mio padre» dice, dedicandogli il successo. «Era la mia prima volta in questo torneo, e mi sono trovata subito bene. Ho avuto incontri duri, ma li ho superati. A me l’erba piace, mi trovo d’incanto». Da un’erba all’altra. Fra due settimane comincia Wimbledon. Camila (n. 35 del mondo) non fa propositi, papà Sergio forse sì. «Se trova continuità, va dritta nelle prime dieci, è matematico». Cenni di continuità si intravedono… Avete visto mai?

 

La prima volta di Camila arriva sull’erba

 

Roberto Perrone, il corriere della sera del 15.06.2015

 

Servizio solido Contro la svizzera Bencic, servizio solido e grande continuità aspettando Wimbledon La ragazza che ha cominciato più tardi degli altri a camminare perché suo padre sosteneva che i bambini, a un anno, devono esercitare prima le braccia, un bel passo avanti ora lo ha fatto. Camila Giorgi, 24 anni a fine dicembre, nata a Macerata da genitori argentini, strappata alla ginnastica per dedicarsi a un altro attrezzo (la racchetta), ha conquistato il suo primo torneo Wta sull’erba olandese di s’Hertogenbosch, superando in due set (7-5, 6-3) la svizzera Belinda Bencic in un’ora e 25 minuti di gioco. Una bella prestazione, solida soprattutto nel colpo meno competitivo del repertorio della biondina, il servizio, sovente zavorrato da un numero eccessivo di doppi falli. Questa volta sono stati solo 2, ben ammortizzati da otto’ osi Camila ha difeso la sua battuta non concedendo neanche una palla-break all’avversaria, che pure ha una buona risposta e avrebbe potuto metterla in difficoltà. Al quarto tentativo (e alla seconda finale stagionale dopo quella persa a Katowice, dove in semifinale superò Agnieszka Radwanska prima di cadere con la Schmiedlova), Camila conquista finalmente il suo primo torneo. Timida e riservata, Camila è cresciuta, come dice testuale il padre sul sito ufficiale, «con i metodi dei suoi maestri di ginnastica ucraini. Lei piangeva ma resisteva. Già a tre acini e mezzo quando i suoi compagni cadevano e dovevano abbandonare l’esercizio, lei restava attacca all’attrezzo». C’è chi ha avuto un’educazione siberiana, come recita il titolo di un libro, chi «un’educazione ucraina». Questo successo, nel progetto di papà Sergio, il cui idolo non è un tennista ma un pugile, Oscar De la Hoya «uno che si difendeva attaccando», è solo un punto di passaggio, una tappa del cammino di Camila verso gli obiettivi veri, cioè i quattro tornei dello Slam, non uno, proprio tutti e quattro: Australian Open, Roland Garros, Wimbledon, Us Open. Non uno dei quattro, ma proprio tutti. Sicuramente Camila ha un gioco adatto a una grande prova, ma non ha ancora anestetizzato completamente la sua fragilità, che le fa alternare grandi giocate a errori banali. Non in Olanda, non al Topshelf Open, 226 mila dollari di montepremi, uno dei classici appuntamenti della stagione sull’erba che porta ai Championships, agli unici campionati, quelli dove l’erba è sempre più verde, Wimbledon. Nella città olandese Camila ha vissuto «una settimana incredibile: sono stati match duri ma tutto è andato per il meglio. Era la prima volta che partecipavo a questo torneo: mi sono trovata davvero bene. Adoro l’erba. Dedico questa vittoria al mio papà». Lucciconi per l’una e per l’altro al momento della premiazione. Perché se è vero che il signor Giorgi punta in alto («Non mi interessa tanto che vinca piccoli tornei, ma che giochi bene negli Slam»), il primo titolo non si scorda mai. Roberto Perrone 4 2 k finali Wta disputate da Camila Giorgi: ne ha perse tre prima dl questo successo I doppi falli commessi dalla Giorgi nel match con la Bencic.

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