Federer: "Sono tornato a giocare a tennis. Sono fresco e in fiducia"

Interviste

Federer: “Sono tornato a giocare a tennis. Sono fresco e in fiducia”

Wimbledon, quarti di finale: [3] R. Federer b. [6] M. Raonic 6-4 6-2 7-6(4). L’intervista del dopo partita a Roger Federer

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Dopo il match, Milos ha detto che a differenza dell’anno scorso sei più forte mentalmente e ti muovi meglio. Cosa ne pensi e quanto hai fiducia nel tuo gioco?
Beh, quest’anno sono arrivato molto più preparato qui a Wimbledon. Nel 2016 è stato molto difficile allenarsi durante la stagione sulla terra. Una volta iniziati i tornei sull’erba, ho avuto problemi alla schiena e al ginocchio. Ero davvero poco allenato. E poi durante le partite ero troppo più preoccupato delle reazioni del ginocchio che di colpire bene dritto e rovescio. O della tattica adatta a mettere in difficoltà l’avversario. Quest’anno, sono tornato a giocare a tennis. E posso concentrarmi sulla strategia. Questo, credo, fa la differenza. Sto giocando bene, sono riposato, fresco. In fiducia. Quindi mi riescono grandi cose. La fiducia è molto importante. Credo che lui si trovasse esattamente in una condizione simile, l’anno scorso. Ma il 2017 non è stata un’annata facile per Milos. Non ha giocato molti match ultimamente. Sul campo ho avuto la sensazione che non stesse giocando bene quanto nel 2016.

Quale piano hai adottato per rispondere al suo servizio?
Non credo che abbia servito bene come l’anno scorso. Anche la seconda era più veloce nel 2016. Mi ricordo che batté 10, 20 seconde a 210 km/h. Oggi, probabilmente, nessuna. È dipeso anche da un diverso approccio mentale. Non so se sia stato frutto di una tattica premeditata o di come si sentiva. Di conseguenza riuscivo a leggere meglio le sue seconde. Oggi è andata così. La prossima volta magari sentirò le sue bombe fischiarmi accanto. Oggi sono riuscito a gestire bene la situazione. E nel palleggio sentivo che comandavo gli scambi, cosa non sempre vera l’anno scorso. Tutto ciò mi ha aiutato a restare calmo.

Sicuramente sarai concentrato su te stesso. Ma cosa hai pensato quando hai saputo di Murray e Djokovic, che sono stati eliminati, dei loro infortuni?
Beh, mi auguro che tutto finisca bene, come rivale e amico. Voglio che tornino in salute. Succede, lo sappiamo. Praticamente Novak non ha mancato uno slam. Non arrivo a dire che ci si debba aspettare che prima o poi accada. Ma lui ha giocato tantissimo negli ultimi anni. È normale che ci si possa infortunare. Ecco perché tutti vogliamo che recuperi prontamente. Per quanto riguarda Andy, spero non abbia peggiorato le cose giocando. È chiaro che per lui era importante presentarsi in campo, pur sapendo, come me l’anno scorso, di avere poche possibilità di difendere il titolo. Lo rispetto molto per averci provato. Spero solo che possa riprendersi presto ed essere pronto per la stagione nordamericana. Sicurament, sono sorpreso che siano usciti, anche Rafa. Ma i loro rivali stanno giocando bene e sull’erba i margini sono minimi. Ad ogni modo, resta una grande edizione. Auguro loro il meglio e di tornare di nuovo nel pieno delle forze.

A posteriori, la decisione di prendersi qualche mese di riposo appare azzeccata. I loro infortuni sembrano dipendere da una stagione logorante.
È normale. Quando superi i 30 anni, devi guardarti indietro e riflettere su quanto tennis giocato hai alle spalle, quanto riposo hai concesso al fisico, quante sessioni di training hai nelle gambe. E capire se hai lavorato il giusto, troppo o troppo poco. È sempre una questione di misura.  Per me la pausa ha funzionato. Il che non significa che sia la ricetta giusta per tutti. Ci sono momenti in cui mente e corpo hanno bisogno di fermarsi. L’obiettivo è capire per tempo i segnali che arrivano e prendere la decisione giusta. Il problema è che puoi giocare da infortunato solo per un lasso di tempo limitato. Per evitare che si cronicizzi. A quel punto neanche un intervento chirurgico può risolvere il problema più di tanto. Ecco perché sono contento di essermi dovuto sottoporre a un’operazione solo a 34/35 anni. Una benedizione di cui sono ben contento.

Come ti senti, ora che sei il netto favorito per la vittoria finale? Ci puoi dire cosa hai fatto durante la stagione sulla terra? Non mi sembri il tipo che ama l’inattività.
Favorito o meno importa poco. Gli altri semifinalisti sono molto potenti. So che potranno dire la loro sul campo. Hanno un gran servizio e un gran dritto. Sono tutti più alti e più forti di me. Dovrò trovare le giuste contromosse, usare lo slice e le diverse rotazioni ed essere continuo. E non vedo l’ora di farlo. Per quanto riguarda gli ultimi mesi, le cose sono andate molto velocemente dopo Miami. Solo cinque giorni di vacanza, poi ho giocato il Match for Africa con Andy a Zurigo. Dopodiché sono andato a Dubai per allenarmi. Lì mi sono preparato per il resto della stagione. Sono andato a Seattle per il secondo Match for Africa per poi tornare a casa, in Svizzera. A quel punto avevamo i programma di giocare a Madrid. E invece abbiamo pensato di rinunciare alla stagione sulla terra, compresa Parigi. Di lì in poi ho avuto realmente un po’ di tempo per riposare.  Non è stata una pausa come quella del 2016, quando sapevo che non avrei avuto la possibilità materiale di giocare per sei mesi. Quest’anno, sapevo che sarebbe durata molto meno, 6-7 settimane. Sono state dieci alla fine. Le ultime tre molto rilassanti, dedicate all’allenamento. Ho sempre gestito bene gli impegni e i carichi di lavoro. A seconda del caso, spingevo un po’ di più o un po’ di meno.

Avresti mai pensato di giocare meglio a 35 anni rispetto a qualche anno fa? Tutti i giocatori dicono che sei migliore, più agile, più veloce. E sembrano piuttosto sorpresi. Tu lo sei?
Per quanto riguarda l’erba, è più lenta, come dicono tutti? Intanto abbiamo Cilic, Querrey, il che starebbe a dimostrare che tanto lenta non è. No, non è così lenta. Oggi credo sia stato il primo giorno in cui era un po’ più lenta, ma solo a causa della pioggia caduta negli ultimi giorni e dell’umidità conseguente. Fa anche più fresco. I primi dieci giorni ci hanno fatto vedere un gioco veloce. Le palle viaggiavano bene nell’aria e schizzavano dopo il rimbalzo. Per questo i grandi battitori sono andati così avanti. È un bene vedere che la superficie premia i colpitori rispetto ai regolaristi e ai contrattaccanti. Anche la capacità di variare il gioco paga su questi campi.  Per quanto mi riguarda, non credo di giocare meglio di qualche anno fa. L’obiettivo è migliorarmi costantemente. Anche nel 2014 e nel 2015 ho giocato molto bene, ma sono incappato in un Novak al top. Credo che sarebbe stato molto difficile batterlo, per chiunque. Soprattutto nei big match.

Parlando dei tuoi allenatori, com’è il vostro rapporto? Cosa hanno portato al tuo gioco?
Siamo buoni amici. Passare tanto tempo insieme non è un peso, anzi ci piace. All’inizio ci si deve conoscere. Ivan, ma anche Stefan, si sono inseriti in dinamiche consolidate. Conoscevo Ivan molto bene, da quando giocava. Pensavo che mi avrebbe ispirato, nel senso che vuole davvero che vinca. C’è amicizia fra le rispettive famiglie. È l’unico coach fra quelli che ho avuto ad aver giocato tutta la sua carriera in parallelo alla mia. E questo aggiunge un elemento interessante al nostro rapporto. Lui e Severin (Lüthi, ndt) sono molto chiari quando parliamo prima del match. Mi dicono come vorrebbero che giocassi in rapporto al mio avversario. Credo stia funzionando molto bene. Non potrei essere più contento.

Andrea Ciocci

Video-estratto della conferenza

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