Dal nostro inviato a Montreal,
[1] S. Halep b. [3] S. Stephens 7-6(6) 3-6 6-4
Il grande maestro Rino Tommasi era solito dire, citando Alessandro Manzoni, che il tennis femminile è come il cielo di Lombardia: tanto bello quando e è bello. E la finale della Rogers Cup di Montreal è stata addirittura più bella del cielo azzurrissimo del Canada (dopo tanta pioggia durante la settimana), regalando uno stupendo show a tutti gli spettatori accorsi all’IGA Stadium (anche quest’anno più di 165.000 spettatori, comodamente il record mondiale per tornei femminili di una settimana). Grandi scambi, ribaltamenti di fronte, una Simona Halep che sembrava in riserva me che si è dimostrata più solida e lucida nel set finale.
Le due campionesse entrano subito nel match dal primo game ed iniziano con scambi ad alta velocità. Il ritmo di Halep è soffocante, Stephens viene spinta indietro e non riesce se non occasionalmente a scoccare i suoi vincenti da fondo. Simona va avanti 4-1 pesante e Sloane chiama il suo allenatore che le dice “Non voglio vederti con i piedi sulla scritta Montreal, e non preoccuparti del pubblico”. La folla, come nel corso di tutta la settimana, è in favore di Halep, data l’elevata percentuale di tifosi rumeni sugli spalti, ma le parole di Kamau Murray sortiscono l’effetto sperato: con due colpi arrischiatissimi che pizzicano la riga Sloane recupera il primo break, nel game seguente inizia a vincere un paio di scambi lunghi (che fino a quel momento erano tutti stati ad appannaggio di Halep) e infine completa l’aggancio sul 4-4. La n.1 del mondo è molto arrabbiata con se stessa per il vantaggio perduto, si cruccia per alcuni errori evitabili e deve intervenire il suo coach Darren Cahill a rassicurarla: “Stai giocando gran tennis, tra il migliore che abbia mai visto. Tieni lo scambio veloce al centro e poi apriti gli angoli”. È una gran finale, nella giornata più calda dopo la pioggia torrenziale di mercoledì sera che ha costretto Halep a giocare due match giovedì: è possibile che parte del nervosismo di Halep sia causato da una certa stanchezza che ha lamentato nel corso degli ultimi giorni, e palesata anche dal fatto che si è scaldata solamente 15 minuti prima della finale.
Con un grande scambio Simona si guadagna il diritto a servire per il set sul 5-4, ma tre errori la tradiscono regalando il 5-5. Due game più tardi la rumena risale da 15-40 con un rovescio sulla riga ad annullare un set point ed un fantastico scambio chiuso a rete. All’inizio del tie-break paga la fatica andando subito 0-4 e 1-5 con un doppio fallo. Faticosamente rimonta fino al 4-5, ma un secondo doppio fallo concede altri due set point a Stephens. Il primo viene cancellato da un diritto sulla riga, il secondo da un diritto di Sloane portato fuori dal nastro. Due accelerazioni diritto-rovescio portano Halep al set point che viene convertito da un errore in risposta dell’americana. Settanta minuti di gran tennis e Halep strappa il primo set del torneo a Stephens.
All’inizio del secondo set le due protagoniste tirano fiato, e non poteva essere altrimenti. È Sloane ad avvantaggiarsene allungando sul 3-1. Halep rimane in scia, ottiene la chance per il 3-3 ma se la lascia sfuggire. È lei che corre di più, è lei che tenta di fare più gioco ma sbaglia un po’ troppo, e paga la debolezza sulla sua battuta. Il livello di gioco torna a salire, gli scambi tornano ad essere pazzeschi, ma Simona è stanchissima, Sloane è molto più economica nel suo modo di giocare e più il match prosegue più la differenza diventa evidente. In 38 minuti Stephens chiude il set 6-3 e Halep chiede l’intervento del fisioterapista più per riprendere fiato che per farsi fasciare il piede intorno alla vescica che le dà noia dall’inizio del torneo.
Il debito di ossigeno della n.1 del mondo è più che evidente, ma riesce comunque a scattare sul 2-0 all’inizio del set finale, anche grazie ad una ingenuità di Stephens che sulla palla break si lascia scavalcare da un recupero che rimbalza sulla riga. La rapida rimonta dell’americana sul 2-2 sembra quasi logica, ma quello che segue lascia tutti piuttosto sorpresi: Sloane perde il servizio da 40-0, Halep piazza qualche buona prima e, in preda alla confusione, Stephens concede anche un secondo break all’avversaria. Mentre ci vengono a comunicare che le conferenze stampa saranno molto rapide dopo il match perché le due ragazze hanno il jet privato per Cincinnati, Halep cede il servizio sciupando un match point (con un doppio fallo) e Stephens si arrampica a 4-5 annullando altre due palle match. Ma nel decimo game Simona non trema, e dopo 2 ore e 41 minuti chiude con un ace vincendo il suo secondo titolo a Montreal.
“È stata una settimana incredibile per me, tremendamente faticosa – ha detto Simona Halep nella conferenza stampa conclusiva – Sarebbe opportuno avere una giornata di riposo tra un match e l’altro in tornei come questo, spero si possa fare qualcosa in questo senso. Lo sforzo è stato immenso per me, dopo un periodo di pausa. Però penso di essere migliorata molto in questa stagione: fisicamente sono più forte, ed anche se mi stanco durante i match ho abbastanza forza nei miei muscoli per rimanere nella partita. Sono migliorata anche nel servizio, posso fare più cose, tanto che oggi ero così stanca che ho provato qualche drop-shot, e sono venuti piuttosto bene”.