Konjuh: intervento riuscito. La rivedremo nel 2018

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Konjuh: intervento riuscito. La rivedremo nel 2018

L’operazione al gomito destro a cui la croata si è sottoposta nelle scorse ore è riuscita. Sarà in campo tra un mese e mezzo per preparare gli Australian Open con un nuovo allenatore

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Con una foto sui profili social, Ana Konjuh ha comunicato ai suoi follower che l’operazione al gomito è riuscita e in un mese e mezzo sarà nuovamente in campo. La rivedremo nel 2018, quando nel suo box siederà un nuovo allenatore. La diciannovenne di Dubrovnik non ha ancora scelto chi la accompagnerà nel percorso di riabilitazione dopo la chiusura del rapporto con Zelicko Krajan, capitano della squadra di Davis e oramai former coach della croata. Una scelta condivisa, stando alle parole di Krajan: “Non eravamo soddisfatti di come la collaborazione stava procedendo, così abbiamo scelto di prendere strade diverse”

Konjuh aveva già subito un’operazione al gomito nel gennaio del 2014. L’infortunio la costrinse a tempi di recupero molto più lunghi di quelli previsti per questa nuova disavventura. Lei stessa, in un breve comunicato sul suo sito ufficiale, ha precisato che l’area interessata non è la stessa e le cose questa volta dovrebbero andare rapidamente per il verso giusto.

Verosimilmente condizionata dal gomito malandato e da una serie di sorteggi poco fortunati, Konjuh non ha ottenuti buoni risultati nella tournèe americana, chiusa con due sole vittorie a Stanford e tre sconfitte al primo turno a Toronto, Cincinnati e New York. Perderà ancora qualche posizione in classifica, che la vede ora occupare la quarantesima posizione. Chiuderà con ogni probabilità fuori dalle 50.

 

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Editoriali del Direttore

Serie A: un campionato che dissangua gran parte dei club iscritti. Inesistente ritorno economico

Nessun premio neppure a chi lo vince. 16 circoli di tennis spendono 1.600.000 euro per sostituirsi di fatto a FITP

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Il campionato di serie A comincia domenica 8 ottobre e si concluderà allo Stampa Sporting Club di Torino con le finali il 10 (le donne) e l’11 dicembre (gli uomini).

 E’ un bagno di sangue parteciparvi per una bella parte dei 16 circoli della A maschile. La A femminile costa meno: i suoi incontri sono imperniati su soltanto 3 singolari e un doppio, mentre in quello maschile sono 6, 4 singolari e 2 doppi.

Non mi credete? Informatevi e chiedetelo ai dirigenti di quei club che non abbiano un fatturato (derivante dalle quote sociali e dai corsi) superiore al milione. Per il club che ha più di quel milione di fatturato mettere mano al 10% del fatturato non sarà un bagno di sangue per un campionato che porta comunque giocatori di buon livello nel proprio club, promuovendo anche il tennis fra i giovani. Tuttavia esso resta ingiustificato perché quell’investimento dovrebbe farlo la FITP e non un circolo privato che già paga tasse consistenti per le iscrizioni ai campionati, per i propri tesserati, per i seconda categoria (70 euro!) e per non so più quali gabelle. I dirigenti dei club finora hanno subito senza troppo reagire. Conservano anzi un entusiasmo straordinario, animato dalla loro incrollabile passione. Degna di miglior causa.

 

Ogni club deve “ingaggiare” almeno sei giocatori, spesso 7 o 8, un circolo che debba schierare per i 6 incontri del girone eliminatorio (andata e ritorno con le tre squadre del proprio girone) tennisti in grado di coprire i 4 singolari e i due doppi di ciascun incontro. Ciò perché non tutti sono liberi di giocare weekend dopo weekend. Molti sono impegnati in tornei e giocano nel weekend in Serie A soltanto se hanno perso prima di quel weekend. E te lo dicono all’ultimo tuffo. Per cui diventa molto difficile ogni programmazione per la propria squadra e ogni previsione sulla composizione della squadra avversaria.

Questi ingaggi oscillano mediamente per i giocatori più forti, classificati fra la 150ma e la 250 posizione ATP,  fra i 2/3 e i 7 mila euro a incontro.  Ovviamente ci sono anche eccezioni. Ma un giocatore intorno al n.200 ATP che garantisca di giocare 2 incontri dei primi 6 del girone eliminatorio più l’eventuale semifinale può chiedere (se trova chi glieli dà) sui 15 mila euro. I tennisti italiani chiedono di più di quelli stranieri di pari classifica. Ecco perché i circoli cercano giocatori stranieri…All’estero e in Bundesliga i compensi sono anche più alti. Ma, come detto, di giocatori ne servono più d’uno. In genere i club fissano gli ingaggi più onerosi sulla base di almeno tre presenze. E gli incontri, per un club che arrivasse alle fasi finali possono essere 8 o 9.

E se un club volesse accaparrarsi i servigi di un top100? E’ accaduto in passato – o era stato richiesto – euro più euro meno, per un top-20 Bautista Agut, un Ramos Vinolas, un Seppi, un Fognini. Il club dovrà  dovrà mettere a budget 10.000 euro per ogni suo incontro. Per partecipare ai playoff o playout, dovrà aver giocato almeno due dei primi sei incontri. Quindi se giocasse 3 incontri (e non 4 come sarebbe se ci fosse la finale da disputare) sarebbero 30.000 euro (27.000?) euro solo per lui.

Fra spese di trasferta (a Messina, Siracusa e Palermo si va in aereo…e le squadre siciliane affrontano veri salassi) e ingaggiè superiore ai 100.000 euro l’investimento medio annuo di ogni circolo impegnato nella A (che calibri le presenze dei giocatori a seconda delle loro disponibilità e degli avversari da affrontare).

 Moltiplicate quei 100mila euro – sono stato basso – per 16 e il conto totale del budget spese medio totale per tutti i club insieme è pari circa a un milione e 600.000 euro.

Quale è il ritorno economico di quei circoli?

La FITP non prevede a oggi alcun premio per chi vince l’intero campionato, figurarsi qualche premio per chi vince i singoli incontri del girone eliminatorio, le singole fasi (semifinali, playoff e playout). Premi progressivi invece sarebbe giusto che fossero previsti, come accade per i tornei professionistici.

Ci sono rimborsi consistenti di qualche migliaio di euro per i club– va detto e riconosciuto alla FITP– in corrispondenza del numero di squadre allestite, delle trasferte sostenute in base ai km da percorrere, al mezzo usato (aereo per le isole…), al numero dei “viaggianti” fra giocatori e accompagnatori ufficiali. Non sarebbe corretto sostenere che la FITP non paghi proprio nulla.

Però zero euro per chi vince – lamentava un dirigente del piccolo circolo del TC Sinalunga, 3 campi e una settantina di soci super-appassionati – “mentre chi vince gli analoghi campionati in Germania, Francia, Polonia e Svizzera, gode di cospicui premi, 20/30mila euro…”.

Quasi anno dopo anno sono stati apportati piccoli correttivi regolamentari a un campionato che la FITP scarica finanziariamente in troppa parte sui singoli circoli, pur avendo raggiunto fatturati di bilancio (meritevolmente eh!) assai importanti.

C’è infatti grande, grandissima passione, quasi masochista passione in tutti quei circoli di tennis di minore forza economica che “sacrificano” fortemente le proprie casse – esponendosi anche alle critiche dei propri soci meno emotivamente coinvolti agli aspetti agonistici del proprio club – per partecipare al campionato di serie A che non dà quasi alcun ritorno economico e modesta, modestissima visibilità mediatica anche a seguito dei risultati più brillanti.

Ma attenzione! Non è che il campionato di A non serva a niente, non fraintendete. Anzi. E’ utilissimo, quasi indispensabile anzi, a tutti quei giocatori di seconda fascia nazionale e internazionale che grazie a quegli ingaggi (sempre crescenti e purtroppo sempre meno fronteggiabili da chi non ha le spalle grosse) riescono a pagarsi la propria attività agonistica per l’anno che verrà.

Ed è utilissimo perché il regolamento che incentiva la costruzione/protezione di un vivaio giovanile svolge una funzione certamente importante per la promozione giovanile e per lo sviluppo del tennis. Chi lo ha ideato a suo tempo ha avuto certamente grandi meriti, anche se col tempo sono stati necessari diversi aggiustamenti.

In ogni incontro interclub è obbligatoria schierare in due singolari e un doppio due giocatori che siano stati tesserati per almeno due anni nel “maschile”, per un singolare e un doppio una tennista nel “femminile” (e in un prossimo futuro per 3 anni).

Quando non esisteva tale regola poteva accadere che un circolo senza alcun vivaio né tradizione tennistica, ma tanti soldi…potesse ingaggiare i giocatori più forti e vincere. Ma non era un sistema giusto.

Forse se la Federazione Italiana Gioco Calcio, la FIGC (contrastando la Lega?) obbligasse le società a schierare sempre nell’11 di partenza un paio di giocatori italiani cresciuti nel vivaio societario, la nostra Nazionale di calcio avrebbe giocatori più esperti e farebbe risultati migliori. Invece in quasi tutte le squadre di serie A per trovare un giocatore italiano ci vuole il lumicino. Quando esordiscono in nazionale hanno pochissima esperienza ad alto livello. E si vede.

Il campionato di serie A è quindi utilissimo a coltivare (tramite vivai) e allargare la base del tennis (sostenendo i giocatori compresi fra i primi 300 del mondo) e a dargli i mezzi per continuare a giocare a e fare attività agonistica…

Ma non si capisce perché lo si debba continuare a fare quasi unicamente sulle spalle dei circoli meno ricchi  che paiono fin qui disposti a lasciarsi dissanguare senza reagire.

Anche perché non è tutto ora quel che brilla: i circoli più previdenti tesserano per tempo giovani tennisti, under 10, under 14, under 14, under 16, reclutandoli un po’ dappertutto – anche in città lontane – per poterli poi utilizzare anche molti anni dopo come “tennisti del proprio vivaio”. Anche se in realtà non lo sono affatto.

Questa è chiaramente una stortura del sistema, cui se ne aggiunge un’altra: questi cosiddetti “giovani del vivaio” non sono necessariamente diventati così forti tennisti da poter pretendere chissà quale ingaggio, però la loro presenza nelle squadre per quei due incontri in cui devono essere obbligatoriamente presenti, è talmente importante ed essenziale  per cui alcuni finiscono per approfittarsene e chiedere dei soldi che la loro qualità tennistica non meriterebbe. Una sorta di miniricatto, in taluni casi.

Anche i circoli, non solo la FITP, hanno le loro responsabilità, intendiamoci: se non hanno creato scuole di livello, ingaggiando maestri capaci di “trattenere” i ragazzi che decidono di lasciare il club per andare da un’altra parte, beh saranno costretti a andare a cercarsi i giocatori per partecipare e a pagarli più o meno profumatamente. I circoli invece più “bravi” i giocatori li avranno in casa e li pagheranno meno.

 Uno dei circoli tradizionalmente più forti e competitivi degli ultimi anni, il TC Prato, ha deciso di rinunciare alla A maschile – non ancora a quella femminile sebbene probabilmente non riuscirà ad affiancare alla Stefanini la sua tesserata Trevisan (così come difficilmente anche la Cocciaretto scenderà in campo per il Tennis Club Italia) – non avendo giocatori propri cui far ricorso. Dovendo quindi “ingaggiare” tutti giocatori extraclub, stranieri e non, ha sventolato bandiera bianca – i soci non avrebbero accettato un salasso – e ripartirà dalla serie D.

Il TC Prato ha fra le ragazze del proprio vivaio la Vignolini, campionessa italiana under 14, che ha deciso di frequentare la Tennis Academy di Mouratoglou nella Costa Azzurra. Ma la Mouratoglou non le consente di tornare nella sua Prato per più di due volte nei 2 mesi del campionato di A: quindi è come se il TC Prato non potesse disporne.

Oltre alle spese da affrontare per le varie trasferte i circoli a volte devono affrontare anche le spese per fare arrivare i giocatori stranieri, sia per le gare interne sia per le gare esterne.

E i dirigenti di un paio di club mi hanno raccontato che saranno costretti a pagare le trasferte anche di propri insostituibili elementi del vivaio che attualmente…stanno studiando in America! Immaginate che cosa costi farli tornare in Italia ogni volta per una serie di incontri! E che tipo di rimborsi chiedano quei “ragazzi del vivaio”. Ma anche qui: se i circoli avessero tirato su più bravi tennisti al loro interno non sconterebbero il fatto di averne pochi.

Ogni anno i circoli che non vogliono mollare si impegnano furiosamente nella caccia allo sponsor. Pochi sono in grado di arrivare ai grandi sponsor nazionali che i soldi non li regalano se non hanno garanzie di rientro economico in termini di visibilità. Ed è chiaro che non ce l’hanno.

I risultati delle varie giornate di campionato sono quasi clandestini. Escono fra le brevi, o appena un po’ meno brevi, su media di questa tipologia, “L’Informatore di Vigevano”,  “SinalungaNews”, con un trafiletto su “Il Giornale di Sicilia” a Palermo, sulla Gazzetta del Sud a Messina e Siracusa, sul Secolo XIX di Genova, sul “Dolomiten” o sul “Neue Sudtiroler Tageszetung” di Bolzano. E così via.

D’altra parte se almeno i risultati domenicali si possono comunicare è invece quasi impossibile “promuovere” gli incontri prima che si giochino: non si mai con quali elementi si presenterà la squadra avversaria e talvolta neppure la propria fino al venerdì o al sabato, 24 ore prima dell’incontro.

Un circolo pensa di dove giocare contro una squadra che potrebbe presentare Fognini, Andujar, Giannessi, Mager e quindi avverte i proprio soci del grande spettacolo cui potranno assistere…e poi di quei tennisti non se ne presenta nessuno, ma arrivano quattro ragazzotti semisconosciuti usciti dal vivaio, riserve delle riserve soprattutto quando una squadra dopo 3 o 4 partite del girone sa già di non poter recuperare e allora risparmia sugli ingaggi dei tennisti più “cari”.

E’ chiaro che in questa situazione in cui i giocatori chiedono sempre più soldi e i club ne hanno sempre meno, ala fine il livello tecnico dei giocatori e dei confronti non può che scendere e, senza nulla togliere ai grandi meriti di un piccolo circolo che magari conquista lo scudetto, troppo spesso le circostanze di alcune affermazioni sono abbastanza casuali, se non fortunate perché legate alle assenze di questo e quel giocatore in quella domenica in cui si affronta quella squadra. Lo scorso anno il TC Sinalunga ha potuto contare sempre sui propri giocatori, le altre squadre no, e questa circostanza ha favorito quel risultato a sorpresa. In un recente passato il circolo di Torre del Greco ha vinto il campionato e …poi è sparito. E mi è stato riferito che molti giocatori hanno sofferto parecchio per riscuotere il dovuto. Alla fine tutto il prestigio del campionato ne risente.

Così come abbastanza fortunata, casuale, può essere la… “pesca” del giocatore del vivaio. Un esempio: se Sonego volesse potrebbe risolvere i problemi regolamentari di vivaio dello Stampa Sporting Torino– oggi partecipante al campionato di A2 – per averci giocato un paio d’anni quando aveva 12 anni. Ma, a parte il fatto che probabilmente il suo manager (anche se il giocatore fosse disposto a giocare gratis per motivi affettivi e sentimentali) potrebbe anche chiedere 10.000 euro d’ingaggio a match – un costo insostenibile –avrebbe davvero senso una regola del genere? E se diventassero 3 anni invece di 2 cambierebbero molto le cose? N.B. Poiché Sonego è stato parte del vivaio nel suo caso basta che dei primi 6 incontri ne giochi uno solo…

Non sarebbe esatto dire che siamo proprio a livello zero in termini di comunicazione per il campionato di serie A. Anche se la sensazione diffusa è quella. Qualcosa comunica la FITP. Ma, in tutta franchezza, a livelli chiaramente insufficienti e insoddisfacenti. Il sito FITP e Supertennis fanno sì qualcosa, ma non abbastanza almeno a sentire le voci dei circoli partecipanti…

Supertennis garantisce le riprese delle finali del 10 e 11 dicembre e una qualche sintesi settimanale degli incontri …di maggior cartello.

Ma anche per la pubblicità sui campi dello Sporting Club per le due giornate delle finali i proventi vanno alla FITP: striscioni, abbigliamento dei giudici di linea, palle, ghiacciaie etcetera. Non ai circoli finalisti che per approdare a quel traguardo hanno rischiato la rovina finanziaria. Quanto avrà speso il TC Palermo per arrivare in finale lo scorso anno? Mi auguro per il club della Favorita che abbia goduto di qualche rimborso della Regione Sicilia. Così come per assicurare a Torino la disputa quinquennale delle finali del campionato di serie A, la FITP non l’ha regalata, ma ha ottenuto un contributo dalla Regione Piemonte. Per chiedere e prendere soldi da tutte le parti, Binaghi è un vero fenomeno.

Fosse almeno garantita la possibilità per i 4 circoli protagonisti delle finali di poter ospitare gratis qual premio lo striscione dei due propri maggiori sponsor…sarebbe già qualcosa che li aiuterebbe a “vendersi” ai loro benefattori fino ad oggi orfani di qualsiasi ritorno.

Come accennavo qualche riga più su …nell’arco di due mesi di attività indoor sui media nazionali non si trova traccia di quanto accade nel campionato di A. Forse ecco una breve alla fine di 60 giorni anonimi, per segnalare succintamente, e Deo Gratias, chi ha vinto.

Penso ai 3 quotidiani sportivi Gazzetta dello Sport, Corriere dello Sport e Tuttosport, perché figurarsi se i quotidiani politici che hanno tre pagine di sport possono trovare spazio per la nostra Serie A tennistica.

Quando i media non considerano degni di spazio quei risultati non c’è che una soluzione di riserva per i clubcomprare gli spazi.

E i circoli dovrebbero capire che forse è proprio il caso di comprarseli, consorzialmente se fossero in grado di consorziarsi (e la FITP non mettesse i bastoni fra le ruote a un consorzio che a quei circoli se ben rappresentati potrebbe risolvere tanti problemi e non solo quelli del campionato di serie A…), oppure singolarmente.

Li comprino dove vogliono, ma li comprino, investendo un centesimo di quanto mediamente spendono. Ciò se proprio la FITP fa orecchie da mercante, più sorda di chi non vuole sentire.

Consentitemi qui di spezzare una lancia a favore del mio Ubitennis e poi ognuno ne tragga le considerazioni che preferisce: che cosa sono 500 o 1.000  euro a fronte di 100.000 investiti per avere un banner geolocalizzato fisso giorno per giorno per 60 giorni che rinvii al sito del proprio club, che indichi data, orario e avversario di ogni incontro?

Eppure tutti sanno, o dovrebbero sapere ormai – scusate lo spot autopromozionale! – che Ubitennis ha molte ma molte più visite quotidiane di qualunque sezione tennis di qualsiasi quotidiano sportivo (spesso più di 100 mila al giorno, con punte vicino ai 200 mila). E in ogni cittadina d’Italia Ubitennis ha molti più utenti abituali interessati al tennis di quanti leggano una breve per un giorno in un giornaletto locale.

Se singolarmente o in consorzio/società i 16 club di serie A fossero capaci di mettersi d’accordo per investire insieme 1.000 euro a club, cioè un centesimo di quanto spendono mediamente, per disporre di un budget di 16.000 euro annui da canalizzare in comunicazione…non centrerebbero l’obiettivo di trovare un po’ di sfogo comunicazionale ai loro sforzi, ai loro sponsor?

E non sarebbe molto meno difficile in futuro convincere quegli stessi sponsor abituali, o altri nuovi, a tirar fuori qualche soldo in più?

Non mi sembra un discorso difficile da capire. Eppure deve esserlo. Sì perché in questi anni ho trovato solo pochi circoli “illuminati” che hanno capito che valeva la pena spendere 500/600 euro per 2 mesi di costante promozione geolocalizzata dei loro incontri, risultati, dirigenti, sponsor, e link al sito del club con tutte le proposte da esso contenute per iscriversi al club, ai corsi SAT e non, alla palestra, alla piscina… Il TC Prato ha promosso la propria partecipazione al Campionato di serie A presso chiunque si collegasse a Ubitennis da Prato, Pistoia e Firenze, il Park Genova lo ha fatto per tutta Genova e località limitrofe.

Mi ha fatto piacere che tutti quei circoli che hanno creduto in Ubitennis, di anno in anno, siano stati così soddisfatti da voler ripetere l’esperienza.

Ma ripeto: non vi sta simpatico il sottoscritto e Ubitennis? Credete che sia critico pro domo sua? Comprate allora spazi altrove, insieme o singolarmente se non trovate un accordo congiunto, da qualsiasi parte ma comprateli. Perché conviene a voi. E’ assurdo investire 100.000 euro e passa e poi risparmiare 500/1.000 euro continuando a nascondere tutti gli sforzi che state facendo.

Non mi stupisce però, alla fine, che in assenza di tale minima imprenditorialità consortile la FITP riesca a farsi dare i soldi (che i circoli continuano a sputar sangue per trovare) per una attività meritoria che dovrebbe essere invece essa per prima, la FITP, super-attiva a valorizzare e promuovere.

Fosse una federazione priva di mezzi, come lo è stata per tanti anni, capirei. Oggi con 180 milioni di fatturato annuo, non lo capisco più

Attualmente, e quasi sempre, il club che gioca la serie A e deve recuperare fondi, punta a coinvolgere e persuadere i piccoli sponsor locali.

Non è facile reperire 100/120 mila euro per far pari anche attraverso una dozzina di sponsor munifici (oppur  desiderosi di far… “lavatrice” con fatture di comodo), quando non sai che cosa offrire come ritorno economico e di visibilità effettiva a chi aiuta il club.

Non si può più  credere che basti far sapere a qualche centinaio di soci la “generosità” di uno sponsor amico… per ripagarlo del suo sostegno. Né si può chiedere beneficenza, elemosine all’infinito agli stessi “benefattori”.

Non si può chiedere a piccoli circoli come i campioni d’Italia uomini del TC Sinalunga e donne del Tc Casale di dar vita a una cordata, sorta di Lega dei circoli – ricordo che prima del 2.000 fu tentata dal professor Sacchi Morsiani del Cierrebi Bologna (che è stato anche commissario FIT nel post-Galgani) una sorta di Lega…e  a rappresentare il TC Cagliari c’era un certo Angelo Binaghi – ma i circoli più grandi dovrebbero cercare di formare un gruppo, lo chiamino Lega o come vogliano, in grado di farsi sentire e rispettare.

IN SVIZZERA SI GIOCA UN CAMPIONATO A SQUADRE IN SEDE UNICA E IN 10 GIORNI

La Svizzera, consapevole di non poter contare sulla disponibilità di più giocatori di livello per più weekend nel fitto calendario ATP, ha scelto di far ospitare il campionato in una unica sede, concentrandolo in 10 giorni e con tutte le squadre. Potrebbe sembrare la soluzione ideale, ma certamente questa è favorita dalle piccole dimensioni geografiche della nazione elvetica. Qualunque sede sarebbe abbastanza facilmente raggiungibile da tutti i circoli svizzeri e anche dai loro soci che volessero stare vicini alla loro squadra. L’Italia è…troppo lunga per favorire una situazione del genere che allontanerebbe ancor più i soci dal campionato, anche se certamente farebbe progredire il livello tecnico della manifestazione in maniera esponenziale. E il club campione d’Italia sarebbe davvero il circolo più forte. Cosa che oggi non appare scontata.

Ma così come è oggi, se le cose non cambiano e quale miglior occasione per cambiarle in prossimità delle incombenti elezioni presidenziali FITP il campionato di serie A continuerà a dissanguare i circoli approfittandosi della straordinaria passione dei loro dirigenti…troppo timidi e timorosi di farsi sentire.

La formula è quella classica con quattro gironi da quattro squadre e sfide round robin (andata e ritorno).

Apro un inciso: che sia proprio necessaria l’andata e ritorno, visti i costi per spostare una decina di persone e a volte per duelli scontati se si tratta di affrontare dei ragazzini, non sono sicuro sia la cosa più giusta da fare. Vero peraltro che se chiedi soldi agli sponsor qualche partita la devi giocare. Se facessi solo one way, potrebbe accadere che un’avventura in serie A si esaurisse in 3 incontri. Chiuso l’inciso.

In ciascuna sfida si disputano quattro singolari e due doppi. La fase a gironi, articolata in sei giornate, terminerà il 20 novembre. Play-off e play-out si disputeranno con gare di andata e ritorno il 27 novembre e il 4 dicembre, mentre le finali sono in programma il 10 e 11 dicembre in sede unica al Circolo della Stampa Sporting Torino.

REGOLAMENTO – Le prime classificate di ciascun gruppo si qualificano per le semifinali play-off, con incontri di andata e ritorno (giocheranno la gara di ritorno in casa le squadre meglio classificate nella fase a gironi). Per quanto riguarda le squadre seconde classificate manterranno il diritto di partecipare alla Serie A1 nel 2023, mentre le squadre terze e quarte classificate prendono parte ad un tabellone di play-out ad otto squadre, con formula di andata e ritorno.

Girone 1: Park Genova Tennis Club, TC Italia Forte dei Marmi, TC Crema, Matchball Siracusa

Girone 2: TC Parioli, Ct Vela Messina, Selva Alta Vigevano, TC Pistoia

Girone 3: Ct Massalombarda, TC Sinalunga (campioni 2022), TC Rungg SudTirol, Matchball Firenze

Girone 4: Sporting Club Sassuolo, TC Bisenzio, CT Palermo, Junior Tennis Perugia

Pubblichiamo a parte  il calendario delle 6 giornate con gli incontri in programma dall’8 ottobre al 19 novembre. Qui chiedo scusa per l’eccessiva lunghezza, ma l’argomento era e resta terribilmente complesso senza addentrarsi nelle pieghe del regolamento.

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ATP

ATP Astana: Korda supera Medjedovic nella sfida dei tie-break. In finale affronterà Mannarino

Sebastian Korda suda parecchio contro l’allievo di Troicki, Hamad Medjedovic. Terza finale stagionale per il veterano francese, Ofner si consola col best ranking

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Sebastian Korda - Astana 2023 (foto Twitter @ktf_kz)

[5] S. Korda b. [WC] H. Medjedovic 6-7(8) 7-6(2) 7-6(3)

Il numero 28 del mondo e testa di serie numero 5 del tabellone Sebastian Korda è il primo semifinalista dell’Astana Open. Lo statunitense ha superato nella sfida dei tie break il serbo Hamad Medjedovic, vera rivelazione del torneo che con questa partita interrompe la striscia di 8 vittorie consecutive tra cui il successo al Challenger di Maiorca. Anche Korda sta attraversando un ottimo periodo, e per la seconda volta in carriera ha raggiunto la semifinale in due tornei consecutivi; se aveva perso contro Khachanov a Zhuhai la settimana scorsa, oggi invece è riuscito a fare meglio raggiuntendo l’atto conclusivo di un torneo per la sesta volta in carriera. Del resto le condizioni indoor sono estremamente favorevoli al 23enne figlio di Petr Korda, che aveva sempre vinto in semifinale negli altri due precedenti in queste condizioni.

Medjedovic era alla seconda semifinale della carriera – dopo quella persa quest’anno contro Cachin a Gstaad – e lui e Kordanon si erano mai sffrontati prima. Come detto, l’ha spuntata il tennista più esperto col punteggio di 6-7(8) 7-6(2) 7-6(3) impedendo al serbo l’ingresso in top 100.

 

Primo set: Medjedovic rischia la squalifica, poi vince il tie break

Nei primi game il 20enne serbo si rende pericoloso in risposta, con Korda costretto ad annullare una palla break sia nel quarto che nel sesto game. E proprio in quest’ultima circostanza Medjedovic rischia grosso, colpendo (ovviamente involontariamente) il giudice di linea con una pallata sul polpaccio, un gesto di stizza a seguito di un ace da destra dell’avversario.

Il serbo chiede immediatamente scusa, abbozza una mezza protesta ma alla fine accetta il warning per “court violation” :

E ti è anche andata di lusso, per fortuna il giudice di linea non si è fatto male….” gli fa notare l’arbitro dell’incontro Ruth Concas. In quel caso sarebbe potuta scattare addirittura la squalifica (formalmente una decisione del supervisor del torneo), proprio come successo a Djokovic allo US Open del 2020.

Gli scambi sono ridotti all’osso, la superficie è rapida e i due protagonisti cercano di approfittarne prendendo in mano l’iniziativa il prima possibile. Entrambi hanno qualche difficoltà negli spostamenti e raramente riescono a ribaltare l’inerzia di uno scambio grazie alla fase difensiva.

Si arriva dunque al tie break senza particolari sussulti, in un set dominato dai servizi: sei ace a testa, 28/32 per Korda con la prima di servizio, 14/21 per Medjedovic con la seconda, tre palle break totali in oltre un’ora di gioco.

Nel tie break Medjedovic è il primo a cedere con un brutto errore di dritto, ma Korda nel ‘punto a punto’ è tra i più generosi a livello ATP e restituisce immediatamente il mini break.

Medjedovic trova una riga che non esiste sul 5-6 e subito dopo anche l’americano annulla un set point con una deliziosa combinazione smorzata/passante (7 pari) per poi sfiorare addirittura il colpaccio sull’otto a sette con una risposta di dritto che termina larga di un soffio.

Il figlio di Petr guarda la foto del suo dritto largo di pochi millimetri e crolla: prima subisce l’ennesimo ace della wild card serba e poi sbaglia un dritto banalissimo, col tie break che si chiude dunque col punteggio di 10 punti a 8 in favore del 20enne di Novi Pazar.

Secondo set: si va ancora al tie break, ma stavolta lo domina Korda

Korda si procura due palle break consecutive nel corso del secondo game ma Medjedovic gliele annulla grazie a due prime vincenti.

Da quel momento comincia il dominio dei servizi, col serbo che riesce ad alzare la sua percentuale di prime (dal 56% del primo set al 68% del secondo) e la tds numero 5 che invece in pratica non perde un punto: Korda infatti chiuderà il set con cinque punti totali persi al servizio (uno solo con la prima, 16/17).

Nel tie break stavolta l’americano riesce subito a scappare nel punteggio e a giocare di conseguenza con maggiore tranquillità i punti decisivi: nello scambio i colpi di Korda hanno infatti davvero poco margine sulla rete, un colpo vincente ed un nastro possono essere separati da pochi millimetri di fiducia.

Il tie break si conclude col punteggio di 7 punti a 2, con Korda che chiude con un ace.

Terzo set: Medjedovic schiacciato dalla rabbia e dalla pressione

Anche il terzo set è estremamente parco di scambi lunghi, e i due tennisti sono dominanti alla battuta: zero palle break e ben sette game in cui il tennista in risposta non va oltre il ’15’. Sul 5-4 dopo l’ennesimo servizio vincente, il numero 120 del mondo chiede l’intervento del fisioterapista per un fastidio all’inguine della coscia destra, e dopo un breve consulto esce dal campo per ricevere un medical time-out. Ripreso a giocare, l’andamento del match non cambia, e anche il sengo di ‘ok’ verso il coach Viktor Troicki conferma il buon stato fisico di Medjedovic nonostante la fasciatura sulla coscia. Dopo due ore e 42 minuti, e 18 turni di battuta tenuti per parte, si giunge al tie break per la terza volta nel match.

Il serbo al primo punto sbaglia un dritto in lunghezza e concede subito un mini-break; Korda non è da meno e mette in rete un rovescio in uscita dal servizio. Il dritto di Medjedovic è comunque in fase calante e dopo altri due gratuiti con questo fondamentale, il 20enne lascia uscire tutta la sua rabbia rompendo la racchetta al suolo con un sol colpo. Il giudice di sedia applica il regolamento e quindi la seconda ammonizione costa a Hamand un punto di penalità: 4-1 per Korda. Il vantaggio per il figlio d’arte americano è tale da non destare preoccupazioni, e al primo match point arriva la vittoria per 6-7(8) 7-6(2) 7-6(3) dopo due ore e 49 minuti.

Medjedovic, seppur l’amarissimo finale, lascia il campo a testa alta tra gli applausi del pubblico kazako, mentre Korda si ferma ad accontentare i fan più piccoli per gli autografi.

[6] A. Mannarino b. S. Ofner 6-4 6-2

Tutto facile per Adrian Mannarino nella seconda semifinale di giornata dell’Astana Open: il veterano francese (35 anni, numero 34 del ranking) ha sconfitto in due rapidi set il 27enne austriaco Sebastian Ofner (numero 58, nel pieno del miglior momento della carriera, con questa semifinale entrerà per la prima volta in carriera nella top50) e martedì 3 ottobre alle ore 11.30 italiane sfiderà in finale Sebastian Korda in un match sulla carta davvero interessante.

Sarà infatti il primo confronto diretto tra due dei giocatori più talentuosi presenti nei primi 40 del ranking mondiale: da una parte l’eleganza moderna del figlio di Petr, dall’altra il braccio mancino del veterano che nel corso degli anni è invecchiato come il buon vino, togliendosi uno sfizio dietro l’altro (Mannarino ha vinto il primo titolo ATP nel 2019 a ‘s-Hertogenbosch dopo sei finali perse consecutivamente).

Mannarino nel primo set si è trovato sotto per quattro giochi a due, ma a quel punto ha messo a segno un parziale di 4 game a zero, dal 2-4 al 6-4, approfittando di una superficie rapida che mette in risalto il suo estro e allo stesso tempo regala un pizzico di velocità ai suoi colpi che invece veloci non sono.

Ofner non si è più ripreso e nel secondo set Mannarino ha cambiato ancora marcia sul due pari con un altro parziale di quattro giochi consecutivi. 

6-4 6-2 in un’ora e dieci minuti.

Per il mancino francese sarà dunque la quattordicesima finale della carriera (tre vittorie, dieci sconfitte), la terza della stagione dopo la vittoria a Newport con Michelsen e la sconfitta a Maiorca con Eubanks.

Korda invece disputerà la sesta finale in carriera (una sola vittoria, a Parma, nel 2021 contro Cecchinato) e la seconda di un 2023 segnato dall’infortunio al polso dopo quella persa con tanti rimpianti ad Adelaide con Djokovic.

Jacopo Gadarco

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ATP

ATP Pechino: Alcaraz è in semifinale, nessun problema con Ruud

Il norvegese parte meglio ma Carlos Alcaraz in pochi minuti diventa padrone del match e chiude con un parziale di 12 game a 3

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[1] C. Alcaraz b. [7] C. Ruud 6-4 6-2

Continua il percorso netto di Carlos Alcaraz al China Open di Pechino. Il 20enne spagnolo deve infatti ancora perdere un set nel torneo e in generale ancora nessuno dei suoi avversari è riuscito ad arrivare a 5 in un set (nella giornata di domenica Lorenzo Musetti ha raccolto solamente quattro game in totale, ad esempio): la vicenda diventa ancora più preoccupante (per gli avversari, ovviamente) se pensiamo che oggi Casper Ruud (numero nove del mondo, finalista in carica delle Finals) non si è per nulla comportato da sparring partner, lottando fin dal primo game della partita (ventidue punti, oltre 15 minuti) ed esprimendo il miglior tennis dei suoi ultimi mesi.

Alcaraz però ha subito ricucito lo svantaggio iniziale con una semplicità disarmante, dominando senza problemi il resto del match vinto 6-4 6-2 e mettendo in mostra tutto il gustoso repertorio.

 

La sua rincorsa al numero uno del mondo continuerà in semifinale col vincente del match tra Sinner e Dimitrov.

LA CRONACA DELLA PARTITA:

Primo set: Ruud vince un game infinito e prova a scappare, ma Alcaraz si riprende in fretta

Nemmeno il tempo di cominciare e la partita entra subito nel vivo grazie ad un game di apertura di ben ventidue punti totali (un quarto d’ora abbondante) che alla fine vede prevalere Ruud: il norvegese tiene il servizio alla quarta palla game dopo aver annullato cinque palle break (una delle quali al termine di uno scambio brutale, 24 colpi intensissimi).

Il numero 2 del mondo sembra subire il contraccolpo, nel game successivo perde il servizio a 30 con addirittura tre errori gratuiti consecutivi e Casper ne approfitta portandosi rapidamente sul 3 a 0.La tempesta passa in fretta per Alcaraz che in poco tempo ritrova tranquillità e ricuce sul 3 pari (dopo aver annullato una palla break sul 2-3 grazie ad un deliziosa smorzata di dritto).

Il livello dello scambio resta comunque alto per gran parte del primo set: Ruud esprime il miglior tennis dei suoi ultimi mesi, appoggiandosi con apparente facilità ai traccianti dello spagnolo, ma allo stesso tempo la sua strategia di gioco risulta a conti fatti piuttosto innocua per Alcaraz, che sembra avere tutto il tempo del mondo per esprimere la sua fantasia e il classico bagaglio di smorzate, lob, serve and volley e accelerazioni improvvise.

La strada è ormai tracciata per un comodo finale di set per la testa di serie numero 1, che sul 3 pari breakka ancora l’avversario prima di chiudere senza ulteriori patemi col punteggio di 6-4 (ultimi due turni di servizio conquistati a zero).

Da segnalare la percentuale di prime di Alcaraz: 70%, spesso alla ricerca dalla risposta di rovescio dell’avversario.

Secondo set: Alcaraz strappa definitivamente la partita con due passanti consecutivi e raggiunge la semifinale

Il momento decisivo arriva nel terzo gioco con Ruud al servizio e un game che sembra ricordare il primo (infinito) della partita. Il norvegese stavolta però non riesce a salvarsi perché Alcaraz si inventa due passanti strepitosi, uno dietro l’altro (il primo di rovescio, il secondo di dritto) e strappa definitivamente il match.

Ruud non può più contenere lo strapotere tecnico dell’avversario (le sue armi sembrano spuntate e la diagonale sinistra è diventata col passare dei minuti una specie di incubo) e si arrende, non prima di aver annullato altre tre palle break (stavolta consecutive) sul 2-4: a fine partita il norvegese avrà annullato 11 delle 15 palle break concesse.

Con un Alcaraz del genere però la mentalità non basta e in pochi minuti Ruud è costretto a cedere col punteggio di 6-2, con la spagnolo che può così festeggiare la prima semifinale cinese della carriera.

Jacopo Gadarco

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