US Open, italiani: Roberta Vinci porta a scuola McHale (audio), Nadal elimina Andreas Seppi

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US Open, italiani: Roberta Vinci porta a scuola McHale (audio), Nadal elimina Andreas Seppi

Nel primo incontro di giornata sul Louis Armstrong Roberta Vinci annichilisce la statunitense Christina McHale. Al terzo turno la tedesca Carina Witthoeft. In nottata sull’Arthur Ashe per la prima volta indoor Rafael Nadal supera Andreas Seppi in tre set

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[4] R.Nadal b. A.Seppi 6-0 7-5 6-1
(da New York, Ruggero Canevazzi)

stats seppi

Andreas Seppi affronta Rafa Nadal per la nona volta in carriera. Negli otto precedenti, l’altoatesino ha vinto solo una volta, sul veloce di Rotterdam in tre set nel lontano 2008. Il fatto che l’unica vittoria sia arrivata sul duro è poco significativo: dopo il 2009, i due si sono incontrati solo tre volte, nel 2014 a Montecarlo, nel 2015 ad Amburgo e quest’anno alle Olimpiadi di Rio: in queste tre sfide, Seppi ha racimolato la miseria di 13 game in 6 set giocati, o se preferite 13 game su 49 totali (6-1 6-3 a Montecarlo, 6-1 6-2 ad Amburgo e 6-3 6-3 Rio). Nella conferenza stampa che ha seguito la vittoria al primo turno contro Robert, Seppi ha individuato nella regolarità al servizio la conditio sine qua non per avere qualche possibilità (“Devo servire meglio di come ho fatto a Rio, poi pregare…” ).

L’atmosfera è elettrica la sera nell’immenso teatro moderno dell’Arthur Ashe, alle 21:17 locali entrano in scena i due attori protagonisti, accompagnati dal boato del pubblico. La temperatura è attorno ai 25 °C e l’umidità percepita è accettabilissima: le condizioni per assistere a uno spettacolo degno di questo palcoscenico ci sono tutte. Il cielo è buio, ma lo stadio è illuminato a giorno mentre Seppi e Nadal cominciano il riscaldamento, dopo che il gioco delle luci al led ha fatto da suggestivo anticipo al match che chiude la sessione serale. Lo stadio è pieno quasi interamente, si notano pochissimi seggiolini vuoti solo nei posti più alti, in quello che con gergo calcistico chiameremmo “terzo anello”. È paventato il rischio di pioggia tra poche ore, per cui potrebbe entrare in scena un terzo attore protagonista, il tetto nuovo di zecca.

Si comincia e il vociare del pubblico è davvero impensabile al Roland Garros o a Wimbledon, ma qui è la normalità, peraltro amplificata dalla nuova struttura appena citata: il tetto quando è aperto copre comunque una parte dell’impianto, portando un minore circolo d’aria degli anni passati e creando soprattutto le condizioni acustiche di un teatro, nel quale le voci del pubblico rimbombano e vengono amplificate. Nadal tiene il primo turno di servizio, poi Seppi deve fronteggiare subito una prima palla break sul 30-40, che il mancino di Manacor spreca con un rovescio steccato. Rafa però si procura una secondo break-point con un gran dritto lungo linea e Andreas sbaglia il colpo successivo: dopo 10 minuti è 2-0 e servizio Nadal, che diventa 3-0 dopo due palle del contro break Seppi annullate da un rovescio in rete e un drop-shot del mancino di Manacor. Anche il quarto gioco è di marca spagnola, al punto che verrebbe quasi da malignare che Seppi si deve sposare il 10 Settembre e non prevede di vincere lo US Open, Nadal forse sì. Sul 4-0 15 pari una prima goccia bagna la testa pelata di chi scrive, lo stesso avvertono i capi altrettanto privi di capelli del Direttore Scanagatta e del collega Ferruccio Roberti: forse è proprio la pioggia l’unica ancora di salvezza per il trentaduenne di Caldaro. Il match prosegue a senso unico e si cambia campo sul 5-0.
In prima fila siede il nuovo presidente ITF David Haggerty – successore di Francesco Ricci Bitti – mentre in cabina di commento ESPN come sempre spicca John McEnroe. Continua a cadere qualche goccia, i giornalisti più esperti sono dotati di matita, che permette di scrivere anche con la pioggia, mentre il sottoscritto è dotato di solo computer e il problema maggiore è la durata della batteria (la tardiva scoperta che lo strumento non è impermeabile è rassicurata dalla presenza del tetto…). Si continua a giocare, ma il rumore del pubblico è irreale persino per Flushing Meadows, al punto che fino a questo momento si sono sprecati i “Quiet, please” dell’impotente giudice di sedia. A tal proposito è indicativo che sia la Sevastova che la Muguruza in conferenza stampa abbiano dichiarato che dal rumore presente non riuscivano nemmeno a sentire l’impatto della racchetta sulla palla.
Il set si conclude 6-0 con il campione di 9 Roland Garros che chiamato a rete stacca la mano destra dalla racchetta e con un ricamo piazza la palla sulla riga esterna incrociando la traiettoria. La prima partita è però durata 39 minuti, ovvero 6 minuti e mezzo a game, davvero tanti per un bagel: a ben guardare infatti 4 volte su 6 si è risolto ai vantaggi, anche se pare poco per alimentare le speranze dell’italiano, che comincia il secondo set col cambio di maglietta, passando dal nero al bianco.

In apertura di secondo set, Seppi spreca tre palle break dopo essere salito 0-40 e perde il settimo game di fila, poi dopo 55 minuti riesce finalmente a portare a casa un gioco (ai vantaggi): il pubblico applaude come se avesse segnato un gol, oppure, visto che siamo a New York, come se avesse fatto un touchdown. Il giustiziere di Federer all’Australian Open 2015 apprezza a tal punto che si procura e trasforma una palla-break con un dritto incrociato che Nadal non controlla. Dopo 1 ora esatta Seppi è per la prima volta avanti nel punteggio, 2-1 e servizio. Il più palese dei fuochi di paglia: tre errori – tra cui una volèe banale non chiusa che grida vendetta – e un vincente di dritto incrociato di Rafa rimettono subito il punteggio in parità: 2 pari. Passano due game e sul 3 pari la pioggia s’intensifica: Nadal reclama la chiusura del tetto e il pubblico gli va dietro. Vengono accontentati e scatta un gran boato. L’operazione di chiusura comincia alle 22:39 locali (una nota dell’USTA diffusa in conferenza stampa riporta l’orario al secondo: in realtà mancano due secondi netti alle 22:39 ora di New York…). Il tetto si chiude esattamente 5 minuti e 35 secondi dopo, con tanto di count-down nel tripudio generale: nemmeno la vittoria dell’americano Harrison su Raonic aveva scatenato questo livello di entusiasmo, è il tetto dell’Arthur Ashe la vera stella del tennis USA…

Si riprende e Nadal con un dritto vincente entra nella storia come il primo tennista a fare un punto con l’Arthur Ashe versione indoor. Sul 4-3, il n.87 del mondo prima cede il servizio poi, sul 5-3 40 pari, trova una striscia di 6 punti di fila che gli permettono di recuperare il break, 5 pari. Sul 6-5 Nadal però l’altoatesino riprende a commettere troppi gratuiti e con una bella volèe in contropiede il mancino di Manacor conquista un set-point. Un dritto in rete da metà campo di Seppi consegna anche il secondo parziale a Nadal.
A prima vista non ci sarebbe nulla da recriminare, ma a ben guardare Seppi nel secondo set ha giocato quasi alla pari pur mettendo in campo solo il 39% di prime di servizio e raccogliendo il 42% di punti con la seconda. Basterebbe un minor numero di gratuiti e un servizio più efficace e continuo (come lo stesso Andreas si era ripromesso due giorni fa) per fare davvero partita pari. Che peccato!

Nel terzo set la partita non ha più storia: Nadal sale rapidamente 3-0, poi il tennista allenato da Massimo Sartori toglie lo zero dal punteggio dei giochi vinti prima che Rafa compia l’allungo finale e chiuda 6-1 dopo 2 ore e 18 minuti. A fine match spazio a un simpatico siparietto: viene chiesto a Rafa di colpire il tetto con la pallina, lo spagnolo non si tira indietro ma fallisce la prova, accettando la “sconfitta” con un sorriso.

Al terzo turno Nadal affronterà il russo Andrey Kuznetsov (vittorioso sulla testa di serie Ramos-Vinolas), che ha sempre battuto nei tre precedenti (Kuznetsov ha vinto un solo set a Doha all’inizio dell’anno). Osservando il tabellone, nella zona di Rafa solo altre tre teste di serie sono presenti prima dei quarti di finale: il n.10 Monfils, il n.15 Bautista Agut e il n.24 Pouille. Nadal ha quindi la grande occasione di raggiungere i quarti di finale senza disperdere troppe energie e affrontare a quel punto probabilmente un Novak Djokovic mai così vulnerabile negli ultimi due anni.


[7] R. Vinci b. C. McHale 6-1 6-3
(da New York, Ubaldo Scanagatta)

Vinci-McHale

NEW YORK – Roberta Vinci ha fatto un altro bel passettino in avanti. Giocando molto meglio che al primo turno, quando forse aveva risentito della pressione che la finale raggiunta lo scorso anno le aveva procurato. Dopo la “vendetta australiana” sulla Friedsam (62 64), l’unica tennista italiana sopravvissuta al primo turno delle cinque all’avvio (Errani, Knapp, Schiavone e Giorgi) ha superato anche il secondo e l’americana Christina McHale (24 anni, n.55, best ranking n.33) dominando il primo set (6-1) in appena 22 minuti e soffrendo invece un tantino nel secondo nel quale ha salvato una palla break sul 3-2 per la McHale (che ha messo fuori un rovescio incrociato in replica al solito slice di Roberta) ed ha conquistato poi il break decisivo nel game successivo, sul 3 pari, quando ha giocato prima uno spettacolare dritto lungolinea in corsa per il 40 pari e – sulla seconda palla break utile – ha poi fatto il punto del game andando a rete un po’ alla ventura… come il soldato che esce dalla trincea senza l’elmetto (così avrebbe detto Rino Tommasi, che mi manca molto dopo un trentennio abbondante fianco a fianco qui nella sala stampa di Flushing Meadows) chiudendo una volèe di rovescio su un passante non ineccepibile della McHale.

Roberta, che nel primo set aveva messo a segno il 75% di prime palle di servizio nel secondo è scesa al 43%, quindi è certo vero che l’unica tennista americana che parla anche il cinese – dall’età di 3 anni Christina con la famiglia si era trasferita a Hong Kong – aveva cominciato a giocare un po’ meglio, ma è anche vero che Roberta (4 aces nel primo set, solo 1 nel secondo) è calata in attenzione e intensità. Comunque fatto il break per il 4 a 3 Roberta ha tenuto il servizio per assicurarsi di poter battere per il match, ma non ce n’è stato bisogno perchè sul 5-3 la McHale ha sprecato un 40-15 di vantaggio e ha ceduto per la seconda volta il servizio nel set e con esso il match: 6-1, 6-3. Il secondo set è durato quasi il doppio del primo, 42 minuti. Sull’Armstrong Stadium solite domande di rito a Roberta Vinci cui quotidianamente viene chiesto “her memories”, i suoi ricordi, sul match vinto contro Serena Williams e la finale all-Italian con Flavia Pennetta.

Sono certo che glielo chiederanno anche a fine terzo turno se avrà battuto la vincente del match non ancora concluso fra la kazaka Yulia Putintseva n.42 e la tedesca Carina Witthoeft n.102, in teoria un match accessibile. Le sue primissime dichiarazioni: “Ho giocato un gran primo set, poi lei è cresciuta, ha avuto breakpoints, la McHale ha un gran dritto, un buon servizio… e io sono contenta, ho giocato meglio che al primo turno. I miei ricordi qui? E’ incredibile: grazie per essere qui e per avermi sostenuto (in effetti è stata incoraggiata quanto la McHale, come fosse americana anche lei): l’anno scorso è successo qualcosa di stupefacente. Sono intanto molto contenta di essere arrivata al terzo turno, andiamo avanti passo dopo passo”. Al terzo turno la favorita sarà certamente lei. Quando si è testa di serie capita… per questo quei tennisti italiani che non hanno una buona classifica e si sono lamentati in tanti anni passati per i cattivi sorteggi, in realtà dovevano prendersela soprattutto con sè stessi.

Risultati:

[7] R. Vinci b. C. McHale 6-1 6-3
[4] R. Nadal b. A. Seppi 6-0 7-5 6-1

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