La settimana degli italiani: disastro azzurro a Roma. Solito Seppi, speranza Sonego

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La settimana degli italiani: disastro azzurro a Roma. Solito Seppi, speranza Sonego

Nella settimana più attesa per il tennis italiano, i risultati dei nostri portacolori ci lasciano con l’amaro in bocca. Fognini e Errani tra mille rimpianti, solo applausi per Volandri. Ma Sonego può farci sperare

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Sfortunatamente, la sin qui peggiore settimana del tennis azzurro nel 2016 si è avuta proprio nell’unico appuntamento tennistico a disposizione degli appassionati italiani per vedere i loro migliori giocatori affrontare i più bravi tennisti al mondo. Il Foro Italico, un tempo teatro di leggendarie sorprese compiute dai nostri giocatori, i quali, trascinati dal caldissimo pubblico romano, trovavano insospettate energie per battere tennisti contro i quali abitualmente venivano sconfitti, quest’anno non è stato altro che una, seppur bellissima, scenografia di una Caporetto tennistica.

Per capire appieno come non sia esagerato definirla in tal modo, basti pensare che, per la prima volta nell’Era Open, nessun tennista, tra uomini e donne, è riuscito ad accedere almeno agli ottavi di finale. A tale catastrofica circostanza, si aggiunga la considerazione che su tredici partite giocate con giocatori italiani in campo, ne sia stata vinta una sola, percentuale corrispondente ad un amarissimo otto per cento e che, dei trentuno set disputati da italiani nel torneo, solo sette siano stati da loro conquistati (il ventidue per cento). Ad aumentare l’amarezza di questi numeri, è impossibile non osservare come tre delle tredici sconfitte siano arrivate nonostante una migliore classifica da parte dei nostri giocatori, e che, comunque, i sorteggi dei tabelloni non erano stati neanche così malvagi se solo un giocatore, tra quelli che hanno battuto i nostri, è arrivato ai quarti (la Strycova). Tra l’altro, l’unica vittoria azzurra in questi IBI 2016, quella ottenuta da Andreas Seppi contro Vasek Pospisil, numero 46 del ranking, era tecnicamente abbastanza scontata, se si considera la peggior classifica del canadese rispetto all’altoatesino e soprattutto il pessimo record in carriera sulla terra di Pospisil, che in quindici partite nel circuito maggiore sul rosso, ne aveva vinta soltanto una! Nonostante questo, è doveroso girare un bravo ad Andreas che ci fa dire che, in fondo, poteva andare anche peggio di come sia andata, per il tennis italiano, questa settantatreesima edizione degli Internazionali.

Il bolzanino ritornava alle gare da Miami: non è mai facile rientrare nel circuito dopo quasi due mesi di stop e vincere non è mai scontato (soprattutto se si è perso due dei quattro precedenti con l’avversario di turno); se poi lo si fa in due set vinti al tie-break, concedendo lo stretto necessario all’ottimo servizio avversario, la vittoria, arrivata in poco meno di due ore, è comunque molto positiva. Peccato per Andreas che la sfida contro Gasquet nel secondo turno, era molto difficile sulla carta, sia considerando le trenta posizioni di differenza in classifica (il francese è al dodicesimo posto del ranking), sia osservando i precedenti nettamente a sfavore (Seppi aveva vinto l’unico dei sei nel 2008 ad Amburgo, quando raggiunse la semifinale nell’allora Master Series, risultato mai più eguagliato in carriera). Purtroppo sul campo la sfida si è rivelata proibitiva: Gasquet ha infatti vinto facilmente in un’ora e venti di tennis mediocre, col punteggio di 6-3 6-4.

In una settimana piena zeppa di sconfitte, poiché non tutte sono uguali, partiamo da quelle più amare, in quanto arrivate nonostante una classifica favorevole rispetto a quella degli avversari: delusioni “regalate” dai nostri tre migliori giocatori per classifica, ovvero Fognini, Vinci ed Errani. Il ligure lunedì scorso ha sorpreso un po’ tutti per la sconfitta rimediata contro Garcia-Lopez: Fabio, che a Madrid era stato a due soli punti dal match contro Nishikori, aveva vinto quattro dei sei precedenti contro il trentaduenne spagnolo, tra l’altro in calo di rendimento (dopo più di due anni era uscito dalla top 50). Con l’edizione dello scorso anno, quando era arrivato agli ottavi battendo un  Dimitrov ancora 11 al mondo e perso al tiebreak del terzo contro Berdych numero 5 del ranking, sembrava essersi sbloccato anche a Roma, dove in precedenza aveva sempre deluso (la più amara sconfitta era arrivata con Rosol, che vinse 6-3 6-2 nel 2014). Invece Fabio ha letteralmente regalato un set allo spagnolo (6-1 in ventisei minuti), prima di provare ad iniziare a giocare: sul 6-5 15-40 con a servizio lo spagnolo , Fognini ha avuto due set point, ma è stata solo un’amara illusione nel corso di una prova assolutamente da dimenticare, visto che poi lo spagnolo ha vinto nove degli ultimi undici punti giocati e portato a casa il match con lo score di 6-1 7-6(2) in 1h37’.

Altra giocatrice che a Roma non ha mai reso bene, racimolando ben sei eliminazioni alla partita inaugurale del tabellone principale ed arrivando a questa edizione con uno score complessivo nel torneo capitolino  di 6 vittorie ed 11 sconfitte, è Roberta Vinci. Anche questa volta, purtroppo, ha seguito tale tradizione negativa e, programmata sul campo centrale, ha, sulla falsariga di Fognini, regalato il primo set all’avversaria, Johanna Konta, semifinalista ai recenti Australian Open e ventitreesima giocatrice al mondo, cedendo il primo parziale addirittura con un 6-0 in appena ventuno minuti di partita. Come fatto da Fabio, Roberta nel secondo parziale è entrata in partita ed ha lottato, ma senza mai riuscire ad intaccare un’avversaria in buona giornata, molto solida nei fondamentali e col servizio: dopo un’ora e tredici minuti è arrivata inevitabile la vittoria per la britannica, col punteggio di 6-0 6-4. 

Preoccupa molto la sconfitta di Sara Errani, giocatrice che sui campi del Foro Italico si è più volte esaltata, cogliendo una semi (2013) ed una finale (2014): la sconfitta rimediata contro la Watson, cinquantacinquesima giocatrice del ranking già battuta nell’unico precedente di Wuhan del 2014, inquieta non solo per l’evitabile eliminazione, ma soprattutto per come Sara, che nel post-partita si è dichiarata comunque tranquilla, l’abbia raggiunta. Infatti, la Errani, la quale in campo è dovuta ricorrere ad un medical time out per problemi respiratori, è parsa giocare senza la tradizionale intensità agonistica e “garra”: inevitabilmente è arrivata la sconfitta, con la Watson vincitrice 6-4 3-6 6-0 in due ore e venti minuti di partita. Per Sarita è giunta così la sesta eliminazione dell’anno all’esordio e, soprattutto, la quarta negli ultimi cinque tornei ai quali ha partecipato: numeri che fanno percepire una crisi di risultati che va al più presto cancellata, visto che è alle porte il Roland Garros, torneo preferito dall’emiliana, dove ha raggiunto una finale (2012), una semi (2013) e due quarti di finale (2104 e 2015) e nel quale difende una importante mole di punti (430), che in caso di risultato negativo la farebbero uscire dalla top 20.

Vi sono poi state le sconfitte dei nostri giocatori raccolte contro avversari con una classifica ben migliore, dai quali era difficile pretendere un successo, ma piuttosto era lecito auspicare quantomeno una buona prova d’orgoglio. Ad esempio a Salvatore Caruso, 251 del ranking ATP, era ingiusto chiedere attualmente molto più del 6-2 6-1 rimediato in meno di un’ora di gioco da Nick Krygios. Discorso analogo per Karin Knapp, la quale ha fatto quel che poteva attualmente contro la Strycova (doppio 6-2 in poco meno di un’ora e mezza), 36 del ranking WTA e finalista a Dubai a febbraio, quando perse dalla Errani. Forse un minimo di resistenza in più era invece lecito attendersela, per diversi motivi, da due veterani azzurri come Paolo Lorenzi e Francesca Schiavone: il primo ha giocato sotto le sue potenzialità contro il numero 17 al mondo Bautista – Agut, vedendosi rifilare un pesante 6-3 6-1 in un’ora e venticinque minuti. La seconda, contro la Safarova, finalista dello scorso Roland Garros e 15 del ranking WTA, ha perso 6-3 6-2 in 1h11’, nonostante dei precedenti piuttosto incoraggianti contro la ceca, confermando se non altro lo scarso feeling della Leonessa col torneo romano, nel quale in carriera ha raggiunto come miglior risultato al massimo i quarti di finale (nel 2004, 2005 e 2011).

Sono infine arrivate le sconfitte in tre set, da giocatori che hanno inaspettatamente fatto gara alla pari con avversari molto meglio classificati e se da un lato hanno deluso per il risultato finale gli spettatori, hanno dato loro modo di appassionarsi alla gara, di applaudire per la prestazione fornita e di intravedere qualcosa di interessante per il futuro, o di farci ricordare quanto di buono fatto nella loro carriera. Trattasi del caso di Filippo Volandri, che contro un altro veterano come David Ferrer, ha illuso il pubblico romano di stare assistendo ad una clamorosa vittoria da parte del numero 202 del mondo e numero 1 azzurro ininterrottamente da maggio 2003 a settembre 2007.  Il livornese, bravo a qualificarsi nel tabellone principale ed autore di una prova commovente per intensità ed intelligenza, in quella che probabilmente è stata la sua ultima apparizione in campo sul Centrale, per un’ora e mezza ha condotto il gioco ed il punteggio contro il numero 9 al mondo, prima di cedere fisicamente e far cosi passare il turno a Ferrer, vincitore 4-6 7-5 6-1 in due ore e tre minuti di partita. Anche Claudia Giovine, da numero 423 del mondo a quasi ventisei anni, non poteva forse pretendere di più di quanto ha fatto, quando è scesa in campo per affrontare Cristina McHale, cinquantaseiesima nel ranking WTA ed arrivata ai quarti a Roma lo scorso anno. Aver strappato il secondo set all’americana ed aver resistito nell’inizio del terzo, non può che essere un meraviglioso ricordo per la cugina della Pennetta, come ha confermato lei stessa in conferenza stampa.

Buona prova di Marco Cecchinato, scivolato fuori dai primi cento del mondo (sta perdendo i punti dei successi nei Challenger, come quello di Torino nell’aprile 2015 e non riesce ancora a rimpiazzarli nel circuito maggiore) ma che nella riedizione del primo turno di Montecarlo con Raonic, ha confermato i segnali di miglioramento che i primi quarti di finale ATP di Bucarest avevano suggerito, come lo stesso canadese ha confermato in conferenza stampa. Il palermitano, questa volta ha strappato un set al numero 10 del mondo, il secondo, dopo aver avuto diverse palle break già nel primo parziale: forse è ancora presto per chiedere a Marco di vincere partite di questo livello, non lo è di certo per compiacersi dei miglioramenti fatti intravedere in questi ultimi mesi. Tuttavia, la sconfitta più “dolce” per il movimento tennistico azzurro arriva dalla racchetta di Lorenzo Sonego, ventunenne piemontese messosi in luce per la prima volta a livello Challenger lo scorso mese raggiungendo i quarti a Barletta. Il nostro giovane tennista, numero 333 del ranking ATP, ha molto impressionato nel suo, sulla carta improbo, primo turno contro Joao Sousa, numero 30 del mondo, reduce dai quarti a Madrid. Ha infatti mostrato, in una delle partite in assoluto più belle ed appassionanti di questa edizione, oltre a fondamentali già competitivi a livello professionistico come il dritto ed il servizio, anche una apprezzabile attitudine alla battaglia tennistica, caratteristica mostrata sia nel primo set, vinto dopo essere stato sotto di due break, e anche nel terzo, quando sostenuto dal pubblico ha recuperato da 2-4 fino al 5-4 e addirittura 30 pari. Pagando soprattutto una inevitabile desuetudine a giocare bene i punti importanti, il nostro giovane giocatore si è arreso al forte portoghese solo dopo ben tre ore di battaglia, cedendo l’incontro al forte portoghese col punteggio di 6-7(5) 6-3 7-5.

Purtroppo anche le qualificazioni hanno avuto lo stesso deprimente andamento dei tabelloni principali: la folta truppa azzurra che vi ha preso parte, ha infatti raggiunto scarsissimi risultati. In campo maschile, tra wc offerte dalle pre-quali, giocatori che vi hanno partecipato per diritto di classifica ed altri in qualità di alternate, è lungo l’elenco dei tennisti italiani che si sono cimentati: Arnaboldi, Donati, Fabbiano, Gaio, Giacalone, Giannessi, Giustino, Vanni,  Vavasori, Viola e Volandri. In un sabato davvero disastroso dedicato al primo turno delle quali, solo due giocatori hanno ottenuto quantomeno l’accesso al turno decisivo delle quali, Volandri e Donati ed appena altri tre (Gaio, Giacalone e Viola) hanno almeno strappato un set ad avversari di certo non irresistibili ad alti livelli. Non è andata minimamente meglio nelle quali femminili: Brianti, Burnett, Colmegna, Di Giuseppe, le quattro partecipanti italiane, non hanno passato nemmeno un turno ed hanno strappato alle avversarie solo due set: insomma, dal punto di vista dei risultati dei nostri giocatori, è una fortuna che questa settantatreesima edizione degli Internazionali d’Italia vada in archivio una volta e per tutte.

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