Davis, di nuovo l’Argentina! E stavolta pure in trasferta (Tuttosport). Sorteggio Davis: ancora l’Argentina, stavolta in trasferta (Cocchi). Tra Djokovic e Nadal trionfa lo spettacolo (Crivelli)

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Davis, di nuovo l’Argentina! E stavolta pure in trasferta (Tuttosport). Sorteggio Davis: ancora l’Argentina, stavolta in trasferta (Cocchi). Tra Djokovic e Nadal trionfa lo spettacolo (Crivelli)

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Davis, di nuovo l’Argentina! E stavolta pure in trasferta (Tuttosport)

Sarà l’Argentina l’avversaria dell’Italia nel primo turno del World Group della Coppa Davis 2017, previsto dal 3 al 5 febbraio. Questo l’esito del sorteggio svoltosi ieri a Londra. Gli azzurri, che proprio lo scorso luglio sono stati sconfitti da Del Potro e compagni a Pesaro, giocheranno in trasferta. «Sorteggio molto duro, anche in considerazione del fatto che giocheremo a casa loro e che Del Potro è ormai tornato uno dei migliori giocatori del mondo», ha commentato il capitano azzurro Corrado Barazzutti. Sarà il quarto confronto tra le due nazioni, il terzo in quattro anni. Del Potro non aveva in passato un gran rapporto con la Davis, tra malumori assortiti con capitano o compagni di squadra, Nalbandian su tutti. Ma con la nomina di Daniel Orsanic – e le ultime prestazioni, decisamente positive dopo i numerosi infortuni al polso – qualcosa è cambiato. E così, dopo quattro anni, la torre di Tandil è tornata a vestire la maglia della nazionale lo scorso luglio proprio contro l’Italia a Pesaro, anche se soltanto nel doppio vinto con Guido Pella. Ex numero 4 del mondo, Del Potro è di gran lunga il miglior tennista argentino. Nel 2009 si è aggiudicato il suo primo – e fin ora unico – trofeo Slam superando in cinque set Roger Federer nella finale degli Us Open. Nelle ultime stagioni un’impressionante serie di problemi fisici ad entrambi i polsi (tre operazioni) lo ha costretto a lunghissimi periodi di stop ma in questo 2016 sta tornando al top come dimostrano il successo su Wawrinka a Wimbledon, che gli ha regalato il terzo turno, quelli su Djokovic e Nadal a Rio, dove ha poi conquistato l’argento, i quarti raggiunti a New York, dove si è arreso solo a Wawrinka (che poi vincerà il torneo), e da ultimo il successo in cinque set su Murray nella semifinale di Davis a Glasgow. Delpo attualmente è numero 64 del ranking mondiale. Davanti a lui in classifica ci sono altri tre connazionali: Federico Delbonis (n. 41), Guido Pella (n. 49) e Diego Schwartzman (n. 63). Senza dimenticare Horacio Zeballos (n. 66), Carlos Berlocq (n. 72), Facundo Bagnis (n. 86) e Juan Monaco (n. 93), ottavo ed ultimo argentino nei top-100. Dei quali per il momento non fa parte l’altro “eroe” di Glasgow: Leonardo Mayer, sceso al numero 128. Questo il tabellone completo del World Group: Argentina-Italia, Germania-Belgio, Australia-Repubblica Ceca, Svizzera-Usa, Giappone-Francia, Canada-Gran Bretagna, Serbia-Russia, Croazia-Spagna.

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Sorteggio Davis: ancora l’Argentina, stavolta in trasferta (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Nemmeno il tempo di digerire la sconfitta subita a luglio a Pesaro, che il sorteggio di Coppa Davis ci mette subito di fronte l’Argentina, ancora una volta. Del Potro e compagni potrebbero presentarsi al primo turno del gruppo mondiale da campioni in carica se la finale di fine novembre (25-27) contro i croati dovesse andare a loro favore. Nella prima tappa del 2017, dal 3 al 5 febbraio, gli azzurri saranno impegnati in trasferta in Sudamerica. «E’ un sorteggio molto duro — ha commentato Corrado Barazzutti — anche in considerazione del fatto che giocheremo in trasferta e che Del Potro è ormai tornato uno dei migliori giocatori del mondo». Si tratterà del quarto confronto tra le due nazioni, il terzo in quattro anni (due a favore dell’Italia e l’ultimo per gli argentini, lo scorso luglio a Pesaro) e, come osservato dal c.t. azzurro, Del Potro anche se reduce da anni difficili, è tornato ad altissimi livelli di gioco. Come se non bastasse, Delpo con le imprese di quest’anno è diventato il vero leader del gruppo. Il 2016 di Delpo è stato da urlo: ha battuto Wawrinka a Wimbledon approdando al terzo turno ed è stato battuto dallo svizzero ai quarti di New York. Ha fatto piangere il numero 1 al mondo Djokovic spezzandogli il sogno olimpico. Come se non bastasse ha anche eliminato Nadal nel torneo a cinque cerchi dove si è fermato solo contro Murray in finale, per un argento che sa tanto di rinascita. Oltre a lui anche Guido Pella e Leo Mayer hanno dimostrato di essere pedine fondamentali, con Mayer che ha trascinato alla finale la sua squadra battendo Evans nel match decisivo contro la Gran Bretagna a Glasgow. Nella storia della competizione, l’Italia vanta il successo del 1976 a Santiago del Cile ed altre sei finali. L’Argentina nonostante diverse finali non ha mai sollevato il trofeo, sempre che la prossima finale non sia quella giusta. Negli altri sorteggi, la Germania affronterà il Belgio di Goffin finalista lo scorso anno contro i britannici. La Gran Bretagna affronterà il Giappone in trasferta mentre i finalisti della Croazia trovano la Spagna nuovamente approdata nel World Group.

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Tra Djokovic e Nadal trionfa lo spettacolo (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

La musica degli AC/DC a palla per alzare il livello di adrenalina del Forum, ma bastano i loro nomi e il loro ingresso in campo per lasciare sospeso nell’aria un brivido che durerà per tutta la serata. Grazie Nole, grazie Rafa per aver riportato in città, seppur per un’esibizione, il tennis dei fenomeni. Sono in 10.000, ad Assago, a gustarsi ogni istante della sfida tra Djokovic e Nadal e anche se la pallina, come è ovvio, corre meno veloce rispetto ai tornei veri, corrono da una parte all’altra gli occhi lucidi di chi si è regalato una notte speciale, immortalando colpi fantastici, magie di tocco e ovviamente lo show nello show, quello che i due dispensano a piene mani tra uno scambio e l’altro, anche se il primo game dura sei minuti e 14 punti, tanto per ricordare cosa significhi un confronto tra titani anche senza le palpitazioni della battaglia. Dal mazzo dello spettacolo extra, si possono estrarre i colloqui in italiano di Novak con una giudice di linea che ha chiamato out in ritardo una palla di Rafa, ovvero con l’arbitro che non concede l’Occhio di Falco, ovviamente inesistente. Oppure un favoloso palleggio prolungato destro-sinistro con la pallina incollata ai piedi di Nadal, evidentemente memore dei suoi trascorsi fanciulleschi da calciatore. Eppure non mancano momenti di tennis vero, dritti accelerati o volée di fino a marcare il rispettivo territorio. Acerrimi amici, li definisce Fiorello prima che comincino, e la definizione si attaglia perfettamente all’enorme rispetto che ciascuno dei due ha maturato per l’altro. E non può che essere così, di fronte alla rivalità record dell’Era Open, 49 confronti diretti (26 a 23 per il serbo il computo dei successi) come mai successo tra due altri giocatori. Non avrà forse il pathos di quella tra lo spagnolo e Federer, ma ha segnato e continuerà a segnare la storia di questo sport, perché non si sono mai visti guerrieri così ferocemente determinati, così tenacemente contrari all’idea di sconfitta, lottatori fino all’ultima stilla di energia e di sudore. Sfide in cui non è mancato né mancherà l’agonismo più duro, anche adesso che i due campioni sono ammaccati, tra un’infezione alle dita dei piedi per Nole o il polso sinistro ballerino di Rafa. Eppure quando si ritroveranno di nuovo uno di fronte all’altro, sarà di nuovo una gara a migliorarsi: «Penso che la gente si emozioni e si appassioni solo se ci sono grandi rivalità – ha ripetuto più di una volta il numero uno del mondo — e giocatori molto forti ad animare questo sport. Altra cosa importante poi è l’essere diversi, e noi lo siamo: non c’è uno stile di gioco comune eppure siamo tutti carismatici». Intanto, a Milano è arrivato uno dei trionfi più belli (alla fine, il match è stato vinto da Nole 6-4 6-4), perché diecimila persone hanno contribuito a finanziare i progetti della Djokovic Foundation per l’educazione dei bimbi disagiati: «Siamo molto soddisfatti della risposta del pubblico – afferma Edoardo Artaldi, manager di Novak -: è la dimostrazione che il cuore dei campioni sa essere infinito». Come la storia di due giganti.

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