Papà Giorgi: "Io e Camila dritti per la nostra strada" (Viggiani)

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Papà Giorgi: “Io e Camila dritti per la nostra strada” (Viggiani)

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Papà Giorgi: “Io e Camila dritti per la nostra strada” (Mario Viggiani, Corriere dello Sport)

Niente Birmingham: due giorni a casa, a Tirrenia («Per adesso ci stiamo ancora bene»), e poi Eastbourne e Londra, dove Londra sta per Wimbledon. «Camila però c’è stata, a Birmingham, così ha evitato di pagare la multa C’è andata direttamente da s’Hertogenbosch, domenica sera. Io sono tomato in Italia e l’ho ripresa a Milano. Era necessario che riposasse: domenica a un certo punto ha avvertito un fastidio all’anca destra, ma ha rinunciato all’intervento del fisioterapista. “Non voglio far vedere che non sto bene, piovo a chiudere la partita in due set”, ha detto, e così è stato». Pochi dubbi: a parlare, come sempre a raffica, è Sergio Giorgi, papà, coach e tutto quanto serve alla carriera della figlia, che a 23 anni ha appena conquistato il primo torneo Wta. «E arrivato quando doveva arrivare. Tutti hanno fretta, vorrebbero che Carni fosse già Top Ten o che avesse già vinto chissà quanti tornei. Ma chi parla non conosce lei, non sa nulla di quello che ha passato e di quello che le serve, adesso come prima. Io non leggo quello che scrivono di noi, poi però qualcuno mi gira il link o gli articoli, e allora scopro che avrebbe avuto a disposizione tecnici federali che l’hanno aiutata a crescere, a migliorare. Non è vero niente: io sono il suo allenatore, il suo preparatore atletico, il suo manager e il suo staff. Adesso abbiamo trovato un ottimo sparring (Marco Vannutelli, di Arezzo – ndr) che sta lavorando con noi da Praga. Per il resto, non mi interessa quello che dicono su di me, su quello che serve a lei: la vedo diversamente, la vediamo diversamente, e tiriamo chini per la nostra strada. Dicono che le serve un piano B, quando magari non gioca al meglio. Male sue vittorie contro giocatrici importanti (ha uno strepitoso 6 su 11 contro le Top Ten! – ndr) sono arrivate giocando sempre e solo allo stesso modo.

Che poi è quello per cui magari fa 23 doppi falli contro la Shvedova. Ma va bene così: quando funziona tutto al meglio, non ci sono avversarie che tengano». Dove porterà, questa strada? «L’ho detto e lo ripeto: un po’ alla volta, Camila arriverà in alto e diventerà una Top Ten. A quel punto non avrà più certi cali e saprà giocare in modo da essere stabilmente una delle prime dieci. In questo momento solo la Williams e la Kvitova sono costantemente più solide di lei, più talvolta la Sharapova. Nessuna di queste però ha la sua velocità di gambe e di braccia». Prossima fermata Eastbourne, allora. E poi Wimbledon, dove Camila nel 2012 arrivò agli ottavi dopo aver vinto sei partite partendo dalle qualificazioni. «lo non le metto mai pressione, per nessun torneo. Tutto può essere, ogni volta: non è mica obbligata a vincere. Se giocherà bene, bene. E sennò, torneremo a casa. Questo è il nostro modo di intendere il tennis, sempre seguendo la nostra strada». Con una novità che riguarda la racchetta. Anzi: l’incordatura. «Al Roland Garros giocava molto bene, anche in allenamento, ma era costretta a forzare. Ho studiato peso, bilanciamento, inerzia: tutto modificato, e in Olanda ha vinto…». La carriera di Camila è ancora lunga. E quella di Sergio Giorgi? «L’ho sempre detto: io sarà solo il coach di mia figlia. Quando smetterà lei, smetterò anche io. Mi hanno chiesto di lavorare con alcuni circoli, anche in America, ma non mi interessa (…)

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