Tutti pazzi per Nole: da Belgrado a Parigi con la “Fičo”, la Seicento jugoslava

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Tutti pazzi per Nole: da Belgrado a Parigi con la “Fičo”, la Seicento jugoslava

Due tifosi di Novak Djokovic sono riusciti a realizzare dopo tre anni il loro progetto: raggiungere Parigi dalla capitale serba con la loro utilitaria d’epoca, la versione jugoslava della Fiat 600, per supportare il fuoriclasse nella conquista del Roland Garros. E non solo

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In Italia la Fiat 600 fu la macchina che motorizzò il paese a partire dal 1955. Ma il modello dell’azienda automobilistica torinese ebbe talmente tanto successo che fu prodotto e venduto, su licenza, anche all’estero.
Dal 1960 sino addirittura al 1985 fu anche prodotta in Jugoslavia dalla Zastava, la principale fabbrica automobilistica del paese, grazie ad un accordo con la FIAT. Conosciuta da tutti con il soprannome di “Fičo”, dal nome di uno dei personaggi dei fumetti che la reclamizzavano sui giornali nei primi anni della sua produzione, divenne un simbolo anche per il paese balcanico. La Zastava 750 – come fu ridenominato il modello prodotto dalla fabbrica di Kragujevac quando dal 1962 vi montò il motore da 767 cc – fu infatti anche in Jugoslavia l’utilitaria che motorizzò il Paese.

E con una Fičo rossa del 1978 due tifosi di Novak Djokovic, Velibor Dakovic e Dragan Gavric, sono partiti da Belgrado alla volta di Parigi per sostenere il loro beniamino.
“Allez Novak” hanno scritto sulla portiera della loro macchina d’epoca, con sotto in piccolo anche la scritta in serbo “Ostvari san” – Realizza il sogno.
“Novak ha fatto così tanto per noi, in Serbia ma anche in tutta la regione balcanica, che volevamo trasmettergli direttamente tutta l’energia positiva del nostro tifo affinché conquisti finalmente il Roland Garros” hanno spiegato al loro arrivo i due tifosi, intervistati da un quotidiano serbo.

“Il viaggio è andato benissimo. Sono solo saltati i cavi del contachilometri e di una porta, ma avevamo con noi gli attrezzi e abbiamo risolto lungo la strada” ha raccontato Dakovic, rivelando che sono arrivati a Parigi addirittura due giorni prima del previsto, percorrendo in 5 giorni un totale di 2.700 km.
Alla partenza da Belgrado sono stati scortati da una cinquantina di macchine d’epoca del club automobilistico di cui fanno parte e hanno poi attraversato le principali capitali degli stati dell’ex Jugoslavia. Un modo per unire simbolicamente ancora una volta quei luoghi, guidando una macchina che era il simbolo di un paese e di un’epoca che non ci sono più, per andare a far il tifo per un fuoriclasse che è nato quando quel paese era ancora unito.
“A Sarajevo è stata una festa, a Zagabria e a Lubiana un po’ meno, ma nel complesso abbiamo dei bellissimi ricordi di questo viaggio. Sarebbe bello farci un documentario” ha continuato nel suo racconto Velibor, originario della capitale della Bosnia-Erzegovina, rivelando che lui e Dragan avevano in progetto di fare questo viaggio da tre anni.
“Il fatto è che è più facile vincere al lotto che trovare un biglietto per il Roland Garros. Grazie ad un amico che vive all’estero quest’anno siamo riusciti a procuraci un biglietto per la semifinale ed uno per la finale e allora abbiamo deciso di realizzare il nostro progetto. Ora speriamo che in qualche modo riusciamo a farcela a vedere tutti e due entrambi i match” ha concluso Dalibor.

Ma la Fičo a Parigi non ha potuto godersi subito il meritato riposo. Perchè Dragan Gavric nella capitale francesce non ci è andato solo per vedere Djokovic ma ha colto – giustamente – l’occasione per convolare a nozze in una delle città più romantiche del mondo.
E indovinate qual’era la macchina degli sposi?

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