Wimbledon interviste, Djokovic: “Non ce l’avevo con la raccattapalle, solo con me stesso”

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Wimbledon interviste, Djokovic: “Non ce l’avevo con la raccattapalle, solo con me stesso”

Wimbledon, ottavi di finale, N. Djokovic b. K. Anderson 6-7, 6-7, 6-1, 6-4, 7-5. L’intervista del dopo partita a Novak Djokovic

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Come ti sentivi quando eri due set sotto? E poi com’è stato sapere che avresti dovuto recuperare e terminare oggi?
È stata una partita molto difficile, sicuramente una delle più difficili che abbia mai giocato qui a Wimbledon. Credo che Kevin abbia giocato magnificamente per tutta la partita; forse solo nel terzo set è sceso un po’ di livello, ma al di là di questo ha servito in modo molto efficace e molto forte. Ha avuto anche delle percentuali molto alte al servizio. Per me era difficile capire dove avrebbe tirato, perché si lancia la palla sempre allo stesso modo e riesce a tirare in ogni direzione, e con questo servizio e i colpi da fondo così aggressivi è un avversario difficile su ogni superficie, ma soprattutto sull’erba. Abbiamo giocato due tiebreak. Credo di aver avuto la possibilità di vincerli entrambi, soprattutto il secondo, quando ero in vantaggio per 4-0. Poi ho commesso doppio fallo e lui ha sfruttato le opportunità, ha servito bene, è venuto a rete. Lui ha giocato meglio in entrambi i set e io ero un po’ arretrato perché lui era molto aggressivo. Sono riuscito comunque a tener duro. Anche se ero sotto di due set ho provato a restare calmo; ero convinto di poter recuperare e l’ho fatto. Ovviamente il quinto set oggi è stato molto tirato. Non ho avuto praticamente nessuna possibilità sul suo servizio fino all’undicesimo game, quando lui ha commesso due doppi falli e io ho giocato due buone risposte di diritto. Poi, quando ho servito per il match, ho dovuto recuperare da 0-30, quindi fino all’ultimo punto non ero sicuro di poter vincere. Ho provato a rimanere attivo e a giocare con la giusta intensità, mi sono concentrato solo su questo. Visto che lui stava giocando così bene potevo solo sperare di riuscire ad avere qualche possibilità, e questo è ciò che è successo.

 

Nel sesto game hai vinto un punto e poi hai avuto una specie di scatto d’ira. Non sono riuscito a capire se stavi urlando a Becker, alla raccattapalle, a te stesso, alla parete. Puoi chiarire questo episodio?
Come ho appena detto, è stato un quinto set molto teso. Visto che lui vinceva i suoi game di servizio molto facilmente io avevo una pressione in più quando toccava a me servire. Quello forse è stato uno dei momenti di svolta, avevo vinto un punto molto combattuto sul 30 o sul 40 pari. Ho solo tirato fuori tutto quello che avevo, non ce l’avevo con nessuno. Stavo guardando il mio box ma ce l’avevo con me stesso. In una partita del genere ci sono alti e bassi. È particolarmente frustrante quando giochi con qualcuno che serve così bene e non ti concede nessuna possibilità di fargli il break. Per fortuna dopo è successo.

 

È una reazione che mi sarei aspettato da uno che ha perso il punto.
Sì, ma cercavo di motivarmi. Ieri non ho mostrato molte emozioni, ma a volte fa bene tirare tutto fuori e urlare. Questo è ciò che fa bene a me, altri reagiscono in modo diverso.

 

Parlando di match duri, cosa ricordi del quarto di finale contro Cilic dello scorso anno?
Ricordo che abbiamo giocato tre set molto tirati. Io ho giocato bene nel quarto e nel quinto. Lui era un po’ stanco e negli ultimi due set non ha servito molto bene. L’anno scorso ha avuto la stagione migliore della sua carriera: al di là della vittoria agli US Open ha giocato bene anche negli altri Slam. Ricordo che all’inizio di questa stagione aveva dichiarato di volersi concentrare soprattutto su Wimbledon, che probabilmente è il torneo in cui sente di avere più possibilità insieme agli US Open. Sta giocando a un ottimo livello e ci incontreremo di nuovo nei quarti di finale. Lo conosco molto bene, abbiamo giocato tante partite su superfici diverse. Ovviamente dovrò fare qualcosa di diverso rispetto a questa partita, soprattutto per quanto riguarda la risposta e la mia posizione in campo. Spero di riuscire a rispondere un po’ di più, perché anche lui serve bene e farà molto affidamento su questo colpo.

 

Ti ha dato fastidio che la partita sia stata rinviata ad oggi? Pensi si potesse concludere nella stessa giornata? È un rischio in più, secondo te, il rinvio al giorno successivo?
Credo che sia un rischio in più. Mi aspettavo che ci facessero concludere il match sullo stesso campo. Alcuni giorni fa Monfils e Simon hanno giocato il quinto set sul Campo Centrale e i precedenti 4 set li avevano giocati sul n. 1, ma quella è stata una situazione eccezionale perché giocavano sabato e si sa che la domenica qui non si gioca. Sinceramente non mi aspettavo di giocare il quinto set sul Campo Centrale.

 

Anche a Parigi hai concluso una partita il giorno successivo. Credi che quell’esperienza ti abbia aiutato?
Non credo che sia un fatto di esperienza. È solo questione di come il fisico reagisce e come si riposa. In quella situazione ho giocato due set con Andy il giorno successivo e poi dovevo giocare la finale il giorno dopo. Qui ho giocato solo un set, quindi credo che sarò a posto per domani. Credo di non aver speso molto durante il torneo, anche se certamente questa partita è stata molto dura.

 

Oggi il capitano di Coppa Davis ha annunciato le convocazioni e tu non sei in squadra.
C’è ancora una possibilità che possa aggregarmi alla squadra. Le convocazioni non sono definitive, visto che il regolamento prevede che si possano modificare i nomi fino a pochi giorni prima degli incontri. Anche se non facessi parte della squadra potrei comunque essere là.

 

Quando inizi a parlare con te stesso è un brutto segno o è un modo per reagire e migliorare il tuo gioco?
Di solito è un modo per cercare di darmi una scossa, per trovare la giusta intensità e sentirmi più “dentro” la partita. Mi sentivo come se fossi un po’ troppo piatto. Non riuscivo a fare molto sul suo servizio, quindi ho provato a muovermi, a riattivarmi e a cercare anche di rimettere in moto la testa.

Nei primi due set, soprattutto nel secondo, sembrava che ti mancasse un po’ la competizione, visto che dopo la finale del Roland Garros non hai più giocato. È così?
Forse sì, in quella particolare situazione. Ho fatto un paio di doppi falli in alcuni momenti importanti nei tiebreak che ho perso. Forse mi è mancata quella tensione che c’è in quei momenti in cui un punto può decidere il set, ma comunque è andata bene e sono riuscito a venirne fuori; queste sono le situazioni che mi danno fiducia, anche a livello mentale. Ora so quello che devo fare. Chiaramente, se riesci a venirne fuori una volta, la seconda dovrebbe essere più facile. Almeno lo spero.

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