Querrey: "Federer? Non è alla mia portata. E la critica spinge i piccoletti"

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Querrey: “Federer? Non è alla mia portata. E la critica spinge i piccoletti”

Il semifinalista uscente, in attesa di sfidare Monfils, parla del grande favorito di Wimbledon (può incontrarlo ai quarti) e rivendica l’orgoglio di chi sfiora i due metri

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Salendo a un passo dai due metri la prospettiva è più ampia, l’orizzonte si allarga. Sam Querrey, al duello tra le torri con Gael Monfils, ci arriva dispensando sorrisi. Quelli che gli hanno regalato i primi due turni (non ha perso neanche un set) e – più in generale – un’aria che lo fa sentire particolarmente a suo agio. Da queste parti difende una semifinale, ma non sembra in ogni caso avvertire la pressione delle aspettative. I favoriti d’obbligo sono altri, a partire da quel Roger Federer che potrebbe incrociare ai quarti di finale.

FOCUS RF – “Non mi sono mai trovato a studiare particolarmente Federer“, ha raccontato lo statunitense dopo aver liquidato agevolmente Stakhovsky. “Chiaro, mi piace vederlo giocare come accade a molti. La verità è che lui fa cose che non sono alla mia portata, esegue colpi sui quali io non posso arrivare, pur con la massima applicazione. È bello da osservare, ma non può mai essere ispirazione per il mio gioco o anche solo per i miei allenamenti. Penso per esempio al rovescio, quello che fa lui a una mano io non posso farlo. Ha una capacità fuori dal comune di riconoscere rapidamente il colpo eseguito dall’avversario e poi regolarsi di conseguenza. Fa sembrare il campo più stretto a chi si trova dall’altra parte della rete, ti colpisce e ti fa correre con le palle corte. Giocare così non è alla portata di tutti“.

ORGOGLIO ALTO – Al terzo turno, come detto, l’incrocio con Monfils che lo vede sotto 2-0 nei precedenti. Tra i due, alla vigilia, uno scambio di complimenti a cui il numero undici del seeding non si sottrae: “Gael, oltre a un ottimo servizio, ha doti di movimento inusuali per un giocatore della sua stazza. Può vincere punti anche recuperando più di qualche metro dietro la linea di fondo. Anche io mi sento bene, aggiungo. Muovermi sull’erba mi risulta naturale e anche il rovescio è migliore che in passato“. Mettendo ipoteticamente uno sopra l’altro Querrey e Monfils, mancherebbero appena otto centimetri a raggiungere i quattro metri. Il match adatto per portare all’attenzione del grande pubblico una rivendicazione di categoria. “Noi giocatori alti soffriamo di un pregiudizio – racconta -, il nostro ingresso in top 10 viene ritenuto inevitabile, di routine, con annesse critiche quando ciò non si realizza. Non vengono tenute presenti da gran parte della critica le difficoltà che può avere uno come me a raggiungere certe palle, a coordinarsi con il dritto. Mentre se un tennista basso entra in top 200, ne vengono esaltate le doti di combattente. Non che ciò mi dia fastidio, chiaro”. Sindacalista ad alta quota, sempre sorridendo.

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