Stan Wawrinka ci riporta a scuola: Murray e Djokovic bulli, Nadal secchione decaduto

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Stan Wawrinka ci riporta a scuola: Murray e Djokovic bulli, Nadal secchione decaduto

Gli US Open coincidono con l’inizio dell’anno scolastico. Wawrinka il ribelle colto, Djokovic e Murray leader che fanno brutta figura. Debiti e promozioni del circuito ATP, e Federer?

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Ai tempi del liceo, l’inizio dell’anno scolastico capitava sempre a metà settembre. Il 19, nella Napoli in cui abita chi vi scrive, cade la festa di San Gennaro, patrono della città, che quindi garantiva subito un ponte. Neanche il tempo di tornare dalle vacanze, che già si era in vacanza. Poi però la pacchia finiva davvero, e inesorabile riprendeva il ritmo delle giornate tra i banchi, i pomeriggi in palestra, le sere dove capitava. San Gennaro era l’ultimo barlume di malinconica spensieratezza estiva, come se i primi giorni di scuola fossero in realtà quelli che servivano a tornare in città giusto per farsi una lavatrice, prima di godersi ancora l’ultimo weekend di mare. Belli davvero i tempi del liceo, se le lezioni fossero iniziate alle dieci del mattino e non per forza alle otto sarebbero stati davvero perfetti. Solo per quello eh, dei voti non ci si è mai interessati.

Gli US Open lasciano una sensazione simile: l’ultimo evento Slam della stagione, che si concluderà con le Finals, sì, ma prima ci saranno due mesi di nulla, di fatto. Tutti i torneini europei, la trasferta asiatica disertata o poco considerata anche dai top players, due Masters 1000, certo, che però non hanno mai il fascino e l’appeal di quelli che si disputano a marzo o nello swing sul rosso primaverile. A Bercy ha vinto anche Ferrer un anno, il che la dice lunga. Flushing Meadows ha concentrato presumibilmente le ultime due settimane di grande tennis dell’anno, o almeno questi erano i piani, prima di Pouille, di Nishikori, dell’unghia di Djokovic. O forse è stato davvero grande tennis proprio grazie a loro, punti di vista. Sta di fatto che con mesta e romantica rassegnazione già c’è chi pensa a Melbourne, al rientro di Federer e a quante possibilità avrà Nole di fare il Grande Slam nel 2017. Ancora una volta.

C’è però davvero qualcosa di romantico, di sentimentale nelle due settimane di New York: si svolgono proprio alla fine delle vacanze estive, come se si avvertisse che di lì a breve, di nuovo, si dovrà rinunciare alla vita notturna, al sole, ai viaggi perché il tran tran è dietro l’angolo. Però proprio non ce la si fa a non rimanere svegli per vedere la sessione notturna. E magari al lavoro o a scuola, in spogliatoio o al parco, si scorgeranno le stesse facce assonnate di chi si aggrappa a racchetta e palline in tv, pur di poter portare avanti ancora un po’ gli orari agostani. Magari “la semifinale vediamocela insieme” e poi ci si addormenta al secondo set, oppure si resiste fino alla stretta di mano e ci si regala una colazione all’alba. In un mondo perfetto (o del tutto imperfetto, anche qui punti di vista), ci si dovrebbe ritrovare tutti allo stesso bar, alle cinque del mattino, per scambiarsi giusto due parole sulla partita appena conclusa. Prima di rimpiangerla, ovviamente, perché dopo poche ore si va al lavoro.

A proposito di scuola: Stan Wawrinka ce li ha mandati tutti. Da un punto di vista fisico, perché specialmente in finale ha espresso una condizione quasi straripante, senza praticamente mai soffrire contro un mostro di atletismo come Djokovic, riuscendo peraltro a generare una potenza rara anche dopo quattro ore di gioco. Tecnico, perché il suo livello di gioco è salito con l’aumentare dell’importanza degli incontri, fino a quegli sprazzi di impossibile, ovviamente sopratutto dalla parte del rovescio, che si sono visti dal secondo set in avanti in finale. E caratteriale: non è una banalità, ma davvero non lo è, vincere un torneo dello Slam annullando un matchpoint in ottavi, prima di mettere in riga Nishikori e il numero uno del mondo. In rimonta in entrambi i casi. E poi il ditino alla tempia è sempre ganzo. Sembra un po’ il ragazzino dell’ultimo banco Wawrinka, quello che se potesse manderebbe a quel paese ogni professore (e magari lo fa anche), ma se stimolato sui giusti argomenti rivela una cultura e una preparazione che manco il secchione della classe. Quello che partecipa alle assemblea ma non si candida mai come rappresentante, perché sa che alla fine si romperebbe le scatole. Quello furbo insomma.

Murray e Djokovic hanno fatto invece la figura dei bulletti, di quelli abituati sempre a vincere e ad avere le ragazzine attorno, sorpresi però da quello che non ti aspetti. Anni di supremazia, di saluti nei corridoi e sbruffonate durante l’ora di educazione fisica (magari anche giustificate da ottime capacità, come spesso capita a chi al liceo risulta antipatico) messi in discussione da un brutto voto preso ad una verifica discretamente importante. Non proprio un esame di maturità, ma insomma. E pensare che c’è chi potrebbe stare peggio di loro: l’ex studente modello, quello del 10 in matematica e dalla condotta perfetta, dai colloqui genitori-insegnanti sempre immacolati, che all’ultimo anno fatica perché distratto forse anche dalle pressioni che uno precoce come lui può star soffrendo in vista dell’università. E’ intelligente, e si applica anche, ma a volte semplicemente non è abbastanza. Galleggia comunque sopra la sufficienza, per carità, ma il cognome Nadal era sempre quello con la stellina che l’insegnante gli metteva accanto sul registro.

Nishikori resta invece quello che è venuto da un altro istituto: bravissimo, colto, rende più o meno in tutte le materie, a parte qualche scivolone. Ma proprio non ce la fa ad integrarsi, a diventare il leader del gruppo, a trasformarsi nel punto di riferimento. Del Potro, banalmente forse, è l’amico di tutti che per lungo tempo è stato malato, e adesso è tornato a farsi amare e anche a conseguire profitto durante le lezioni. Il suo rovescio rimarrà come la lingua straniera, quella più difficile a cui adattarsi soprattutto se non la si parla per un po’, ma basterà per andare oltre il 90 nel giorno della licenza. O comunque per togliersi soddisfazioni nei compiti in classe. Del resto degli studenti si sa poco, è possibile che serva ancora un anno di maturazione per capire davvero cosa vogliono fare da grandi. Qualcuno sta già facendo domanda per saltare un semestre e portarsi avanti con il lavoro, altri hanno bisogno disperatamente degli esami di recupero. Pouille può diventare il genietto, Kyrgios ha gravi debiti da dover colmare. Federer probabilmente è così avanti da essere già in Erasmus.

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