Lorenzi, Davis tricolore, il cuore oltre la Svizzera (Crivelli). Italia-Svizzera 2-0, infinito Lorenzi: "Sto sognando" (Ferri). Lorenzi, l'uomo della Davis antica (Valesio). Lorenzi storica maratona, salva 3 match point e vince (IL SECOLO XIX). Lorenzi e Seppi sono maratoneti, Italia già sul 2-0 (Rossi)

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Lorenzi, Davis tricolore, il cuore oltre la Svizzera (Crivelli). Italia-Svizzera 2-0, infinito Lorenzi: “Sto sognando” (Ferri). Lorenzi, l’uomo della Davis antica (Valesio). Lorenzi storica maratona, salva 3 match point e vince (IL SECOLO XIX). Lorenzi e Seppi sono maratoneti, Italia già sul 2-0 (Rossi)

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Lorenzi, Davis tricolore, il cuore oltre la Svizzera (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Dove bisognava essere. Col caldo conforto di un 2-0 che libera la strada verso i quarti e che chiede solo di essere sigillato dal doppio odierno. Ma quelli che, malgrado la formula, le bizze dei big che spesso la disertano e una tradizione forse anacronistica, continuano a rimanere abbagliati dal fascino della Davis, considerandola uno sport a parte per le emozioni che sa offrire a dispetto dei valori contrapposti, anche stavolta potranno trarre generosi auspici per le loro convinzioni. L’AMICO DEBOLE Perché se è vero che Seppi, ancora un po’ fuori quadro come spesso accaduto in questo strambo, per lui, avvio di stagione, tanto da concedere un set al tenero Laaksonen, alla fine però possiede troppa esperienza, troppa conoscenza del gioco e troppa lucidità tattica per il rivale, il successo in apertura di Paolino Lorenzi è un romanzo che si snoda tra pagine che cambiano di continuo col passare del tempo, un thriller di 4h43′ che finisce per esaltare la freddezza del romano ormai senese, capace di non tremare di fronte a tre match point contro e poi asceso al cielo contro un avversario stremato dai crampi e dall’impresa solo sfiorata. Applausi però al sorprendente e mai domo Chiudinelli, cui un destino beffardo ha riservato di nascere a Basilea 40 giorni dopo Federer, non esattamente il posto e l’amico ideale se hai in mente di giocare a tennis. Le cronache, infatti, narrano che Marco (nonno ticinese emigrato sul Reno per lavoro) abbia battuto Roger una sola volta, a nove anni, intenerendolo con un pianto a dirotto quando si è trovato in svantaggio. Ebbene, sul 4-2 per lui del quinto set, lo svizzero si produce in un «c’mon», l’unico del match, che forse vuol essere un omaggio a quel compagno di giochi ingombrante e anche la spinta verso una vittoria a quel punto insperata. Perderà, ma a questi livelli non ha mai giocato. RIDI E allora ovazioni e musica per Lorenzi, meritatamente titolare per le scintille mostrate sulla terra in questo 2016, un piccolo eroe conscio di limiti e qualità, magari troppo schematico ma sicuramente senza paura, come quando annulla uno dei sei set point di Chiudinelli nell’infinito tie break del primo set con un ace di seconda: ‘In questo sport, senza coraggio, non vai da nessuna parte». Conquistato quel tie break, a suo modo storico (per punteggio, il più lungo di sempre nel World Group), Paolino si scioglie e va in discesa, ma non appena cala al servizio l’altro gli è sopra. E vince il terzo set. E pure il quarto, pungendo col dritto e ricamando addirittura a rete. Fino a quando, nel quarto game del quinto set, un miracoloso passante di dritto incrociato in corsa finisce sulla riga e lo porta avanti di un delicato break. SOGNO Ma ormai si è sopra le 4 ore, una maratona ignota per Chiudinelli, che d’improvviso si affloscia travolto dai crampi per stanchezza e tensione. Dal 5-2 per lui, la partita diventa un tortuoso calvario di sofferenza ed emozioni: «E’ stata durissima — ammetterà il vincitore — non credevo che continuasse a combattere tanto, ma a un certo punto mi sono accorto che era morto, per davvero. Allora mi sono detto “Paolo, resta attaccato alla partita, continua ad aggredirlo”. Anche sui tre match point». Che arrivano sul 5-4, dopo che Lorenzi ha recuperato il break: «E’ stato l’unico momento in cui ho perso il controllo». Ma scollinato il pericolo e contro un avversario praticamente immobile, si tratta solo di aspettare il momento, con quel dritto svizzero che finisce oltre la riga per l’apoteosi del 7-5: «Vincere il primo match di World Group in carriera, davanti a un pubblico estasiato (5000, cifra buona in assenza dei big), annullando tre match point è un sogno da bambino che si realizza: è la mia partita più bella di sempre». Che finalmente cancella quell’ombra che lo accompagna da sempre, la palla per il doppio break di vantaggio nel secondo set (e col primo già in tasca) a Roma 2011 contro Nadal: il tennis ti frega, puoi sbagliare una volée facile come quella o portare a casa una partita annullando tre match point. Sono contento, soprattutto per chi mi vede come un esempio: non c’è età per ottenere risultati». Paolo il caldo

 

Italia-Svizzera 2-0, infinito Lorenzi: “Sto sognando” (Elisabetta Ferri, Il Corriere dello Sport)

Paolo Lorenzi entra nella storia. La sua incredibile, pazza, sofferta vittoria contro Marco Chiudinelli è la seconda più lunga di un azzurro in Coppa Davis (4 ore e 43′). Il record appartiene a Omar Camporese, sei ore e 5 minuti nel 1992 contro il brasiliano Luiz Mattar ai quarti di finale. Non solo: il tie-break del primo set (terminato 16-14) è il più lungo di sempre per punteggio nel World Group. Dall’altra parte della rete, lo svizzero Marco Chiudinelli non solo incassa una sconfitta amarissima, ma deve aggiungerla ad un altro record in negativo: un ko da 7 ore e 2 minuti nel 2013, a Ginevra, in coppia con Wawrinka contro i cechi: la maratona assoluta in Davis per il doppia. Lorenzi, dopo aver fatto suo il primo set – terminato dopo un’ora e 5′ – sembrava poter dominare. L’adrenalina ricevuta dopo il tie-break gli aveva dato fiducia, tanto da aggiudicarsi agevolmente il secondo per 6-3, dando l’impressione di avere più stoffa nei colpi a rete, dove Chiudinelli si avventurava di rado. Poi, quasi inspiegabilmente, l’azzurro si spegneva, perdendo terzo (4-6) e quarto set (5-7). L’ inerzia psicologica passava tutta allo svizzero che pareva seppellirlo nel finale, dopo che l’azzurro aveva dovuto ricorrere alle cure del medico per un problema alla coscia. Ma quando Lorenzi aveva già un metro di terra (rossa) sulla testa, sotto 2-5 nel quinto set, si portava prima sul 3-5, quindi annullava tre match-point. Roba da brividi, col pubblico – quasi 6.000 persone in un giorno feriale – che impazziva sugli spalti. Una rimonta clamorosa, arrivata fino al 5 pari, mentre a Chiudinelli arrivavano i crampi. Lorenzi chiudeva a rete per il 6-5, poi con una schiacciata prendeva il vantaggio nell’ultimo gioco, quindi lo svizzero metteva out la palla decisiva Un trionfo. MOTIVATORE In sala stampa il toscano è raggiante: «La vittoria più bella della mia vita» attacca. Poi aggiunge: «Una di quelle partite che sogni quando sei un bambino: in Coppa Davis, in casa, quando nessuno crede più che puoi farcela. Il pubblico è stato fantastico – ammette Paolo – mi ha dato una grande mano mentre recuperavo, ha tirato su me e buttato giù il mio avversario». Non può mancare una dedica dopo un successo del genere: «Per la mia famiglia: senza di loro non sarei qui, i genitori sono fondamentali quando cominci uno sport come il tennis E un pensiero per la mia ragazza». Una maratona che ripercorre con entusiasmo e sincerità: «Mi sarebbe spiaciuto perdere per mancanza di coraggio, quindi ho rischiato. Sono stato bravo sul primo match-point di Chiudinelli, sul 15-40, andando a prendere un dritto vincente. In qui momenti devi spingere senza essere incosciente, ma dopo quasi 5 ore non sei tanto lucido.. e forse non lo era più neanche lui. Cosa mi ha detto Barazzutti in quel time-out sotto 5-2 nel quinto set? Di non mollare, di provarci comunque, che poi se avesse fatto tre ace, allora bravo lui; “ma almeno non la regaliamo” mi ha detto, “vedrai che la partita può girare»: è stato bravo, mi ha motivato. Poi Chiudinelli ha sbagliato quattro palle di fila: io ero stanco, ma a un certo punto lui è morto». Un calo, quello del terzo e quarto set, che l’azzurro spiega così: «Più che fisicamente, sono calato nel servizio, mentre nel primo e secondo ho sempre battuto sopra i 200 km/h. Un Lorenzi nuovo, dite? Diciamo che sono maturato. Quando il mio avversario aveva in mano i suoi match-point pensavo che il tennis a volte è uno sport che ti frega. La mia sconfitta con Nadal per una volée sbagliata ancora mi brucia, ma stasera guardate cos’ho combinato». Poi si congeda: «Domenica? (domani; ndr) Ho tempo per recuperare, poi magari nemmeno devo giocare. Adesso spero intanto che la Fiorentina non mi faccia morire stasera (ieri; ndr)». SIGNORE. Poi arriva Chiudinelli, un signore per come accetta il verdetto: «Sono deluso, certo, ho sprecato tre palle per la vittoria e avevo già avuto una chance nel primo set per indirizzare il match a mio favore. Ho già perso delle partite simili in carriera, ma ne ho anche vinte: il tennis funziona così. Alla fine avevo anche i crampi – dice -e ho pagato proprio mentre servivo per vincere. Ma in una partita di quasi 5 ore ognuno dei due ha dei momenti di calo, mentre sente che l’altro ha più forza. Il pubblico? Giocare in casa è un vantaggio, ma penso che abbia avuto più influenza su Lorenzi che su di me. Un bell’ambiente, è stato un piacere giocare qua». Dopo una battaglia cosi, anche per quello che ha detto, lo svizzero merita applausi. Ma Lorenzi è nella storia

 

Lorenzi, l’uomo della Davis antica (Piero Valesio, Tuttosport)

Come si può non inchinarsi di fronte a Paolo Lorenzi? II più classico dei tennisti nostrani che hanno vissuto e vivono una vita da mediani si è reso ieri protagonista di un nuovo format: la partita Matrioska, poco meno di cinque ore di scambi al cui interno ci sono state tante altre partite. Fino alla più piccina: quella giocata sulle palle match. Tre ne ha avute a disposizione Chiudinelli, l’amico di Federer, e tre ne ha fallite: tre ne ha avute a disposizione Paolone (altro che Paolino) e una, l’ultima, è andata a buon fine. Un finale di partita che avrebbe meritato un Maracanà di entusiasmo (non che non ce ne sia stato, ma insomma) perché certe partite, soprattutto di Davis, hanno in comune con resto del tennis il fatto che si giocano sullo stesso campo, con le racchette e che i punti si contano nello stesso modo: ma rappresentano qualcos’altro, seguono un altro canovaccio, e vanno valutate, a posteriori, con criteri diversi. Per questo la partita che Paolo di Siena ha vinto ieri è entrata a pieno titolo nel novero di quelle che si ricordano. Che sia stato un sopraffino spettacolo di tennis oppure un match maschio e fragile come un cristallo di Boemia allo stesso tempo poco importa. Conta moltissimo che l’abbia vinto il nostro; e in second’ordine che la potenza dello spettacolo-Davis, ad onta di tutte le polemiche e le defezioni che la contraddistinguono di questi tempi, resta inalterata. E’ come se il match Lorenzi-Chiudinelli avesse detto al mondo del tennis: se mi deformate o trasformate partite come queste scompariranno, seguiranno il destino di certi piatti antichi di cui ora non si ha più memoria perché sono spariti gli ingredienti che li costituivano oppure, nel caso esistano ancora, hanno cambiato gusto. Attorno alla Davis, si sa, volteggia un certo numero di volatili che ad un primo esame potrebbero anche sembrare avvoltoi. Sarà per questo che l’ltf, la federazione internazionale, ha costituito un gruppo di lavoro che si è riunito poche settimana fa per studiare una riforma della competizione. Nel tennis sta succedendo qualcosa di simile a quanto si verifica nel calcio: ci sono dei privati che si muovono per costituire una Superlega (è successo molti anni fa la prima volta, i promotori erano quelli di Media Partners) e quando i privati si muovono i detentori del marchio originale (Uefa nel pallone, la federazione internazionale nel tennis) reagisce alla stimolazione per evitare gli assalti e rinfrescare il proprio prodotto. La Champions League è nata così, nel pallone. E’ dunque probabile che di qui a non molto nasca un nuovo format della Davis che releghi le varie e ricchissime iniziative (ultima arrivata la Laver Cup australiana) al ruolo di semplici esibizioni. Nel frattempo prendiamo atto che questo spettacolo è ancora bellissimo, che l’Italia è avanti sulla Svizzera-bis a Pesaro e che oggi si gioca il doppio

 

Lorenzi storica maratona, salva 3 match point e vince (IL SECOLO XIX)

Tanta fatica per l’Italia del tennis, che come spesso accade quando parte con i favori del pronostico rischia di cadere al cospetto di una Svizzera priva dei suoi big Federer e Wawrinka. A fare tremare gli azzurri e il pubblico del palazzetto di Pesaro, dove si gioca su terra rossa, è Marco Chiudinelli, 34 anni, numero 146 del mondo. Il suo confronto con il coetaneo Paolo Lorenzi, numero 54 e in ottimo periodo di forma, è di quelli destinati a entrare nella storia dell’ItalDavis. Si soffre già dal primo set, tiratissimo e vinto da Lorenzi 16-14 al tie break (record per un incontro di primo turno del World Group) dopo avere annullato sei set point. Il romano-senese prende lo slancio e vince il secondo set 6-3, ma quando la strada sembra messa in discesa ecco che Chiudinelli si mette a giocare un gran tennis, forse memore dei precedenti che lo avevano visto vincere tre volte con Lorenzi. Terzo e quarto set vanno allo svizzero per 6-4 7-5,e anche il quinto sembra ormai deciso quando l’azzurro precipita 2-5. Ma non si arrende, come ha sempre fatto in una carriera passata nelle retrovie, costruendosi una buona classifica soprattutto nei Challenger. Risale, Paolino, e il pubblico lo aiuta, mentre Chiudinelli comincia a pagare fisicamente (e forse anche mentalmente) la scarsa abitudine a questi match. Il primo a chiedere l’intervento del fisioterapista per un problema alla coscia è Lorenzi, ma nel finale i crampi azzoppano lo svizzero. Che perde il servizio sul 5-3 ma in qualche modo si trova tre match point sullo 0-40, servizio Lorenzi. L’azzurro non trema e non rischia, facendo spostare un Chiudinelli che non riesce più a piegarsi, e vola a vincere 7-5 regalando il primo punto all’Italia. «I sei 6 set-point del primo set? – racconta Lorenzi alla fine – non ero preoccupato di perderlo, ho cercato di rimanere concentrato. Dal terzo set in poi lui ha giocato benissimo, soprattutto sulle palle-break mentre io ho perso un po’ di campo e non riuscivo più a comandare gli scambi. Sui tre match-point in suo favore ho cercato solo di tenere la palla in campo. Vincere una partita del genere è un sogno di bambino che si avvera». Nel secondo incontro, terminato a tarda sera, un Andreas Seppi in serata mediocre fa comunque il suo dovere regolando 7-5 7-6 (4) 3-6 6-3 il giovane Laaksonen. Oggi il doppio, per l’Italia giocherà Bolelli insieme a Seppi (se Andreas fosse stanco è pronto Cecchinato). Azzurri avanti 2-0 e con un piede al secondo turno

 

Lorenzi e Seppi sono maratoneti, Italia già sul 2-0 (Paolo Rossi, Nuova Sardegna)

Una lunga, lunghissima giornata di tennis. Infinita ma produttiva, alla fine: l’Italia del tennis conduce 2-0 sulla Svizzera e vede i quarti di finale della Coppa Davis più vicini. Ma all’Adriatic Arena di Pesaro è andata in scena una maratona di quasi otto ore. Uno spettacolo vero, per gli appassionati. Anche senza Federer, Wawrinka e Fognini. I quattro attori, Lorenzi e Chiudinelli prima, e poi Seppi e Laaksonen non si sono certo risparmiati ed hanno dato fondo a tutte le energie che avevano. Buon per l’Italia che la buona sorte era dalla sua parte: Lorenzi ha cominciato il lavoro, Seppi l’ha completato che l’orario della prima serata in tv era ormai passato da un pezzo. E il numero uno azzurro, per avere ragione del giovane e promettente finlo-svizzero, ha dovuto far ricorso a tutta la sua esperienza e dar fondo alla sua sapienza tennistica. Erano le 22.30 quando Seppi ha finalmente chiuso il match: 7-5, 7-6 (4), 3-6, 6-3 lasciando il pubblico rimasto sugli spalti, capitan Barazzutti e tutta la panchina del clan Italia, all’urlo liberatorio dopo tre ore di pathos. «Era tanto che non giocavo sul rosso, l’importante era portare a casa il match» ha detto ermeticamente Seppi, che ha sofferto anche per il match di Lorenzi. «Non finiva mai, ho detto che non avrei voluto giocare dopo una partita di quel tipo. Bravo Paolo a vincere». Si, Seppi ha ragione. Ci voleva un match così. Per ricordare al mondo cos’è la Coppa Davis, l’evento che tanti vogliono abolire, riformare o rivoluzionare: Lorenzi-Chiudinelli, ipotetico primo turno di un qualsiasi torneo, non avrebbe mai avuto il seguito che invece ha ricevuto all’Adriatic Arena di Pesaro. Alzi la mano chi davvero sarebbe rimasto incollato sulla sedia per tutte le 4 ore e 43 minuti di match, tifando a più non posso, sgolandosi al grido di «Italia, Italia». Ieri, chi era allo stadio marchigiano, potrà dire d’aver assistito ad un piccolo record, quello del tie-break più lungo di un World League: 16-14, il risultato del primo set, durato un’ora e sei minuti. Una maratona, quella di Lorenzi-Chiudinelli, degna di una signora sceneggiatura per film: un primo atleta (Lorenzi) che scatta e si porta due set avanti. Ed in quel momento ecco la reazione d’orgoglio dell’altro, Chiudinelli, che non si dà per vinto e comincia la sua rimonta. Si finisce dunque al quinto set, e cosa succede? Che l’equilibrio viene interrotto da un inizio di crampi, che colpiscono il giocatore azzurro, Lorenzi. Il quale, però, resta in campo. Il match prosegue con lo svizzero avviato verso la vittoria ma accade l’imponderabile: crampi anche per lui. Sul 5-2 in suo favore… Fisioterapisti e massaggi non servono: Chiudinelli sembra fermo, Lorenzi invece un grillo. Dal 2-5 risale a 4-5 ma, al momento di pareggiare, deve fare i conti con Chiudinelli che decide di tirare forte ogni colpo, e si porta a 0-40, cioè tre match point. Ancora più sorprendente. Ma l’italiano, giovanotto di 34 anni, abituato alla sopravvivenza, non si fa intimidire e li annulla tutti, trionfando con il seguente punteggio: 7-6 (14), 6-3, 4-6, 5-7, 7-5. «Vincere una partita del genere è il sogno di bambino che si avvera» ha detto il senese d’adozione a fine partita

 

 

 

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