Wimbledon, secondo turno: pillole statistiche
Isner serve 45 ace e colpisce 100 vincenti, ma non basta. Crescono i match al quinto, non i tie break né i break. Tra i big, Djokovic ha i numeri migliori, anche grazie a Pavlasek
Isner serve 45 ace e colpisce 100 vincenti, ma non basta. Crescono i match al quinto, non i tie break né i break. Tra i big, Djokovic ha i numeri migliori, anche grazie a Pavlasek
Wimbledon, primo turno: pillole statistiche
Rispetto al primo turno (1T), la salute dei partecipanti sembra migliorata, soltanto un ritiro nei match di secondo turno (2T), ottavo complessivo nel torneo maschile. Va detto che, al lordo di tutte le speculazioni e dietrologie, Darcis non ha perso il vizio: quando nel 2013 sconfisse Nadal al primo turno, addirittura non si presentò al secondo turno. Questa volta ha disputato ben tre game contro un altro spagnolo, David Ferrer.
Se al 1T avevamo potuto assistere a soli 6 match su 64 terminati al quinto set (9.4%), al 2T la percentuale è salita vistosamente, dato che vi sono stati ben 7 match su 32 terminati al quinto set (21.9%). Tra questi, uno solo è andato oltre un eventuale tie-break: il match tra la testa di serie numero 16, Gilles Muller – uno dei giocatori più apprezzati dalla redazione – e il qualificato Lukas Rosol, che riporta alla memoria dei tifosi di Nadal bruttissimi ricordi. Il match tra Rosol e Muller offre alcuni numeri interessanti, li confrontiamo con alcuni numeri del match tra Dudi Sela e John Isner, divisi da oltre 30cm (ma a dire il vero sembrano 40) e quelli del match del 1T tra Karlovic e Bedene:
Un lettore ha suggerito di considerare come “servebot” i tennisti che ottengono più del 30% dei punti direttamente con il servizio. Guardiamo Karlovic: nel match contro Bedene ha ottenuto 103 punti direttamente con il servizio, i cosiddetti “unreturned serves”. In totale ha vinto 191 punti, dunque è andato molto oltre la soglia del 30%, terminando il match con il 54%. Sono numeri veramente impressionanti.
Torniamo alle statistiche generali del 2T.
Nel 1T, su 222 set disputati, 39 si sono conlusi al tie-break (17.6%). Nel 2T, il maggior equilibrio non ha cambiato le cose: 23 dei 119 set disputati si sono conclusi al tie-break (19.3%). L’incremento è davvero marginale. Ed i break? La percentuale di break ottenuti nei match di 1T è stata del 17.7%, nei match di 2T questo dato è in leggero calo (16.2%). Mediamente, si ottiene un break ogni 6 turni di battuta, il dato complessivo è di 1.67 break per set. In un match di tre set, mediamente abbiamo 5 break, in un match di cinque set circa 8-9 break.
Curiosamente, i match di 1T e 2T hanno percentuali quasi identiche di: prime palle in campo (62% e 63%), punti ottenuti con la prima (73% e 74%), punti ottenuti con la seconda (52% e 53%). Il saldo complessivo vincenti-errori non forzati è positivo nel 2T (+845), mediamente +26 a match, mentre nel 1T la media (ma ci sono stati ben 7 ritiri) è stata inferiore (+18). Se guardiamo però alla media per set, abbiamo un +7 nel 2T contro il +5 del 1T.
A fine 3T, ci focalizzeremo sui match dei Fab-4, che finalmente presentano qualche insidia. Oggi concludiamo con i dati relativi ai leader delle singole classifiche e li confrontiamo con quelli dei big:
Una curiosità: Djokovic è stato il primo a battere Pavlasek sull’erba. Non aveva infatti mai perso, avendo disputato – in tabelloni principali – soltanto il match contro Escobedo.
Ah, non dimentichiamoci di una cosa. Nella classifica relativa agli italiani che in Era Open hanno ottenuto più successi a Wimbledon, comanda sempre Panatta con 16, ma seguono Seppi (15), Fognini (10) e Bolelli (9). Questa generazione, sull’erba, se la cava meglio di tutte le altre.